00 06/01/2009 09:54
visti dai cattolici romani

Kimbanguisti         

(Chiesa africana)

Nel 1921, nel Congo belga (oggi Zaire) il catechista Simon Kimbangu in seguito ad alcune visioni esercitò un’attività taumaturgica, annunciando la fine prossima della dominazione bianca. L’amministrazione coloniale lo arrestò è lo condannò all’ergastolo. Morì trent’anni dopo in prigione. I suoi figli organizzarono il movimento, e nel 1959 la Chiesa kimbanguista fu riconosciuta ufficialmente nel Congo.

Il kimbanguismo è un uno dei 6000 movimenti afrocristiani, fra le Chiese “etiopiche”, “sioniste”, “messianiche”, “guaritrici” e “oranti” del continente.

Nello Zaire costituiscono la terza o addirittura la seconda forza religiosa, e sono diffusi nei paesi circostanti. Tale Chiesa accetta il credo di Nicea e non si distingue che per il posto riservato alla vocazione profetica di Simon Kimbangu, illuminato dallo Spirito Santo. L’assemblea domenicale comporta cantici, letture bibliche e predicazione, come nelle Chiese nere americane.

Le principali feste sono Natale, Pasqua e gli anniversari della vocazione e della morte di Simon Kimbangu. La Cena  è celebrata con prodotti locali, mentre il Battesimo si svolge per imposizione delle mani. Anche il Matrimonio e l’Ordinazione sono riconosciuti come sacramenti. I ritiri spirituali sono considerati tempi forti della comunità.

La Chiesa kimbanguista ha adottato una struttura fortemente gerarchizzata (catechista, diacono, pastore, segretario, ispettore, delegato) ed è molto attiva nel campo sociale e scolastico; essa promuove una morale severa, proibendo tra l’altro droghe, alcool, tabacco, carne di maiale e di scimmia.