00 22/01/2009 04:17
Molti protestanti inglesi, che durante il regno di Maria Tudor erano fuggiti nel continente e avevano appreso le dottrine calviniste, ritornati in Inghilterra pretesero una chiesa più coerente con la Riforma, senza episcopato né cerimonie religiose vetero-cattoliche. Essi diedero origine alla setta dei "puritani" e sotto il regno di Giacomo I (1603-25) ottennero la traduzione della Bibbia in inglese. Durante il regno di Carlo I (1625-49)

insorsero con le armi insieme ai presbiteriani scozzesi, instaurando il calvinismo di Westminster, dopo aver ucciso lo stesso Carlo I e l'arcivescovo Laud. (Nel frattempo era sorta in Inghilterra una nuova setta, quella dei "quaccheri"). Ma con il re Carlo II (1660-85) si ristabilì l'anglicanesimo, seppure a una condizione, che il re prestasse giuramento contro la dottrina della transustanziazione (quest'uso restò in vigore sino all'inizio del XX sec.). In cambio il re pretendeva che tutti gli impiegati statali (e quindi anche i ministri di religione) accettassero Il Prayer Book.

Giacomo II (1685-88) promulgò la Dichiarazione d'indulgenza, in forza della quale tutti i sudditi inglesi erano ritenuti uguali di fronte alla legge, senza distinzione di religione, e fu sospeso il giuramento contro la transustanziazione. Di quest'Atto di tolleranza beneficiarono in verità i principali quattro gruppi dissidenti: presbiteriani, congregazionalisti, battisti e quaccheri. Ne furono invece esclusi la minoranza cattolica e i sociniani antitrinitari (o chiesa unitaria). Ma con la rivoluzione del 1688, che vide al potere Guglielmo III (1689-1702), il calvinismo riprese vigore. Il calvinismo si adattava perfettamente alla nuova mentalità borghese che andava affermandosi in Inghilterra: erano piuttosto la potente aristocrazia terriera e la monarchia a porre degli ostacoli.


Con la regina Anna (1702-14) infatti venne ripristinato l'anglicanesimo e solo alla sua morte si giunse a un definitivo compromesso con la definizione delle tre tendenze che ancora oggi durano: la Chiesa Alta, che raccoglie l'aristocrazia e l'alto clero, che afferma la collaborazione fra chiesa e Stato, appoggiando i conservatori, che accentua la sua continuità con la chiesa antica, che ammette da 5 a 7 sacramenti, che si considera una diramazione del cristianesimo, insieme a cattolicesimo e ortodossia, che non rifiuta la vita monastica e che è sicuramente la più vicina alla chiesa cattolica. Infatti, dopo il 1860, per l'influsso del movimento liturgico, si è molto avvicinata a Roma sul piano del ritualismo, delle invocazioni a Maria e ai santi, della confessione auricolare e altre manifestazioni.


La Chiesa bassa o movimento evangelico, che nato alla fine del XVIII sec., è sostanzialmente calvinista, benché accetti i sacramenti del battesimo e dell'eucarestia (quest'ultima ha valore più che altro simbolico). Altre caratteristiche sono la semplicità rituale, una spiccata azione missionaria e un forte impegno sociale a favore dei ceti più poveri, è poco interessata alla speculazione teologica. A loro si deve l'abolizione della schiavitù nel 1833, la legge sulle 10 ore di lavoro nel 1847 e la fondazione della maggiore società missionaria (1799). Questa chiesa considera l'anglicanesimo una corrente del Protestantesimo. Nel 1804 ha fondato la Società per la diffusione della Bibbia, che ha tradotto quest'ultima in oltre mille lingue e dialetti.