Genesi 4
Parliamo dell’episodio di Caino e Abele. Ricordiamoci sempre che stiamo leggendo dei testi che sono dei testi fondatori, testi delle origini, dove non si vuole raccontare la storia nel suo svolgersi temporale e cronologico, ma come abbiamo detto tante volte, si vogliono dare delle indicazioni di senso. In Gen 3 il testo ci ha detto che, nonostante il sogno di Dio, nonostante il fatto che il Dio creatore buono abbia fatto buona ogni cosa, l’uomo può rifiutare il dono e quindi usare della propria libertà per delle scelte che rifiutano il progetto di Dio ed il bene e questo si vede in modo evidente nella scelta della donna e dell’uomo nel giardino e poi si vede in modo altrettanto evidente nell’episodio di Caino e Abele. E’ un racconto che ci dice in che modo l’uomo può drammaticamente sottrarsi al progetto di Dio e rifiutarlo.
Il cap. 4 comincia facendo riferimento al fatto che l’uomo conosce Eva, la sua donna, ed essa “concepì e partorì Caino, e disse: ho acquistato un uomo dal Signore” - oppure si potrebbe tradurre: “Ho generato un uomo con il Signore”. Non si capisce bene qui il senso preciso di questa frase di Eva, perché il narratore utilizza un termine, il verbo qanah, che qui funziona perché deve giocare in assonanza con il nome Caino. Caino in ebraico si dice Qajn e si usa il verbo qanah. E’ chiaro che il verbo usato deve giocare con il nome Caino, ed è però un verbo che ha una pluralità di sensi. Perché vuol dire acquistare, ma può anche voler dire generare, addirittura creare.
Qui vuol dire: ho generato, ho creato un figlio con il Signore. Il termine usato non è figlio, ma uomo. Eppure dal Signore. Non è chiara la sequenza precisa delle parole, ma il senso è chiaro: è l’esplosione di gioia della donna che riconosce nel Signore il donatore di questo figlio. E ne dà testimonianza e perciò dà a questo figlio un nome che ricordi questa sua esperienza.