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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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ORIGINI DELLA BIBBIA IN ITALIA

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2012 18:05
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SDE

 prime versioni in lingua volgare della Vulgata, la Bibbia in latino tradotta da Girolamo, iniziarono a comparire probabilmente a partire dal XIII sec. Si trattava, per maggior parte, di traduzioni libere di singoli libri, anonime (unica eccezione è il lavoro del domenicano Domenico Cavalca sul libro degli Atti, intorno alla prima metà del 1300) e spesso contenenti note esplicative.
Il 1° agosto del 1471 il tedesco Vandelino di Spira pubblicò a Venezia, la prima edizione della Bibbia in italiano, con il titolo di Bibbia degnamente vulgarizzata per il clarissimo religioso duon Nicolao Malermi, nota in seguito col nome di Bibbia d’Agosto. Opera del monaco camaldolese Nicolò Malermi, che in parte tradusse dal latino e in parte ritoccò versioni manoscritte dei secoli precedenti, questa Bibbia incontrò grande favore ed ebbe molte edizioni successive. Nel mese di ottobre dello stesso anno, sempre a Venezia, uscì un’altra Bibbia in volgare (nota come Bibbia d’ottobre), questa volta anonima, che ricalcava sostanzialmente testi di traduzione toscana d’origine trecentesca. Quest’edizione fu soprannominata anche Bibbia Jensoniana, dal nome di Niccolò Jenson, probabile stampatore dell’opera. Nel 1530, presso la tipografia Giunti di Venezia, l’umanista toscano Antonio Brucioli pubblicò Il Nuovo Testamento di greco nuovamente tradotto in lingua toscana (cioè italiana) seguito, nel 1532, dall’intera Biblia, quale contiene i sacri libri del Vecchio Testamento.
Per quanto riguarda il testo di base da lui utilizzato, sembra che per l’A.T. si sia servito della traduzione latina del celebre biblista Sante Pagnini (1527) e che per il N.T. abbia utilizzato la versione latina di Erasmo da Rotterdam (1516). Nel 1559 la sua traduzione fu messa all’Indice dalla Chiesa Cattolica a causa delle sue “simpatie” per la Riforma, benché Brucioli non abbia mai abbandonato ufficialmente il cattolicesimo. Nel 1536, il frate domenicano Zaccheria da Firenze produsse il suo N.T., che non fu altro che una revisione del testo di Brucioli, al quale apportò variazioni quasi esclusivamente stilistiche e formali. Due anni dopo, nel 1538, a Venezia, fu pubblicata La Bibbia nuouamente tradotta dalla hebraica verità in lingua thoscana a cura del frate domenicano Santi Marmochino. Si tratta in realtà, per l’A.T., di una revisione del testo di Brucioli con un ampio utilizzo del testo latino di Pagnini e, per il N.T., di una esatta riproduzione del testo di Zaccheria. Nel 1551 venne pubblicato a Lione Il Nuouo ed Eterno Testamento di Giesu Christo, tradotto dal frate benedettino Massimo Theofilo Fiorentino, direttamente dall’originale greco.
Nel 1555 fu pubblicata a Ginevra un’edizione bilingue (italiano-francese) del N.T. a cura del valdese Giovan Luigi Pascale, nella quale fu inserita, per la prima volta in Italia, la suddivisione in versetti. Per la parte italiana, Pascale utilizzò come guida la versione del Brucioli, rivedendola sul testo greco e rendendola più scorrevole, mentre per il francese si servì della traduzione di Olivetano riveduta da Calvino. Nel 1560, Pascale venne condannato e messo a morte dall’Inquisizione.
Nel 1562, venne portata a termine una revisione rimasta anonima, della versione di Brucioli e stampata a Ginevra dall’editore Francesco Durone. A partire dal 1559, papa Paolo IV, nel tentativo di controllare e contrastare il diffondersi di eresie, emanò un insieme di provvedimenti che culminò nella redazione dell’Indice dei libri proibiti (ribadito poi nel 1564 da Pio IV e nel 1596 da Clemente VIII). Questi decreti contenevano, tra le altre cose, il divieto di stampare, leggere e possedere versioni della Bibbia in lingua volgare senza previa autorizzazione personale e scritta del vescovo, dell’inquisitore o addirittura dell’autorità papale. Come conseguenza di questo provvedimento la produzione di Bibbie in italiano subì un brusco arresto.
Nel XVII sec. l’unica Bibbia tradotta in italiano fu quella del protestante Giovanni Diodati, pubblicata a Ginevra nel 1607 col titolo di La Bibbia. Cioè, i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. Nuovamente traslati in lingua italiana, da Giovanni Diodati, di nation Lucchese. Profondo conoscitore della lingua ebraica (era professore di ebraico all’Università di Ginevra), Diodati realizzò, per la prima volta in Italia, una traduzione direttamente dai testi originali greci ed ebraici. La sua opera è ancora oggi considerata, dal punto di vista stilistico, uno dei capolavori della lingua italiana del ’600. Nel 1641 lo stesso Diodati portò a termine una revisione della sua opera in vista di una seconda edizione, nella quale furono introdotti i Salmi in rima. Nel 1757 papa Benedetto XIV espresse il desiderio di una traduzione della Bibbia in italiano. Fu così che l’abate Antonio Martini pubblicò dapprima il N.T. in 6 volumi (1769-1771) e poi l’A.T. in 16 volumi (1776-1781). Martini tradusse dalla Vulgata, e al testo italiano affiancò il testo della Bibbia latina. Questa traduzione ebbe grande successo; lo stesso papa Pio VI l’approvò, dichiarandola conforme alle norme dell’Indice. Quest’edizione fu ristampata molte volte e rimase la traduzione ufficiale della Chiesa cattolica fino alle prime edizioni rivedute sui testi originali del secolo scorso.
Agli inizi del XX sec., nel 1924, la traduzione di Diodati fu sottoposta ad una profonda revisione, adeguandola all’evoluzione della lingua italiana e riconfrontandola con le allora recenti scoperte nel campo delle lingue originali. Il lavoro di revisione fu commissionato dalla Società Biblica Britannica e Forestiera e realizzato da un comitato presieduto dal valdese Giovanni Luzzi. Questa nuova versione del testo biblico (erroneamente conosciuta come la “Bibbia Luzzi”) prese il nome di Riveduta. In effetti, parallelamente al lavoro di revisione della Diodati, Giovanni Luzzi preparò anche una propria traduzione dell’intera Bibbia, la monumentale Bibbia tradotta dai testi originali e annotata in 12 volumi tra gli anni 1921-30 a cura della Società Fides et Amor di Firenze, che però non ebbe grande diffusione.
Nello stesso periodo iniziarono a proliferare in ambiente cattolico nuove traduzioni della Bibbia, all’inizio ancora dalla Vulgata, e in seguito dai testi nelle lingue originali. Tra le prime vanno segnalate quella di A. Mercati (1929, ed. Fiorentina – la prima traduzione cattolica dopo quella del Martini), quella di E. Tintori (1931, ed. Paoline), quella di M. Sales (1931, ed. Berruti – una revisione di quella del Martini) e quella di G. Picciotti (1939-1940, ed. Salani). Tra le seconde segnaliamo quella di A. Vaccari (1958, ed. Salani), quella di G. Robaldo (1958, ed. Paoline), quella di F. Nardoni (1960, ed. Fiorentina), quella di S. Garofalo (1963, ed. Marietti), quella di E. Galbiati – A. Penna – P. Rossano (1964, ed. UTET) e quella di B. Mariani (1964, ed. Garzanti).
Nel 1968 fu pubblicata dalla Mondadori la Bibbia Concordata, tradotta dai testi originali, con introduzione e note a cura della Società Biblica Italiana. A quest’edizione lavorarono studiosi cattolici, protestanti, ortodossi ed ebrei. Nel 1971, seguendo le indicazioni del Concilio Vaticano II (1965), la Conferenza Episcopale Italiana pubblicò la Versione CEI, che divenne subito il testo ufficiale della Chiesa cattolica. Per quest’edizione si scelse di non operare una traduzione ex-novo, a causa dell’impellenza di una nuova versione ufficiale della Bibbia e del poco tempo a disposizione, ma di procedere con un profondo rifacimento, in base ai testi originali, di una versione già diffusa, quella delle edizioni UTET, che aveva il pregio di essere opera di soli tre traduttori. Nel 1974 fu pubblicata una nuova edizione con leggere modifiche.
Con questo testo verranno pubblicate in seguito alcune Bibbie contenenti note e commenti di vario tipo, fra le quali le più conosciute sono La Bibbia di Gerusalemme (1974, ed. Dehoniane) e la Bibbia TOB (1976, ed. Elledici), con il loro corpo di note tradotto dalle rispettive edizioni francesi. Nel 1985 fu pubblicata la Parola del Signore. La Bibbia in lingua corrente, comunemente chiamata TILC (Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente), prodotta in collaborazione tra cattolici e protestanti e pubblicata in coedizione dalla Elledici e dall’Alleanza Biblica Universale.
La Nuova Riveduta (revisione 2006) viene utilizzata nella nuova Bibbia Thompson. Nel 1991 l’editrice La Buona Novella di Brindisi pubblicò la Nuova Diodati, la versione Diodati riveduta soltanto nella lingua per avvicinarla a quella corrente. La caratteristica principale di quest’edizione risiede nell’aver scelto come testo di riferimento per il N.T., il Textus Receptus (il testo greco utilizzato dallo stesso Diodati nel’600, l’unico allora disponibile), e di non tener conto dei numerosi manoscritti ritrovati successivamente, cosa che invece era già stata fatta per la Riveduta del 1924.
Nel 1994 fu la volta della versione Nuova Riveduta edita dalla Società Biblica di Ginevra. Si tratta di una revisione della precedente Riveduta (1924) e pertanto la si può considerare come naturale “discendenza” del testo tradotto da Giovanni Diodati nel 1607 e 1641, dalla quale si distingue tuttavia sia per l’aggiornamento linguistico, sia per la revisione operata sulla base dei manoscritti greci ed ebraici non disponibili all’epoca di Diodati stesso. Ad essa sono seguite negli anni nuove edizioni con migliorie grafiche, linguistiche e testuali.
(Quest’articolo tratto dalla nuova Bibbia Thompson.)
http://www.paroladidio.com/?page_id=1406
Pedro

