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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

💝

 

 
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Qual`e` il nome di Dio?

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2012 05:52
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31/10/2011 09:53
 
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Che vocali appartengono ..............?
Che vocali originalmente appartengono alle lettere JHVH?

Qual`e` il nome di Dio usato freguentemente nelle Sacre Scritture del Vecchio Testamento?

Il piu` degli studenti ritengono che JHVH,piu` accurato YHVH e` il terzo tempo imperfetto maschile singolare delle radici HVH.

Se questo e` vero,la pronuncia corretta del nome Divino e` YAHVEH o forse YAHAVEH. Ma il fatto della verita`del contenuto e`che la vocalizzazione di JHVH O YHVH e` ancora sconosciuta. ( WEB )


Quello che io voglio domandare a questo punto......se il nome JHVH ha speciale importanza per i cristiani d` oggigiorno.
Se si,......perche` i scrittori del Nuovo Testamento non l`hanno impiegato per nostro beneficio? [SM=g14584]
[Modificato da Rialtina 31/10/2011 09:57]

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20/11/2011 09:10
 
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La lettura della Bibbia deve essere fatta tutta in chiave Cristocentrica (Luca 24:27 - Giovanni 5:39)

[Modificato da @New 20/11/2011 09:14]

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14/12/2011 07:09
 
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Re:
@New, 11/20/2011 9:10 AM:

La lettura della Bibbia deve essere fatta tutta in chiave Cristocentrica (Luca 24:27 - Giovanni 5:39)

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La mia domanda era che se per un cristiano il nome di Dio e` importante per la salvezza perche` non e` semplicemente e comprensibilmente spiegato nel Nuovo Testamento,questo andrebbe a beneficio di ogni cristiano nel rivolgere le preghiere direttamente al Sovrano Creatore. Questo a me dice che ....per Dio questo non e` stato necessario di includerlo come piu` importante nel rivolgersi a Lui. Gesu` e` il figlio, non e` Dio!
Comunque grazie della risposta.... [SM=g7426]

[Modificato da Rialtina 14/12/2011 07:13]

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16/12/2011 17:51
 
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Rialtina, per caso sei una Testimone di Geova?

Dire che Gesù non è Dio è una concezione proprio dei TdG
[Modificato da Stella.. 16/12/2011 17:51]

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17/12/2011 09:31
 
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Re:
Stella.., 12/16/2011 5:51 PM:

Rialtina, per caso sei una Testimone di Geova?

Dire che Gesù non è Dio è una concezione proprio dei TdG




Cara Stella,Non sono una tdg,ma leggo molto le Sacre Scritture ,e le Sacre Scritture dicono chiaramente che Gesu` e` il figlio di Dio.
Se i tdg hanno questa concezione sono d`accordo con loro. Nemmeno ovviamente sono d`accordo con la trinita`,che non viene mai menzionata nelle Sacre Scritture e quindi io vedo in questo una speculazione su cio` che riguarda quello scritto e dichiarato da Dio stesso e cio` che viene dichiarato dagli uomini. Non credo che io sia l`unica a non credere a cio` che ho gia`elencato sopra,e non credo che siano solo i tdg a crederci o che sia una loro esclusiva concezione. Sono.... e mi dichiaro cristiana al 100%,pero` nel lasciare la chiesa cattolica,scusa se te lo dico.....,non vedo molta differenza per cio` che riguarda il credo evangelico che continua a celebrare il natale,e portano la croce al petto come segno cristiano il che non mi sembra sia stato richiesto da Cristo da fare. Da Gesu` e` stato chiesto amore come distintivo esclusivo dei veri cristiani.
MI piace leggere il vostro forum perche` ci sono veri cristiani che amano Gesu` il figlio di Dio e fanno del loro credo un senso di vita e pace all`umanita`. Puoi star tranquilla che a me i tdg piaciono tanto quanto a te.
Saluti cristiani in nome di Gesu` il nostro salvatore. [SM=g14584]



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17/12/2011 17:42
 
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Giovanni 20
27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».
28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».


Giovanni 10,38

ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre».

Giovanni 1,1

In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.

Cara sorella Rialtina, leggi sempre la Bibbia, ma ti prego studiala bene.


[Modificato da Maria- 17/12/2011 17:48]

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27/12/2011 07:08
 
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Re:
Maria-, 12/17/2011 5:42 PM:

<font size="4"><strong>Giovanni 20<br />27 Poi disse a Tommaso: &laquo;Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere pi&ugrave; incredulo ma credente!&raquo;. <br />28 Rispose Tommaso: &laquo;<font color="#ff0000">Mio Signore e mio Dio!&raquo;.</font> <br />29 Ges&ugrave; gli disse: &laquo;Perch&eacute; mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!&raquo;.<br /><br /><br /></strong><h3>Giovanni 10,38</h3><strong> </strong><p><strong>ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perch&eacute; sappiate e conosciate che il Padre &egrave; in me e io nel Padre&raquo;.<br /><br /></strong></p><h3>Giovanni 1,1</h3><p><strong> </strong></p><p><strong>In principio era il Verbo,<br />il Verbo era presso Dio<br />e il Verbo era Dio.<br /></strong></p><p><font size="5">Cara sorella Rialtina, leggi sempre la Bibbia, ma ti prego studiala bene. </font></p><br /></font>





Giovanni 13:26 " Se uno mi serve,mi segua,e la` dove sono io sara` anche il mio servo;se uno mi serve,il Padre l`onorera`. 27 Ora l`animo mio e` turbato;e che diro`? Padre salvami da quest`ora? Ma e` per questo che son venuto incontro a quest`ora. 28 Padre,glorifica il tuo nome! " Allora venne una voce dal cielo " l`ho glorificato e lo glorifichero` di nuovo".

12:44 " Ma Gesu` esclamo` ad alta voce : " Chi crede in me, non crede in me,ma in colui che mi ha mandato;e chi vede me,vede colui che mi ha mandato."

49 Perche` io non ho parlato di mio;ma il Padre,che mi ha mandato,mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare;e so che il suo comandamento e` vita eterna. Le cose dunque che io dico,le dico cosi` come il Padre me le ha dette."

14:1 " Il vostro cuore non sia turbato;credete in Dio e credete anche in me ! 12 In verita`, verita` vi dico che chi crede in me fara` anch`egli le opere che faccio io,e ne fara` di maggiori,perche`,perche` io me ne vado al Padre;e quello che chiederete nel mio nome lo faro`,affinche` il Padre sia glorificato nel figlio.

20 " In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio,e voi in me e io in voi." 21 " Chi ha i miei comandamenti e li osserva,quello mi ama;e chi mi ama sara` amato dal Padre mio ,e io lo amero` e mi manifestero` a lui ".



Grazie Maria.......con gioia nella Parola di Dio,mi dedichero`alla ricerca con entusiasmo,sempre volendo apprendere piu` profondamente e con umilta` il grandissimo valore inestimabile che Dio concede a chi lo cerca con amore,dedicazione ,e fedelta`,nei suoi insegnamenti per nostro beneficio. [SM=g14584]
[Modificato da Rialtina 27/12/2011 07:13]

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07/01/2012 20:19
 
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LA TRINITA’



Come sappiamo dunque, la Divinità è composta da Dio Padre, dal suo Figliuolo Gesù Cristo, e dallo Spirito Santo. Questa dottrina viene comunemente denominata la dottrina della Trinità ed è una dottrina molto importante che nel passato fu attaccata ed è tuttora attaccata da molte sètte, e possiamo dire è alla base della nostra fede. Prima di passare a dimostrare la Trinità con le Scritture c’è da dire qualche parola su questo termine non presente nelle sacre Scritture. Il termine Trinità deriva dal latino Trinitas che significa "l’unione di tre", una parola coniata da Tertulliano di Cartagine (uno dei cosiddetti padri della Chiesa), alla fine del secondo secolo dopo Cristo, per illustrare il concetto che la Divinità è composta da Tre persone divine, ossia il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo. Il fatto dunque che la parola Trinità non sia presente nelle Scritture è relativo, perché vedremo meglio fra poco il concetto di un Dio trino è abbondantemente presente nelle Scritture. Per fare un paragone con il nome di un’altra dottrina biblica non presente (il nome) nella Bibbia è come dire che nella Bibbia quantunque non sia presente l’espressione ‘l’immortalità dell’anima’ vi è chiaramente presente il concetto dell’immortalità dell’anima. E così nella Bibbia quantunque non ci sia la parola Trinità c’è il concetto della Trinità.

Passi della Scrittura attestanti il concetto della Trinità

Ÿ "Allora Gesù dalla Galilea si recò al Giordano da Giovanni per esser da lui battezzato. Ma questi vi si opponeva dicendo: Son io che ho bisogno d’esser battezzato da te, e tu vieni a me? Ma Gesù gli rispose: Lascia fare per ora; poiché conviene che noi adempiamo così ogni giustizia. Allora Giovanni lo lasciò fare. E Gesù, tosto che fu battezzato, salì fuor dell’acqua; ed ecco i cieli s’apersero, ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venir sopra lui. Ed ecco una voce dai cieli che disse: Questo é il mio diletto Figliuolo nel quale mi son compiaciuto" (Matt. 3:13-17). In questo evento che si verificò al Giordano vediamo il Padre che parlò dal cielo, il Figliuolo che era sulla terra che fu battezzato da Giovanni, e lo Spirito Santo che discese su lui in forma corporea a guisa di colomba.

Ÿ Gesù disse ai suoi discepoli: "Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti, io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché stia con voi in perpetuo, lo Spirito della verità..." (Giov. 14:16-17). Gesù, mentre era ancora sulla terra con i suoi discepoli, era il Consolatore che Dio aveva mandato per consolare quelli che facevano cordoglio, ma siccome Egli doveva tornare al Padre che lo aveva mandato, pregò il Padre di dare ai suoi discepoli un altro Consolatore, appunto lo Spirito Santo il quale sarebbe rimasto con loro per sempre. Il Padre quindi, supplicato dal suo Figliuolo, ha mandato lo Spirito della verità per supplire alle necessità che si vennero a creare con la dipartenza del suo Figliuolo. Il concetto della trinità è evidente nelle parole di Gesù.

Ÿ Gesù, prima di essere assunto in cielo, disse ai suoi discepoli: "Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo...." (Matt. 28:19). Il battesimo in acqua, che ricordiamo non purifica dai peccati perché è la richiesta di una buona coscienza fatta a Dio, deve essere ministrato nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Il Signore non avrebbe mai comandato una simile cosa se Lui, il Padre e lo Spirito Santo non fossero stati uno.

Ÿ Paolo dice ai Romani: "E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, Colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi" (Rom. 8:11). In queste parole troviamo Dio Padre che ha risuscitato Gesù; il Figliuolo che é stato da Lui risuscitato; e lo Spirito Santo che Egli ha mandato nei nostri cuori.

Ÿ Paolo, al termine di una delle sue epistole ai Corinzi, scrisse: "La grazia del Signor Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (2 Cor. 13:13). Anche qui le tre persone sono nominate distintamente, ma benché ciò sono una stessa cosa.

Ÿ Paolo agli Efesini dice: "V’è... un unico Spirito...V’è un solo Signore... un Dio unico e Padre di tutti, che é sopra tutti, fra tutti ed in tutti" (Ef. 4:4,5,6). Anche da queste parole comprendiamo come le tre persone divine di cui é composta la Divinità, sono distinte tra loro ma unite tra loro in perfetta unità.

Ÿ Paolo disse ai Corinzi: "Or vi é diversità di doni, ma v’è un medesimo Spirito. E vi é diversità di ministerî, ma non v’è che un medesimo Signore. E vi é varietà di operazioni, ma non v’è che un medesimo Iddio, il quale opera tutte le cose in tutti" (1 Cor. 12:4-6). Paolo menziona prima lo Spirito, poi il Signore Gesù Cristo e poi Dio. Anche queste sue parole fanno capire come queste tre persone divine, benché distinte l’una dall’altra, sono uno stesso Dio.

