00 06/01/2009 10:49

Ecumenismo è prima di tutto riconoscere la ricchezza e il carisma della tradizione dell'altro. 
Non il suo recupero e la sua negazione. 
Amici protestanti, voi lo sapete bene, ma vale la pena di ripeterlo: una tendenza, per quanto consistente ed autorevole, della Chiesa cattolica non costituisce l'espressione di tutta la comunità cattolica.
(Croyants en liberté Sarthe, marzo 1998)

Ho riflettuto sulle varie denominazioni confessionali sforzandomi di capirle. Ne ho concluso che esiste un Principio unico da cui si dipartono molteplici ramificazioni. 
Non chiedere, quindi, ad un uomo di aderire a questa o quella denominazione confessionale perché ciò lo allontanerebbe dal Principio fondamentale. 
E' il Principio stesso che deve venire a cercarlo, Lui in cui si chiariscono tutte le grandezze e tutti i significati. E l'uomo, allora, capirà.
(Al-Hallaj, 858-922, mistico islamico, decapitato per le sue idee considerate al limite dell'eresia)

Penso che le verità si trovino seminate un po' dappertutto e che fra gli adepti delle varie religioni, vi siano molti "cristiani d'atti".
(Dom Helder Camara, vescovo brasiliano)

Il Papa potrà recarsi in Grecia "Solo come capo di Stato, non come capo religioso, a meno che non chieda perdono per gli attacchi della Chiesa cattolica contro gli ortodossi, dalle crociate ad oggi" 
(Delibera del Santo Sinodo ortodosso, riferita il 6.IX.1999 dal Metropolita del Pireo, Kallinikos)

Riceveremo il Papa a condizione che diventi ortodosso, che rinunci al suo primato e alla sua infallibilità, che faccia penitenza e chieda perdono per la IV crociata.
(I monaci del Monte Athos)
(n.d.r. La IV crociata portò al sacco di Costantinopoli del 1204)

Con lui ho capito che il progetto di Dio è l'unità delle religioni e delle culture in funzione della pace e della giustizia per la Terra. 
(Marcelo Barros, monaco benedettino, con riferimento al vescovo Dom  Helder Camara)

Non appartiene solo solo alla Chiesa cattolica. E' un patrimonio spirituale dell'umanità. La sua voce è ascoltata al di là dei confini delle confessioni e delle ideologie. 
(Leonardo Boff, riferito a Dom Helder Camara)

Ogniqualvolta un uomo ha invocato con cuore puro Osiride, Dioniso, Krishna, Buddha, il Thao ecc., il Figlio di Dio ha risposto inviandogli lo Spirito Santo. E lo Spirito ha agito sulla sua anima, non impegnandolo ad abbandonare la sua tradizione religiosa, ma dandogli la luce - e nel migliore dei casi, la pienezza della luce - all’interno di tale tradizione.
(Simone Weil, ebrea)

Se sei diverso da me, fratello, non mi offendi, ma mi arricchisci.
(Antoine De Saint Exupery)

Credo nella religione dell'amore, perché l'amore è la mia religione e la mia fede.
(Ibn Al Arabi, XIII secolo)

Smettiamo di anestetizzarci ripetendoci solennemente: "Dio ci riunirà tutti quando lo vorrà, come vorrà". Giustifica tutte le vigliaccherie e tutte le ipocrisie.
Siatene certi: Dio vuole unirci, e subito!
Il solo ostacolo siamo noi. (Louis Evely, da "Il Dio della mia vita")

Come potremo poi rimproverare i giudei di non credere nel Nuovo Tempio di Cristo, se proprio noi corriamo a pregare nel tempio loro, morto, vuoto e ormai solo idolatrico?
(Enrico Maria Radaelli, tradizionalista cattolico)

"O di qua, o di là!", rispetto a che cosa? Una posizione come questa non chiude forse in partenza ogni via di contatto con chi non si fa dei nostri? Non conduce anche a contestare la legittimità di un'assemblea eletta democraticamente, quando le sue decisioni non facciano comodo a qualcuno, poiché il metodo democratico non è evangelico?
"La Chiesa non è una democrazia", dice il papa, così come non è un'«organizzazione», ma nessuna comunità cristiana storica può permettersi di considerarsi la Chiesa.
Insomma, è necessario che il dialogo vada avanti. 
(Marco di Pasquale, su Riforma del 5.2.1999)


