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Come l'autore ha conosciuto il Gesuitismo

Come l'autore ha conosciuto il Gesuitismo

Resterà ancora ai lettori una difficoltà.
Essi mi domanderanno come io ho fatto per conoscere il Gesuitismo e poterlo descrivere in quel modo. A questo io rispondo che l’abate P., ex Gesuita dottissimo e conosciutissimo in Roma, era mio amico, e da esso ho saputo molte cose.
Io era ancora molto amico dei Gesuiti: il P. Perrone, che ora mi dice ignorante, ventott’anni fa m’invitava più volte ad esaminare e provare i suoi scolari di teologia: il P. Roothan, famoso generale dei Gesuiti, mi amava molto, e mi regalò un suo libro sugli esercizi di S. Ignazio, che non si dava se non che ai grandi amici dei Gesuiti, perché conteneva la spiegazione della massima fondamentale del Gesuitismo, che tutti i mezzi son buoni purchè conducano al fine.
Sono stato tre volte a fare gli esercizi di S. Ignazio nel convento dei Gesuiti di S. Eusebio: la prima volta, quando era entusiasta dei Gesuiti; la seconda volta, quando lo studio dela Parola di Dio aveva incominciato ad aprirmi la mente, ed allora incominciai a vedere la malvagità delle dottrine gesuitiche; vi andai la terza volta, ma solo per studiar bene quelle dottrine, ed apprenderne la vera spiegazione dai due famosi Gesuiti P. Zuliani e P. Rossini.

Le lettere portano la data del 1847 al 1849: alcuni insignificanti cambiamenti sono avvenuti in Roma da quel tempo; ma alcuni di quei cambiamenti sono stati spiegati nella conclusione.
Per esempio, è stata in qualche modo migliorata la condizione degli Ebrei; ma ciò è avvenuto non tanto per la esigenza de’ tempi, quanto per le istanze del signor Rothschild, il quale si ricusava di dar danaro al papa se tale condizione non fosse stata migliorata: ma i miglioramenti apparenti non hanno fatto che accrescere le sorde persecuzioni contro quegl’infelici.

Ci auguriamo che questo libro abbia nella sua lingua originale la stessa accoglienza che ha avuta nelle lingue straniere nelle quali è stato tradotto.

Firenze, Febbraio 1865