Ÿ La Scrittura condanna le tre bestemmie indirizzate a tutte e tre le persone della Divinità. Chi bestemmia il nome di Dio si rende colpevole di un peccato perché é scritto: "Non bestemmierai contro Dio" (Es. 22:28); anche chi bestemmia contro il Figliuol dell’uomo e contro lo Spirito Santo si rende colpevole di un peccato. Ma il fatto é che mentre coloro che bestemmiano contro Dio e contro il Figliuol dell’uomo possono essere perdonati, chi bestemmia contro lo Spirito Santo non può ottenere la remissione del suo peccato, perché Gesù disse: "Ai figliuoli degli uomini saranno rimessi tutti i peccati e qualunque bestemmia avranno proferita; ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha remissione in eterno, ma é colpevole d’un peccato eterno" (Mar. 3:28-29). Queste parole del Signore ci fanno capire come lo Spirito Santo sia una persona divina distinta dal Figliuolo di Dio e dal Padre; per questo noi quando parliamo del Figliuolo non parliamo dello Spirito Santo e viceversa; e perché quando parliamo del Padre non parliamo né del Figliuolo e né dello Spirito Santo, appunto perché i tre sono differenti. Noi non possiamo dire che il Padre del nostro Signore Gesù Cristo é morto sulla croce per i nostri peccati, perché questo non corrisponde al vero, infatti la Scrittura dice che Cristo, il Figlio di Dio, morì sulla croce, e non il Padre. Noi non possiamo dire neppure che lo Spirito Santo sia morto per i nostri peccati perché anche questo non é vero. Noi non possiamo dire neppure che lo Spirito Santo battezza con lo Spirito Santo perché la Scrittura attesta che è Cristo che battezza con lo Spirito Santo e con il fuoco. Però, benché dobbiamo nominare separatamente il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo, e le loro caratteristiche, pure sappiamo che i tre sono una stessa cosa.

La perfetta unità esistente tra il Figlio ed il Padre

Quando Gesù si trovava sulla terra, fece menzione della perfetta unità che vi era tra di lui e il Padre in diverse maniere. Egli disse: "Io ed il Padre siamo uno" (Giov. 10:30); "Nella vostra legge é scritto che la testimonianza di due uomini é verace. Or son io a testimoniar di me stesso, e il Padre che mi ha mandato testimonia pur di me" (Giov. 8:17-18); "Credetemi che io sono nel Padre e che il Padre é in me" (Giov. 14:11); "Le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa similmente. Poiché il Padre ama il Figliuolo, e gli mostra tutto quello che Egli fa; e gli mostrerà delle opere maggiori di queste, affinché ne restiate meravigliati. Difatti, come il Padre risuscita i morti e li vivifica, così anche il Figliuolo vivifica chi vuole. Oltre a ciò, il Padre non giudica alcuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figliuolo, affinché tutti onorino il Figliuolo come onorano il Padre" (Giov. 5:19-23); "Perché come il Padre ha vita in se stesso, così ha dato anche al Figliuolo d’aver vita in se stesso; e gli ha dato autorità di giudicare, perché è il Figliuol dell’uomo" (Giov. 5:26-27); "Chi crede in me, crede non in me, ma in Colui che mi ha mandato; e chi vede me, vede Colui che mi ha mandato" (Giov. 12:44-45); "Se m’aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre" (Giov. 14:7); "Niuno conosce appieno il Figliuolo, se non il Padre; e niuno conosce appieno il Padre, se non il Figliuolo" (Matt. 11:27); "Tutte le cose che ha il Padre, son mie" (Giov. 16:15); "E io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro, e tu in me" (Giov. 17:22-23).

Ÿ Gesù parlò ai Giudei della sua risurrezione in questa maniera: "Disfate questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere" (Giov. 2:19), facendo capire che lui stesso avrebbe risuscitato il suo corpo dopo che esso sarebbe stato ucciso; mentre Pietro disse ai Giudei: "Uccideste il Principe della vita, che Dio ha risuscitato dai morti" (Atti 3:15), facendo chiaramente capire che fu Dio a fare risorgere il corpo di Cristo Gesù.

Ÿ Gesù, quando promise ai suoi discepoli lo Spirito Santo, disse: "Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa" (Giov. 14:26), ed anche: "Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me" (Giov. 15:26), facendo capire chiaramente che lo Spirito Santo sarebbe stato mandato sia dal Padre che dal Figliuolo (rimane il fatto però che lo Spirito Santo procede dal Padre come disse lo stesso Gesù).

Ÿ Gesù disse, parlando delle sue pecore: "Io do loro la vita eterna" (Giov. 10:28), e nella preghiera che rivolse al Padre disse: "Padre, l’ora é venuta; glorifica il tuo Figliuolo, affinché il Figliuolo glorifichi te, poiché gli hai data potestà sopra ogni carne, onde egli dia vita eterna a tutti quelli che tu gli hai dato" (Giov. 17:1-2), facendo chiaramente capire che chi dona la vita eterna é lui. Paolo invece dice ai Romani: "Il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rom. 6:23), e Giovanni dice: "Iddio ci ha data la vita eterna" (1 Giov. 5:11), facendo ambedue capire chiaramente che è Dio a dare la vita eterna. Possiamo dunque dire che la vita eterna la dà sia il Padre che il Figliuolo.

Ÿ Gesù disse: "Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figliuolo e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno" (Giov. 6:40). Gesù qui ha detto che sarà lui a risuscitare noi che abbiamo creduto in lui. Ma è altresì scritto che sarà Dio a risuscitarci infatti Paolo ai Corinzi disse: "E Dio, come ha risuscitato il Signore, così risusciterà anche noi mediante la sua potenza" (1 Cor. 6:14).

Ÿ Paolo dice ai Romani: "... fra i quali Gentili siete voi pure, chiamati da Gesù Cristo.." (Rom. 1:6). Quindi colui che ci ha chiamati è Cristo. Ma sempre Paolo dice più avanti in questa epistola che quelli che Dio ha preconosciuti "li ha pure predestinati ad esser conformi all’immagine del suo Figliuolo, ond’egli sia il primogenito fra molti fratelli; e quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati..." (Rom. 8:29-30). Quindi noi siamo stati chiamati da Dio e da Cristo Gesù.

Ÿ Paolo dice a Timoteo: "Io rendo grazie a colui che mi ha reso forte, a Cristo Gesù, nostro Signore, dell’avermi egli reputato degno della sua fiducia, ponendo al ministerio me..." (1 Tim. 1:12). Questo significa che Paolo fu approvato da Cristo che lo stimò degno della sua fiducia affidandogli il ministerio della Parola. Lo stesso apostolo dice ai Tessalonicesi: "... siccome siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare l’Evangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori" (1 Tess. 2:4). Quindi lui era stato approvato da Dio e da Cristo Gesù.

Ÿ Paolo disse agli anziani di Efeso: "Ma io non fo alcun conto della vita, quasi mi fosse cara, pur di compiere il mio corso e il ministerio che ho ricevuto dal Signor Gesù..." (Atti 20:24). Quindi fu Cristo a stabilirlo ministro del Vangelo, e questo lo confermò anche a Timoteo quando gli disse che lui rendeva grazie a Cristo che lo aveva reputato degno della sua fiducia ponendo al ministerio lui che prima era stato un bestemmiatore, un persecutore e un oltraggiatore (1 Tim. 1:12-13). Ma ai Colossesi Paolo dice che fu Dio a dargli il ministerio: ‘... io sono stato fatto ministro, secondo l’ufficio datomi da Dio per voi di annunziare nella sua pienezza la parola di Dio" (Col. 1:25).

I Tre operano di comune accordo

Ÿ L’uomo fu creato dal Padre, dal Figliuolo e dallo Spirito Santo.

Nel libro della Genesi, a riguardo della creazione dell’uomo, troviamo scritto: "Poi Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza..." (Gen. 1:26). Queste parole mostrano come Dio, quando parlò, usò il verbo al plurale e non al singolare infatti egli non disse: ‘Farò’, ma: "Facciamo". Con chi parlò? Con gli angeli forse? No, perché essi sono delle creature. Egli parlò con la Parola che era con Lui, e con lo Spirito eterno che era altresì con Lui.

Ÿ Dio, la Parola e lo Spirito Santo ci hanno formato nel seno di nostra madre.

Davide dice a Dio: "Poiché sei tu che hai formato le mie reni, che m’hai intessuto nel seno di mia madre...." (Sal. 139:13). Elihu disse a Giobbe: "Lo Spirito di Dio mi ha creato..." (Giob. 33:4). Giovanni dice che "ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei" (Giov. 1:3) riferendosi alla Parola di Dio; e quindi noi siamo stati formati dalla Parola di Dio nel seno di nostra madre.

Ÿ L’apostolo Paolo fu mandato a predicare da Dio Padre, dal Figliuolo e dallo Spirito Santo.

A Tito, l’apostolo Paolo dice: "Paolo, servitore di Dio e apostolo di Gesù Cristo per la fede degli eletti di Dio e la conoscenza della verità che é secondo pietà, nella speranza della vita eterna la quale Iddio, che non può mentire, promise avanti i secoli, manifestando poi nei suoi proprî tempi la sua parola mediante la predicazione che é stata a me affidata per mandato di Dio, nostro Salvatore..." (Tito 1:1-3), facendo intendere che egli fu mandato a predicare da Dio Padre. Ai Corinzi lo stesso apostolo dice: "Cristo non mi ha mandato a battezzare ma ad evangelizzare..." (1 Cor. 1:17), facendo capire che lui fu mandato a predicare ai Gentili dal Figliuolo di Dio. Se poi a questi passi si aggiunge quello che dice: "Essi [Barnaba e Saulo] dunque, mandati dallo Spirito Santo, scesero a Seleucia, e di là navigarono verso Cipro" (Atti 13:4) allora noteremo come furono tutti e tre, cioè il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo, che di comune accordo mandarono Paolo a predicare l’Evangelo ai Gentili.

Ÿ Per ciò che concerne la nostra salvezza dobbiamo dire che i tre, cioè il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo, hanno operato assieme in perfetta collaborazione.

Il Padre ha mandato lo Spirito Santo secondo che è scritto: ".. lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome..." (Giov. 14:26), il quale ci ha convinti quanto al peccato, alla giustizia ed al giudizio secondo che é scritto: "E quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia, e al giudizio" (Giov. 16:8); poi Egli ci ha attratti al Figliuolo secondo che disse Gesù: "Niuno può venire a me se non che il Padre, il quale mi ha mandato, lo attiri" (Giov. 6:44), ed anche: "Tutto quel che il Padre mi dà, verrà a me" (Giov. 6:37); ed il Figliuolo ci ha salvati dai nostri peccati secondo che é scritto: "Cristo ci ha affrancati perché fossimo liberi" (Gal. 5:1).

Ÿ Il processo di trasformazione all’immagine del Figliuolo di Dio che é cominciato in noi e che sta tuttora proseguendo è compiuto da tutte e tre le persone della Deità, nessuna esclusa.

Paolo ai Filippesi dice: "Dio è quel che opera in voi il volere e l’operare, per la sua benevolenza" (Fil. 2:13). Ai Corinzi egli dice: "Cristo che verso voi non é debole, ma é potente in voi" (2 Cor. 13:3), e sempre ai Corinzi dice: "E noi tutti, contemplando a faccia scoperta, come in uno specchio, la gloria del Signore, siam trasformati nella stessa immagine, di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore" (2 Cor. 3:18 Diod.).

Ÿ L’opera di santificazione è compiuta da Dio Padre, dal Figliuolo e dallo Spirito Santo.

Le seguenti Scritture lo confermano: Paolo dice ai Tessalonicesi: "Or l’Iddio della pace vi santifichi Egli stesso completamente..." (1 Tess. 5:23). Lo scrittore agli Ebrei afferma: "Poiché e colui che santifica [Cristo] e quelli che son santificati, provengon tutti da uno..." (Ebr. 2:11). Pietro dice nella sua epistola che noi siamo stati "eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito..." (1 Piet. 1:2).

Ÿ Per ciò che concerne la guida dobbiamo dire che siamo guidati da Dio, dal suo Cristo e dallo Spirito Santo.

Nei Salmi è scritto di Dio : "Poiché questo Dio è il nostro Dio in sempiterno; egli sarà la nostra guida fino alla morte" (Sal. 48:14). In Matteo, Gesù dice: "E non vi fate chiamar guide, perché una sola è la vostra guida, il Cristo" (Matt. 23:10). In Giovanni é scritto: "Ma quando sia venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità" (Giov. 16:13).