Le accuse del metropolita russo
Il metropolita russo ha scosso i seicento delegati di Bahia con un’appassionata arringa antiproselitismo.
Gli era stata affidata una delle principali relazioni introduttive ai lavori (sul tema: "Vangelo e cultura"), e lui ne ha approfittato per ricordare che il proselitismo, più che un problema teologico e di relazioni interecclesiali, è «la manifestazione degli urti culturali e ideologici che si producono quando i nuovi venuti tentano di imporre ad altri cristiani un cristianesimo impregnato della loro cultura». Poi è passato alle accuse: «Da quando l’attività missionaria può svolgersi in tutta libertà, una crociata è stata lanciata contro la Chiesa russa, ancora convalescente e vacillante dopo le tante prove subite. Orde di missionari hanno fatto irruzione, vedendo nell’ex Unione sovietica un vasto campo di missione. Essi si sono comportati come se non vi fossero delle Chiese locali e come se il Vangelo non fosse mai stato proclamato. Si sono messi a predicare senza il minimo sforzo di familiarizzarsi con l’eredità culturale o senza imparare la lingua. Nella maggior parte dei casi, la loro intenzione non era di predicare il Cristo e il Vangelo, ma di strappare i nostri fedeli alle loro Chiese tradizionali per ingrossare le proprie comunità... Questi missionari stranieri sono arrivati con i dollari in tasca e hanno comprato le persone con l’aiuto umanitario e la promessa di inviarle a studiare o a riposare all’estero...
Alcune di queste organizzazioni missionarie invadenti hanno un bilancio annuale che arriva a dozzine di milioni di dollari. Esse hanno affittato spazi alla radio e alla televisione e hanno comperato la gente grazie alle loro risorse finanziarie». Dura la conclusione del metropolita Kirill: «Quel che avviene in Russia e in altri Paesi dell’ex blocco orientale può essere descritto come la catastrofe ecumenica degli ultimi anni del XX secolo, perché annulla gli sforzi incredibili che erano stati fatti in campo ecumenico per quarant’anni. Debbo aggiungere che tra coloro che fanno proselitismo sul nostro territorio non vi sono soltanto le sètte, ma anche dei partner del movimento ecumenico, delle Chiese che fanno parte del Cec (Consiglio ecumenico delle Chiese). Lo dico senza esitazioni: ecumenismo e proselitismo sono incompatibili. Non si può contemporaneamente impegnarsi nella missione e asservire spiritualmente, predicare il Cristo e violare la coscienza delle persone, proclamare il Vangelo e corrompere».
(Jesus, aprile 1999)

Ecumenismo tolemaico.
Sì, è solamente un disegno ma è anche un chiaro indizio di come un cattolico vede il cammino verso l'unità: un grande sole al centro (la Chiesa cattolica) e una serie di pianeti che ruotano intorno (le chiese della Riforma, le chiese ortodosse e quelle orientali).
Il disegno è apparso sul quotidiano cattolico Avvenire il 26 gennaio, il giorno della chiusura della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, per illustrare un articolo, peraltro corretto, sulla situazione del dialogo ecumenico. Il disegno mostra una concezione «tolemaica» dell'ecumenismo; noi, invece, ne abbiamo una «copernicana» che mette al centro un altro sole, Gesù Cristo, che illumina e fa vivere i pianeti, le chiese, purché rimangano nella sua orbita.
(Riforma, 4 febbraio 2000)

L'ecumenismo consiste prima di tutto nel riconoscimento della ricchezza e del carisma dell'altro. Non nel suo recupero o nella sua negazione.
(Croyants en Liberté Sarthe)

