00 17/12/2008 18:15
Scopo dell'opera

Scopo dell'opera

Disgraziatamente Roma Papale sotto l'aspetto religioso non è conosciuta neppure in Italia.
L'organizzazione della corte di Roma, la maniera come si trattano in essa gli affari, le molle nascoste che fanno muovere tutta la macchina del Cattolicismo romano, sono misteri per molti Italiani.
Noi non ci lusinghiamo di aver messo al nudo tutti quei misteri, ma speriamo nel nostro libro averne data un'idea.

Quanto alle dottrine del Cattolicismo, non le abbiamo tutte esposte, non essendo nostro scopo fare un libro di controversia; ma abbiamo cercato di esporre qualche punto di pratica del Cattolicismo romano, come esso è in azione in Roma.

Chi vuol conoscere il Cattolicismo, romano come esso è, bisogna che lo studi in Roma, e lo studi non nei libri, ma lo veda in azione nel papa, nei cardinali, e nelle congregazioni romane.
I libri non dànno che un'idea falsa spesse volte e sempre incompleta del Cattolicismo romano. Si trova nei libri, o il barbaro e superstizioso Papismo del medio evo, o il Papismo poetico di Chateaubriand.
Se osservate il Papismo nei diversi paesi, lo troverete differentissimo.

Nel mezzogiorno d'Italia vi troverete ancora tutte le superstizioni del medio evo: nell'Inghilterra e nella Germania, ove i Cattolici sono mescolati coi Protestanti, vi troverete un Papismo meno superstizioso e più tollerante; per trasformarsi poi in superstizione ed intolleranza, quel giorno nel quale sarà divenuto maggioranza.

È un fatto certo che, dopo il concilio di Trento, il Cattolicismo romano si è intieramente fuso nel Gesuitismo.
Il Gesuitismo è poco scrupoloso, esso sa secondo le circostanze dei tempi e dei luoghi vestirsi di nuove forme, e comparire perfino liberale, mentre officialmente condanna il liberalismo.
Ne abbiamo un esempio parlante sotto i nostri occhi. Pio IX, nella sua enciclica e nel suo sillabo, condanna solennemente tutti i principii di libertà e di progresso, e frattanto vediamo teologi cattolici, preti, e vescovi, fingersi liberali e progressisti, restando attaccati al Cattolicismo ed al papa: così il popolo non sa a chi credere: ed il Cattolicismo si presenta ai tiranni dai retrogradi armato della tiranna e retrograda enciclica; si presenta ai liberali armato delle ragioni dei teologi neocattolici, che affettano liberalismo; si presenta al popolo per ingannarlo sotto specie di religione.

Questa tattica è precisamente la tattica fondamentale del Gesuitismo, il quale è basato su questo principio, ampiamente spiegato nel nostro libro, che tutti i mezzi son buoni quando conducono al fine.

Inventore di quest'empia massima fu Ignazio di Loiola: la corte romana l'accettò, e così si è dovuta sottomettere al Gesuitismo, e lasciare ad esso la cura di trattare i suoi interessi, ciò che il Gesuitismo fa con gran zelo ogni qual volta agl'interessi della corte romana sieno uniti i suoi.
Ma se gl'interessi dell'una sono separati od opposti agl'interessi dell'altro, allora il Gesuitismo è il primo a ribellarsi contro la corte romana, e questa bisogna che ceda all'influenza immensa del Gesuitismo.
Il giorno che il Cattolicismo si separasse dal Gesuitismo, sarebbe il giorno della sua morte.

Per farsi una giusta idea della immoralità del clero romano, bisogna essere stato educato ed aver vissuto, come ha fatto l'autore di questo libro, per molti anni fra i preti ed i frati.
È solamente in quei luoghi che si può conoscere la vita di quei pretesi servi di Dio; là si conosce come si passano da quegli ecclesiastici i giorni e le ore nell'ozio, nelle conversazioni le più futili, e molte volte le più immorali; là si conoscono le cabale e i raggiri di quei servi di Dio per giungere ad afferrare un vescovado o una carica di convento.

Non vogliamo però con questo dire che tutti i preti e tutti i frati sieno uomini cattivi e di mala fede: ve ne sono di buoni; ma sono rare eccezioni.
Come i nostri lettori vedranno in una delle nostre note, noi siamo persuasi che vi sieno anche de' Gesuiti in buona fede, ma questi tali sono una quasi impercettibile minoranza: essi sono uomini che non hanno saputo o potuto scuotere i pregiudizi della fanciullezza, ed invecchiano bamboleggiando.
Essi non hanno saputo o potuto svincolare la ragione ed il pregiudizio religioso dalle pastoie della loro primitiva educazione; essi ritengono come verità infallibili le leggende di cui fu riempita la loro mente nella fanciullezza, e ritengono come il rappresentante di Dio l'uomo che in nome di Dio calpesta i più santi diritti dell'uomo.
Questi tali agiscono, se si vuole, in buona fede; ma la loro buona fede è l'effetto di una colpevole ignoranza creata e fomentata dal Gesuitismo.

Se si tratta poi di conoscere i disordini dei conventi di monache, l'autore di questo libro li ha ben conosciuti.
Pel corso di dodici anni egli è stato mandato dal cardinal vicario in quasi tutti i conventi di Roma, o come predicatore, o come confessore straordinario, o come direttore spirituale. E così ha conosciuto tutti gli orrori che si nascondono in quelle mura.
Quando egli l'anno scorso ha letto il libro della signora Caracciolo, su i misteri del Chiostro Napoletano, ha dovuto dire che le monache napoletane sono assai migliori delle romane, meno qualche eccezione.