I Tre sono Uno e dimorano in noi

Ora vediamo delle Scritture dalle quali si comprende che in noi figliuoli di Dio dimorano sia il Padre che il Figliuolo che lo Spirito Santo.

Ÿ La Parola attesta che Dio il Padre dimora in noi con queste parole.

Gesù disse: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui" (Giov. 14:23).

Giovanni dice: "Chi confessa che Gesù é il Figliuol di Dio, Iddio dimora in lui, ed egli in Dio" (1 Giov. 4:15). Paolo dice: "Poiché noi siamo il tempio dell’Iddio vivente, come disse Iddio: Io abiterò in mezzo a loro e camminerò fra loro..." (2 Cor. 6:16).

Ÿ La Parola attesta che Gesù Cristo, il Figlio di Dio dimora in noi in queste maniere.

Gesù disse: "Dimorate in me, e io dimorerò in voi... Colui che dimora in me e nel quale io dimoro porta molto frutto..." (Giov. 15:4,5). Paolo dice agli Efesini: "Io piego le ginocchia dinanzi al Padre,... perch’Egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, d’esser potentemente fortificati mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori..." (Ef. 3:14-17). Ai Colossesi, lo stesso apostolo dice: "Ai quali [ai santi] Iddio ha voluto far conoscere qual sia la ricchezza della gloria di questo mistero fra i Gentili, che é Cristo in voi, speranza della gloria" (Col. 1:27). Ai Galati: "Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma é Cristo che vive in me.." (Gal. 2:20). Ai Romani: "E se Cristo é in voi, ben é il corpo morto a cagion del peccato..." (Rom. 8:10). Ai Corinzi: "Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede; Non riconoscete voi medesimi che Gesù Cristo é in voi?" (2 Cor. 13:5).

Ÿ La Parola attesta nelle seguenti maniere che lo Spirito Santo dimora in noi.

Gesù disse: "Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi" (Giov. 14:17). Paolo dice ai Romani: "Or voi non siete nella carne ma nello spirito, se pur lo Spirito di Dio abita in voi; ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non é di lui" (Rom. 8:9). Ai Corinzi egli dice: "Non sapete voi che il vostro corpo é il tempio dello Spirito Santo che é in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?" (1 Cor. 6:19). Ai Galati: "E perché siete figliuoli, Dio ha mandato lo Spirito del suo Figliuolo nei nostri cuori, che grida: Abba, Padre" (Gal. 4:6). A Timoteo: "Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi" (2 Tim. 1:14). Giacomo dice: "Ovvero pensate voi che la Scrittura dichiari invano che lo Spirito ch’Egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia?" (Giac. 4:5).

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07/01/2012 20:20
 
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I NOMI DI DIO




Com'è Dio? Uno studio dei nomi di Dio può aiutarci a rispondere a tale domanda. Nella Bibbia spesso un nome indica il carattere o il compito di una persona. Il carattere e il ministero del Messia che doveva venire, furono descritti con i nomi Emmanuele, Meraviglioso, Consolatore, Dio Onnipotente, Padre Eterno, Principe di Pace (Isaia 7:14; 9:6). Sulla base della sua relazione d'alleanza con Dio, Abramo ('padre esaltato') fu cambiato in Abraamo ('padre di una moltitudine'). Giacobbe ('soppiantatore') divenne Israele ('egli persevera con Dio'), dopo il suo incontro con Dio presso il fiume Iabboc (Genesi 32:28). Il cambiamento del nome di Simone in Pietro, segnò il suo nuovo carattere come "uomo di pietra" (Giovanni 1:42).

Nella Scrittura compaiono diversi nomi per indicare Dio. I nomi che identificano Dio, non gli furono semplicemente attribuiti dal suo popolo. Essi furono divinamente rivelati. I suoi nomi incorporano aspetti della sua autorivelazione. Ognuno dei nomi rende manifesti certi aspetti del carattere e della potenza di Dio, ma nessuno di essi da solo è adeguato ad esprimere la grandezza di Dio. Se i cieli non possono contenerlo, come può un solo nome descriverlo?

In certe parti della Scrittura il nome di Dio è protetto dal comandamento "Non userai il nome dell'Eterno il tuo Dio invano" (Esodo 20:7 ). Ciò vieta l'uso improprio dei nomi di Dio. Dio deve essere rispettato e riverito, e così anche i suoi nomi, poichè essi rivelano il suo carattere.

I Pentecostali credono che i nomi di Dio nel Vecchio Testamento trovino il loro complemento e compimento nella persona e nell' opera di Gesù Cristo, che è lo splendore della gloria di Dio, "l'impronta della sua essenza" (Ebrei 1:3) e in cui "abita corporalmente tutta la pienezza della Deità" (Colossesi 2: 9). Esaminiamo i nomi con i quali Dio ha rivelato se stesso.




JEHOVAH (JAHWEH)


Il termine è, naturalmente, un nome molto comune di Dio nel Vecchio Testamento. Jehovah (o Eterno/SIGNORE) ricorre 6823 volte nel Vecchio Testamento ed è un nome interamente personale. Per mezzo di tale nome, Dio si fece conoscere ad Israele, il suo popolo, e fece loro comprendere la possibilità di conoscerlo come persona.


Significato del nome


Come traslitterazione dall' ebraico veterotestamentario le quattro lettere YHWH, quando sono integrate da vocali, diventano Jahweh (Jehovah}. Per i Giudei, Jehovah era il più sacro dei nomi di Dio. Letteralmente significa "Egli il Quale è", perché Dio è l' essenza di tutto l' essere. Così, quando leggiamo il nome Jehovah, nella Bibbia, dobbiamo pensare all' essere, all' esistenza, alla vita. Dio esiste come nessun altro essere esiste. Egli è eternamente auto- esistente ed è la fonte di tutta la vita. Quando Dio parlò con Mosè al pruno ardente, egli definì il nome Jehovah. Questo nome rivelato fu spiegato con la ben nota frase "lo sono colui che sono" (Esodo 3:14). L'Io sono che parlò a Mosè al pruno ardente, non era un nuovo Dio, ma il Dio vivente che era stato adorato da Abraamo, Isacco e Giacobbe e che disse: "Questo [Jehovah] è il mio nome per sempre" (v. 15). Egli è colui che promise di essere col suo popolo e di liberarlo dalla schiavitù (vv. 16-22).


Importanza del nome


Il nome Jehovah era legato strettamente all' esperienza spirituale d' Israele e fu un mezzo di rivelazione speciale. Durante l'Esodo Jehovah rivelò se stesso tramite le sue potenti opere e fece uscire il suo popolo dall'Egitto. Questi atti potenti erano "azioni redentive". Gli Ebrei ebbero una relazione (patto) con Jehovah, che intervenne nella loro vita nel momento di maggior bisogno e liberandoli dalla schiavitù egiziana. Perciò i dieci comandamenti sono introdotti con questa raccomandazione: "lo sono l'Eterno Jehovah l'Iddio tuo, che ti ho tratto dal paese d'Egitto,dalla casa di servitù" (Esodo 20:2 Riv). Vediamo, di nuovo, la sua opera di salvezza col nome di Jehovah in Esodo 33:19. Dio disse a Mosè: "lo farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il nome dell'Eterno Jehovah davanti a te. Farò grazia a chi farò grazia e avrò pietà di chi avrò pietà". Jehovah si fece conoscere da una nazione scelta della razza umana, i Giudei. A loro cominciò a dimostrare il suo desiderio di mostrare misericordia, come pure all'intera razza umana.

I Giudei tennero il nome divino Jehovah in tale rispetto d' aver paura di usarlo in modo errato. Così, quando incontravano questo nome nel Vecchio Testamento, al suo posto leggevano Adonai (Signore). Sebbene ci fosse riluttanza da parte dei Giudei a pronunciare il suo santo nome, Jehovah era inteso come distintamente personale, chi aveva instaurato una relazione col suo popolo. Egli, essere totalmente autoesistente, era interessato ai suoi figli e desiderava avere, allo stesso tempo, comunione con loro.

Il nome Jehovah è presente solo nel Vecchio Testamento, ma abbiamo una forte ragione per credere che Gesù prese il significato del nome Jehovah, specialmente quando usò nei vangeli la forma enfatica "Io sono" (in greco, Ego eimi). Egli disse: "Prima che Abraamo fosse, lo sono" (Giovanni 8:58). Egli, perciò, s'identificava con Jehovah, il quale aveva dichiarato in Esodo 3:14: "lo sono colui che sono". Quando Gesù disse di essere 1'lo sono, i Giudei sapevano che egli si proclamava Dio. Egli dichiarò di essere l’Io sono che perdona il peccato: "Se non crederete che sono io, morrete nei vostri peccati" (Giovanni 8:24). Solo Dio può perdonare il peccato. In Gesù Cristo si compì il significato fondamentale del nome Jehovah. Egli manifestò se stesso come l'unico mezzo di redenzione dal peccato {Atti 4:12).


ELOHIM -UN NOME PER INDICARE DIO


Le prime parole della Bibbia sono: "Nel principio Dio creò ..." (Genesi 1:1), Qui il termine ebraico Dio è Elohim. Comunque, in molte versioni Elohim è frequentemente tradotto con Dio. Il termine Elohim è plurale, significando pluralità di maestà o grandezza. Fu usato il plurale perchè la forma singolare (El) non era adeguata ad esprimere la pienezza di Dio. Il plurale suggerisce la pienezza della Trinità.


Significato del nome


Il modo in cui Elohim è applicato a Dio, lo dipinge come chi ha grande potenza e forza. Egli è il Dio onnipotente, perchè ci viene detto: "L 'Eterno vostro Dio [Elohim] è Dio degli dei e Signore dei signori, il grande Dio, potente e tremendo" (Deuteronomio 10:17), Elohim, col suo grande potere, ha creato l'universo. Elohim parla ed è fatto. Egli porta all' esistenza ciò che non esisteva, fa venire fuori la luce dalle tenebre, e crea la vita a sua immagine. Elohim fece grandi e potenti promesse ad Abraamo e a Giacobbe (Genesi 7:1; 35:11). Elohim fece un patto con Abraamo e siccome non poteva giurare per qualcuno più grande di lui, giurò per se stesso.

Prima della sua morte Giuseppe assicurò al popolo d'Israele che Elohim lo avrebbe liberato dall'Egitto e portato nella terra promessa ad Abraamo, Isacco e Giacobbe (Genesi 50:24), Così Elohim, come un nome di Dio, stabilisce il fatto della sua assoluta forza e potenza. Egli ha dimostrato il suo potere assoluto con i suoi potenti atti, creando e governando l'universo, facendo e mantenendo un patto con i suoi servi che camminano davanti a lui con tutto il loro cuore (I Re 8:23).


Importanza del nome


Come già osservato, l'identificazione di Dio con Elohim suggerisce potenza e autorità. Questa verità è rivelata non solo in tutta la creazione, animata e inanimata, quale opera di Elohim, ma anche nel fatto che egli governa l'intero creato. Oltre a ciò, la potenza suprema di Elohim è vista nel suo iniziare e perpetuare un patto per redimete la creazione. Il significato, però, di Elohim va ben oltre l'idea di un Dio autosufficiente per la sua creazione.

Non è una pura coincidenza che il plurale Elohim sia un nome per "l'unico Dio". Elohim suggerisce diversità e ricchezza nell' esistenza propria di Dio, perche, sebbene Elohim sia plurale, è tuttavia spesso accompagnato da verbi, aggettivi e pronomi al singolare, mostrando che Dio, diverso e ricco nella sua stessa essenza, è uno. Un buon esempio si ha in Deuteronomio (32:39): "Ora vedete che io solo sono Dio e che non vi è altro dio [elohim] accanto a me". Allo stesso tempo, il nome Elohim preparò la via per la successiva rivelazione della Trinità. poiche il plurale indica la pienezza di Dio, Elohim sta anche per Trinità. Era il Dio trino che chiese al profeta Isaia: "Chi andrà per noi?" (6:8). Così la rivelazione neotestamentaria delle tre Persone (Padre, Figlio e Spirito Santo) nell'unico Dio non apparve completamente nuova nel primo secolo. Il nome Elohim lasciava intendere una ricca diversità in Dio e anticipava la rivelazione della santa Trinità. La seconda Persona della Trinità, Gesù Cristo, disse: "Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra" (Matteo 28:18). L' onnipotenza di Elohim divenne visibile nei miracoli e nel potere salvifico di Gesù Cristo e sarà, infine, realizzata nel suo governo sopra tutte le potestà e i principati fino a che tutti i nemici saranno posti sotto i suoi piedi (Efesini 1:20-22; Ebrei 1:13).


