00 17/12/2008 18:16
Notizie sull'autore
 

Notizie sull'autore

In quanto ai giudizi che l’autore si permette di dare in questo libro, i lettori debbono essere assicurati che egli era in grado di darli.
Egli, dopo aver ricevuto i gradi accademici, fu per alcuni anni professore di teologia in Roma stessa, egli si era acquistato il grado di Censore Emerito nell’Accademia Teologica dell’università romana, era membro di varie accademie.
Il famoso cardinale Micara, decano del sacro Collegio, lo avea scelto per uno degli esaminatori prosinodali del clero della sua diocesi.
Egli è stato per dieci anni qualificatore, ossia teologo, della sacra romana ed universale Inquisizione: per le quali cose egli era in grado non solo di essere bene informato, ma anche di dare il suo giudizio sui fatti.

Forse mi si domanderà per quali motivi io abbia lasciato una posizione così buona, una carriera che poteva aprirmi la via alle prime dignità ecclesiastiche, per gettarmi in braccio di un avvenire penoso ed incerto.
A me non sono mai piaciute le storie che si scrivono sulle conversioni, perché in fondo non sono che un panegirico che il convertito scrive di se stesso; e, forte su questo principio, io non scriverò la storia della mia conversione: solo dirò a chi vuol crederlo che i motivi che mi hanno mosso ad abbandonare Roma, e rifugiarmi in terra straniera in braccio alla Provvidenza, sono stati di aver preferito la gloria che viene da Dio a quella che danno gli uomini, i beni celesti ai beni terrestri, la vera pace della coscienza che si trova solo in Cristo alla falsa pace che dà il mondo.
Ecco il segreto della mia conversione; e coloro che non volessero crederlo li aspetto dinanzi al tribunale di Cristo, quando tutti i segreti dei cuori saranno manifestati, e là vedranno se io ho mentito.

Stimerei avvilirmi se rispondessi a coloro i quali pensano che ho abbracciata la religione evangelica per isfogare le mie passioni.
Ognuno che mi conosce, può coscienziosamente dire che una tale accusa è una calunnia.
E poi, se avessi avuto tale strana ed anticristiana voglia, non avrei avuto bisogno di abbandonar Roma: sarei stato al mio posto, ed avrei fatto come fanno tanti cardinali, prelati e preti.

Debbo anche aggiungere che io non ho mai avuto serii dispiaceri dai miei superiori ecclesiastici, anzi il cardinale vicario Patrizi, mio immediato superiore, mi amava e dimostrava per me la più grande stima: egli è tuttora vivente, e può rendermi testimonianza.
Il cardinal Ferretti, allora segretario di Stato, mi amava, e conservo presso di me alcune lettere autografe scrittemi qualche tempo dopo la mia partenza da Roma, le quali dimostrano il bene che mi voleva Pio IX, il cardinal Patrizi, il cardinal Ferretti, e tutta Roma.
E quando il cardinal Ferretti nel 1848 venne a Malta ove io era, mi diede pubblicamente le più grandi prove della sua stima.
Non vi voleva dunque che la impudente sfacciataggine di un P. Perrone per calunniarmi.
Se vi fosse un rimprovero apparentemente giusto da farmi sulla mia partenza da Roma, potrebbe essere un rimprovero d’ingratitudine, per avere abbandonati superiori che tanto mi amavano e che tanto erano disposti a beneficarmi.
Ma da questo rimprovero mi giustifica la voce della mia coscienza, e la voce della divina Parola la quale mi dice, di dovere obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, e che nulla mi sarebbe giovato a guadagnare il mondo intiero, a prezzo della mia eterna salute.