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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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34 Che dice la Scrittura? (Romani 4:3)

Ultimo Aggiornamento: 20/04/2011 19:40
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20/04/2011 19:40
 
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Vegliare e dormire
Vegliare e dormire

— Perché il Signore, dopo aver due volte rimproverato ai Suoi discepoli di non aver vegliato con Lui, dice in seguito: «Dormite pure, ormai, e riposatevi! Basta!»? E come dobbiamo intendere l’espressione: «gli occhi loro erano appesantiti»? (Marco 14:40-42)

Il Signore Gesù, nella Sua immensa grazia, condusse con Sé tre discepoli perché prendessero parte a ciò che l’uomo può conoscere delle sofferenze che Lo aspettavano. Era un momento solenne: il Signore stava per essere abbandonato dal Padre, quando portava i peccati e li espiava con la Sua morte. Prima di questo, doveva essere dato nelle mani dei peccatori, e i discepoli, lasciati a se stessi per un certo tempo, esposti al vaglio di Satana, sarebbero stati raggiunti dalle onde dell’iniquità che sommergevano il Signore e Maestro.

Era il momento di vegliare e Gesù, isolato in preghiera, li prende con Sé affinché veglino al Suo fianco ed imparino a vegliare e a pregare con Lui. Notiamo che erano gli stessi tre discepoli che avevano visto la Sua gloria sulla montagna della trasfigurazione (Marco 5:37; 9:2). Se avessero saputo approfittare del momento, avrebbero ricevuto una preparazione morale nel conoscere la comunione con le sofferenze di Cristo, come leggiamo in Filippesi 3:10; ma erano stati oppressi dal sonno sul monte (Luca 9:32) ed erano «presi da spavento» (Marco 9:6); anche nel giardino del Getsemani dormono, dimostrando la loro incapacità a vegliare con Gesù. Non possono entrare nei pensieri di Cristo, riguardo all’importanza di questo momento solenne; e tuttavia uno di essi, Pietro, pieno di fiducia in se steso malgrado gli avvertimenti del Signore, aveva avuto la pretesa di seguirLo nelle circostanze in cui solo Gesù era in grado di tener duro.

Il Signore, nella Sua tenerezza abituale, cerca una scusa per i Suoi discepoli dicendo: «Lo spirito è pronto, ma la carne è debole», dimostrando che erano i loro occhi naturali ad essere appesantiti. Erano addormentati di tristezza: «E, dopo aver pregato, si alzò, andò dai discepoli e li trovò addormentati per la tristezza» (Luca 22:45); il loro dolore era troppo grande per le forze fisiche, e non possedevano la potenza e l’energia spirituale che avrebbero potuto dominare il corpo. Il momento passa senza che ne approfittino, questo corto istante in cui avrebbero potuto godere della comunione con Gesù e trovare in Lui le forze per resistere nell’ora della tentazione che stava per arrivare. Passato questo momento, non era più necessario vegliare ed allora Gesù dice loro: «Dormite pure, ormai, e riposatevi!» Ormai sarebbero entrati nel combattimento, e come vediamo nel caso di Pietro, sarebbero stati vinti.

Che avvertimento solenne per tutti! Quanto queste parole e l’esempio del Signore Gesù ci impegnano ad approfittare dei corti istanti di tranquillità che abbiamo, secondo la bontà di Dio, prima dell’uragano! Gesù aveva loro annunciato ciò che stava per accadere; non vi badano, ma Lui non si lascia sfuggire l’occasione per pregare. Perfetto in ogni cosa, non poteva farlo!

Come qualcuno ha detto: «Noi vediamo qui l’anima di Gesù oppressa dal peso della morte — nel pensiero — come solo Lui poteva conoscerla, e noi sappiamo chi ne ha il potere. Ma Gesù veglia e prega, uomo sottomesso per amore a questo assalto, in presenza della più potente tentazione a cui poteva essere esposto. Da un lato Egli veglia, e dall’altro presenta il Suo dolore al Padre. La Sua comunione con il Padre non era interrotta, per quanto grande fosse il Suo dolore. L’argomento della comunione era proprio l’angoscia che Lo spingeva ancor più alla sottomissione e alla fiducia verso il Padre. Ma se dovevamo essere salvati, se Dio doveva essere glorificato in Colui che aveva preso su di Sé la nostra causa, questa coppa non poteva essere allontanata da Lui. La sottomissione di Gesù fu perfetta. Egli ricorda con tenerezza a Pietro la sua falsa fiducia, facendogli sentire la sua debolezza (v.37). Ma Pietro era troppo pieno di sé per approfittarne; doveva fare un’esperienza ancor più triste per guarire da quella falsa fiducia in se stesso. Pietro si risveglia dal sonno, ma la sua falsa fiducia rimane.

Gesù ha dovuto bere la coppa, ma la prende dalla mano del Padre, perché è la volontà del Padre che Lui la beva. Abbandonandosi perfettamente al Padre, non prende la coppa né dalle mani dei nemici, né da quelle di Satana; la riceve dalla mano del Padre, secondo la perfezione con cui era sottomesso alla volontà di Dio, rimettendo ogni cosa nelle Sue mani. Cercando solo la volontà di Dio che dirige ogni cosa, si sfugge alle conseguenze e alle tentazioni del Nemico, e si riceve l’afflizione e la prova solo dalle mani di Dio.

Ormai non è più necessario che i discepoli veglino. L’ora è venuta in cui Gesù sta per essere dato nelle mani degli uomini.»


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