ADONAI UN ALTRO TERMINE PER SIGNORE


Finora i nomi di Dio che abbiamo esaminato, sono in relazione alla persona di Dio: Jehovah indica la sua autoesistenza ed Elohim la sua onnipotenza. Tali nomi implicano la nostra responsabilità di ubbidire a Dio. Consideriamo ora un terzo nome, Adonai, con il quale Dio rivendica definitivamente la nostra ubbidienza.


Significato del nome


Essenzialmente Adonai vuoI dire 'Signore'. La forma singolare, adon, è usata solo al maschile ed è generalmente tradotta padrone o signore. In Genesi 24 Eliezer, il servo di Abramo, parla del "mio signore [adon] Abramo" .La forma plurale, Adonai, è riservata come un nome di Dio e dà l' idea della Trinità come già visto per Elohim. Un passo in cui Adonai appare, e suggerisce sorprendentemente che Dio è più di una persona, è il Salmo 110:1, dove Davide dice: "L'Eterno [Jehovah] ha detto al mio Signore [Adon] 'Siedi alla mia destra finche io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi"' (Riv). C'è qua il suggerimento di una seconda persona accanto a Jehovah. E' significativo che Gesù applicò chiaramente le sorprendenti parole del Salmo 110:1 a se stesso (Matteo 22:41-45; Marco 12:35-37; Luca 20:41-44; cfr. Atti 2:34,35). Così, parlando di una sola persona, Davide usa la forma singolare Adon, "Jehovah disse ad Adon" , cioè a Cristo, la seconda persona del Dio trino. Senza dubbio Adonai significa signoria divina, ma il pieno significato di questo nome può essere afferrato solo se consideriamo che Dio è sempre tre in uno e uno in tre. I grandi Tre-in-Uno sono Padre, Figlio e Spirito Santo.


Importanza del nome


Quale Signore, Adonai ha diritto all'ubbidienza e al servizio del suo popolo. Questa relazione può essere vista, quando Dio apparve in visione ad Abraamo. Questi si rivolse a lui chiamandolo Adonai-Jehovah ("Signore, Eterno", Genesi 15:2). Ciò significava che Jehovah era il suo Padrone e che lui era lo schiavo di Jehovah. Lo schiavo, a quei tempi, aveva privilegi e diritti. fra i Giudei un servo salariato non poteva mangiare la Pasqua, perché era considerato un estraneo. Lo schiavo, però, aveva il privilegio di celebrare la Pasqua, perché era un membro della famiglia del suo padrone (Esodo 12:43- i5). Inoltre, aveva il diritto alla protezione e all'aiuto del suo padrone e non era inconsueto un rapporto di affetto tra padrone e schiavo (Deuteronomio 15:12-17; Salmo 123:2). Un padrone umano poteva mostrare amore e provvedere fedelmente al benessere di coloro che lo servivano. Ciò era anche vero con Adonai. Il mandato di Mosè di liberare Israele dalla schiavitù egiziana, è un esempio eccellente di provvidenza divina. In quell' occasione Mosè riconobbe il diritto di Dio sulla sua vita e servizio, quando lo invocò come Adonai. Egli supplicò "Ahimè, Signore [Adonai], io non sono un parlatore" (Esodo 4:10 Riv). Il Signore assicurò Mosè che avrebbe avuto il suo aiuto. Egli non chiese mai ai suoi servi di fare qualcosa senza fornire loro i mezzi per farlo.

Come nell' Antico Testamento, e così nel Nuovo, quale Signore, Dio è colui che dà al suo popolo doni spirituali e l’equipaggia per il servizio. Nel giorno li Pentecoste, Pietro dichiarò che Dio aveva glorificato Gesù crocifisso come Signore. Disse anche che il Signore Gesù aveva equipaggiato i suoi discepoli con la potenza dello Spirito Santo così da poter testimoniare del vangelo (Atti L:8; 2:33-36). Da quel momento l'asceso e trionfante Cristo ha dato doni ai suoi servi, facendoli apostoli, profeti, evangelisti, pastori, dottori, tutto per il 'perfezionamento dei santi in vista dell' opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo" (Efesini 4:12). Avendo questi ed altri ioni dal Signore, Paolo ci esorta ad essere servi fedeli e ad usare i doni con diligenza (Romani 12:6-8).

Le lettere dell'apostolo Paolo abbondano di riferimenti alla signoria di Gesù. Egli considerò tutti i credenti, compreso se stesso, come servi di Cristo. Sembra gioire nell' enfatizzare la signoria di Cristo, definendo se stesso uno schiavo di Cristo. Per lui servo di Cristo era un titolo di onore. Quale servo di Cristo, egli portò sul suo corpo i segni del Signore Gesù (Galati 6:17) e offrì lealtà totale e servizio illimitato al suo Signore. Egli sentì genuinamente che quell'onore gli era stato dato per avere l'opportunità di servire il suo Adonai, il suo Padrone. Egli disse: "Ringrazio Gesù Cristo, nostro Signore, che mi ha reso forte, ritenendomi degno di fiducia, ponendomi al ministero" (1 Timoteo 1:12)


EL SHADDAI


Dio rivelò se stesso, come EI Shaddai, specialmente durante il periodo patriarcale. Questo nome ha una connotazione calda e personale ed indica che Dio vuole aiutare e benedire il suo popolo.


Significato del nome


EI Shaddai significa "Dio Onnipotente" .Potenza e potere sono associati a questo nome, come lo sono al nome Elohim. Mentre Elohim si riferisce a Dio, quale potente Creatore e sostenitore dell'universo, EI Shaddai vede Dio come attivamente coinvolto negli affari del suo popolo, modellando le forze della natura per compiere il suo progetto. Ovviamente, il nome EI Shaddai è formato da due parole: 1) El è tradotto con Dio, e significa potere, potenza, onnipotenza; 2) Shaddai significa forte, potente, onnipotente, autosufficiente. La rivelazione di se stesso come Dio Onnipotente enfatizza la sua autosufficienza. In altre parole, egli può portare a termine i suoi piani e benedire abbondantemente il proprio popolo. Egli è capace di fare infinitamente più di quanto noi chiediamo o pensiamo.


Importanza del nome


Osservando le circostanze nelle quali il nome di El Shaddai fu per la prima volta svelato, abbiamo un'idea del suo significato. L'attività di El Shaddai tra il suo popolo sottolinea due verità:

Primo, El Shaddai controlla il processo della natura e può mettere da parte l' ordinario corso della stessa. Abraamo e Sara furono un buon esempio di ciò Dio promise di fare di Abraamo una grande nazione (Genesi 12:2), ma gli anni passavano e Sara non aveva figli. All' età di novantanove anni sembrava impossibile per Abraamo avere figli. Dio, però, si rivelò come El Shaddai e confermò la promessa (17:1,2). Sebbene Abraamo e Sara fossero avanti negli anni per generare figli, nacque Isacco. Dio onnipotente governa ogni cosa Egli può forzare il processo naturale e andare oltre l' ordinario, cosicché i propositi della sua grazia sono compiuti. Ciò che promette, egli può dare.

Secondo, El Shaddai è il Dio delle benedizioni inesauribili. Egli cambiò i] nome di Abramo (padre esaltato) in Abraamo che significa "padre di una moltitudine" , e gli fece una promessa sbalorditiva: "Ti farò moltiplicare

grandemente, ti farò divenire nazioni e da te usciranno dei re" (Genesi 17:6). Tempo dopo, Isacco benedisse Giacobbe e disse: "Il Dio Onnipotente [El Shaddai] ti benedica, ti renda fecondo e ti moltiplichi in modo che tu diventi un'assemblea di popoli" (28:3). Dio stesso disse a Giacobbe: "10 sono il Dio Onnipotente [El Shaddai], sii fecondo e moltiplicati; una nazione, anzi una moltitudine di nazioni discenderà da te, dei re usciranno dai tuoi lombi" (35:11). In punto di morte, Giacobbe ripete le benedizioni promesse nel nome di El Shaddai (48:3,4) e in quel nome, pronunciò su Giuseppe una cascata di benedizioni di ogni tipo (49:25). Potrebbero essere citati altri esempi, ma vediamo che il nome di Dio onnipotente ci ricorda le sue inesauribili benedizioni. La pienezza e la ricchezza della sua generosità si vedono meglio nell' effusione del suo amore in Gesù Cristo. Così El Shaddai esprime la profonda verità che, colui che è capace di ogni cosa, ha un interesse molto personale per noi e ha manifestato la sua grande potenza per salvarci e benedirci, mandando suo Figlio nel mondo.


JEHOVAH -RAFAH


Dio si rivela come colui che viene incontro ad ogni bisogno che nasce nell' esperienza del suo popolo. Egli li salva, li fortifica, li sostiene, li santifica e li guarisce anche. Questo nome di Dio, Jehovah-Rafah, fu noto nelle prime esperienze d'Israele durante il pellegrinaggio nel deserto (Efesini 15:22-26). Dal Mar Rosso essi camminarono per tre giorni, ma non trovarono acqua da bere. Poi a Mara Dio mostrò agli Israeliti un legno che avrebbe reso bevibili le acque amare di quel luogo. Quando quel legno fu gettato nelle acque amare, queste furono sanate e diventarono dolci. In tal modo Dio provò la loro fede e ubbidienza, e aggiunse che se avessero ubbidito diligentemente, egli non avrebbe mandato loro addosso le malattie che avevano colpito gli Egiziani. Poi concluse: "poiché io sono l'Eterno che ti guarisce", cioè, Jehovah Rafah.


Significato del nome


Il termine Rafah compare molte volte nell' Antico Testamento e significa sempre "riparare, ristorare e guarire".

A volte si riferisce al guarire di malattie o disturbi fisici, ma è anche usato in senso spirituale per parlare di perdono dei peccati e per ottenere di nuovo il favore divino. Così dall' esperienza israelita nel deserto, come descritta in Esodo 15:22-26, venne questo nome confortante di Dio, Jehovah-Rafah, cioè "Jehovah guarisce". AI tempo di Mosè, Jehovah promise al suo popolo che ne sarebbe stato il guaritore a condizione che avessero ubbidito. Comunque, tale promessa non era solo per Israele, ma per i redenti di ogni epoca. Le cose che accaddero a Israele, disse Paolo, furono esempio per noi e "sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche" (I Corinzi 10:11).


Importanza del nome


La malattia, sia fisica sia spirituale, non è imparziale. Disordini fisici e malattie sono in aumento nel mondo. La gente si ammala e ha costantemente bisogno di guarigione per il proprio corpo. E il bisogno di guarigione è ancora più grande nel reame morale e spirituale. I danni del peccato e della corruzione morale hanno imposto un tributo all’umanità. I Pentecostali sono consapevoli della larga diffusione di malattie fisiche e spirituali presenti sulla terra. Allo stesso tempo, essi credono che la preghiera per coloro che soffrono di malattie fisiche e spirituali, sia una parte vitale del ministero della chiesa. Per loro il guaritore delle malattie della carne e dello spirito è Jehovah Rafah. Questi è il Dio che ha operato potenti guarigioni per mezzo di Gesù Cristo, suo Figlio. Dio è Jehovah Rafah.

Primo, egli guarisce dal peccato per mezzo della redenzione dalle sue terribili conseguenze. Il profeta Geremia identificò la fondamentale malattia morale e spirituale, quando affermò che il cuore umano è "insanabilmente maligno" (17:9). Il peccato ha rovinato e corrotto l'umanità. Ha alienato il cuore umano da Dio. Il guaritore della malattia devastante del peccato è Jehovah Rafah. Il salmista lo riconobbe come il guaritore, "Benedici, anima mia, il Signore... Egli perdona tutte le tue colpe" (Salmo 103:2,3).

