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Al tempo dell’Antico Testamento, precedente alla Pentecoste, lo Spirito Santo non era ancora stato effuso nella sua pienezza. Egli e la Sua opera salvifica non mancavano in modo assoluto, perché Egli salvava il popolo di Dio nel contesto dell’antico patto, tanto quanto Egli ci salva ora. Egli però non vi era presente con la pienezza e ricchezza della salvezza con la quale Egli ora dimora nella Chiesa, Egli non poteva, perché Cristo non era ancora morto e risorto, acquisire di fatto quella ricca e piena salvezza. Come Natale era il compleanno del Figlio di Dio nella carne, così la Pentecoste era “il compleanno” dello Spirito come lo Spirito di Cristo nella Chiesa.

La Pentecoste, come l’incarnazione, la crocifissione, la risurrezione e l’ascensione, fu un evento compiuto una volta per sempre. Cinquanta giorni dopo essere risorto, Gesù inviò il Suo Spirito alla Sua Chiesa. Non si tratta di un avvenimento ripetibile, più di quanto non sia ripetibile la morte di Cristo. E’ cosa priva di senso, se non eresia, predicare a ciascun cristiano una Pentecoste personale. Ecco perché si tratta di un errore attenderci il riapparire dei segni della Pentecoste attraverso la storia della Chiesa. Il un suono come di vento impetuoso che soffiava, delle lingue come di fuoco che si dividevano e che andavano a posarsi su ciascuno dei discepoli, i quali cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi, erano i segni, una volta per tutte,


dell’evento storico dell’effusione dello Spirito, proprio come un grande terremoto fu il segno della risurrezione di Gesù. Certo, questi segni sono intesi essere i miei segni nel 20° secolo, tanto quanto erano intesi essere segni per Pietro nell’anno 33; ma essi sono miei non nel senso che debbano essere ripetuti nella mia esperienza, ma per il fatto di essere stati scritti nelle pagine delle Sacre Scritture e di dover essere da me ricevuti per fede.

Quando i pentecostali cercano di negare il carattere di unicità della Pentecoste indicano quelle che nel libro degli Atti paiono essere ripetizioni della Pentecoste: la discesa dello Spirito sui convertiti della Samaria (At. 8:5-24), l’effusione dello Spirito Santo su Cornelio e quelli di casa sua (At. 10:44-48; At. 11:15-18) e la discesa dello Spirito Santo sui discepoli di Giovanni (At. 19:1-7). In realtà questi episodi sono avvenimenti speciali, intesi da Dio per dimostrare come le irripetibili meraviglie della Pentecoste si estendono a tutta la Chiesa, specificatamente i mezzi – pagani (i Samaritani), gli esplicitamente pagani (quelli della casa di Cornelio), e i discepoli di Giovanni Battista. Si tratta di estensioni della Pentecoste all’intera Chiesa, il completamento più ampio della Pentecoste.



Alla luce del significato della Pentecoste, noi possiamo subito vedere come, nel giorno della Pentecoste, uomini e donne che già erano state salvate, ricevettero il dono dello Spirito Santo tanto da godere nuove ricchezze di salvezza ed una potenza fino ad allora loro sconosciuta. Questo non indica che vi siano due opere della grazia in ogni cristiano; questo non è normativo per ogni credente, come se dovessimo aspettarci, ed anelare, di passare da “una semplice salvezza per fede” ad un più alto livello di sensazioni e di potenza, quello di un “battesimo nello Spirito”. La spiegazione si trova nella posizione storica unica nel suo genere in cui si trovavano i santi che avevano vissuto la Pentecoste. Essi vivevano la transizione fra la vecchia dispensazione e la nuova, al “non ancora” dello Spirito alla Sua presenza, fra il tempo di Cristo non ancora glorificato al Suo essere glorificato. Prima di quel momento, quei santi erano salvati, ora, all’alba della nuova dispensazione, essi ricevono il dono dello Spirito nella Sua pienezza, cioè la salvezza completata del Cristo glorificato. A Pentecoste essi si muovono non da un primo livello di grazia ad un secondo più alto livello di grazia, ma dall’infanzia della Chiesa dell’Antico Patto alla maturità della Chiesa del Nuovo Patto[12].


Ci ripugna l’idea che ciascuno di noi debba ripetere l’esperienza della Pentecoste. In questo caso dovremmo per un certo tempo ritornare nell’antica dispensazione, vivere sotto la legge fatta di tipi ed ombre, affinché ad un certo punto, noi si possa passare nella nuova dispensazione. Anche se questo fosse possibile, noi lo rifiuteremmo perché abbiamo ben udito gli ammonimenti della lettera ai Galati ed agli Ebrei.

Noi, santi del Nuovo Testamento, riceviamo lo Spirito del Cristo glorificato, con il pieno Cristo e tutti i Suoi benefici, non appena Egli ci rigenera e viene a prendere dimora in noi, ci battezza nel corpo di Cristo, la Chiesa, e ci unisce a Cristo con una fede vera e vivente. Certo, le benedizioni della Pentecoste sono nostre, tutte le benedizioni di cui avevano goduto quei 120 credenti nell’alto solaio a Gerusalemme; certo, noi pure condividiamo la Pentecoste, in modo reale e pieno come quei 120 credenti. Questo vale allo stesso modo in cui noi abbiamo la nostra parte dei benefici della morte e risurrezione di Cristo. Se uno non partecipa alla morte ed alla risurrezione di Cristo, e neanche alla Pentecoste, semplicemente questi non è salvato. Io, però, non partecipo ai benefici della morte di Cristo ripetendo in qualche modo la Sua morte nella mia personale storia ed esperienza. E’ per fede che io partecipo alla morte e risurrezione di Cristo; è per fede che io sono crocifisso con Cristo e risorto con Lui. Allo stesso modo, è sempre per fede che io partecipo alla Pentecoste.


Pedro