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14/10/2012 17:51
 
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ALCUNE PROMESSE DELLA BIBBIA

La Bibbia è un libro che comprende tutto: spazia dalla creazione dell’universo per giungere fino alla fine del mondo come lo conosciamo. Nessun altro libro è così completo. Esso parla anche del mondo invisibile, delle “forze” del bene e del male, di spiriti e di angeli.

Una parte molto importante è dedicata alla storia dell’uomo: parte dalle sue origini, passa dalla sua ribellione, spiega che cosa è il perdono e come si può ottenere, aiuta a vivere riconciliati, e descrive il giudizio e il destino eterno dell’uomo.

Nella tabella che segue sono riportate alcune delle sue promesse, in parte condizionali. Si tratta di promesse molto forti che vanno in parte anche oltre la vita terrena.

Perdono da Efesini 1:7 In Gesù abbiamo il perdono dei peccati, secondo le ricchezze della sua grazia.

1 Giovanni 1:9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

Giustificazione Romani 5:1 Giustificati per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Pace Giovanni 14:27 Vi lascio pace. Vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti. Ricevere lo Spirito Santo che ci guida Giovanni 16:13 Quando sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire.

Romani 8:14 Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio.

Cambiamento del carattere Galati 5:22 Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo. Il diritto di diventare figli di Dio Giovanni 1:12 A tutti quelli che l’hanno accolto (Gesù) egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio, a quelli, cioè, che credono nel suo nome. Vita eterna Giovanni 3:36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Pedro

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14/10/2012 17:53
 
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Altre informazioni


Essa è suddivisa in 66 libri, 39 dei quali scritti prima della nascita di Gesù Cristo (Antico Testamento) e i rimanenti 27 (Nuovo Testamento) dopo la sua risurrezione e ascensione al cielo. Gli insegnamenti e i miracoli di Gesù vengono descritti da quattro testimoni nei quattro vangeli.

La Bibbia contiene storia, cronache, poesia, profezia, insegnamenti ed esortazioni, e perfino alcune nozioni scientifiche. Questi contenuti talvolta sono intrecciati. Dopo aver descritto la creazione dei cieli e della terra essa narra come Dio ha formato tutti gli esseri viventi, racconta la storia dell’umanità a partire dal primo uomo, e poi si concentra su Israele e sul Messia. Descrive come sarà il mondo al ritorno di Gesù e infine parla del Giudizio e della creazione di nuovi cieli e nuova terra. “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia” (2 Timoteo 3:16).

 




Pedro

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14/10/2012 17:54
 
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Cristo, centro e cuore della Bibbia


Il Vecchio Testamento è la storia di una nazione. Il Nuovo Testamento è la storia di un Uomo. Questa nazione venne fondata ed allevata da Dio per portare nel mondo quest’Uomo.

Dio stesso divenne uomo per dare al genere umano un’idea concreta, tangibile e definita del tipo di persona cui dobbiamo pensare quando pensiamo a Dio. Dio è come Gesù. Gesù era Dio incarnato nella forma umana.

La sua apparizione sulla terra è l’avvenimento centrale di tutta la storia, ed il Vecchio Testamento prepara la scena che il Nuovo descriverà.

Come uomo Egli visse la vita più stranamente bella che sia mai stata conosciuta. Egli è l’uomo più buono, tenero, gentile, paziente e comprensivo che sia mai vissuto. Amava le persone e detestava vederle nella tribolazione; amava perdonare, amava aiutare. Compì dei miracoli meravigliosi per dare da mangiare agli affamati e per alleviare le sofferenze dimenticava di prendere cibo Egli stesso.

Le moltitudini stanche affrante e con il cuore turbato, venivano a Lui e trovavano guarigione e sollievo. Di Lui venne detto, e non lo si dice di nessun altro, che se si scrivessero tutti gli atti di bontà da Lui compiuti, il mondo non riuscirebbe a contenerne i libri. Tale uomo era Gesù, e tale tipo di persona è Dio.

Egli morì sulla croce per cancellare il peccato del mondo: per divenire il Redentore ed il Salvatore del mondo. Risuscitò dai morti: ora è vivente, non semplicemente come personaggio storico, ma come persona reale; e questo è il fatto più importante della storia umana e la forza più vitale del mondo al giorno d’oggi.

L’intera Bibbia è fondata su questa meravigliosa storia di Cristo e sulla Sua promessa di vita eterna per coloro che l’accettano. L’unico scopo per cui la Bibbia è stata scritta è che gli uomini possano credere, comprendere, conoscere, amare e seguire Cristo.

Cristo centro e cuore della storia , è il centro e il cuore della nostra vita; il nostro destino eterno è nelle sue mani. Secondo che noi accettiamo o rifiutiamo questo Signore, noi determiniamo la nostra gloria eterna o la nostra eterna rovina, il cielo o l’inferno, questo o quello.

La decisione più importante che noi siamo chiamati a prendere è quella di stabilire nel nostro cuore, una volta per tutte, quale sia il nostro atteggiamento verso Cristo. E’ da ciò che dipende ogni cosa.

E’ veramente magnifico essere cristiani; è il più alto privilegio del genere umano. Accettare Cristo come Salvatore e Signore, e lottare sinceramente e con fedeltà per seguirlo nella Via della Vita che Egli ci ha insegnato, è certamente di gran lunga la maniera di vivere più sensata e soddisfacente.

Significa pace, tranquillità dello spirito, allegrezza del cuore, perdono, felicità, speranza, vita: vita ora e qui, in questa terra, vita abbondante, vita che non vedrà mai fine.

Come si può essere tanto ciechi ed insensibili, da trascorrere una vita per poi affrontare la morte senza la speranza cristiana? Se escludiamo Cristo, che cosa c’è, sia per questo mondo che per l’altro, che renda questa vita degna di essere vissuta?

La cosa più naturale sembrerebbe perciò, per ogni essere umano, accogliere Cristo a braccia aperte e considerare il nome di cristiano come il privilegio più ambito di questa vita.