Nelle Scritture molte volte le malattie e le infermità sono espressioni figurative di malattie spirituali e morali. Tali malattie erano ciò che Geremia aveva in mente, quando diceva: "Ma io medicherò le tue ferite e ti guarirò delle tue piaghe" (30:17). Disse anche: "Tornate, o figli traviati, io vi guarirò dei vostri traviamenti" (3:22). Similmente, Isaia scrisse del giorno in cui l'Eterno "fascerà la ferita del suo popolo e guarirà la piaga fatta con le sue percosse" (Isaia 30:26). Egli predisse la venuta di Cristo, sul quale sarebbe sceso lo Spirito del Signore, "per fasciare coloro che hanno il cuore rotto e per proclamare la libertà a coloro che sono in cattività" (61:1).

Jehovah vuole provvedere la guarigione da ogni male e la salvezza da ogni peccato. La guarigione da tutti i dolori e le infermità, conseguenze del peccato, è nelle mani di Jehovah. Accettare la sua grazia di perdono rende sani e libera dalle malattie del cuore e dello spirito. Così spesso la gente continua a rigettare il potere salvifico di Jehovah. Era quello che Gesù aveva in mente, quando disse: "Eppure non volete venire a me per avere la vita" (Giovanni 5:40).

Secondo, Dio ha guarito e ancora guarisce molti che sono fisicamente malati. l' Antico Testamento ci racconta di varie occasioni in cui il potere di Dio fu manifestato per guarire disturbi fisici. Un esempio notevole fu quello di

Ezechia, che non solo fu guarito da una malattia mortale, ma gli venne anche prolungata la vita di quindici anni (II Re 20:1-7). Quando Miriam divenne lebbrosa, Mosè gridò: "Ti prego guariscila, o Dio, ti prego" (Numeri 12:13). Dio rimosse le piaghe e le pestilenze e guarì non solo Miriam, ma anche Naaman, il generale siriano dalla terribile lebbra (II Re 5:1-14).

Gesù Cristo, durante suo ministero, operò lo stesso tipo di guarigioni miracolose. Egli non solo guarì le anime, perdonando i loro peccati, ma sanò anche da febbri, da lebbra e scacciò i demoni. Egli andava in giro "predicando il vangelo del Regno e guarendo ogni tipo di malattia e sanando ogni infermità tra il popolo" (Matteo 4:23). I suoi miracoli di guarigione stupivano costantemente la gente e testimoniavano della sua identità e missione. Gesù disse: "..., perché le opere che il Padre mi ha date da compiere, quelle stesse opere che faccio, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato" (Giovanni 5:36). Gesù ritornò nella potenza dello Spirito dalla tentazione e stabili il modello del suo intero ministero, citando Isaia 61:1,2: "Lo Spirito del Signore è su di me; per questo egli mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato a bandire liberazione ai prigionieri, ed ai ciechi il recupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a predicare l' anno accettevole del Signore" (Luca 4:18-19).

Gesù Cristo è il grande guaritore sia spirituale sia fisico. Jehovah Rafah ha dimostrato per mezzo di suo Figlio, Gesù Cristo, che può guarire ogni infermità. Ciò che Jehovah fu per Israele a Mara, il Signor Gesù è ora per il popolo di Dio, il Grande Dottore.




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Re: Re:
Rialtina, 14/12/2011 07.09:








I soliti testimoni di geova voi seguite gli insegnamenti di un ragazzino di 16 anni , questa religione nacque per caso da un truffatore che vendeva il grano per miracoloso 60 volte il suo valore , roba da matti che ancora c'è gente che segue questi falsi maestri.

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Re: Re: Re:
Jon Konneri, 1/8/2012 12:58 AM:



I soliti testimoni di geova voi seguite gli insegnamenti di un ragazzino di 16 anni , questa religione nacque per caso da un truffatore che vendeva il grano per miracoloso 60 volte il suo valore , roba da matti che ancora c'è gente che segue questi falsi maestri.





Ci sono cose molto piu` gravi che fanno dei tdg degli impostori. Non significa pero` che la chiesa cattolica sia migliore dei tdg. Da 2000 anni la CC ha fatto della religione un regno di pedofili,assasini e,ha parteggiato con la politica, commercio,e falsa religione.
Veramente .......pensare che i cattolici la seguono da 2000 senza chiedersi chi veramente sono e chi adorano. La truffa dei tdg e` nulla in confronto con tutto cio` che ha fatto la CC da 2000 anni.
Tanto per essere piu` informato della gravita` di queste due religioni dovresti fare piu` ricerca prima di scrivere certe scemenze.
,


27/05/2012 05:49
 
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E VOI CHI DITE CHE IO SIA?
E VOI CHI DITE CHE IO SIA?
SE IL CRISTO FOSSE IL MESSIA, IL PIÙ GRANDE DEGLI INVIATI DI DIO, MA NON FOSSE DIO, SAREBBE COME UN PUNTO SU UNA CIRCONFERENZA. OCCUPEREBBE UN POSTO E UN TEMPO NELLA STORIA, COME OGNI ESSERE STORICO. EVIDENTEMENTE QUESTO LUOGO SAREBBE PARTICOLARMENTE IMPORTANTE NELLA STORIA DEI FIGLI DI ABRAMO E, TRA LORO, DEI CRISTIANI. MA RESTEREBBE SEMPRE UN PUNTO, ANCHE SE È D'ORO E ANCHE SE BRILLASSE COME UN DIAMANTE SE INVECE È DIO NON È PIÙ UN PUNTO MA IL CENTRO DELLA CIRCONFERENZA VI È UNA ENORME DIFFERENZA GEOMETRICAMENTE PARLANDO, TRA UN PUNTO CHE VAGA SULLA CIRCONFERENZA E QUELLO CHE STA AL CENTRO: SOLO DA QUEST 'ULTIMO SI GENERANO TUTTI GLI ALTRI .. (J. GUITTON)
LA RISURREZIONE DI GESÙ
CENTRALITÀ DELL'EVENTO
La risurrezione di Gesù si rivela l'elemento fondante di tutta la fede cristiana. Senza di essa il cristianesimo perde il suo centro vitale
Già Paolo, perfettamente consapevole di ciò, scriveva ai cristiani di Corinto: «Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede» (I Cor 15,14)
« Se Gesù non fosse risorto, egli sarebbe un uomo in più assassinato dall'ingiustizia umana» (1). Forse oggi sarebbe ancora ricordato di lui il suo alto insegnamento morale, ma la sua misera fine in croce continuerebbe a screditare la sua pretesa di essere il Figlio di Dio, considerandola il semplice frutto di una mente esaltata. Ma poiché Dio stesso è intervenuto risuscitandolo dai morti, ecco che la chiesa primitiva ha visto in questo evento straordinario la conferma della sua missione divina. Si comprende allora perché il primo annuncio diffuso dai discepoli sia incentrato proprio sul Cristo risorto. Dice Pietro: « Dio l'ha risuscitato, e noi tutti ne siamo testimoni» (At 2,38). Tutti gli scritti del Nuovo Testamento « hanno come centro di interesse vitale la vicenda del Cristo che muore e risorge per noi [...]. Il messaggio e la prassi di Gesù di Nazaret vanno ricordate e narrate per le future generazioni proprio perché la persona di Gesù ha trionfato sulla morte.
"Non è mai esistito —scrive C. M. Martini— un cristianesimo primitivo che abbia affermato come primo messaggio: amiamoci gli uni gli altri, siamo fratelli, Dio è Padre di tutti, ecc. Dal messaggio Gesù è veramente risorto, derivano tutti gli altri"» (2).
Il fatto in questione
Tutti e quattro i vangeli raccontano negli ultimi capitoli il triste epilogo della vicenda terrena di Gesù, la morte in croce, cui fa seguito la narrazione di un evento mai capitato prima: quel Gesù, ucciso e già sepolto il mercoledì, la domenica seguente si mostra vino a un gruppo di donne e poi ai discepoli, mentre il suo cadavere è scomparso dal sepolcro.
Come giudicare accettabile una testimonianza tanto singolare?
La risurrezione non è un evento che appartiene alle normali esperienze degli uomini. Per questo motivo è sempre stato difficile parlarne. Negli ultimi due secoli queste difficoltà si sono trasformate in vere e proprie teorie che negano esplicitamente la realtà dell'evento stesso Si accenna qui ad alcune.
LE NEGAZIONI DELLA RISURREZIONE
« La teoria della frode o dell'inganno (S. Reimarus) sostiene che i racconti evangelici sulla risurrezione sarebbero un inganno, una falsificazione volutamente perseguita dai discepoli i quali, delusi dalla morte di Gesù, e frustrati nelle loro speranze, ne avrebbero rubato il cadavere, mettendo poi in circolazione la falsa notizia della sua risurrezione, appellandosi al sepolcro vuoto.


