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Le leggi criminali di Roma ed i tribunali puniscono severamente i peccati: la bestemmia, la fornicazione sono delitti da galera; il non comunicarsi a Pasqua porta seco una condanna criminale. Intanto le coltellate, le uccisioni, i furti si moltiplicano ogni giorno in Roma, ma queste cose non toccano la corona pontificia; per questi delitti, sono aperti infiniti asili, tutte le chiese, tutti i conventi, le case degli ambasciatori, alcune tenute vastissime appartenenti a luoghi pii, sono luoghi d’ asilo pei malfattori di delitti comuni, e guai se un carabiniere ardisse estrarneli! Se un delittuoso inseguito dalla forza si attacca alla tonaca di un Cappuccino, è salvo. Se l’ inseguito sale sopra un tetto, o va sulla riva del Tevere, si cessa dall’ inseguirlo, perché potrebbe gittarsi giù e morire senza confessione.

Se però il delitto è commesso a danno di un prete, oh! allora non vi è nè asilo, nè refugio; bisogna che il reo sia severissimamente punito. Alcuni anni sono, fu ucciso nel suo letto Monsignor Caracciolo, il di lui cameriere fu carcerato come sospetto dell’ assassinio, niuna prova resultò contro di lui, ma l’ assassinato era un prelato, e bisognava farne pronta vendetta: quell’ infelice giovane fu mazzolato, poi tagliato sul palco in quattro pezzi, ma pochi giorni dopo si scoprì il vero assassino che, per evitare un secondo processo, fu fatto morire di malattia nelle carceri.

Ma lasciamo di più intrattenerci sopra simili spiacevoli materie, e veniamo a toccare di volo un altro, punto del governo papale, la tolleranza religiosa: la sola idea di tolleranza religiosa è un’ eresia; chiunque non è Cattolico romano è un birbante, è un’ anima dannata. Però queste anime dannate divengono le più care amiche dei preti, quando possono loro essere utili nel temporale. Gregorio XVI riceveva e mandava doni a Mehmeth Ali; Pio IX ha ricevuto i doni del sultano, e con essi ha formato la dote alla sua nipote; papa e cardinali vezzeggiano l’ Ebreo Rotschild, perchè da esso traggono danaro, mentre opprimono l’ Ebreo del ghetto di Roma che è miserabile. In alcune delle nostre note abbiam parlato come erano trattati gli Ebrei in Roma fino al 1847, da quell’ epoca in poi molti rigori apparenti sono cessati, perché la civiltà dei tempi più non li comporta; le porte del ghetto sono state abbattute; gli Ebrei possono andare ai teatri e girare la città anche di notte; è stato abolito il calcio ufficiale che ricevevano ogni anno il primo sabato di carnevale dal senatore di Roma assiso sul trono; sono stati liberati dall’ obbligo di andare alla predica cattolica ogni sabato, e di pagare il predicatore. Sono perciò gli Ebrei di Roma in miglior condizione? Mainò; difatti da quel tempo in poi il numero degli Ebrei è molto diminuito, segno evidente che la persecuzione sorda è peggiore della persecuzione aperta. Sono state abbattute le porte materiali del ghetto, ma sono state innalzate invece delle porte morali, invisibili, e più insuperabili delle prime. La condizione degli Ebrei è peggiorata, il ghetto può dirsi la vera cloaca di Roma; sembra impossibile che esseri umani possano vivere così accatastati in case umide, senza aria, visitati ogni giorno dall’ inondazione del Tevere, ed in un quartiere infetto dalla malaria. Il Rotschild è il loro salvatore, non conchiude un contratto col papa senza stipulare una qualche condizione segreta in favore dei suoi correligionari; ma, stretto il contratto, le condizioni sono dimenticate.

Il rapimento dei fanciulli Mortara e Coen sono fatti assai recenti che dimostrano come gli Ebrei sien tenuti in Roma, ma rammenteremo un fatto un poco più antico accaduto circa quindici anni or sono nella provincia di Ferrara.

Il signor Padova, negoziante ebreo a Cento, avea moglie giovane ed avvenente e due bimbi. Per sua disgrazia, prese al suo soldo un giovane commesso cattolico, il quale sedusse la moglie del Padova; il marito avvedutosene scacciò il commesso, il quale si ridusse a Bologna. Pochi giorni dopo, la moglie del Padova fuggì coi due bimbi, andò ad unirsi all’ amante, e l’ arcivescovo di Bologna la battezzò e la sposò col suo drudo: nè qui finisce la storia dolorosa; il Padova reclamò almeno i due bimbi, ma gli fu risposto che erano divenuti cattolici, e che più non gli appartenevano; e per soprassello fu condannato a pagare una forte pensione alla moglie infedele ed ai figli, con la quale essa vive lautamente e cattolicamente col suo drudo.