La cosa più bella e più cara di questa vita è possedere la consapevolezza, nei più profondi recessi del nostro io, di vivere per Cristo.

Pedro

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14/10/2012 17:56
 
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I libri apocrifi

STORIA DEI LIBRI APOCRIFI

I libri apocrifi (da apokryphos, termine greco che significa “nascosto”) detti deuterocanonici furono scritti durante i 400 anni di silenzio tra il libro di Malachia e l’annuncio della nascita di Giovanni il Battista (notizie su altri libri apocrifi, come i vangeli gnostici, sono disponibili su questa pagina).

Il canone ebraico, o palestinese, fu fissato verso la fine del V secolo a.C., ai tempi di Esdra e Nehemia. Dal tempo della chiusura del canone fino a Cristo non ci furono profeti, quindi nemmeno scritti ispirati da Dio. A questo si riferisce Gesù in Matteo 23:35, alludendo all’uccisione di tutti gli uomini retti, che furono perseguitati, da Abele a Zaccaria, il cui libro era l’ultimo del canone ebraico da Lui utilizzato.

Per quanto riguarda il canone dell’Antico Testamento, dobbiamo attenerci senz’altro a quello stabilito dagli Israeliti, poiché è a loro che Dio rivelò la sua volontà e li guidò nella verità mediante i profeti. Conferma infatti l’apostolo: “Qual è dunque il vantaggio del Giudeo?… Grande per ogni maniera; prima di tutto, perché a loro furono affidati gli oracoli di Dio” (Romani 3:1-2).

Gesù stesso citò la triplice divisione del canone palestinese, che non comprende alcun libro apocrifo: “Queste sono le cose che io vi dicevo quand’ero ancora con voi: che bisognava che tutte le cose scritte di me nella LEGGE DI MOSÈ, nei PROFETI e nei SALMI, fossero adempiute” (Luca 24:44).

Oltre agli apocrifi dell’Antico Testamento, esistono numerosi apocrifi del Nuovo Testamento. Ne sono un esempio i vangeli della natività e dell’infanzia, le cui pagine sono cariche di scenette in cui Gesù ancora bambino compie pittoreschi miracoli per divertimento; o l’apocrifo di Giovanni, in cui si legge addirittura che Gesù incita i nostri progenitori a peccare e a disubbidire a Dio; e molti altri ancora. È dimostrato (si veda anche questo studio) che si tratta di falsi storici, che spesso hanno attinto proprio ai Vangeli canonici. Molte persone, purtroppo, amano sentir parlare di testi segreti, messaggi nascosti, presunte cospirazioni, e accettano acriticamente gli apocrifi solo perché diversi e “intriganti”.

“Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole.” (2 Timoteo 4:3-4) IL CANONE: QUELLO CRISTIANO O QUELLO CATTOLICO?

La Chiesa Cristiana dei primi secoli non si discostò mai dal canone ebraico per l’Antico Testamento e rigettò anche gli apocrifi del Nuovo Testamento. Per i primi quattro secoli dell’era cristiana, infatti, essi non vennero mai riconosciuti come ispirati.

Nonostante questo, la chiesa cattolica romana si rifà al cosiddetto canone “alessandrino” o “cattolico”, il quale aggiunge alla Bibbia i seguenti 12 libri apocrifi: - Tobia; - Giuditta; - Sapienza di Salomone; - Ecclesiastico o Siracide (o Sapienza di Gesù figlio di Sirac); - Baruc; - Epistola di Geremia (inclusa sovente alla fine di Baruc); - aggiunte al libro di Ester (il “sogno di Mardocheo”); - tre aggiunte al libro di Daniele (“il cantico dei tre giovani”, “Susanna e i vecchi”, “Bel e il dragone”); - i libri 1 Maccabei e 2 Maccabei. La chiesa cattolica li definisce libri deuterocanonici, ossia aggiunti al canone della Bibbia (il canone è l’insieme dei libri riconosciuti sacri e autentici dalle prime Chiese Cristiane).

Questi scritti sono chiaramente non ispirati: in essi, come vedremo tra poco, vi sono racconti leggendari, palesi imprecisioni storiche (mentre tutta la parte storica dell’Antico Testamento è stata sempre puntualmente confermata dalle ricerche archeologiche), e gravi contraddizioni con l’insegnamento dei libri ispirati.

A titolo d’esempio citiamo la conclusione del secondo libro dei Maccabei: “Era mia intenzione offrire un’esposizione ordinata e ben fatta degli avvenimenti. Se è rimasta imperfetta e soltanto mediocre, vuol dire che non ero in grado di fare meglio” (15:38). Così non si sarebbe mai espresso un uomo consapevole d’aver scritto guidato dallo Spirito Santo di Dio.

IL CANONE ALESSANDRINO È AUTENTICO?

Ma è davvero mai esistito un canone Alessandrino?

La scienza biblica, oggi finalmente anche da parte cattolica, ha abbandonato l’idea che tra gli ebrei vi fossero in vigore due canoni, uno “palestinese” e uno “alessandrino” distinti e in quanche modo in antagonismo, in quanto mancano evidenze tali da poterlo affermare. Questo antogonismo, per diverso tempo è stato asserito in particolare dai fautori del “canone lungo” per giustificare l’inclusione dei deuterocanonici all’interno del canone cattolico, ma oggi è un ipotesi del tutto abbandonata.

In ogni caso, era convinzione quasi unanime presso gli scrittori cristiani dei primi secoli, che i testi non inclusi nel canone palestinese non dovessero essere utilizzati per la lettura pubblica o per le controversie dottrinali (la pensavano così Girolamo, Melitone da Sardi, Tertulliano, Ilario, Rufino, Atanasio, e Origene, le cui opere coprono il periodo che va dal II al VI secolo d.C.).

Non va, inoltre, dimenticato che citare un brano non ha il significato di attribuire canonicità al testo da cui si è citato. Gli stessi scrittori neotestamentari, a scopo di edificazione, facevano largo uso di citazioni tratte anche da testi pagani: Paolo cita dai “Fenomeni” del poeta-filosofo Arato (Atti 17:28), dal “Thais” del poeta Menandro (1 Corinzi 15:33) e forse dal filosofo Epimenide (Tito 1:12); nessuno affermerebbe che questi scrittori pagani fossero “ispirati” da Dio e la loro produzione meritevole di essere introdotta nel canone neotestamentario! Che dire poi di brani di testi apocrifi non “deuterocanonici”, citati da scrittori neotestamentari, come è il caso del Libro di Enoc e dell’Assunzione di Mosè, citati nell’Epistola di Giuda?

Secondo i teologi cattolici, il cosiddetto canone Alessandrino sarebbe documentato dalla traduzione greca dell’Antico Testamento detta dei Settanta (LXX, o Septuaginta), ma i manoscritti che contengono tale versione documentano una notevole incertezza a proposito di quanto fosse da accettare come canonico. Il codice chiamato Vaticano (catalogato con la lettera B), manca di 1 e 2 Maccabei, e include 1 Esdra (che neppure i cattolici ritengono canonico); il codice detto Sinaitico (catalogato con la lettera ebraica “aleph”) include solo Giuditta, Tobia, 1 Maccabei e 4 Maccabei (non considerato canonico dai cattolici). Il codice detto Alessandrino (catalogato con la lettera A) include 1 Esdra, 3 e 4 Maccabei (che i cattolici ritengono non canonici).

Non esistono testi della Settanta anteriori al IV secolo d.C., cioè le testimonianze in nostro possesso di questa versione sono posteriori alla loro compilazione di ben 600 anni! Può ben essere che i testi apocrifi dell’Antico Testamento fossero aggiunti a tale versione in epoca cristiana. Appare molto probabile che non è mai esistito un canone Alessandrino, e gli stessi ebrei alessandrini non ne fanno menzione; basti pensare che il filosofo ebreo Filone di Alessandria vissuto a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., non utilizza mai nei propri scritti gli apocrifi. L’unico canone legittimo è quello contenente i 39 libri dell’attuale Antico Testamento, ossia quello Palestinese. BREVE ANALISI DEI MAGGIORI LIBRI APOCRIFI

Sia i libri apocrifi che le aggiunte furono considerati ufficialmente dalla chiesa cattolica romana “scrittura ispirata da Dio” solo nel 1546, col concilio di Trento. Questo concilio riaffermò, in sostanza, ciò che il Concilio di Cartagine aveva dichiarato ben 4 secoli dopo Cristo, ossia che gli apocrifi erano da considerarsi parte della Scrittura; eppure il canone era stato stabilito già dal primo secolo, e non includeva gli apocrifi (per approfondimenti, vedere la pagina sul canone). Vennero dichiarati canonici soprattutto per avvalorare la falsa dottrina del purgatorio.