La teoria della sottrazione, che si presenta con diverse varianti, afferma che tutto ebbe inizio dal fatto che i discepoli non trovarono più nel sepolcro il cadavere di Gesù. L'inspiegabile scomparsa del cadavere (che secondo costoro andrebbe spiegata come trafugamento da parte degli ebrei, o come trasferimento in un altro luogo da parte di Giuseppe di Arimatea, o ancora come sparizione in una voragine a causa di un terremoto) avrebbe fatto sorgere nei discepoli l'idea della risurrezione.
La teoria della morte apparente (G. Paulus) sostiene che Gesù non era morto quando venne rinchiuso nel sepolcro, ma si trovava in stato di catalessi. Grazie alla tonificante frescura del sepolcro, Gesù si sarebbe ripreso, sarebbe uscito di nascosto dalla tomba, presentandosi poi ai suoi discepoli ora come ortolano, ora come pellegrino, inducendoli in tal modo a credere che fosse risorto.
Per la teoria dell'evoluzione, dopo la tragica fine di Gesù, i discepoli si sarebbero a poco a poco ripresi dallo shock, avrebbero riscoperto la validità del suo messaggio in un clima di entusiasmo religioso, giungendo ad affermare la risurrezione del Maestro in base alle promesse dell'Antico Testamento, e sotto l'influsso di altre religioni, in particolare di quelle misteriche, con le loro credenze negli dèi che muoiono e risorgono.
Infine, secondo la teoria delle visioni (D.F. Strauss), la risurrezione di Gesù sarebbe il frutto di visioni soggettive e del pensiero mitico.
Anche ai nostri giorni l'accettazione della risurrezione di Gesù incontra resistenze e provoca dei tentativi più o meno ingegnosi di spiegazione. Chi ha una visione secolare della storia, vede nella risurrezione il simbolo di un nuovo mondo e l'espressione del bisogno di un rinnovamento radicale.
Anche alcuni teologi protestanti del nostro secolo hanno svalutato la risurrezione di Gesù in quanto avvenimento reale.
Per R. Bultmann, ad esempio, il miracolo di Pasqua non è la risurrezione di Cristo, ma la fede dei discepoli che proclamano che la Croce è feconda di salvezza. Per W. Marxen dire che "Cristo è risorto" significa che non tutto è finito con la morte: la "causa di Gesù " continua ! » (3).
Occorre pertanto verificare se quanto è narrato dai vangeli è storicamente avvenuto, e vagliare l'attendibilità dei testimoni. Prima però è necessario chiarire il significato dei termini in questione.
La risurrezione di Gesù: un fatto reale:
Quando ci si interroga sulla storicità della risurrezione di Gesù, molte ambiguità derivano dal fatto che non si è chiarito a sufficienza il significato dei termini «risurrezione» e «storia».
Innanzitutto vediamo come nel Nuovo Testamento è intesa la risurrezione di Gesù.
Le immagini usate per esprimerla sono tratte dall'esperienza umana; ad esempio la risurrezione è presentata come uno « svegliarsi » dal sonno della morte. Ma essendo questa una immagine, siamo nel genere della metafora, occorre perciò andare al di là di essa.
In realtà Cristo non è tornato alla vita di questo mondo, caratterizzata dalla dimensione spazio-temporale, ma «è passato da questo mondo al Padre» ossia è entrato in quel «mondo futuro» che per la speranza cristiana si situa alla fine dei tempi. Del tutto diversa è dunque la risurrezione di Gesù da quella che lui stesso aveva operato durante la sua vita terrena, ad esempio nei confronti di Lazzaro, del figlio della vedova di Nain, ecc. Per costoro infatti si era trattato di un evidente ritorno alla vita terrestre, una vita nuovamente soggetta alla morte.
Scrive Paolo: «Cristo risorto dai morti non muore più » (Rm 6,9). La risurrezione di Cristo è un atto definitivo che oltrepassa il mondo e la storia presente. Tocca integralmente la sua persona, sia nel suo essere fisico come in quello spirituale. Per questo il vangelo ha cura di far notare come il Risorto sia il medesimo Gesù che è stato crocifisso: «Voi cercate — dice l'angelo alle donne — Gesù il Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui» (Mc 16,6).
Ora veniamo al termine «storia».
Nell'antichità un fatto storico veniva espresso utilizzando varie forme letterarie. La narrazione che ne seguiva, mirava non tanto a descrivere l'avvenimento in questione, a modo di cronaca, ma piuttosto a coglierne e illustrarne il significato profondo. D'altronde anche oggi si riconosce che nella storia una pura registrazione di eventi, è una pretesa ingenua. Non ha senso infatti staccare l'oggetto dalla interpretazione data da chi ne ha fatto l'esperienza diretta o dai suoi testimoni .
Per tale motivo la storia è insieme narrazione di eventi oggettivi ed evocazione e interpretazione del loro senso. È «fatto» e «senso del fatto». «Ogni fatto umano, in pratica, si rivela allo stesso tempo fatto e interpretazione, che si traduce in giudizio [...]. L'obiettività, nei confronti di un fatto storico, consiste quindi nel penetrare dentro l'orizzonte di una coscienza che lo percepisce e lo giudica»(4).
Come possiamo rispondere alla domanda sulla storicità della risurrezione di Gesù?
Occorre chiarire che essa è un fatto unico, fa parte della storia e nello stesso tempo la supera.
« Per sua natura, la risurrezione non può essere oggetto di "storia", perché è il passaggio dal "mondo presente", che è l'unico ambito della storia, al "mondo futuro", che sfugge a ogni presa di questa. Perciò, la risurrezione non è attingibile col metodo storico [nessuno ha visto Gesù risorgere], essendo un avvenimento trans-storico o meta-storico.
Essa è, però, un avvenimento "reale", che ha riguardato un uomo storico, Gesù di Nazaret» (5).
Storico e reale
Comprenderemo meglio queste cose riflettendo sulla nostra esperienza umana nei suoi aspetti più profondi. «C'è tutta una serie di realtà che è difficile toccare, vedere o scandagliare servendosi dei metodi storici. Pensiamo, ad esempio, all'amore fra due persone. "L'amore tra due creature è qualcosa di molto reale che fa parte della loro storia. Ma è storico, visibile, misurabile? Certo, ci sono segni storici di questo amore, tracce visibili, il loro abbracciarsi, il vivere insieme... Ma queste tracce storiche sono, in sé, ambigue. Bisogna interpretarle rifacendosi alla realtà invisibile" .
Ecco allora l'opportunità di distinguere fra "storico" e "reale" » (6).
Se la risurrezione non è un fatto storico nel senso « scientifico » essa ha però lasciato tracce e segni nella storia.Il primo segno che si potrebbe chiamare «negativo» è il sepolcro vuoto, infatti, se preso da solo, il sepolcro vuoto può dar adito ad interpretazioni diverse.
Segni « positivi » sono invece le apparizioni di Gesù ai discepoli, la loro trasformazione radicale e la nascita del cristianesimo.
Questi fatti, storici nel pieno senso della parola, sono tracce che la risurrezione ha lasciato nella storia. Esaminati senza pregiudizi (7), ossia con la sola preoccupazione di accedere alla verità, rendono sommamente ragionevole l'atto di fede del credente nella risurrezione di Gesù.
Il sepolcro vuoto
Certamente è storica la menzione che la tomba fu trovata vuota. « Per l'attendibilità storica di tale racconto valgano i seguenti motivi:
I) corrispondeva all'uso di quel tempo che le donne visitassero la tomba di un morto, tanto più che, stando alla narrazione della sepoltura di Gesù, la sua tomba era conosciuta;
2) la scoperta del sepolcro vuoto da parte delle donne non può essere fatta risalire ad una invenzione della Chiesa primitiva, perché le donne, a quel tempo, non erano considerate testimoni attendibili;
3) i nemici di Gesù non contestano che la sua tomba fosse vuota, ma solo cercano di spiegare il fatto diversamente [ossia il furto del cadavere da parte dei discepoli]» (8).
Tuttavia questa non è la «prova» della risurrezione.
D'altronde i vangeli non sottintendono mai questo ragionamento: la tomba è stata trovata vuota, dunque Gesù è risorto.
Il sepolcro vuoto è piuttosto un segno che suscita una domanda ed esige una risposta. Questa verrà dalle apparizioni. Vedendo il Risorto i discepoli sapranno perché la tomba era vuota.
Le apparizioni
Il segno più importante e convincente della risurrezione è costituito dalle apparizioni di Gesù risorto.
Le troviamo nei vangeli e prima ancora in Paolo nella prima lettera ai cristiani di Corinto. Ed è quest'ultima la testimonianza più antica in nostro possesso. Paolo, dopo aver esortato i cristiani a restare saldi nella fede, aggiunge:
«Vi ho trasmesso, dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa [Pietro] e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli Apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto» (I Cor 15, 3-8).
Questa testimonianza è di grandissimo valore storico per vari motivi, soprattutto per la vicinanza ai fatti. La lettera risale infatti all'anno 56, ma il messaggio che Paolo trasmette lo ha ricevuto al tempo della sua conversione (intorno all'anno 35-36), quindi risale a 5-6 anni dalla morte di Gesù.
Inoltre è importante in quanto segnala le apparizioni molteplici avvenute in luoghi e circostanze diverse e a numerose persone sia singolarmente che in gruppo. Quando Paolo scrive molte di esse sono ancora in vita e possono testimoniare la loro esperienza.
Infine va notata la forma delle apparizioni. Non sono i discepoli che « vedono » Gesù — non si tratta di un'esperienza puramente soggettiva — ma è Gesù che «si fa vedere». Infatti come risulta chiaramente dai vangeli, essi appaiono sfiduciati e tutt'altro che intenti ad aspettare il ritorno di Gesù, tanto che, quando egli appare loro, fanno fatica a riconoscerlo. Non è quindi la loro attesa, il loro desiderio ad ingannarli facendo credere loro di averlo visto, ma è Gesù stesso che si manifesta imponendosi alla loro delusione. Ora però essendo egli sottratto alle condizioni della vita terrena, il suo corpo è un corpo glorificato che sfida ogni tentativo di descrizione. Infatti a noi uomini non è possibile in nessun modo esprimere alcun evento senza usare le categorie di spazio e tempo.
Un capovolgimento straordinario
La realtà storica delle apparizioni di Gesù da una spiegazione plausibile della profonda e improvvisa trasformazione che l'incontro con il Risorto opera nei discepoli .
Nonostante le difficoltà oggettive di espressione è certo che dev'essere accaduto qualcosa di veramente straordinario se all'indomani della crocifissione quel gruppo di ebrei osservanti, che erano i discepoli, hanno potuto riconoscere Dio in un uomo appeso al patibolo .
Per la loro mentalità secondo la quale ogni male era segno del castigo di Dio, la morte di Gesù appariva come una chiara sconfessione divina nei confronti del rabbi di Nazaret.
Giustamente è stato fatto osservare che « anche se non avessimo alcuna testimonianza sulla risurrezione, dovremmo supporre che tra la morte di Gesù e la nascita del Cristianesimo deve essere intervenuto un avvenimento capace di trasfigurare la storia tragica della sua fine sulla croce. Deve essere intervenuto qualcosa capace di far sì che il "fallimento" della croce non solo non costituisse un ostacolo alla propaganda della nuova fede, ma diventasse addirittura un elemento basilare di questa fede e del suo annuncio» (9).
La risurrezione di Gesù è stata perciò un esito del tutto inatteso. Nell'incontro con il Risorto i discepoli percepiscono per prima cosa la piena approvazione divina nei confronti di Gesù e della sua opera. Per di più, la certezza che Gesù è vivo e rimane con loro, li spinge coraggiosamente a dire e testimoniare le cose incredibili che essi stessi hanno sperimentato.
Annunciano non più il regno di Dio (oggetto della predicazione del Gesù terreno) ma Cristo stesso la cui persona costituisce ormai chiaramente il centro del messaggio (10).
NOTE
(1) F. Ardusso, GESÙ DI NAZARET È FIGLIO DI DIO?, Marietti 1980, p. 105.
(2) Ibidem, p. 106.
(3) IBIDEM, pp. 107-108
(4) R. Latourelle, A GESÙ ATTRAVERSO I VANGELI, Cittadella, Assisi 1979, p. 137.
(5) LA RISURREZIONE DI CRISTO E IL MISTERO DELL'UOMO, «Civiltà Cattolica», n. 3188, 1983, Editoriale, p. 108.
(6) F. Ardusso, OP. CIT., pp. 120-121.
(7) Tra i pregiudizi di ordine filosofico vi è la negazione del soprannaturale, della possibilità che Dio possa agire nella storia umana e rivelarsi all'uomo. Ma, ammessa l'esistenza di Dio, non vi sono ragioni per negare tale libertà di movimento da parte del Creatore.
(8) G. De Rosa, IL CRISTIANO DI OGGI DI FRONTE ALLA RISURREZIONE DI CRISTO, «Civiltà Cattolica», n. 2885, 1970, p. 375.
(9) F. Ardusso, OP. CIT., p. 122.
(10) Cfr. IBIDEM, p. 124.

27/05/2012 05:52
 
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I NOMI DI DIO
I NOMI DI DIO
Il nostro desiderio è di scoprire insieme a voi i diversi nomi con i quali Dio si rivela nelle Scritture. Il suo nome non ci fornisce delle informazioni concernente la sua identità, ma una rivelazione alla sua persona!
Durante la lode e l'adorazione a volte pronunciamo i diversi nomi attribuiti a Dio "EL-SHADDAÏ, EL-OLAM,.." ma non sappiamo cosa vogliono significare. Il nostro scopo è quello di poter approfondire questi termini partendo dal nome originale in Ebraico.
Qui di seguito una lista dei nomi trattati:

Dio - Elohim

Dio onnipotente - El-Shaddaï

L'Altissimo - El-Elyon

Il Dio che vede - El-Roï

Il Dio d'Israele - El-Elohé-Israël

Il Dio geloso - El-Kanna

Il Dio vivente - El-Haï

Il Dio eterno - El-Olam

Il Signore e Maestro - Adonaï

Dio Padre - Abba

Il nome: YHVH

Io sono - Ehyeh

L'Eterno è uno - YHVH Ehad

Dio mio rifugio - YHVH Misgav

L'Amen - Amen



Dio - Elohim
Se consideriamo la creazione del mondo, possiamo concludere che l'Eterno ha fatto quello che l'uomo ancora oggi è incapace di fare. Dio ha creato qualcosa a partire da "niente"!
E' con il nome di ELOHIM che Dio si rivela per la prima volta nella Bibbia. Nel primo capitolo della Genesi lo ritroviamo per ben 32 volte nel ruolo del Creatore.
La radice del nome Elohim arriva dalla parola "el", che significa forte o onnipotente ed è utilizzato 250 volte nella Bibbia per nominare Dio.
Un altro aspetto importante del termine ELOHIM è la sua forma al plurale, che indica la presenza e l'azione della Trinità già dalla prima pagina della Bibbia. Dio dice in Genesi 1:26 "FACCIAMO L'UOMO A NOSTRA IMMAGINE E A NOSTRA SOMIGLIANZA..."
Questo punto lo ritroviamo ancora in Genesi 1:2, quando ci viene descritto che lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque, e in Colossesi 1:16 che proclama che in Gesù tutto è stato creato. Il Figlio e lo Spirito Santo erano con il Padre già dal principio e assistevano durante la creazione di ogni cosa.
La potenza e la diversità di Dio nella creazione sono sorprendenti. Se prendiamo per esempio tutta l'umanità: siamo circa in 6 miliardi che popoliamo la terra, eppure ognuno di noi è unico! Così anche ogni persona è unica per Elohim (Padre, Figlio e Spirito Santo). Nel Salmo 139:13 leggiamo "SI, TU HAI FORMATO LE MIE INTERIORA, TU MI HAI INTESSUTO NEL GREMBO DI MIA MADRE." Questo passaggio ci dimostra che ELOHIM ci conosce personalmente e che per ciascuno di noi ha un piano ben stabilito. Ognuno di noi porta l'impronta digitale della mano di Dio!

