CRISTIANI   Nelle mani del Padre

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unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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La seconda epistola di Paolo a Timoteo

Ultimo Aggiornamento: 22/04/2011 17:46
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22/04/2011 17:27
 
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1.3 Il ministero di Paolo e Timoteo legato al consiglio di Dio. Ma ci sono sofferenze nel ministero

Vers. 6. — «Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il carisma di Dio che è in te mediante l'imposizione delle mie mani».

È in virtù della «fede sincera» che è in lui che l'apostolo esorta Timoteo a ravvivare il dono della grazia che egli possiede, vale a dire a non lasciarlo spegnere. Un dono può spegnersi per mancanza di uso. Il dono di Timoteo aveva per scopo l'esposizione della Parola, l'esortazione, l'insegnamento (1 Timoteo 4:13); gli era stato conferito per combattere gli insegnamenti satanici che cominciavano a introdursi nella Chiesa (1 Timoteo 4:1). Aveva altri aspetti, senza dubbio, ma tutto sommato, corrispondeva a quello di pastore e di dottore di Efesini 4:11. Al capitolo 4:14 della prima epistola, Timoteo è esortato a «non trascurarlo»; e poteva capitare, per una certa timidezza di carattere che lo avrebbe indotto a cedere dinanzi a coloro che avrebbero approfittato della sua giovinezza per disprezzarlo e far valere sé stessi.

Dobbiamo ritenere molto prezioso un dono che Dio ci ha dato, sempre badando bene a non esaltare noi stessi. Una vera umiltà caratterizzerà colui che si rende conto che il suo dono proviene unicamente da Dio. L'umiltà di Timoteo lo induceva a trascurare il dono piuttosto che a farsene vanto; anche questo costituisce un pericolo. Così, può trovarsi da un lato l'orgoglio della carne che si attribuisce il dono, dall'altro un certo timore carnale che impedisce di farlo valere, e di esercitarlo, poiché la sfiducia in se stessi e l'eccessiva timidezza sono ancora «l'io». Stimarci meno di niente, delle nullità, ci potrebbe indurre a stimare il dono poca cosa, invece di stimarlo molto, come tutto ciò che viene da Cristo.

Timoteo, però, correva un altro rischio. Dinanzi al triste stato della Chiesa, al disprezzo a cui era esposto l'apostolo Paolo, al poco risultato che avevano avuto le sue esortazioni e i suoi insegnamenti, al male che andava aumentando al punto che i servitori del Signore erano attaccati ed esposti all'obbrobrio, poteva sembrare che l'esercizio di un dono fosse ormai inutile. Per questi motivi, ecco l'esortazione dell'apostolo a ravvivarlo.

Quali che siano le circostanze, la nostra responsabilità verso ciò che Dio ci ha affidato rimane piena e totale, e dobbiamo assolvere il nostro compito guardando attentamente a Lui senza tener conto dello stato di rovina della Chiesa e della testimonianza. Se si tratta dell'insegnamento, insegniamo; se si tratta delle cure del gregge, esercitiamo il pastorato senza preoccuparci del numero grande o esiguo delle pecore. Lo spirito di timidità (v. 7) non è lo Spirito Santo, ma è semplicemente la carne; ed è pericoloso, anche se meno dalla fiducia in sé stessi. Esso paralizza la nostra energia spirituale, mentre la fiducia in sé sostituisce l'energia della carne a quella dello Spirito di Dio.


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