Prima di questa data, anche diversi papi li avevano dichiarati non canonici (Gregorio Magno e Leone X), senza contare che i primi Cristiani (e i “padri” Gregorio Nazianzeno, Atanasio, Ilario di Poitiers, Cirillo di Gerusalemme) non li riconobbero mai come Parola di Dio.

Noi Cristiani evangelici non riconosciamo i libri apocrifi come Parola di Dio per le seguenti ragioni: 1) In essi vi sono innumerevoli contraddizioni (reali e non apparenti), falsi insegnamenti ed errori storici.

Nei libri dei Maccabei, la morte di Giuda Maccabeo è descritta in 1 Mac. 9:18. Egli sarebbe morto sul campo di battaglia nel primo mese dell’anno 152. Ma 36 anni dopo essere morto scrive una lettera agli Ebrei in Egitto (2 Mac. 1:10). Questa è una prima prova della falsità di questo libro. Inoltre, la morte del re Antioco Epifane è raccontata in tre modi contrastanti. La prima volta si ammala di tristezza e muore (1 Mac. 6:8-16). La seconda volta muore in Persia nel tempio di Nanea fatto a pezzi dai sacerdoti (2 Mac. 1:11-16). La terza volta muore ritornando dalle regioni della Persia, ad Ecbatana, colpito da una piaga incurabile (2 Mac. 9:5-29). È evidente che si tratta di spudorate menzogne, eppure questo libro viene accettato dalla chiesa cattolica romana per giustificare la credenza del purgatorio.

Nel libro di Giuditta si fa risalire la storia di questa donna a poco dopo il rientro dei Giudei dalla cattività dei Babilonesi, e in un passo viene detto: “I figli d’Israele, che abitavano in Giudea, venuti a sapere quello che Oloferne, generale in capo di Nabucodonosor, re d’Assiria, aveva fatto a quei popoli, e come avesse spogliato i loro santuari e li avesse distrutti, temettero grandemente al vederselo davanti e si sentirono angosciati per Gerusalemme e per il tempio del Signore loro Dio, perché da poco avevano fatto ritorno dalla schiavitù ed era cosa recente la riunificazione di tutto il popolo della Giudea, la purificazione dei vasi sacri e del Tempio, che era stato profanato” (Ed. 1971, Giuditta 4:1-3). In queste poche parole ci sono diverse menzogne perché quando i Giudei tornarono dalla cattività in Giudea non esisteva più il re Nebucodonosor, re di Babilonia, perché morto da molti anni, e sul regno dei Medi e dei Persiani in quel tempo regnava Ciro re di Persia, il quale era stato lui a rimandare liberi gli esuli Ebrei affinché tornassero in Giudea a costruire il tempio di Dio. Nel libro di Ester (canonico) è scritto a proposito di quando Ester si presentò dopo il digiuno al re: “Il re era assiso sul trono reale nella casa reale, di faccia alla porta della casa. E come il re ebbe veduta la regina Ester in piedi nel cortile, ella si guadagnò la sua grazia; e il re stese verso Ester lo scettro d’oro che teneva in mano; ed Ester s’appressò, e toccò la punta dello scettro. Allora il re le disse: Che hai regina Ester? che domandi? Quand’anche tu chiedessi la metà del regno, ti sarà data” (Est. 5:1-3). Invece, nelle aggiunte apocrife fatte a questo libro troviamo scritto a proposito dello stesso episodio queste parole: “Varcate tutte le porte, si presentò davanti al re, che stava assiso sul suo trono, rivestito di tutti gli ornamenti della sua maestà, fulgente d’oro e di pietre preziose: il suo aspetto era imponente. Or, appena egli ebbe alzato il capo scintillante di splendore, e lanciato uno sguardo ardente di collera, la regina cambiò colore, svenne e si appoggiò sulla spalla della damigella che l’accompagnava” (Ed. Paoline. 1971, Ester 15:9-10). Come si vede, la descrizione fatta nell’aggiunta contrasta quella autentica del libro ispirato, perché nella prima è detto che Ester si guadagnò il favore del re mentre nella seconda è detto che il re lanciò uno sguardo di collera verso Ester e che ella per giunta svenne. Nel libro di Tobia, che è pieno di favole, riscontriamo una menzogna che lo scrittore fa dire a un angelo di Dio di nome Rafael. Prima troviamo scritto che Tobia uscì in cerca di un uomo pratico della strada, che lo accompagnasse nella Media, e appena uscito, si vide davanti Rafael, l’angelo, ma non sapeva che era un angelo di Dio, poi quando Tobit, suo padre, gli chiese: “Fratello, potresti dirmi di qual famiglia e di qual tribù tu sei?”, questi gli rispose: “Io sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei tuoi fratelli” (ibid., cfr. Tobia 5:4-13). Gli angeli di Dio sono santi e non si mettono a mentire quando parlano perché essi sono i servitori di Dio, il quale odia la menzogna. Se l’angelo si chiamava Rafael avrebbe dovuto rispondere che si chiamava Rafael; come mai allora mentì e disse di essere Anania? Sempre in questo libro riscontriamo anche la superstizione insegnata niente di meno che da un angelo di Dio! È scritto infatti in esso che una notte Tobia scese verso il fiume Tigri per lavarsi i piedi, ed ad un tratto un grosso pesce balzò fuori dall’acqua per divorare il piede del ragazzo che si mise a gridare. L’angelo allora gli disse di afferrare il pesce e di trargli fuori il fiele, il cuore e il fegato che possono essere utili come farmaci, e di buttare via gli intestini. Dopo che Tobia ebbe arrostito una parte del pesce e l’ebbe mangiata, si misero in cammino e durante il cammino il giovane domandò all’angelo che farmaco ci può essere nel cuore e nel fegato e nel fiele del pesce. L’angelo allora gli rispose: “Quanto al cuore e al fegato del pesce, se ne fai salire il fumo davanti a un uomo o a una donna, che subiscono un attacco da parte di un demonio o di uno spirito malvagio, cesserà ogni attacco contro di loro e non ne resterà più traccia alcuna” (Tobia 6:8; Ed. Paoline 1990, 6° ed.). Ma come si può accettare per ispirato un libro dove gli angeli si mettono pure a insegnare la superstizione?

Lo scrittore del secondo libro dei Maccabei termina con queste parole: “Se la disposizione della materia è stata buona e come si conviene alla storia, é quello che ho desiderato. Se poi é mediocre e di scarso valore, é quanto ho potuto fare” (ibid., 2 Maccabei 15:38). Uno scrittore ispirato da Dio non avrebbe mai scritto delle parole simili perché Dio non si può scusare con nessuno di non avere potuto fare del suo meglio, e perché nello Scritto ispirato tutto é buono e tutto ha valore perché ciò che vi é scritto é Parola di Dio. Sempre in questo libro troviamo una menzogna che consiste in questo: lo scrittore dice che il profeta Geremia se ne andò al monte dove Mosè era salito per vedere la terra promessa e presso questo monte in una caverna nascose il tabernacolo e l’arca e l’altare dei profumi, e poi che aveva detto ad alcuni che il luogo sarebbe rimasto ignoto fino a quando Dio avrebbe riunito nuovamente il suo popolo infatti in quel tempo Dio avrebbe rivelato dove erano quegli oggetti sacri (cfr. 2 Maccabei 2:1-8). Ma le cose non possono essere vere perché nel libro del profeta Geremia è scritto che all’arca del patto dell’Eterno non vi si sarebbe più pensato quando Dio li avrebbe ricondotti in Sion infatti è scritto: “E vi ricondurrò a Sion; e vi darò dei pastori secondo il mio cuore, che vi pasceranno con conoscenza e con intelligenza. E quando sarete moltiplicati e avrete fruttato nel paese, allora, dice l’Eterno, non si dirà più: ‘L’arca del patto dell’Eterno!’ non vi si penserà più, non la si menzionerà più, non la si rimpiangerà più, non se ne farà un’altra” (Ger. 3:14-16). Come potete vedere anche questa aperta contraddizione fa capire come questo libro non può essere ispirato da Dio. Queste sono alcune delle numerose falsità ed errori che esistono in questi libri, e che ci fanno comprendere che gli scrittori che scrissero quelle cose non furono sospinti dallo Spirito Santo.

