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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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RIFLESSIONE

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2018 10:15
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17/02/2018 08:22
 
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di HENRY G. BOSCH  –   ”Ed essi vedranno la sua faccia.” (Apocalisse 22:4)  –  Mi ricordai di questa preziosa promessa recentemente, quando un amico mi mandò il cantico “Il termine del cammino”. Avevo già imparato questo canto dalla bocca del mio caro padre, che ora è col Signore. Era al tempo in cui mio padre, in seguito ad un attacco cardiaco, aveva perduto la coscienza ed io gli avevo recato i primi soccorsi. Quando alla fine rinvenne, mi guardò fisso per un momento, poi gli scese una lacrima sulla guancia e con commozione affermò: “Un giorno avrò pure un momento come questo, e quando riaprirò gli occhi, non vedrò te bensì guarderò in viso il mio caro Salvatore”. Sapevo r che egli aveva in mente l’ultima strofa del cantico che spesso in casa cantavamo:  “Quando finalmente sarò giunto al termine del cammino Guarderò la faccia del mio più caro amico, E allora mi sentirò sicuro a casa”.


Quale conforto e sicurezza gli dava la conoscenza di questa verità! Sì, una delle più grandi gioie della patria celeste sarà l’intima unione col Salvatore. Oh, se potessimo conoscere con più chiarezza ed apprezzare questa realtà: Gesù è realmente vivo ed è il vero Signore della gloria e noi veramente vedremo un dì il suo caro volto.  E’ lo stesso volto che un giorno s’è bagnato di lacrime, lacrime di compassione e di dolore per un mondo perduto, affinché quelli che Egli ha liberati potessero essere preservati dal luogo del pianto eterno. Lo stesso volto torturato e ferito, in agonia sul Golgota per i nostri peccati affinché noi potessimo gioire per sempre dell’amabile sorriso di Dio e della sua santa presenza. Lo stesso caro volto – ma ora glorificato e raggiante nello splendore della vittoria! Se non fosse che Egli ci “asciugherà ogni lacrima dagli occhi”(Apocalisse 21:4), noi piangeremmo di gioia davanti alla sua cara faccia. Veramente possiamo cantare con l’autore del cantico: Ci sarà solo magnificenza quando io, libero dal dolore, vedrò il suo volto!


“Quando chiaramente coi miei occhi Guarderò la sua faccia che per me morì E potrò lodarlo, libero dalla terra Sarò felice come giammai.” H. Bonar


Riflessione: Dobbiamo conoscere qui la Sua grazia, per poter vedere lì la Sua faccia.

DA:  http://www.chiesadiroma.it/


Pedro

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Sesso: Maschile
06/04/2018 10:14
 
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PERDERE PER GUADAGNARE

Dr. M.R. de Haan  –  Chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà»  Mat. 16:25 .  –  Quale debba essere la meta d’un atleta professionista ce lo dice Vince Lombardi: «Vincere non significa essere il primo in tutte le gare — ciò che conta è la vittoria finale!» Una squadra può aver vinto la maggior parte delle partite di qualificazione, ma se perde la partita finale, le sue precedenti vittorie hanno scarso significato. E’ decisivo allora in quale posizione della classifica la squadra si trovi alla fine.

Una descrizione più espressiva della vita del cristiano l’ho avuta quando andavo a scuola, condensata in una massima. Su un grande cartello, attaccato ad una parete della palestra, si poteva leggere: «Quando ogni vita arriva alla fine, ed il grande Giudice chiama il tuo nome, non è decisivo se tu abbia vinto o perduto, bensì come hai giocato». Questa frase è più vicina alla visuale cristiana della vita. La volontà di vincere è buona, ma se vogliamo ottenere il successo, è necessario perdere adesso qualcosa per assicurarci più tardi il riconoscimento da parte di Dio.

Prendi l’esempio di Gesù. I suoi seguaci desideravano al più presto possibile un trionfo politico e religioso. Ma Gesù era legato alla volontà del Padre e voleva compierla a qualunque costo. Spesso sembrava che Egli stesse sul difensivo. Volontariamente, per colpe che non aveva mai commesse, si offrì alla morte in croce. Egli era pronto a rinunziare agli applausi del popolo ed a perdere anche la vita, per vincere la battaglia della nostra liberazione dal peccato e dalle morte. Noi dovremmo seguire il suo esempio. Non è facile sacrificare tempo, denaro ed anche gli amici, per servire Cristo. Ma se lo facciamo volenterosamente e per la gloria di Dio, constateremo che la gioia di una temporanea vittoria non vale e non è paragonabile a quella della vittoria finale.

 


Pedro

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13/04/2018 10:15
 
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GRIDARE PIU' FORTE

La nostra società è regolata da infinite norme di buona condotta, che si ispirano al gusto, al garbo, alle buone maniere che in ogni circostanza vanno salvaguardate. Si tratta di regole scritte, codificate in libri di galateo o anche solamente praticate in modo diffuso per tradizione.

Ora, ai nostri giorni, un comportamento come quello del cieco di Gerico verrebbe definito quantomeno sconveniente e inopportuno; ma del resto, in quella circostanza, la reazione dei presenti non fu sostanzialmente diversa.

Non si grida per le strade! Non si deve invocare Gesù ad alta voce, non è proprio il caso! Le reazioni vanno misurate, le situa¬zioni vanno affrontate con equilibrio., Può andar bene un pellegrinaggio presso qualche santuario rinomato, ma per carità, fate tutto in silenzio, ordinatamente, senza schiamazzi ed esagerazioni.

Eppure davanti a Dio, situazioni estreme richiedono reazioni estreme, situazioni di bisogno particolare impongono contromi¬sure adeguate alla gravità delle circostanze, necessità speciali ci dovrebbero indurre a mettere da parte le "solite preghiere", non limitandoci ad inserire il bisogno del tutto particolare nel consueto elenco di preghiere di intercessione. Realtà di una particolare gravità andranno affrontate mettendo da parte ogni schematismo, abitudine o pigrizia mentale. Poco importa che per altri casi nel passato si sia "sempre fatto così". Arriva il momento di gridare, di richiamare con ogni mezzo l'attenzione di Dio, di supportare la nostra richiesta con misure eccezionali: catene di preghiera, digiuni, suppliche non condizionate dalle lancette dell'orologio, meditazioni e ricerca di una totale santificazione.

Se abbiamo perso l'attitudine di urlare a Dio, forse è perché la nostra vita di fede si è ormai incanalata lungo binari rassicuranti, ma scontati, incapace di cambiare il passo e subire accelerazioni, incapace di infiammarsi per "strappare" a Dio le risposte. Impariamo da Bartimeo a riscoprire il valore di una supplica intensa, frutto di uno slancio sincero, mossa da una fede intensa. Torniamo a gridare a Gesù, non lasciamolo sfilare al nostro fianco, bisbigliandoGli solamente quello che si agita nel nostro cuore, ma facciamo giungere a Lui le nostre voci, intense, coraggiose, incuranti dei giudizi altrui, desiderosi solamente che il Signore oda la nostra voce e risponda alla nostra invocazione.

http://evangelo.org/riflessioni.asp?operazione=visualizza&id=1132&filtro=



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