Dio onnipotente - El-shaddaï
El-Shaddaï lo ritroviamo spesso nei nostri cantici. "El" rappresenta il Dio della potenza e della forza illimitata. E' il Dio incomparabile e inesauribile, come lo descrive il profeta Isaia 40: non ha solo creato questo vasto universo, ma sostiene e fortifica tutta la sua creazione. Questo stesso nome è stato utilizzato da Dio quando ha promesso ad Abrahamo, all'età di 99 anni, che lui e sua moglie, avrebbero avuto un figlio. Di una maniera miracolosa, Dio ha oltrepassato le leggi della natura e la sua promessa fu compiuta.
Alcuni commentari biblici sostengono che la radice della parola SHADDAÏ si collega a "Shad", tradotto da SENO, descrivendo così Dio come Colui che nutre e soddisfa. Quando mettiamo insieme EL e SHADDAÏ, diventa così: Colui che è potente per nutrire, soddisfare e provvedere... il Dio che riversa di abbondanti benedizioni e che è una fonte inesauribile di pienezza e di fertilità.
E' interessante di notare che in questo nome, gli attributi divini di potenza e di tenerezza sono riuniti. Traduce l'immagine di un padre e di una madre, esercitando l'autorità e allo stesso tempo tenerezza in un equilibrio perfetto.
Nelle nostre riunioni parliamo spesso di Dio come padre, ma in Isaia troviamo un passaggio dove viene raffigurato un Dio come madre: (Isaia 66:12-13)
Poiché così parla il SIGNORE: "Ecco, io dirigerò la pace verso di lei come un fiume, la ricchezza delle nazioni come un torrente che straripa, e voi sarete allattati, sarete portati in braccio, accarezzati sulle ginocchia.

Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi."
El-Shaddaï possiamo riassumerlo in queste quattro parole: NUTRE, SAZIA, PIENO DI AUTORITÀ E DI BONTÀ.

l'Altissimo - El-Elyon
L'espressione l'Altissimo lo troviamo per la prima volta in Genesi 14:19. In questo passaggio Abramo incontra Melchisedek, il quale ci è presentato come sacrificatore del Dio "altissimo". Melchisedek ha benedetto Abramo invocando precisamente questo nome:
"Egli (Melchisedek) benedisse Abramo, dicendo: «Benedetto sia Abramo dal Dio altissimo, padrone dei cieli e della terra!"
Più in là, anche Zaccaria profetizza in merito alla nascita di Giovanni Battista, suo figlio, e sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, dice che sarà il profeta dell'Altissimo (Luca 1:76).
Durante l'annuncio a Maria, il figlio che dovrà portare in grembo è presentato come il Figlio dell'Altissimo (Luca 1:32).
Il nome di El-Elyon che noi traduciamo correntemente come l'Altissimo, in ebraico voleva dire "Il più alto". Il Dio che si rivela nella Bibbia è situato al più alto. Dio e il diavolo sono spesso presentati come delle forze antagoniste, pertanto il nemico delle nostre anime non è che una creatura celeste. E in nessun caso lui è allo stesso livello che l'Eterno (Isaia 40:13-14).
A volte la nozione di "Altissimo" ci fa sembrare che siamo così distanti, così separati dall'Eterno. Visto che si trova così in alto come possono le nostre preghiere arrivare fino a lui, come può ascoltarci? Eppure il Dio Altissimo si rivela ai più umili, ai più semplici e ai più piccoli.
Un altro esempio del carattere del Dio Altissimo si trova nel Salmo 91:1-4:
"Chi abita al riparo dell'Altissimo riposa all'ombra dell'Onnipotente. Io dico al SIGNORE: «Tu sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio Dio, in cui confido!» Certo egli ti libererà dal laccio del cacciatore e dalla peste micidiale. Egli ti coprirà con le sue penne e sotto le sue ali troverai rifugio. La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza."
E' al riparo delle ali di colui che è posto al più alto nei cieli e che in qualche modo visiona tutto che noi possiamo trovare rifugio. Prima di tutto è la sicurezza che l'Eterno ci propone.
Le nostre lodi devono essere esclusivamente rivolte a Dio l'Altissimo.

Il Dio che vede - El-roï
Nella Genesi, al capitolo 16, troviamo una storia di una persona abusata, sola nella miseria. La sua situazione era triste, complicata, come lo sono tante altre persone al giorno d'oggi. Agar, la giovane serva di Sarai, moglie di Abramo, scappava lontano dalla crudeltà della sua padrona. Tutto questo era arrivato perché Abramo et Sarai avevano disobbedito a Dio, cercando di avere il figlio promesso sostituendo Agar alla sua padrona. La situazione si è aggravata quando, scoprendo di essere incinta, Agar guardò Sarai con disprezzo e così si è attirata su di lei dei trattamenti duri.
Nonostante ciò, l'Eterno VIDE tutto quello che stava accadendo e manifestò la sua compassione verso Agar e il bambino che stava crescendo in lei. Nel suo amore inviò un angelo per prendersi cura di le nel deserto dov'era fuggita. L'angelo ha ordinato Agar di ritornare da Sarai e di servirla. Ha continuato dicendo che Dio era cosciente delle sue sofferenze, ma le ha promesso che attraverso di suo figlio, Ismaele, avrà una discendenza numerosa. A questo punto Agar ha reso lode a Dio che si era preso cura di lei. "Tu sei El-Roi", perché disse, "Ho veramente io veduto colui che mi vede?" (Genesi 16:13)
L'Eterno non si è limitato di vedere quello che stava accadendo, ma aveva anche inviato un servitore celeste per consigliare colei che era nella sofferenza.
Dobbiamo anche noi ricordarci di lodare e di onorare l'ETERNO CHE VEDE i nostri combattimenti quotidiani. Anche quando ci troviamo nel deserto, possiamo avere la certezza che non ci dimenticherà mai, né ci lascerà senza un avvenire. Se rimaniamo fedeli a Lui, allora Lui ci benedirà grandemente. Perché se Dio si è preso cura di una serva, la quale non apparteneva neanche a una tribù del popolo eletto, e di suo figlio che non era il figlio della promessa, non pensate che farà molto di più per noi?

Il Dio d'Israele - El-Elohé-israël
Normalmente quando amiamo un popolo o una nazione cerchiamo di imparare la loro lingua. Per quel che concerne il popolo d'Israele, popolo scelto da Dio, sappiamo che la loro lingua, l'ebraico, rappresenta una ricchezza incredibile. Lui, il Dio tre volte santo (Isaia 6:3) e dei sette spiriti che si tengono davanti al trono (Apocalisse 1:4), ha dunque dato nascita a una lingua di cui la radice delle parole è di tre lettere e la grammatica contiene sette forme verbali.
L'Eterno ha volontariamente legato il suo nome con un popolo, con la sua lingua ma ugualmente con la sua terra.
L'Eterno è apparso ad Abrahamo quando arrivò nella terra promessa (Genesi 12:6-9). La stessa cosa fu per Giacobbe durante i suoi pellegrinaggi: L'Eterno si rivelò a lui quando era sulla stessa terra; Giacobbe ha chiamato uno di questi luoghi EL-ELOHÉ-ISRAËL, che vuol dire: Dio è il Dio d'Israele (Genesi 33:20). Durante l'uscita dall'Egitto, avvenimento storico fondatore del popolo d'Israele, l'Eterno si rivelò a Mosé sul monte Sinai, mentre il popolo era in cammino verso la terra promessa. Il popolo d'Israele rivenne ugualmente da Babilonia dove era in cattività, affinché possa nascere il Messia.
Ugualmente sulla terra d'Israele, sul monte degli Ulivi in faccia a Gerusalemme, che Gesù poserà i suoi piedi durante il suo glorioso ritorno. Ed infine affinché il suo santo nome sia riconosciuto, l'Eterno ricondurrà il popolo d'Israele sulla stessa terra (Ezechiele 36:22-30).
2 Samuele 7:26: "L'Eterno degli eserciti è il Dio d'Israele"

Il Dio geloso - El-kanna
"Non ti prostrerai ad altro dio, poiché l'Eterno, il cui nome è "il Geloso", è un Dio geloso" (Esodo 34:14)
Come un marito si attende di avere la priorità nell'affezione e l'attenzione di sua moglie, anche Dio spera di noi una fedeltà totale, perché è lui che ci ha creati e chiamati a Lui.
In ebraico, la parola "geloso", KANNA, è legato ad una parola che significa ESSERE ZELANTE. Lo zelo è definito come una passione seria o ardente per qualcosa o per qualcuno. E' questo zelo divorante che spinse Gesù a cacciare i mercanti fuori dal tempio di suo Padre, un tempio in cui avevano fatto un luogo di mercato. Questo tipo di gelosia appare quando un amore o una preoccupazione reale per qualcuno è messo in gioco. Sapendo che i motivi di Dio non sono egocentrici, possiamo essere sicuri che lui desidera per noi il meglio quando ci comanda di non servire o adorare un essere o un oggetto qualunque che noi consideriamo come un dio. Agire così avrà solo degli effetti negativi, disastrosi per la nostra vita. Solo l'Eterno può mantenere tutte le promesse e lui solo è degno di ricevere tutto il nostro amore.
L'Eterno ci dice: "... perché io sono Dio e non c'è alcun altro; sono Dio e nessuno è simile a me." (Isaia 46:9)
La gelosia può arrivare quando l'ingaggiamento in una relazione è rotto. Dobbiamo capire che il grande amore del Signore per noi, il suo amore geloso, è basato sulla nostra relazione personale con lui, relazione nella quale ci promette di restare sempre fedele con noi.

Il Dio vivente - El-HAï
Cos'è la vita? Probabilmente è più facile di spiegare le manifestazioni della vita (es. respirare) che di dare un significato alla vita in sé. In Genesi 2:7 leggiamo che Dio soffiò la vita nelle creature che aveva formato e queste sono diventate degli essere viventi.
La vita è un dono di Dio, una trasmissione della sua propria esistenza. Lui è il Dio vivente, El-Haï. Non dobbiamo pensare a un Dio statico ed immobile, ma di una persona piena di vita, che parla, ride, ascolta, ama e si mette in collera.
Non possiamo programmare Dio, né manipolarlo per farlo agire in nostro favore. Prende da sé le proprie decisioni ed interviene nelle circostanze come lui desidera, sempre fedele alla sua giustizia. E' vero che Dio è molto attivo, ma a volte vuole semplicemente essere in comunione con noi, per comunicarci la vita con la sua presenza tangibile.
Un altro aspetto della vita che possiamo prendere in considerazione e quello della riproduzione. La vita dà la vita. L'espressione la più straordinaria della vita data all'uomo è un bambino appena nato. Ogni bambino è unico e pertanto riflette l'immagine dei suoi genitori.
Dio vuole riprodurre la sua vita in noi e a traverso di noi. Le nostra capacità naturali e le nostre occupazioni quotidiane devono essere delle dimostrazioni della vita di Dio.
COME IL PADRE VIVENTE MI HA MANDATO ED IO VIVO A MOTIVO DEL PADRE, COSÌ CHI SI CIBA DI ME VIVRÀ ANCH'EGLI A MOTIVO DI ME. (Giovanni 6:57)
Il Dio eterno - El-olam
E' difficile per noi di pensare a qualcuno che è sempre presente, che lo è sempre stato e che lo sarà sempre. Ad esempio un grande calciatore non lo potrà essere per sempre, arriverà il momento che non avrà più le forze o la capacità attuale. Niente di quello che è umanamente creato o compiuto potrà durare in eterno.
Dio, per contro, non è stato creato. In Isaia 43:12-13 troviamo scritto: ".... io sono Dio. Prima dell'inizio del tempo io sono sempre lo stesso... ". Lui è, semplicemente! Uno dei nomi di Dio, El-Olam, significa: eterno, o che dura per sempre. La parola "olam" è vicina alla radice del verbo "néelam" che vuol dire scomparire, e per noi evoca un oggetto che scompare nel vuoto. Tutto questo non possiamo concepirlo veramente, siamo superati da questa concezione di eternità. Quando un qualcosa si allontana, arriva un momento dove questo scompare completamente. Esiste sempre solo che a noi è nascosta.
La presenza di Dio attraverso la sua creazione è stata, è, e sarà sempre. Anche se tutto questo può essere astratto e superare la nostra intelligenza umana, abbiamo la promessa che un giorno lo conosceremo pienamente (1 Cor. 13:12).
La lezione che possiamo trarne da tutto questo è che dobbiamo essere certi che Colui che ci ama sarà sempre con noi, anche nei momenti difficili e di sofferenza! La promessa di Dio è che non ci lascerà e non ci abbandonerà mai (Ebrei 13:5). Solo Colui che è eterno può fare delle tali promesse a ogni generazione dell'umanità.