Nei libri apocrifi ci sono anche delle storie che servono di base ad alcune false dottrine presenti nella chiesa cattolica romana, come il purgatorio e le preghiere per i defunti. Per esempio, nei Maccabei ci sono dei passi che parlano di preghiere per i morti e di un sacrificio espiatorio offerto per dei morti (cfr. 2 Maccabei 12:38-46) e di preghiere fatte da un sacerdote morto e dal profeta Geremia (morto anch’egli) per i vivi sulla terra (cfr. 2 Maccabei 15:11-16). Altre simili falsità sono presenti in Baruc 3:4, dove si afferma che Dio ascolta le preghiere dei morti. In Tobia (versi 12:9 e 14:11), dove viene insegnata la salvezza mediante le opere, in contrasto con gli insegnamenti della Parola di Dio (cfr. Efesini 2:8,9). In Sapienza viene poi insegnata l’esistenza dell’anima delle persone prima della creazione del corpo (verso 8:19) e la creazione del mondo partendo da materia preesistente (11:17). 2) Né Gesù Cristo e neppure gli apostoli fecero mai riferimento a questi libri apocrifi.

Gesù e i suoi discepoli citano per circa 300 volte l’Antico Testamento dalla versione greca, ma non citano mai neppure un passo dai libri apocrifi.

Ciò sta a dimostrare che essi non erano considerati da loro Parola di Dio. Sebbene esistano un paio di allusioni a opere di poeti dell’epoca e a un libro apocrifo, ciò non serve certamente a confermarli come Parola di Dio (si veda ad esempio questo breve studio sulla tradizione). Né si possono accettare come ispirati solo perché in essi sono contenute anche alcune verità. Satana sa mescolare astutamente la menzogna con la verità per rendere accettevole il falso e per trasformare in menzogna il vero. 3) Gli Ebrei prima e poi anche i Cristiani dei primi secoli dopo Cristo non li riconobbero mai come canonici.

Gli Ebrei, a cui (non lo dimentichiamo questo) “furono affidati gli oracoli di Dio” (Rom. 3:2) non riconobbero mai come canonici quei libri e quelle aggiunte ad Ester e a Daniele; è per questo infatti che nella Bibbia ebraica (che contiene solo i libri dell’Antico Patto) essi sono assenti. La Chiesa primitiva negò la canonicità di questi libri, e infatti non li mise mai allo stesso livello di quelli sacri.

Il fatto che la traduzione dei Settanta (LXX) fu rifiutata dagli ebrei perché contentente gli apocrifi, e il fatto stesso che il magistero cattolico li considera deuterocanonici (aggiunti al canone ma inferiori) è molto significativo. Ciò non è accettabile perché l’autore dei libri ispirati è Dio, e dunque un libro o è ispirato o non lo è affatto.

Giuseppe Flavio, storico giudeo-romano del I secolo d.C., considerava chiuso il canone dell’Antico Testamento ai giorni di Artaserse, ossia al tempo di Esdra. Ecco le sue parole:

“Abbiamo soltanto 22 libri illustranti la storia dell’intero periodo, libri ritenuti di origine divina. Cinque di questi appartengono a Mosè e contengono le sue leggi e le tradizioni delle origini del genere umano fino al tempo della morte di Mosè. Dopo di essa, fino al regno di Artaserse, i profeti che successero a Mosè scrissero la storia degli avventi che si verificarono nel loro tempo in 13 libri. I rimanenti 4 libri comprendono inni a Dio e precetti per la condotta nella vita dell’uomo. Dai tempi di Artaserse fino ai nostri giorni, ogni avvenimento è stato riportato, ma questi recenti documenti non sono stati reputati degni di credito uguale a quelli che li hanno preceduti, in quanto manca l’esatta successione dei profeti. La prova pratica dello spirito con il quale trattiamo le nostre Scritture sta nel fatto che benché sia ora trascorso un così grande lasso di tempo, non un’anima si è avventurata ad aggiungere o togliere o alterare una sillaba, ed è nella natura di ogni Ebreo, dal giorno della sua nascita, di considerare queste Scritture come insegnamento di Dio e di osservarle e, se ne sorgesse la necessità, dare con gioia la sua vita per esse” (Commentario abbreviato di Hallet, pag. 335).

Giovanni Diodati (1607) scrisse in proposito:

“Questi libri sono stati dai Greci nominati, Apocrifi; cioè, occulti, e nascosti: parte, perché di molti era occulto chi ne fosse l’autore: parte anche, perché non avevano publica autorità nella Chiesa, come procedenti immediatamente dall’inspiratione dello Spirito santo… In questi Apocrifi appare chiaramente lo stile non esser quello dello Spirito Santo, che ha parlato per li profeti, e per gli Apostoli; e vi si contengono molte cose false, contrarie alla verità autentica della pura parola di Dio: e degli Scrittori ancora non s’ha alcuna testimonianza, che siano stati inspirati da Dio, in quella maniera che quegli altri: e perciò la Chiesa Giudaica non li ha giammai ricevuti, come parola di Dio, o Scrittura profetica…”

E dato che la curia romana si appoggia così tanto ai cosiddetti “antichi padri” facciamo presente che ci sono molte testimonianze di alcuni dei cosiddetti “padri” vissuti nei primi secoli dopo Cristo che dicono che quei libri non vanno considerati canonici.

Uno di questi, Girolamo, tenuto in grandissima stima dai Cattolici, affermò: “La Chiesa legge il libro di Tobia, di Giuditta, dei Maccabei, di Baruc, di Susanna, della Sapienza, dell’Ecclesiastico, l’inno dei tre giovani e le favole di Belo e del Dragone; ma essa non li riceve affatto nel novero delle Scritture autentiche” (Girolamo, Prologo a Graziano). Il concilio di Trento dunque, riconoscendo per canonici gli apocrifi ha contrastato anche Girolamo che è l’autore della traduzione latina detta Vulgata che il concilio di Trento ha dichiarato dovere essere accettata come la sola autentica tra tutte le versioni. 4) Infine, ciò che più importa è che lo Spirito Santo, che Gesù definì lo Spirito della verità, non attesta per nulla in noi figliuoli di Dio che gli apocrifi sono Parola di Dio perché ci fa sentire in maniera inequivocabile che essi non devono essere accettati.

Le pecore del Signore conoscono la Sua voce ed essa non può confondersi con un’altra (cfr. Isaia 30:21, Giov. 10:27); e la voce con cui parlano questi libri non è quella del Pastore delle anime nostre.

Il Signore stesso rende i suoi servi capaci di discernere se un libro viene da Lui o meno, o se contiene realmente il suo messaggio. A questo riguardo leggiamo le parole di Gesù in Giovanni 10:3-4: “A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori. Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce”. Coloro che appartengono a Dio, riconoscono e capiscono se è Lui a parlare, sia dal “suono” della voce, sia dal contenuto delle parole. CONCLUSIONE

Concludiamo citando le seguenti Scritture che attestano che è vietato sia aggiungere che togliere alcunché alla Parola di Dio:

“Ogni parola di Dio è affinata col fuoco… Non aggiungere nulla alle sue parole, ch’egli non t’abbia a riprendere, e tu non sia trovato bugiardo” (Prov. 30:5,6)

“Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando, e non ne toglierete nulla..” (Deut. 4:2)

“Io lo dichiaro a ognuno che ode le parole della profezia di questo libro: Se alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte in questo libro; e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Iddio gli torrà la sua parte dell’albero della vita e della città santa, delle cose scritte in questo libro” (Apoc. 22:18,19).

