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Che i miracoli, incluso il miracolo delle lingue, fossero una componente del ministero apostolico è insegnato in 2 Corinzi 2:12: “Ora i segni dell'apostolo sono stati messi in opera fra voi con grande pazienza, con segni e prodigi e con potenti operazioni”. Paolo qui difende il suo apostolato dagli attacchi che aveva ricevuto in Corinto. Egli lamenta, al v. 11: “Sono diventato insensato vantandomi, voi mi ci avete costretto, poiché avrei dovuto essere raccomandato da voi, perché non sono stato per nulla inferiore ai sommi apostoli, benché io non sia niente”. I corinzi avrebbero dovuto onorare e riconoscere l’apostolato di Paolo, perché Cristo ne aveva dato chiara prova attraverso i miracoli che aveva operato tramite lui. I miracoli vengono descritti come segni, prodigi, ed opere potenti. Essi vengono chiamati “segni dell’apostolo”, l’espressione è inequivocabile, sono “segni dell’apostolo” che appartengono al ministero apostolico.

Ebrei 2:3,4 pure congiunge gli straordinari doni dello Spirito con il ministero apostolico. I primi tre versetti del capitolo ci ammoniscono a non trascurare “una così grande salvezza”. Ci si rende colpevoli di questo rifiutando di prestare la debita attenzione alla Parola di Dio. Proprio perché attraverso la Parola abbiamo una tale grande salvezza: “Questa, dopo essere stata inizialmente annunziata dal Signore, è stata confermata a noi da coloro che l'avevano udita, mentre Dio ne rendeva testimonianza con segni e prodigi, con diverse potenti operazioni e con doni dello Spirito Santo distribuiti secondo la sua volontà”. La grande salvezza è stata annunciata, l’abbiamo udita. Il brano stabilisce il primato della predicazione della Parola come mezzo di salvezza. Anche nell’era apostolica non erano i miracoli, non erano i doni straordinari dello Spirito Santo ad essere la cosa principale, ma lo era la proclamazione della Parola. I miracoli erano secondari, erano strettamente dipendenti alla dottrina apostolica.



Questo brano, però, insegna chiaramente pure che i miracoli appartenevano all’ufficio e ministero apostolico. L’autore dice che i santi del Nuovo Testamento, i cristiani di origine israelita in particolare, hanno la Parola di Dio che porta loro salvezza. Essi devono prestare attenzione a questa Parola, non devono lasciarsela scivolare via: “Perciò bisogna che ci atteniamo maggiormente alle cose udite, che talora non finiamo fuori strada” (Eb. 2:1). In che modo siamo giunti ad avere la Parola di Dio? Essa fu pronunciata in primo luogo dal Signore stesso, poi fu confermata da “coloro che Lo udirono”. Si tratta degli apostoli. Al riguardo degli apostoli il v. 4 afferma: “Dio ne rendeva testimonianza con segni e prodigi, con diverse potenti operazioni e con doni dello Spirito Santo distribuiti secondo la sua volontà”. Il riferimento qui è ai miracoli, descritti in 2 Co. 12:12 come “segni e prodigi”. Le elargizioni dello Spirito Santo sono doni straordinari dello Spirito che si trovavano nella Chiesa al tempo degli Apostoli. Fra di essi vi erano “diversità di lingue” ed il dono della “interpretazione delle lingue”, come mostra 1 Corinzi 12:10. I miracoli ed i doni straordinari dello Spirito erano testimonianza proveniente da Dio a coloro che avevano udito Cristo (cioè gli apostoli). Lo scopo di questa testimonianza era la conferma della Parola di Dio verso di noi, cioè che la dottrina apostolica è vera Parola di Dio. I miracoli ed i doni straordinari dello Spirito non sono per ogni tempo, ma solo per l’era apostolica. Essi, per volontà di Dio, furono connessi all’ufficio dell’apostolo affinché questi potessero confermare la Parola portata dagli apostoli.


La stessa cosa è insegnata in Marco 16:20: “Essi (gli apostoli) poi se ne andarono a predicare dappertutto, mentre il Signore operava con loro e confermava la parola con i segni che l'accompagnavano”. I segni, o miracoli, erano la potente conferma data dal Signore alla Parola predicata dagli apostoli. Allo stesso modo il Signore aveva autenticato la Parola portata dall’apostolo Paolo e del suo collega Barnaba: “Essi dunque rimasero là molto tempo, parlando francamente nel Signore, il quale rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, concedendo che segni e prodigi si operassero per mano loro”.

Ora, l’ufficio degli apostoli non doveva essere di carattere permanente nella Chiesa, ma un ufficio temporaneo. Le qualifiche dell’apostolo lo mostrano. Un apostolo doveva essere una persona che avesse visto il Signore risorto tanto da predicare la risurrezione come testimone oculare (1 Co. 9:1). Egli doveva essere stato incaricato direttamente dal Signore risorto (Gv. 20:21; At. 26:15-18), il fatto cioè che egli avesse ricevuto l’Evangelo dal Gesù stesso (Ga. 1:11,12).

Il compito specifico dell’apostolo pure indica la natura temporanea di quell’ufficio. Questo compito era quello di porre le fondamenta della Chiesa. Non si deve per sempre porre le fondamenta di un edificio. Viene il tempo in cui le fondamenta sono poste: coloro che ne erano stati incaricati vengono così rimossi ed altri subentrano al loro posto, al servizio della Chiesa, pastori, dottori ecc. la cui vocazione è quella di edificare su quelle stesse fondamenta.

L’ufficio dell’apostolo, però, è scomparso, come pure scompare il miracoloso (“i segni dell’apostolo”), perché il miracoloso era una componente di quell’ufficio e serviva a quel ministero.


E’ per questo stesso motivo che coloro che oggi insistono sui miracoli, dovrebbero pure mostrarci degli apostoli. Che i Pentecostali, allora, ci mostrino i loro apostoli! E’ significativo che in Inghilterra, nel 1800, sorgesse un movimento precursore del Pentecostalismo, cioè gli Irvingiti, chiamati così dal loro fondatore, Edward Irving, i quali, di fatto, elessero dodici apostoli. Così facendo, il movimento era coerente. Si noti, inoltre, sebbene oggi il Pentecostalismo esiti a chiamarli apostoli, come esso attribuisca ai suoi leader poteri che solo gli apostoli potrebbero possedere: un’autorità personale ed assoluta sulla Chiesa, o comunità; nuove rivelazioni da parte di Dio della Sua volontà per la Chiesa, dottrine extra-bibliche che sono vincolanti sui santi.

La storia della Chiesa stessa è testimone della verità dell’insegnamento della Scrittura che i miracoli ed i doni straordinari fossero solo temporanei. I miracoli cessarono nella Chiesa intorno all’anno 100, più o meno al tempo della morte dell’ultimo apostolo[14]. Per un certo periodo dopo questo, solo sette eretiche e scismatiche affermavano di avere il potere di operare miracoli, cioè i Montanisti[15].

Col passare del tempo, il potere d’operare miracoli ricominciò ad essere preteso ed enfatizzato nella Chiesa romana ma, significativamente, questo andava di pari passo con l’allontanamento della Chiesa dalla verità dell’Evangelo. La Chiesa cattolica romana, naturalmente, ha sempre preteso il potere di operare miracoli ed ha sempre stregato la sua gente con miracoli d’ogni genere[16].



Pedro