L'unica cosa che conta davvero, e conterà in ogni generazione, è la disponibilità a rimanere seduti attorno a Gesù, ascoltare i suoi insegnamenti e cercare di fare la volontà di Dio nello spazio di vita che è dato a ciascuno e ciascuna di noi. 
A noi tutti, adottati da Gesù e inseriti a pieno titolo nella sua famiglia, viene ricordato che, proprio come nelle famiglie carnali, vivere insieme e cercare di vivere di comune accordo è una battaglia che si combatte ogni giorno, nel presente e nel futuro.
(Claudio Pasquet, Riforma, 3 marzo 2000)

Gli sforzi che certe Chiese compiono per aumentare il numero dei loro fedeli - a detrimento delle altre Chiese - sfruttando la disoccupazione e i bisogni culturali e sociali della gente, costituiscono uno dei principali ostacoli al progredire del processo per l'unità dei cristiani ed alla continuazione del dialogo ecumenico.
(Diodoros, patriarca greco-ortodosso ~ Gerusalemme, 25.3.2000)

Pio IX è stato parte attiva in quella persecuzione contro gli ebrei oggi sconfessata da Papa Giovanni Paolo II.
Questa beatificazione amareggia chi è impegnato nel dialogo interreligioso.
Queste iniziative non aiutano la pace, non agevolano il dialogo interreligioso tra cattolici ed ebrei.
(Amos Luzzatto, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche in Italia)

La missione di Gesù non si esplica situandosi al di sopra degli altri, ma essendo per gli altri, come lo fu Gesù. Egli infatti disse: "Sono venuto per servire e non per essere servito". 
Ciò che si chiede non è la conversione da una religione ad un'altra, ma la conversione dall'egoismo alla cura e all'interesse per gli altri.
(Tissa Balasuriya, teologo dello Sri Lanka)