Pedro

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L’affidabilità del testo biblico

In che modo si può determinare l’affidabilità storica della Bibbia? Esattamente allo stesso modo come negli altri documenti, ad esempio l’Iliade di Omero, cioè considerando quattro fattori:

La data di redazione del documento originale L’intervallo fra l’originale e la copia più antica Il numero di manoscritti antichi del documento Il metodo di trascrizione. Dapprima esamino l’affidabilità del Nuovo Testamento (il più recente), in seguito quella dell’Antico Testamento. L’affidabilità storica del Nuovo Testamento

Come per la maggior parte dei testi antichi, non possediamo gli scritti originali del Nuovo Testamento. Ciò che abbiamo a disposizione sono delle copie dei documenti originali. Queste sono state ricopiate e tradotte nelle varie lingue. Naturalmente la stessa cosa vale per gli altri documenti dell’antichità.

Il numero di manoscritti del Nuovo Testamento (ben 24.000) è di gran lunga superiore a quello di qualsiasi altra opera antica. Osservando questa tabella risulta anche chiaro che moltissimi documenti antichi sono stati copiati e ricopiati per secoli prima di giungere alla copia più antica in nostro possesso. Il manoscritto più antico del Nuovo Testamento, ha un intervallo di soli 25 anni dall’originale.

In conclusione, basandoci sul numero di documenti disponibili e sull’intervallo fra l’originale e la copia più antica, risulta chiaro che il Nuovo Testamento è storicamente molto più attendibile degli scritti di qualsiasi altro autore sopra menzionato.

Ma oltre all’evidenza che proviene dai manoscritti, abbiamo anche le citazioni in testi e lettere dei padri della Chiesa. Essi citano brani del Nuovo Testamento. Questa fonte esterna garantisce ulteriore sostegno all’affidabilità storica del Nuovo Testamento.

In tutto il Nuovo Testamento, fra i 24.000 manoscritti ci sono solo circa 40 righe di testo (400 parole) che presentano delle variazioni, peraltro minime. Paragonato all’Iliade di Omero, con 643 copie disponibili, le linee varianti sono più di 700. In percentuale questo significa che i testo dell’Iliade è alterato al 5%, mentre il testo del NT è alterato in misura dello 0,5%. Le variazioni o gli errori del NT consistono essenzialmente in duplicazioni o errori d’ortografia e non incidono minimamente su alcuna dottrina fondamentale. Nessun altro libro al mondo presenta tali garanzie di qualità.

Queste non sono le uniche informazioni sulla validità storica del Nuovo Testamento. Ci sono molti altri documenti che confermano la validità dei testi biblici.

Negli ultimi 100 anni l’archeologia ha scoperto molti riferimenti a città, luoghi, popoli e nazioni descritti nella Bibbia.

L’affidabilità storica dell’Antico Testamento

A differenza del Nuovo Testamento, i manoscritti dell’Antico Testamento non sono così numerosi. La redazione dei libri dell’Antico Testamento è terminata attorno al 400 a.C. Prima della scoperta dei rotoli del Mar Morto la copia più antica risaliva al 900 d.C. Questo dava un intervallo di 1300 anni fra gli originali e la prima copia disponibile. Ciò significava che era affidabile quanto altri documenti dell’antichità (vedi tabella).

Che cosa sono i rotoli del Mar Morto? Sono una serie di più di 40.000 manoscritti o frammenti, dei quali più di 500 provengono da libri dell’Antico Testamento. Fra questi si trova un manoscritto completo del profeta Isaia che risale circa al 125 a.C., cioè 1000 anni prima del più antico manoscritto noto fino ad allora. Il libro del profeta Isaia trovato presso il Mar Morto dimostra chiaramente la cura con la quale venivano trascritti i testi sacri. In pratica è identico all’odierna versione in ebraico antico in misura maggiore del 95%. Il 5% di variazioni è imputabile a variazioni ortografiche e sviste durante la copia.

La storia degli ebrei ci spiega con quale cura gli scribi trascrivevano le Sacre Scritture. Essi credevano che le Sacre Scritture erano la Legge di Dio, perciò era necessario applicare la massima diligenza durante il processo di scrittura per preservare la Sua Parola.

Fra il 2° e il 6° secolo d.C. i talmudisti usarono metodi di trascrizione molto severi. I rotoli per le sinagoghe dovevano essere scritti su pergamene speciali di animali puri. Ogni pergamena doveva contenere un determinato numero di colonne. Ogni colonna doveva avere fra 48 e 60 linee di testo della larghezza di 30 lettere. Perfino la spaziatura fra le consonanti, le sezioni e i vari libri era molto precisa. L’inchiostro doveva essere nero e preparato secondo una ricetta particolare. Lo scriba non poteva scostarsi in nessuna maniera dall’originale. Nessuna parola poteva essere scritta a memoria. Prima di iniziare a scrivere, lo scriba doveva lavarsi completamente e vestire l’abito giudaico. Doveva avere una cura molto particolare quando scriveva il nome di Dio; non poteva fermarsi nemmeno se un re si indirizzava a lui.

A causa della grande attenzione con la quale venivano scritte le copie, i talmudisti erano certi che queste erano esatte. Essi distruggevano le copie più vecchie poiché temevano che danneggiandosi con l’età, era possibile interpretare male il loro contenuto. Ecco perché ci sono così pochi manoscritti.

Dal 6° al 9° secolo d.C. anche i massoreti possedevano un complesso sistema per garantire che le copie erano accurate. Numeravano i versi, le parole e le lettere, e mediante combinazioni numeriche erano in grado di assicurare che la trascrizione del testo era fedele.

Un’altra prova della validità dell’Antico Testamento proviene dal fatto che Gesù accettò quei testi e li citò frequentemente.

Pedro

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L’etica biblica

L’etica è lo stile di vita pratica di fronte al bene e al male. La Bibbia contiene le più elevate norme etiche che siano mai state insegnate da una religione. Ovunque siano arrivati dei veri cristiani, hanno portato con sé dei cambiamenti per il meglio. Sono loro che hanno abolito la schiavitù, che hanno migliorato le condizioni della donna e dei bambini, hanno costruito e fondato scuole, università, ospedali, opere di assistenza in molti settori… Hanno contribuito a lenire le sofferenze umane e a elevare la dignità dell’uomo e della donna.

La seguente tabella riporta quattro comandamenti che esprimono una parte della volontà di Dio. Per approfondire puoi leggere il discorso sulla montagna di Gesù.

Il 1° comandamento Matteo 22:35-38 Un dottore della legge, gli domandò, per metterlo alla prova: “Maestro, qual è, nella legge, il comandamento più importante?” Gesù gli disse: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e il primo comandamento.

Il 2° comandamento Matteo 22:39-40 “Il secondo, simile a questo, è: Ama il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti.”

Odiare e uccidere 1 Giovanni 3:15 Chiunque odia suo fratello è omicida. E voi sapete che nessun omicida possiede in sé stesso la vita eterna.

Desiderio e adulterio Matteo 5:28 Io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.

I comandamenti che Dio dà sono comandamenti d’amore, anche se talvolta sono severi. Questi non sono stati scritti soltanto con l’intenzione di permettere all’uomo di vivere una vita felice, ma soprattutto con il desiderio di Dio di avere comunione con l’uomo. A differenza delle altre religioni, però, Dio ama l’uomo, anche se è ancora peccatore:

L’amore di Dio per l’uomo

Giovanni 3:16-17 Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Romani 5:7-8 Difficilmente uno morirebbe per un giusto. Ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire. Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

Pedro

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14/10/2012 17:59
 
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La Bibbia è Parola di Dio

Traslocando tutte le teorie sull’ispirazione e sulla maniera nella quale tutti i libri della Bibbia sono pervenuti alla loro attuale forma, o ancora su quanto il testo originale abbia sofferto attraverso la trascrizione per mano di copiatori e copisti, non tenendo conto dicevo, del cosa sia da interpretarsi letteralmente o figuratamente, di quello che è storico e di quello che invece è poetico, se noi prendiamo la Bibbia quale essa è, studiandone i libri per conoscerne il contenuto, vi troveremo una unità di pensiero indicateci come una unica mente abbia ispirato la stesura e la compilazione dell’intera serie di libri, e come essa rechi l’impronta del suo autore, come essa sia cioè, in un senso ben unico e preciso, LA PAROLA DI DIO.