Signore e maestro - Adonaï
La parola Signore é forse una delle più utilizzate nel nostro linguaggio cristiano, però tutto ciò porta a non capirne più il significato iniziale.
Se vogliamo che la nostra vita cambi radicalmente dobbiamo lasciare che Gesù diventi il nostro Signore ed il nostro Maestro, abbandonarci completamente alla Sua volontà e lasciare che sia lui a dirigere le nostre vite.
Possiamo difficilmente avvicinarci al Signore dell'universo senza riconoscere la sua grandezza, la sua potenza ed il suo amore.
Se Gesù Cristo è realmente il Signore, la testa della sua Chiesta, conosceremo una crescita e una maturità che lui solo può dare ai differenti membri del suo Corpo.
Perché Adonaï ha innalzato Gesù e l'ha fatto sedere alla destra di lui dandogli tutta l'autorità, noi proclamiamo Gesù Cristo è Signor! (Ap. 4:11)
Chiediamo al nostro Maestro una nuova rivelazione di tutto questo, affinché che i nostri cuori e la nostra intelligenza siano trasformati.

Dio padre - Abba
Noi abbiamo un Padre nei cieli! Lui è eterno, celeste, santo, giusto. Il nostro padre così perfetto ci ha desiderato e sta gioendo della nostra esistenza!
Troppo spesso crediamo di conoscere Dio come un Padre solo perché ci ha benedetti, perché abbiamo letto la Sua Parola; ma in definitiva noi conosciamo così poco il suo cuore e la sua natura. L'immagine che abbiamo di Dio riflette molto spesso dalla relazione che abbimo avuto con i nostri genitori, e tutto ciò ci porta ad avere una falsa immagine di Dio nostro Padre.
A volte la nostra conoscenza del Padre è solamente teorica, ma tutto ciò può durare solo fino a quando il suo amore ci circonda! E' Gesù che vuole farci conoscere il Padre per avere una relazione più intima con Lui.
Attraverso della Parola, Gesù rivela la natura della relazione con il Suo Padre. Nella sua umanità, Gesù ebbe il bisogno di vedere il Padre, di ascoltarlo, di parlargli, di essere circondato dal suo amore. Il Padre era costantemente con lui (Gv. 8:16,29).
Gesù ha potuto dire "non sono solo" (Gv. 16:32). Se Gesù ne ha avuto bisogno, a forte ragione noi dobbiamo desiderare una relazione più profonda con il nostro Padre Celeste.
E' la chiave della vera adorazione, in quanto è il Padre stesso che cerca gli adoratori. Si aspetta da noi una profonda relazione in spirito e verità con ognuno dei suoi figliuoli. Se noi non lo conosciamo, non ci sarà neppure una vera adorazione, in quanto possiamo adorare solo ciò che conosciamo (Gv. 4:22-24)
Ma la grande notizia per te oggi è questa: il Figlio è venuto per farlo conoscere! (Gv. 17:26)

Il nome - YHVH
YHVH (Lui è) è il nome ebraico il più utilizzato nell'Antico Testamento per Dio, ed é considerato come il nome di Dio il più sacro di tutti. In italiano, nella maggior parte delle Bibbie, la traduzione di YHVH è Eterno, Signore o Yahvé.
Secondo la storia del popolo giudeo, questo nome era talmente sacro che le persone non osavano neanche dirlo ad alta voce. Queste quattro lettere si chiamato tetragramma ed alcuni lo esprimono come Jéhovah o Yahvé. Nonostante ciò il popolo giudeo non pronunciano più questo nome da almeno 2'000 anni, ma lo leggono: "ADONAÏ".
Come vedremo le volte successive troveremo il nome ADONAÏ sotto forma di nome composto (ADONAÏ Yireh, ADONAÏ Tsidkenou,...) i quali si riferiscono sempre al nome YHVH.

Io sono - EHYEH
"Io sono" è la risposta che Dio diede a Mosé quando quest'ultimo resistette all'appello che gli era stato confidato: liberare i figli d'Israele schiavi in Egitto. Mosé dubitava delle proprie capacità e domandò a Dio in virtù di quale autorità doveva agire. Dio gli rispose rivelando l'autorità del suo Essere: "... Io sono colui che sono. E aggiunse: è in questo modo che tu risponderai agli Israeliti: Colui che si chiama "IO SONO" mi ha mandato verso di voi (Esodo 3:14). Assicurò Mosé che non era importante quello che lui era oppure no, ma l'essenziale era che l'eterno IO SONO era con lui. Non cesserà mai di essere Colui che è.
Ehyeh, Io Sono, è la prima persona del verbo "haya" che vuole dire: essere. Il tetragramma YHVH riprende la terza persona di questo stesso verbo. "Haya" assomiglia a "chayah" che vuol dire: vivere. Perché lui è, Dio ha la vita in lui stesso. Dio esiste in maniera totalmente autonoma; la sua vita dipende da niente né da nessuno. E' un essere indipendente, intero nella sua perfezione.
Il nome YHVH (ADONAÏ) appare per la prima volta in Genesi 2, quando Dio entra in relazione con Adamo ed Eva, fino a questo punto era chiamato con il nome di Elohim, il Dio della creazione.
Ma dopo aver modellato l'essere umano dotato di ragione nel comprendere ed apprezzare qui lui è, il nome IO SONO (Ehyeh) o LUI E' (YHVH) è utilizzato.
Tutto ciò accentua il fatto che Dio vuole rivelarsi personalmente alla sua creazione.
Ci vorranno dei secoli per capire tutto il significato di questo nome. Esodo 6:2-3 ci mostra che Abrahamo, Isacco e Giacobbe stessi, i discendenti d'Israele, conoscevano Dio solo come El-Shaddaï, il Dio onnipotente e dell'abbondanza. Non si era ancora rivelato come il grande IO SONO. Ma con Mosé, Dio comincia a svelarsi come un essere personale che desidera la relazione.
E' molto importante di sapere che se vogliamo trovare la nostra vera identità dobbiamo capire che la nostra esistenza non è basata sul fare, ma sull'ESSERE. Dio ci ama così come siamo, agli occhi di Dio siamo preziosi senza di essere obbligati a fare cose eccezionali.
L'Eterno, IO SONO, in questo momento ti invita ad avere una relazione sincera con lui; quello che ti chiede è di mettere l'IO SONO al centro della tua vita.

L'Eterno è uno - YHVH Ehad
Una chiave per la preghiera efficace è l'UNITA'. E' ciò che leggiamo in Matteo 18:19 "In verità in verità vi dico che se due di voi si accordano sulla terra per domandare qualunque cosa, questa sarà loro concessa dal Padre mi che è nei cieli."
Mentre inauguravano il tempio, la casa fu riempita da una nuvola nel momento preciso in cui quelli che suonavano la tromba e quelli che cantavano si univano in un solo accordo per lodare e celebrare l'Eterno (2 Cronache 5:11-14). E' esattamente quello che succede nel giorno della Pentecoste, frutto di un comune ingaggiamento nella preghiera perseverante (Atti 1:14).
La preghiera di Gesù riprende le stesse parole: "...affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch'essi uno in noi, ..." (Giovanni 17:21).
Durante questa preghiera Gesù impiega uno dei nomi portati per il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: ADONAÏ Ehad.
Questo nome annunciato già da Mosé est contenuto nella confessione quotidiana dei nostri fratelli giudei:
"Ascolta, Israele: l'Eterno, il nostro Dio, l'Eterno è uno"(Deut. 6:4)
Zaccaria (14:9) profetizzerà che il giorno arriverà dove questa caratteristica sarà ancora più fragrante: "in quel giorno ci sarà soltanto l'Eterno (Ehad) e soltanto il suo nome unico (Ehad)"
E' incoraggiante notare che lo stesso appello di ADONAÏ Ehad deve essere anche manifestato nelle coppie, quando un uomo ed una donna s'ingaggiano a diventare una sola carne. Già dall'inizio del nostro matrimonio, ci siamo subito accorti, che se vogliamo vivere come coppia, dovevamo essere UNO: non due persone che vivono a fianco a fianco, ma diventando uno nella complementarietà voluta da Dio. L'unità in una coppia non viene tutta sola, ma la si costruisce.
Nel momento in cui ci raduniamo insieme per pregare, accordiamoci su quello che vogliamo domandare al Padre e in seguito avremo la certezza che Gesù risponderà!

Dio mio rifugio - YHVH misgav
"Ma io celebrerò la tua potenza e al mattino loderò ad alta voce la tua benignità, perché tu sei stato per me una fortezza e un rifugio nel giorno dell'avversità." Salmo 59:16
Penso che ciascuno abbia esperimentato dei momenti dove non sapevamo più a chi rivolgerci o ci sentivamo insicuri; e a quel punto magari correvamo a destra e a sinistra in cerca di un rifugio, di una protezione. In questo salmo il Re Davide ci ricorda che Colui verso chi correremo ci procurerà una più grande sicurezza. E Davide era uno che aveva esperimentato il rifugio di Dio, in quanto ha dovuto far fronte a violenza, tristezza e oppressione.
In diverse parti della Bibbia, Dio è chiamato rifugio o fortezza. In ebraico questi termini sono definiti con le parole "scogliera, o luogo elevato e inaccessibile; difesa, muraglia" e anche per "ritiro, liberazione, mezzo d'evasione, fuga".
Nei momenti difficili della nostra vita possiamo correre nella braccia di nostro Padre Celeste in tutta libertà, dove troviamo un luogo di protezione e di ristoro dove più niente può accaderci. In Lui troviamo sicurezza, pace e riconforto.
"perché tu sei stato una fortezza per il povero, una fortezza per il misero nella sua avversità, un rifugio contro la tempesta, un'ombra contro il caldo, poiché il soffio dei tiranni è come una tempesta contro il muro." Isaia 25:4)
Lasciamo che sia il Signore la nostra fortezza. Penso che sia buono in questi momenti di lodare e ringraziare Dio per tutte le volte che ci ha protetto e ci ha accolto a braccia aperte. Il vostro Rifugio si trova in voi e tutt'intorno a voi!


L'amen - amen
Quante volte siamo stati esortati a fissare gli occhi su Gesù ed a credere che Lui risponde alle promesse fatte! Lodare, in un certo modo, è di mettere in azione la nostra fede e ringraziare per ciò che non è ancora visibile, ma che ci è stato promesso. Ad esempio Abramo: credette nell'Eterno che lo mise in conto di giustizia (Genesi 15:6). La radice ebraica del verbo credere, in questo passaggio, è "AMAN" che significa essere saldi, essere solidi. Credere in tutta la Parola, è dunque essere certi su quello che l'Eterno ha detto e non semplicemente di credere nella sua semplice esistenza.
E' ugualmente con questa radice che noi abbiamo ereditato il nostro AMEN, così spesso utilizzato nei nostri canti e alla fine delle preghiere, per ingaggiarci ad essere convinti della preghiera.
"Aman", è anche la radice di FEDELTA' attribuita all'Eterno, e di VERITA' attribuita alla sua Parola e dunque rivelata pienamente dal suo Unto. E' ancora uno dei nomi dell'Eterno, il Dio Amen che sarà invocato nei tempi futuri.
Apocalisse 3:14 "queste cose dice l'Amen, il Testimone fedele e verace,"
L'auspicio è che la nostra attesa del suo ritorno sia ferma, salda, solida nei nostri cuori come lo proclama la Scrittura:
... Amen! Vieni Signore Gesù! Apocalisse 22:20

Siamo giunti alla fine di questo studio nella speranza di continuare voi stessi a scoprire la persona di Dio come Padre, di Dio come Figlio, di Dio come Spirito Santo. Perseverate nella preghiera e nella conoscenza del nostro Dio per poter essere più forti spiritualmente e poter proclamare Dio alle persone ancora "cieche".
Daniele Ventura

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