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Mi chiederete qua ’è la mia vita. È la vita di un monaco missionario fondata su tre principi: Imitazione della vita nascosta di Gesù a Nazareth. Adorazione del Santissimo Sacramento esposto. Residenza tra i popoli infedeli più trascurati da tutti, facendo tutto il possibile in vista della loro conversione. Vita d’austerità uguale a quella della Trappa, ma molto più dura per la sua maggiore povertà e perché il clima è duro e snervante e l’alimentazione ben diversa da quella europea, né si può pensare ad introdurre qui quella dei nostri paesi perché ciò sarebbe un lusso costoso. Si deve vivere di ciò che la regione offre: grano, datteri e latticini. Come vesti ed abitazione non troverete che quanto v’è di più povero e di più rustico, nulla che assomigli alle tonache curate e ai conventi di Francia, ma qualcosa di molto simile probabilmente a ciò che dovettero essere il vestito e l’umile casa di Gesù di Nazareth. Avrete una vita diversa da quella della Trappa in questo che, benché tutto vi si faccia secondo un orario e nella più stretta ubbidienza, non vi esistono quelle piccole prescrizioni esteriori la cui minuzia è una caratteristica della Trappa; si tratta di una semplicissima vita di famiglia. Diversa, anche perché non avrete alcun ufficio cantato, né altra preghiera vocale all’infuori del breviario, ma molta orazione e adorazione, molta preghiera o lettura silenziosa ai piedi dell’altare. Sono e sono sempre stato solo da dieci anni. Se Dio m concederà ora dei Fratelli da convertire, dividersi per la salvezza delle anime in piccoli gruppi di tre o quattro, moltiplicando tali gruppi al massimo; ciò riuscirà più efficace per la salvezza delle anime che la fondazione di monasteri con maggior numero di frati... Vedo questi distaccamenti, questi romitaggi di tre o quattro monaci missionari, come delle avanguardie, votate a preparare la via per cedere il posto agli altri religiosi organizzati e al clero secolare, quando il terreno sarà stato dissodato.

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Quando abbiamo da sopportare una grave prova, da affrontare
un pericolo od una sofferenza, passiamo nella preghiera solitaria gli ultimi momenti, l'ultima ora che ce ne separa.
Amiamo e pratichiamo ogni giorno la preghiera solitaria e segreta, quella preghiera che solo il Padre celeste vede, in cui siamo assolutamente soli con lui e nessuno sa che preghiamo, colloquio a due, segreto delizioso, in cui apriamo il nostro cuore in libertà, lontano da ogni sguardo ai piedi del Padre.