Noi siamo persuasi che Roma è il paese il più intelligente d’Italia, così Dio lo ha fatto; ma, per la volontà dei preti, Roma è il paese il più ignorante. La grande istruzione che si dà ai bimbi è il catechismo, ed ogni anno si fa una disputa fra i bimbi di tutte le parrocchie di Roma per vedere chi di essi ha meglio imparato a memoria il catechismo. Quella disputa è presieduta dal cardinal vicario e assistita dalla presenza di molti prelati, ed è data ad essa una tale solennità come se fosse cosa della maggiore importanza. Il fanciullo vincitore è dichiarato imperatore della dottrina cristiana, egli è accompagnato alla sua casa nella carrozza del cardinal vicario preceduta dalla bandiera della congregazione della dottrina cristiana, ed accompagnato dalla folla che grida: “Viva l’ imperatore!” egli riceve un grosso premio; poi, vestito in abito nero e cravatta bianca, decorato della gran croce della dottrina cristiana che gli scende sul petto appesa a ricco nastro rosso, e circondato dalla sua corte di principi che sono i fanciulli che hanno ottenuto gli altri premi inferiori al suo, si presenta all’ udienza del papa, ed ha il diritto di domandare per sè una grazia che ordinariamente consiste in un impiego o in un benefizio ecclesiastico. Poi fa la visita a tutti i cardinali, ai prelati, ed alla nobiltà romana, e riceve da ognuno lodi e regali; poi ha il diritto di intervenire in posto distinto a tutte le principali processioni che si fanno in Roma, e tutto questo per avere imparato a memoria il piccolo catechismo del Bellarmino. I preti dicono Che un fanciullo che sa bene il suo catechismo è migliore di tutti gli scienziati del mondo.

I preti han missione di condurre gli uomini al cielo e perciò li allontanano dalla scienza, dall’ industria e dal commercio, che sono cose terrene e mondane. Sono i governi profani maledetti dalla Enciclica e dal Sillabo che spingono il popolo all’ istruzione; il papa vuol fare dei suoi sudditi dei santi, e perciò gli proibisce la lettura di tutti i buoni libri, e specialmente della Bibbia. Un buon papa non deve avere altro interesse che Condurre i suoi sudditi al cielo, e ve li conduce per la via dell’ ignoranza e delle tribolazioni.

L’ insegnamento in Roma è partita esclusiva dei preti e dei frati; quasi in ogni convento vi sono bambini vestiti da frati, che convivono coi frati, che sono educati da loro Dio ed essi sanno con quale morale.

Per tutte le vie di Roma si veggono affisse al muro immagini di Madonne; guai se un bottegaio non avesse la sua Madonna nella bottega e non vi accendesse la lampada il sabato!

Le strade di Roma sono piene di accattoni; ed il governo autorizza e protegge l’ accattonaggio, dando a ciascuno di essi una medaglia ed un brevetto che di tanto in tanto debbono rinnovare; ogni chiesa ha sulla porta i suoi poveri autorizzati, i quali ordinariamente sono spie e mezzani.

Ma è tempo di por fine a questo ingrato lavoro. Noi abbiam cercato di descrivere coscienziosamente Roma Papale per l’ esperienza che ne abbiamo; molte altre cose ancora resterebbero a dirsi, ma qui facciam punto per non allungare di troppo questo libro. I lettori riflettano seriamente su queste cose, e compatiscano, non deridano, il povero popolo romano costretto dalla forza ad essere soggetto ad un governo che è la vergogna dell’ umanità. Quando nel secolo IX il papa volle impadronirsi di Roma, fece ai Romani la proposta che Satana fece a Cristo; “Io ti darò tutti i regni del mondo se tu ti prostrerai per adorarmi.” I Romani gli prestaron fede, ed il papa divenne sovrano; ora portano la pena di quel primo delitto. Essi prendendo a loro capo il papa rinunziarono Cristo, e Roma è divenuta proprietà del cattolicismo, e tutta l’ Europa cattolica è collegata contro i Romani per mantenere sopra essi il suo capo. Roma riprenda la religione di Cristo come la predicava ai nostri padri il grand’ apostolo Paolo, ed allora soltanto il dominio del papa su Roma cadrà, e Roma non essendo più il centro del cattolicismo potrà liberamente unirsi all’ Italia, essere la sua capitale, e ridivenir forse la regina del mondo.


Pedro