00 13/12/2008 20:36
Le benedizioni di quel grande giorno, ora passato da quasi 2000 anni, diventano personalmente le mie attraverso la fede, operata in me dallo Spirito, la stessa che mi unisce a Cristo ed al Suo Corpo, la Chiesa, alla quale allora fu dato lo Spirito e nella quale lo Spirito dimora per sempre. Questo è l’insegnamento di Galati 3: “...affinché la benedizione di Abrahamo pervenisse ai gentili in Cristo Gesù, perché noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede” (Ga. 3:14).

Il dono delle lingue
L’altra delle due caratteristiche notevoli del Pentecostalismo è la sua dottrina, e presunta pratica, riguardante gli straordinari doni dello Spirito, specialmente quello delle lingue. Anche per questo si presume di trovare la convalida nella Scrittura, e particolarmente in 1 Corinzi 12-14. Qual è la risposta riformata a questo insegnamento ed all’appello che fa alle Scritture?

Al tempo degli apostoli esisteva un dono delle lingue, sia che questo dono possa essere spiegato come la capacità di parlare lingue straniere senza averle prima imparate, sia la capacità di parlare in lingue totalmente nuove e sconosciute. 1 Corinzi 14 indica come almeno un aspetto del dono delle lingue, in quei giorni, era la capacità di parlare in una lingua del tutto nuova e sconosciuta. Nessuno, neppure colui che la parlava, comprendeva ciò che veniva detto (v. 2,14). L’interpretazione delle lingue era, come la lingua stessa, un dono dello Spirito (v. 13; cfr. 1 Co. 12:10).

Chi parlava in lingue non parlava agli uomini, ma a Dio (v. 2). Il beneficio di tutto questo non era l’edificazione degli altri, ma l’edificazione propria (v. 2), “...perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno lo comprende, ma egli in spirito proferisce misteri” (1 Co. 14:2).

In quei giorni vi erano pure altri doni straordinari dello Spirito: il dono di ricevere da Dio speciali rivelazioni, il dono di cacciare i demoni, il dono di prendere in mano serpenti, il dono di bere cose velenose senza averne alcun danno, il dono di guarire i malati imponendo loro le mani, ed il dono di far risorgere i morti[13].

Fra questi doni, la capacità di parlare in lingue era la capacità che aveva la minore importanza. Nella lista di doni in 1 Co. 12:28-31, le lingue e l’interpretazione delle lingue vengono alla fine e non vengono considerati “i doni migliori” che i Corinzi avrebbero dovuto desiderare. 1 Corinzi 14:39 semplicemente istruisce i Corinzi a non impedire le lingue, mentre li esorta a desiderare ardentemente la profezia. Tutt’attraverso 1 Corinzi 14 l’apostolo minimizza l’importanza delle lingue in rapporto alla superiorità della profezia, e denuncia molti abusi che nella comunità di Corinto contraddistinguevano il dono delle lingue. Inoltre, il dono delle lingue non era retaggio di tutti i Corinzi, e non si attendeva che tutti lo ricevessero (1 Co. 12:20).

E’ molto strano, a dir poco, che il Pentecostalismo faccia tutto quel chiasso dicendo di voler restaurare il Cristianesimo del Nuovo Testamento, rendendo prioritario il dono delle lingue, facendolo passare come il dono per eccellenza, ascrivendogli, sia in teoria che in pratica, una preminenza che assolutamente non aveva nei giorni degli Apostoli, e che certo Pentecostalismo sostenga che ogni cristiano dovrebbe possedere questo dono, come se Paolo non avesse scritto: “Forse che tutti parlano in lingue?”.

L’argomentazione usata dal Pentecostalismo per sostenere questa pratica è semplice: “La Scrittura insegna che il miracoloso era parte della vita e del ministero nei giorni degli apostoli, quindi, il dono di operare miracoli dovrebbe trovarsi anche oggi nella Chiesa”.


Ignorato dal Pentecostalismo è che l’insegnamento delle Scritture è che i miracoli sono “segno di un apostolo”. Il potere di fare miracoli era congiunto al ministero apostolico ed aveva lo scopo di autenticare gli apostoli come speciale servitori di Cristo e la conferma della loro dottrina come Evangelo di Dio. Questo non implica che solo gli apostoli potessero operare miracoli. Di fatto altri santi avevano il dono di operare miracoli. Significa però che il miracoloso era apostolico, che derivava dal ministero apostolico presente nella Chiesa a quel tempo, e che serviva per attestare gli apostoli e la loro dottrina. I miracoli erano le credenziali degli apostoli.

La necessità dei miracoli durante l’era apostolica deriva dal servizio unico nel suo genere degli apostoli. Essi dovevano deporre le fondamenta della Chiesa neotestamentaria di Cristo. Paolo scrive in Efesini 2:20 che i santi provenienti dal paganesimo, insieme a quelli d’origine israelita erano: “edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra angolare”. Gli apostoli sono il fondamento della Chiesa, proprio come Cristo è “la pietra angolare”. Essi sono fondamento in virtù della Parola che essi proclamano e scrivono. Allo stesso modo in Corinzi 3:10 Paolo afferma di avere deposto le fondamenta della Chiesa in Corinto, laddove altri hanno poi edificato su questo fondamento: “Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come savio architetto io ho posto il fondamento, ed altri vi costruisce sopra; ora ciascuno stia attento come vi costruisce sopra”.






Pedro