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Fu appunto Elisabetta I che assunse il titolo (tuttora esistente) di "supremo reggente". Con l'Atto di uniformità del 1559 venne affermata l'indipendenza dal papa romano, venne mantenuta la continuità con la chiesa antica attraverso l'adesione alle confessioni di fede e alle decisioni dei primi quattro concili ecumenici, vennero accettati i principi fondamentali della Riforma (specie gli articoli sulla giustificazione per fede, sulla chiesa, sulle opere buone della Confessione luterana di Augusta del 1530), venne solennemente dichiarata la Bibbia come suprema norma di fede, affermando che non si può pretendere da alcuno di accettare come articolo di fede quello che non può essere approvato con la Bibbia.

I "39 articoli" prevedevano una struttura ecclesiastica centrata sia sui vescovi, nominati dal re, che sulla successione apostolica; cerimonie, riti, liturgia e paramenti di tipo cattolico; la teologia di tipo calvinista moderato (ad es. la tradizione non è negata ma subordinata alla Bibbia, la "forza salvifica" della chiesa non è negata ma si considera più importante la fede personale. Netto invece il rifiuto di ogni culto per Maria, i santi, le reliquie, le icone e di ogni forma di suffragio per i defunti. Forti simpatie vanno al concetto di assoluta predestinazione dei calvinisti).

Altre caratteristiche sono analoghe a quelle di tutte le confessioni protestanti: il matrimonio dei preti, il rifiuto delle indulgenze e del purgatorio, il servizio liturgico nella lingua locale. Questa chiesa non ha alcuna difficoltà ad ammettere divorzio, aborto, contraccezione, rapporti prematrimoniali. Di recente sono state ammesse al sacerdozio anche le donne.

La differenza più sostanziale rispetto alle altre chiese riformate sta nel fatto ch'essa è una "chiesa di stato" a tutti gli effetti (viene anche chiamata "chiesa stabilita", cioè protetta dalle leggi). Le cose ecclesiastiche sono ritenute affari di Stato.

In teoria il capo di questa chiesa potrebbe anche non essere un anglicano. I due arcivescovi più importanti sono quelli di Canterbury (cui spetta un primato onorifico) e di York. E' appunto il primo che riconosce il re come supremo governatore visibile della chiesa, con poteri politico-giuridici non dottrinali.