L’autore di questo libro non solamente conosce i disordini di cui egli è stato testimonio, ma ne conosce molti altri, avendo avuto occasione, per le stesse relazioni che aveva in Roma, di leggere i registri del Vicariato, e di conoscere molti disordini di frati e di monache, portati innanzi alle congregazioni dei Vescovi e regolari, e della Disciplina.
Se avesse voluto far parola nel suo libro di tali disordini, avrebbe fatto un libro scandaloso; ma egli ha voluto scrivere non per scandalizzare, ma per istruire ed anche edificare, e spera che i Cristiani lettori del suo libro apprezzeranno la sua riserva.

Per conoscere che il Cattolicismo romano è la religione del danaro, bisogna andare a Roma, entrare nella Dateria e nella Cancelleria romana, e vedere in qual modo si comprano i vescovadi, i canonicati, i benefici, le dispense matrimoniali, e tutte le grazie spirituali; vedere come si mercanteggia sui prezzi: vedere un classe autorizzata di persone fare i sensali di simili mercanzie, sotto il titolo specioso di spedizionieri apostolici.
Quando si conoscono i così detti incerti del clero romano, di cui daremo una nota in un appendice, allora diviene un’evidenza che il Cattolicismo romano non è che una religione di danaro.

Per riguardo alla dottrina del Papismo, essa non bisogna cercarla nei libri di quei teologi che, come Bossuet e Wiseman, hanno descritto un Cattolicismo tutto diverso da quello che esso è realmente, per così accalappiare i Protestanti di buona fede ad entrare nella Chiesa romana.
Bisogna andare a Roma, e, osservando le cose con occhio indagatore, si vedrà che il Cattolicismo romano attuale ha tre dottrine differenti: la dottrina officiale, che è molto elastica e tale da poter essere intesa in un senso non cattivo.
Quella dottrina serve di arme ai Gesuiti o gesuitanti; e, con gli equivoci di quella dottrina, essi fan vedere ai Cattolici di buona fede che i Protestanti calunniano il Cattolicismo.
Essi hanno una seconda dottrina, che può chiamarsi la dottrina teologica, la quale va molto più in là della dottrina officiale, ma pure si contiene ancora in certi limiti.
Finalmente vi è la dottrina reale, che è quella che s’insegna al popolo e che si pratica, la quale è piena di superstizioni, e spesso di empietà.
Noi abbiamo dati alcuni esempi di queste tre diverse dottrine nei nostri libri che abbiamo pubblicati sul Purgatorio, sulla Messa, sul Papa: citeremo qui ancora due esempi.
Bousset ed altri teologi che han scritto contro i Protestanti, sostengono non essere vero che la Chiesa romana proibisca la lettura della Bibbia in lingua volgare, perchè non vi è nessun decreto di concilio generale che proibisca una tale lettura.
I teologi romani sostengono invece che la Chiesa proibisce la lettura delle Bibbie tradotte dai Protestanti, perchè falsificate.
Ma queste due asserzioni sono false, e sono smentite dalla dottrina reale della Chiesa romana, la quale nella regola IV dell’Indice proibisce la lettura delle versioni della Bibbia fatte da autori cattolici.
Bossuet attaccandosi alla dottrina officiale che dice che le immagini debbono essere venerate, nega che la Chiesa romana le adori: ma i teologi, interpretando ragionevolmente il decreto del concilio di Trento, che ordina la venerazione delle immagini a forma del decreto del secondo concilio niceno, il quale dice che debbono essere adorate, spiegano quell’adorazione che la chiamano culto di dulia, cioè adorazione inferiore; mentre poi la dottrina reale ammette una vera e propria adorazione, inginocchiandosi innanzi alle immagini ed alle croci, pregandole ed incensandole.

Il Papismo gesuitizzato non può conoscersi nella sua realtà che a Roma.
Nella segreteria di Stato, nella segreteria degli affari ecclesiastici straordinari, nella congregazione di Propaganda, nella congregazione dell’Inquisizione, solo colà può conoscersi lo svolgimento di tutto quel mistero d’iniquità; solo colà si possono conoscere i raggiri e le male arti che si adoperano per trarre tutti i regni della terra sotto il giogo del papa.
Cosa incredibile a dirsi, ma pur vera, Roma si rallegra dei progressi dell’incredulità e del razionalismo; perché spera, e non senza ragione, che un paese divenuto incredulo, sia più facile ad esser soggiogato al Papismo.

Roma gesuitizzata sa trarre per sé un profitto ammirabile dall’amore delle belle arti. Essa sa che il mondo è carnale, che i mondani non possono comprendere le cose dello spirito, perché si giudicano spiritualmente; così al culto in spirito e verità ordinato da Gesù Cristo ha sostituito un culto tutto carnale e materiale, per ritener nel suo seno gli uomini carnali, sotto pretesto di religione.

La politica di Roma gesuitizzata è contradittoria ed ingannatrice: essa proclama e condanna nello stesso tempo la libertà di coscienza; la proclama per sè nei paesi ove essa non domina, per potere così piano piano gettare la confusione, e giungere poi un giorno al dominio.
La condanna nei paesi ove essa domina, per paura di scapitare nel suo dominio.
Una tale condotta dimostra evidentemente, che essa non agisce per altro principio che per il proprio interesse.
Non sarei mai per finire se volessi numerare tutte le mostruosità che racchiude la fusione del Papismo nel Gesuitismo.
Avrei desiderato sviluppare più largamente questo tema, ma allora avrei dovuto scrivere molti volumi, e la generazione attuale non ama libri voluminosi; quindi ho dovuto contentarmi di dare un semplice cenno della Roma Papale nel presente libro.