Ai giorni nostri è abbastanza diffusa in alcuni circoli intellettuali l’opinione che la Bibbia sia una specie di storia della ricerca di Dio attraverso i tempi da parte dell’uomo. La narrazione cioè delle esperienze dell’uomo che cerca di raggiungere questo Dio e che gradualmente migliora le sue idee intorno a Lui, edificando sulle esperienze delle precedenti generazioni. In quei passi, tanto frequenti nella Bibbia dove viene detto che Iddio parlò, secondo questa tesi particolare Iddio non parlò realmente, ma furono piuttosto gli uomini che espressero col linguaggio le proprie idee, sostenendo che fosse il linguaggio di Dio, mentre si trattava in realtà soltanto di ciò che gli uomini immaginavano intorno a Dio, La Bibbia viene così ridotta al livello degli altri libri, facendola quindi apparire non come un libro divino, bensì come un libro scritto dall’uomo e che abbia solo la pretesa di essere divino.

Noi respingiamo completamente questo punto di vista perchè crediamo che la Bibbia sia non il racconto degli sforzi dell’uomo per trovare Iddio, ma piuttosto la narrazione degli sforzi compiuti da Dio per rivelarsi all’uomo, la storia dei suoi rapporti con l’uomo, nella rivelazione di sè stesso, svolgentesi dinanzi agli occhi del genere umano: la volontà del Creatore rivelata all’uomo dal Creatore stesso per prepararlo a guidarlo nei sentieri della vita.

I libri della Bibbia sono stati scritti da uomini, di alcuni dei quali non si conosce neppure l’identità, nè noi sappiamo come Iddio li abbia guidati. Ma l’affermazione secondo cui fu Iddio a guidarli ci dà la certezza che questi libri siano quindi come Iddio voleva che fossero.

Esiste una differenza tra la Bibbia e tutti gli altri libri. Degli autori possono chiedere l’aiuto e la guida di Dio ed ottenerli, ed infatti vi sono nel mondo molti buoni libri scritti da autori che hanno ricevuto l’ausilio divino. Ma nonostante ciò persino il più santo degli autori non avrebbe la presunzione di affermare che i suoi libri siano stati scritti da Dio, cosa che viene affermata invece per la Bibbia.

Iddio stesso ha sovrinteso, diretto, e dettato la forma nella quale questi libri sono stati scritti, e gli autori erano sotto il controllo di Dio. La Bibbia è la PAROLA DI DIO in una forma tale per cui nessun altro libro al mondo è la Parola di Dio.

Alcune espressioni bibliche sono probabilmente, in quanto presentate in linguaggio di tempi antichi, “antiche figure del pensiero” per indicare idee che oggi esprimeremmo in altra maniera. Ma nonostante ciò la Bibbia contiene esattamente le cose che Dio voleva far conoscere all’uomo, e proprio nella forma come vuole che noi le conosciamo. E fino alla fine dei tempi questo vecchio, caro libro, sarà l’unica risposta alla ricerca che l’umanità compie di Dio.

La Bibbia, scritta da molti autori, attraverso un periodo di molti secoli, e pur tuttavia libro unitario, è in sè stessa il grande miracolo di tutti i secoli levante alta la prova della propria origine sovrumana.

Tutti dovrebbero amare la Bibbia, tutti dovrebbero esserne dei lettori assidui, tutti dovrebbero sforzarsi di vivere secondo i suoi insegnamenti. La Bibbia dovrebbe occupare il primo posto nella vita e nell’opera di ogni chiesa e di ogni pulpito. L’UNICO COMPITO DEL PULPITO CRISTIANO E’ APPUNTO LA SEMPLICE ESPOSIZIONE DEGLI INSEGNAMENTI DELLA PAROLA DI DIO.

Pedro

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14/10/2012 18:00
 
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La Bibbia trasforma

Quali cambiamenti avvengono nelle persone ad opera della parola di Dio? Ho già osservato direttamente che le persone che leggono la Bibbia con uno spirito aperto, vengono trasformate. Una lettrice mi riferì che suo marito aveva notato un cambiamento (positivo) nel suo carattere da quando aveva cominciato a leggere la parola di Dio. Puoi sperimentare personalmente la potenza delle parole di Dio. Ecco alcuni versetti a riguardo.

Salmi 19:8 Gli insegnamenti del Signore sono giusti, rallegrano il cuore. Il comandamento del Signore è limpido, illumina gli occhi.

Salmi 119:11 Ho conservato la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te.

Apocalisse 1:3 Felice chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia.

La causa della potenza della parola di Dio è lo Spirito di Dio, poiché è lui che ha ispirato direttamente gli autori biblici. Quando leggi la parola di Dio con un atteggiamento aperto, ti sottometti in un certo senso all’azione del Suo Spirito.

 

Pedro

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14/10/2012 18:01
 
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Le origini

Alcuni dati iniziali sul Libro:

a) È stato scritto durante più di 1500 anni (circa dal 15° secolo a.C. al 1° secolo d.C.)

b) Copre un periodo di più di 40 generazioni

c) Gli autori sono più di 40, di ogni estrazione sociale; re, contadini, filosofi, pescatori, poeti, statisti, studiosi:

Mosè, condottiero che ha studiato nelle migliori scuole d’Egitto Pietro, pescatore Amos, pastore di pecore Giosuè, generale Neemia, coppiere del re Daniele, primo ministro Isaia, profeta Luca, medico Salomone, re, filosofo e poeta Matteo, esattore delle imposte Paolo, rabbino d) È stato scritto in diversi luoghi:

nel deserto (Mosè) in prigione (Geremia, Paolo) in un palazzo reale (Daniele, Davide, Salomone) in viaggio (Luca) in esilio su un’isola (Giovanni) e) È stato scritto in diverse situazioni: durante guerre (Davide), e in periodi di pace (Salomone)

f) Presenta diversi stati d’animo: felicità e gioia eccelse e periodi di profonda disperazione

g) Contiene diversi stili (anche se sovente si coprono a vicenda):

Storia: Genesi, Cronache, Re, Vangeli, Atti degli apostoli Profezia: Isaia, Geremia, Apocalisse Sapienza e filosofia: Proverbi, Ecclesiaste Poesia: Salmi, Cantico dei cantici Lettere: di Paolo, Pietro, Giacomo h) È stato redatto in tre continenti: Asia, Africa, Europa

i) È scritto in tre lingue: Ebraico, aramaico, greco.

l) Contiene temi controversi.

m) È un libro con una grande continuità dall’inizio alla fine. Pur essendo stato scritto in tempi tanto diversi e da persone di così varia estrazione sociale, dall’inizio alla fine la Bibbia presenta una coerenza e un’armonia che sono eccezionali.

Pensiamo un momento ad altre opere prodotte dal genio umano: è difficile trovare anche solo due opere importanti, per esempio sull’economia, la scienza o la storia, scritte a distanza di 200 anni, che siano coerenti tra loro. Questo è dovuto al fatto che il pensiero umano è in continua trasformazione.

Posso fare un esempio: l’insegnamento biblico riguardo al matrimonio e il divorzio. In Genesi 2:24 leggiamo (redazione circa 1500 a.C.): “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne.” Questo passaggio insegna che il patto matrimoniale fra l’uomo e la donna dura per tutta la vita. In Genesi 24:3-4 leggiamo la pratica: Abraamo incarica il suo servo d’andare a cercare una moglie per il figlio Isacco. Molti secoli dopo (5 secoli), il libro dei Proverbi raccoglie insegnamenti sul matrimonio che sono coerenti con quanto scritto nella Genesi. 1500 anni dopo, Gesù riconferma la validità di questi insegnamenti. Anche le lettere del Nuovo Testamento contengono esortazioni sullo stesso tenore.

Com’è possibile che i redattori siano stati così coerenti? Possiamo leggere le risposte contenute nel Libro:

Nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo. (2 Pietro 1:21)

Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia. (2 Timoteo 3:16)

La ragione di tale coerenza è lo Spirito di Dio che ha pianificato tutta la redazione del Libro.

