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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Note sul libro dell’ESODO

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2011 20:33
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CAPITOLI DA 35 A 40
Capitoli da 35 a 40
Questi capitoli contengono un riassunto delle diverse parti del tabernacolo e dei suoi utensili e, poiché ho già sviluppato il significato delle parti più importanti, penso sia inutile aggiungere altro. Vi sono tuttavia due cose in queste parti del libro di cui possiamo trarre un utilissimo insegnamento. Si tratta della devozione volontaria e dell’obbedienza del popolo, in rapporto all’opera della tenda di convegno.

Quanto alla sua devozione volontaria è scritto: «Allora tutta la raunanza dei figliuoli d’Israele si partì dalla presenza di Mosè; e tutti quelli che il loro cuore spingeva e tutti quelli che il loro spirito rendea volenterosi, vennero a portare l’offerta all’Eterno per l’opera della tenda di convegno, per tutto il suo servizio e per i paramenti sacri. Vennero uomini e donne; quanti erano di cuor volenteroso portarono fermagli, orecchini, anelli da sigillare e braccialetti, ogni sorta di gioielli d’oro, ognuno portò qualche offerta d’oro all’Eterno e chiunque aveva delle stoffe tinte in violaceo, porporino, scarlatto, o lino fino, o pel di capra o pelli di montone, tinte in rosso, o pelli di delfino, portava ogni cosa. Chiunque prelevò un’offerta d’argento e di rame, portò l’offerta consacrata all’Eterno; e chiunque aveva del legno d’acacia per qualunque lavoro destinato al servizio, lo portò. E tutte le donne abili filarono con le proprie mani e portarono i loro filati in colore violaceo, porporino e del lino fino. E tutte le donne che il cuore spinse ad usare la loro abilità filarono del pel di capra. E i capi del popolo portarono pietre di onice e pietre da incastonare per l’efod e per il pettorale, aromi e olio per il candelabro, per l’olio di unzione e per il profumo fragrante. Tutti i figliuoli di Israele, uomini e donne, che il cuore mosse volonterosamente a portare il necessario per tutta l’opera che l’Eterno aveva ordinato per mezzo di Mosè, recarono all’Eterno delle offerte volontarie» (versetti 20-29). E ancora: «Allora tutti gli uomini abili che erano occupati a tutti i lavori del santuario, lasciato ognuno il lavoro che faceva, vennero a dire a Mosè: Il popolo porta molto più di quel che bisogna per eseguire i lavori che l’Eterno ha comandato di fare... poiché la roba già pronta bastava a fare tutto il lavoro, e ve n’era d’avanzo» (36:4-7).

Che splendido quadro di devozione per l’opera del santuario! Nessuno sforzo, nessun incitamento era necessario per indurre il popolo a dare. «Tutti quelli che il loro cuore spingeva». Era il vero mezzo; le acque della devozione volontaria scorrevano dall’interno. «I capi», «gli uomini» e «le donne», tutti sentivano che era un dolce privilegio dare a l’Eterno, non con un cuore stretto o con mano avara, ma liberalmente, tanto che ve ne fosse d’avanzo.

Poi, quanto all’obbedienza implicita del popolo, è scritto: «I figliuoli d’Israele eseguirono tutto il lavoro secondo che l’Eterno aveva ordinato a Mosè. E Mosè vide tutto il lavoro; ed ecco, essi l’avevano eseguito come l’Eterno aveva ordinato; l’avevano eseguito a quel modo. E Mosè li benedisse» (39:42-43). L’Eterno aveva dato istruzioni minuziosissime per tutta l’opera del tabernacolo: ogni piuolo, ogni basamento, ogni legaccio, ogni anello, erano esattamente determinati. Le risorse dell’uomo, la sua ragione o il suo buon senso non avevano nulla da fare. L’Eterno non dava all’uomo uno schizzo da completare. Non lasciava alcun margine nel quale l’uomo potesse far entrare la propria fantasia, «e vedi di fare ogni cosa secondo il modello che t’è stato mostrato sul monte» (Esodo 25:40; 26:30; Ebrei 8:5). Quest’ordine non lasciava alle invenzioni umane alcun posto. Se fosse stato permesso all’uomo di fare anche solo un piuolo, questo piuolo, sarebbe stato, certamente, fuori posto a giudizio di Dio. Abbiamo visto cos’ha prodotto il cesello dell’uomo al capitolo 32; nel tabernacolo, sia benedetto Dio, l’uomo non ha niente a che fare. Gli Israeliti fecero in questa circostanza né più né meno di quello che era stato loro ordinato; è questa una salutare lezione per la Chiesa professante! Ci sono molte cose nella storia degli Israeliti che dovremmo seriamente cercare di evitare: i loro mormorii impazienti e la loro idolatria; ma dovremmo imitare la loro devozione e la loro ubbidienza. Possa dunque la nostra devozione essere più completa, e la nostra ubbidienza più implicita! Possiamo affermare con certezza che se ogni cosa non fosse stata fatta «secondo il modello che era stato mostrato sul monte» non potremmo leggere, alla fine ciel libro, che «la nuvola coprì la tenda di convegno e la gloria dell’Eterno riempì il tabernacolo. E Mosè non poté entrare nella tenda di convegno perché la nuvola vi s’era posata sopra, e la gloria dell’Eterno riempiva il tabernacolo» (40:34-35). Il tabernacolo era, sotto tutti gli aspetti, secondo il modello divino e, per conseguenza, poteva essere riempito della gloria divina.

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Vi sono qui dei preziosi insegnamenti. Siamo purtroppo propensi a pensare che la Parola di Dio non sia sufficiente ai piccoli particolari che hanno rapporto col culto e col servizio di Dio. È un grande errore, sorgente di sbagli e sviamenti nella chiesa professante. La parola di Dio basta a tutto sia per ciò che concerne la salvezza personale e la condotta individuale, sia per ciò che concerne l’ordine e il governo dell’assemblea; poiché leggiamo che «ogni scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appiena fornito per ogni opera buona» (2 Timoteo 3:16-17). Se la Parola di Dio rende un uomo perfettamente compiuto per ogni opera buona, ne deriva che tutto ciò che non si trova nelle sue pagine non può essere un’opera buona (Efesini 2:10). Ricordiamoci inoltre che la gloria divina non può associarsi a qualcosa che non sia il modello divino.

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