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Conseguenze storiche della riforma protestante

La riforma in Germania assunse tra il popolo l’aspetto di una ribellione delle classi oppresse contro quelle privilegiate. La rivolta dei contadini (1524-25), capeggiata da Tommaso Münzer, fu enorme, ma venne repressa dai grandi principi feudatari con l’appoggio dello stesso Lutero. Stessa sconfitta la subirono i piccoli nobili ribellatisi ai grandi feudatari.

L’impero di Carlo V, d’accordo col papato, si oppone alla riforma, ma senza successo. Le ostilità fra impero e principi tedeschi si concludono con la Pace di Augusta (1555) che afferma il principio di “tolleranza religiosa”, seppur entro i limiti del “cuius regio eius religio” (cioè la religione dei sudditi di una nazione deve essere quella del loro re). I beni ecclesiastici secolarizzati (confiscati) dai principi o dai re non furono più restituiti alla chiesa romana.

La Riforma indebolì senza dubbio l’impero e l’universalismo medievale, ma non favorì in Germania la monarchia nazionale (come invece in Inghilterra, Olanda). Furono piuttosto i principi feudali a trarne i maggiori vantaggi.


Diramazioni del protestantesimo

1. Protestantesimo-Luteranesimo-Evangelismo: Germania, Paesi scandinavi e parzialmente in Centro-Europa, poi Stati Uniti...
2. Calvinismo: Svizzera (in Francia come Ugonotti). Non si appoggiò ai principi ma alla borghesia cittadina. Esso infatti santifica gli affari e la produzione.
3. Anglicanesimo: Inghilterra e colonie. Fautore: Enrico VIII, che si autoproclamò “capo della chiesa inglese”. Vittima illustre: Tommaso Moro. Ha origini più politiche che religiose, in quanto, almeno all’inizio, non vennero modificati i dogmi della chiesa. Esso esprimeva l’esigenza della monarchia di staccarsi dall’impero e dalla chiesa romana, per diventare assoluta, centralizzata...