Faccio ora un breve confronto con i testi sacri delle tante religioni umane.

L’Islam ha un libro sacro, il Corano, che contiene gli scritti di Maometto e dei suoi contemporanei. È stato scritto nel 7° secolo, in parte ispirandosi alla Bibbia. Il Confucianesimo è basato sull’opera di un uomo vissuto fra il 6° e il 5° secolo a.C. Il Buddismo è fondato sugli insegnamenti di un uomo vissuto fra il 6° e il 5° secolo a.C. La maggior parte dei testi sacri dell’Induismo è stata redatta fra il 500 a.C. e il 1000 d.C. Però il contenuto degli scritti riflette il tempo in cui sono stati redatti. Inoltre, l’Induismo ha attinto alle diverse religioni per prendere ciò di cui aveva bisogno. In mezzo a un mondo in continui rivolgimenti e turbolenze, la Bibbia rimane solida come una roccia.

Pedro

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14/10/2012 18:02
 
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Le profezie della Bibbia

Le profezie della Bibbia sono il suo sigillo di garanzia!

In questo campo la Bibbia è assolutamente unica. All’infuori del cristianesimo e del giudaismo, fondato sull’Antico Testamento, nessun’altra religione conosce la potenza della profezia. Nella Bibbia troviamo circa 2500 profezie; ben 2000 di esse si sono già adempiute, e le rimanenti 500 riguardano il futuro.

Sacerdoti pagani, stregoni, indovini, astrologi, i vari Nostradamus, Dixon, Cayce, ecc. hanno affermato di essere in grado di predire il futuro, ma sovente le loro profezie non si avverano o sono errate (non va però dimenticato che Satana e i suoi angeli hanno una certa conoscenza, seppur limitata, degli avvenimenti, ed essa, rivelata al momento opportuno, può apparire come una forma di preveggenza).

Ben diverse sono le profezie contenute nella Parola di Dio, la Bibbia. Esse si adempiono tutte precisamente e al tempo prestabilito, e nessuna di esse viene mai meno, poiché procedono da Dio, e Lui stesso veglia sulla Sua Parola per mandarla ad effetto (cfr. Geremia 1:12).

Facciamo alcuni esempi. In 2 Re 20:12-18 si legge che il re Ezechia (8° secolo a.C.) mostrò agli ambasciatori di Babilonia tutti i suoi tesori. Il profeta Isaia gli profetizzò allora che quei tesori sarebbero stati portati a Babilonia. Dopo 200 anni questa profezia si avverò (6° secolo a.C.). Lo stesso profeta Isaia annunciò però la completa distruzione di Babilonia (Isaia 13:19-22), e questo in un periodo di grande splendore. Questa profezia era completamente incredibile, è come se oggi uno profetizzasse che la città di New York verrà distrutta e dimenticata. Ma questo è esattamente ciò che successe con Babilonia, e soltanto nel 19° secolo sono state riscoperte le sue rovine.

Nei tempi antichi l’incarico di profeta in Israele era molto serio. Essere profeta significava parlare da parte di Dio.

Quando il popolo seguiva la Legge, la pena per un falso profeta era la morte: “Il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome qualcosa che io non gli ho comandato di dire o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta sarà messo a morte. Se tu dici in cuor tuo: ‘Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detta?’ Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non succede e non si avvera, quella sarà una parola che il Signore non ha detta; il profeta l’ha detta per presunzione. Tu non lo temere.” (Deuteronomio 18:20-22).

Quando, invece, il popolo non seguiva la Legge, il vero profeta di Dio rischiava la prigione o la morte perché il popolo non voleva ascoltarlo (vedi Ebrei 11:32-39).

L’apostolo Pietro scrisse: “Abbiamo la parola profetica: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada che splende in luogo oscuro” (2 Pietro 1:19).

Ci sono moltissimi altri esempi di profezie. Le più importanti riguardano le linee generali del piano di Dio per l’umanità. Un posto particolare è attribuito alle profezie su Gesù.

Profezie dell’Antico Testamento su Gesù

L’Antico Testamento contiene 60 profezie principali (più moltissime altre) che riguardano Gesù. OGNI SINGOLA PROFEZIA RIGUARDO ALLA PRIMA VENUTA DI GESÙ SI È ADEMPIUTA ALLA LETTERA.

Come nessun’altra persona al mondo, la sua venuta, l’opera, e molti dettagli della sua vita, sono stati predetti molti secoli prima che Gesù venisse. Le profezie furono scritte nell’Antico Testamento dal 16° al 5° secolo a.C. e si realizzarono nel Nuovo Testamento, nel 1° secolo d.C.

Ad esempio, il profeta Daniele predisse intorno all’anno 538 a.C. (Daniele 9:24-27) che il Cristo, il Salvatore e Principe promesso ad Israele, sarebbe venuto 483 anni dopo che l’Imperatore persiano avesse concesso agli Israeliti l’autorizzazione a ricostruire Gerusalemme, che allora giaceva in rovina. Ciò si adempì in maniera chiara, precisa ed inequivocabile.

Profezia: Gesù nasce a Betlemme Secolo: 8° a.C. Riferimento biblico: Michea 5:2 Da te, o Betlemme, sebbene tra le più piccole città principali di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni.

Adempimento: Alla nascita di Gesù

Profezia: Nasce da una vergine Secolo: 8° a.C. Riferimento biblico: Isaia 7:14 Il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la vergine concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele.

Adempimento: Alla nascita di Gesù

Profezia: Sarà chiamato Dio Potente Secolo: 8° a.C. Riferimento biblico: Isaia 9:6 Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.

Adempimento: Nei Vangeli

Profezia: Viene tradito per 30 denari Secolo: 6° a.C. Riferimento biblico: Zaccaria 11:12 “Se vi sembra giusto, datemi il mio salario; se no, lasciate stare.” Ed essi mi pesarono il mio salario: trenta sicli d’argento.

Adempimento: Il tradimento di Giuda

Profezia: La sua morte è per la nostra salvezza Secolo: 8° a.C. Riferimento biblico: Isaia 53:5-6 Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità. Il castigo per cui abbiamo pace è caduto su di lui e grazie alle sue ferite noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via. Ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.

Adempimento: Alla morte di Gesù

Altre profezie riguardano la nazione d’Israele (duecento anni fa nessuno al mondo avrebbe creduto che Israele sarebbe risorto), gli ebrei, gli “ultimi giorni”, il ritorno di Gesù sulla terra, il Millennio e il Giudizio. Alcune di queste si stanno avverando sotto i nostri occhi!

Pedro

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Nuovo Testamento


i 27 Libri del Nuovo Testamento

4 Evangeli

  • Matteo:Gesù il messia
  • Marco:Gesù il meraviglioso
  • Luca:Gesù il figliuolo dell’uomo
  • Giovanni:Gesù il figlio di Dio

1 Storia

  • Atti: Formazione della Chiesa

21 Epistole

  • Romani:Natura dell’opera di Cristo
  • 1 Corinzi:Disordini vari nella chiesa
  • 2 Corinzi:Paolo difende il proprio apostolato
  • Galati:Per grazia non per legge
  • Efesini:Unità della chiesa
  • Filippesi:Epistola missionaria
  • Colossesi:Divinità di Gesù
  • 1 Tessalonicesi:Seconda venuta del Signore
  • 2 Tessalonicesi:Seconda venuta del Signore
  • 1 Timoteo:Cura della chiesa di Efeso
  • 2 Timoteo:Parole finali di Paolo
  • Tito:Le chiese di Creta
  • Filemone:Conversione di uno schiavo fuggito
  • Ebrei:Cristo, mediatore di un nuovo patto
  • Giacomo: Le buone opere
  • 1 Pietro:Ad una chiesa perseguitata
  • 2 Pietro:Predizione dell’apostasia
  • 1 Giovanni:L’amore
  • 2 Giovanni:Guardarsi dai falsi dottori
  • 3 Giovanni:I collaboratori di Giovanni respinti
  • Giuda: L’apostasia imminente

1 Profezia

  • Apocalisse: Trionfo finale di Cristo

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GLORIA A DIO E AI FRATELLI CHE CI DANNO LA GIOIA DI CONOSCERLO MEGLIO
Pedro

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