      DOCUMENTO RATZINGER:
SOLO IN CHIESA CATTOLICA C'E' SALVEZZA

Il Vaticano ribadisce che soltanto nella ''unica e universale'' Chiesa cattolica e apostolica puo' esserci salvezza. Percio' ''se e' vero che i seguaci delle altre religioni possono ricevere la grazia divina, e' pure certo che oggettivamente si trovano in una situazione gravemente deficitaria se paragonata a quella di coloro che nella Chiesa hanno la pienezza dei mezzi salvifici''. Con la dichiarazione ''Dominus Jesus'', 36 pagine firmate dal prefetto Joseph Ratzinger, la Congregazione per la dottrina della fede riafferma che il pluralismo religioso puo' essere ammesso ''di fatto'', ma non ''di principio'', che il valore dell' incarnazione di Gesu' Cristo e' ''esclusivo e assoluto'' nella storia dell' umanita', e sarebbe ''contrario alla fede cattolica considerare la Chiesa come 'una' via di salvezza 'accanto' a quelle costituite dalle altre religioni''. Il card. Ratzinger vuole mettere alcuni paletti contro il relativismo dilagante tra i teologi, secondo i quali tutte le religioni sono vie ugualmente valide per salvarsi. Tali teorie, afferma, si fondano su alcuni presupposti contrari alla fede, come: ''la verita' divina e' inafferrabile e inesprimibile'', ''cio' che e' vero per alcuni non lo sarebbe per altri'', ''la ragione unica fonte di conoscenza'', ''leggere e interpretare la Bibbia fuori dalla tradizione e dal magistero della Chiesa'' e, naturalmente, il sincretismo religioso.
Spesso, osserva il custode dell' ortodossia cattolica, si cerca di ''evitare termini come 'unicita'', 'universalita'', 'assolutezza', il cui uso darebbe l'impressione di enfasi eccessiva circa il significato e il valore dell' evento salvifico di Gesu' Cristo nei confronti delle altre religioni. In realta' questo linguaggio esprime semplicemente la fedelta' al dato rivelato''. Fin dall'inizio la Chiesa ''ha riconosciuto a Gesu' una valenza salvifica tale, che lui solo, quale Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso e risorto, ha lo scopo di donare la rivelazione e la vita divina all'umanita' intera e a ciascun uomo''. Pertanto ''risulterebbero contrarie alla fede cristiana e cattolica quelle proposte di soluzione che prospettassero un agire salvifico di Dio al di fuori dell'unica mediazione di Cristo''. Il Concilio Vaticano II parlava della ''grazia salvifica di Dio'' che arriva ''attraverso vie note a Dio'' ai non cristiani. ''Tale lavoro teologico - dice Ratzinger - va incoraggiato''. Tuttavia ''la Chiesa non puo' essere considerata 'una via di salvezza 'accanto' a quelle costituite dalle altre religioni, le quali sarebbero sostanzialmente equivalenti alla Chiesa''. Anche se ci sono preghiere e riti delle altre religioni ''che possono assumere un ruolo di preparazione evangelica'', ad essi non corrispondono ''l'origine divina e l'efficacia salvifica 'ex opere operato' propria dei sacramenti cristiani''.
E d'altra parte non si puo' ignorare che ''altri riti, dipendenti da superstizioni o da altri errori costituiscono un ostacolo per la salvezza''. La Chiesa, ripete Ratzinger, considera ''con sincero rispetto'' le religioni del mondo, ma allo stesso tempo ''esclude la mentalita' indifferentista improntata a un relativismo religioso che porta a ritenere che 'una religione vale l'altra'''. La Dichiarazione usa per sette volte l'espressione ''deve essere fermamente ritenuto che''. Tra le sette verita' di fede riproposte, quella che distingue tra ''fede teologale, che e' accoglienza nella grazia della verita' rivelata'' e ''credenza nelle altre religioni, che e' quell'insieme di esperienza e di pensiero'' racchiusa ''nei tesori di saggezza e religiosita''' che l'uomo ha ideato nella sua ricerca di Dio. I libri sacri delle altre religioni, dice Ratzinger, alimentano il rapporto religioso con Dio, ma ''non hanno il valore ispirato dell'Antico e del Nuovo Testamento'' che la Chiesa ritiene rivelati da Dio. Sul fronte ecumenico la Dichiarazione ribadisce che ''esiste un'unica Chiesa di Cristo che sussiste nella Chiesa cattolica''. ''Vere Chiese particolari - dice Ratzinger - sono le Chiese che pur non essendo in piena comunione con la Chiesa cattolica restano unite ad essa per mezzo della successione apostolica e la valida Eucarestia (la definizione sembra applicarsi solo a ortodossi e, forse, anglicani, n.d.r.)''.
(ANSA, 5 settembre 2000).


DOCUMENTO RATZINGER:
TORNARE A VERITA' SMARRITE DEL DIALOGO
(ANSA, 5 Settembre 2000).

Per il cardinal Joseph Ratzinger era necessario ''riaffermare le verita' smarrite del dialogo'', con un chiarimento circa ''l'idea errata che tutte le religioni del mondo siano complementari al Cristianesimo'' e, contro il dilagare del relativismo, sul fatto che non e' ''fondamentalismo'' o una ''minaccia contro la tolleranza e la liberta''' il credere ''in una verita' universale, vincolante e valida nella storia stessa, che si compie in Gesu' Cristo''. In questi termini il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede ha spiegato oggi il significato della dichiarazione 'Dominus Jesus', presentato in Vaticano con il sottosegretario della Congregazione vaticana mons. Tarcisio Bertone e i due teologi mons. Fernando Ocariz e mons. Angelo Amato. Nelle nuove concezioni ideologiche ''penetrate purtroppo anche all'interno del mondo cattolico'', ha lamentato il card. Ratzinger, il dialogo ''non e' piu' la via per scoprire la verita', appello alla conversione e missione'' ma solo ''uno scambio di opinioni'' nel quale ''le posizioni sono sullo stesso piano''. ''Il dissolvimento della cristologia - ha aggiunto - diventa percio' la conclusione logica di tale filosofia relativista'' ed il risultato ''e' che la figura di Gesu' Cristo perde il suo carattere di unicita' e di universalita' salvifica''. Di qui la necessita' di una riaffermazione delle verita' di fede cattoliche.
''Il fatto che il relativismo si presenti - ha aggiunto il card. Ratzinger - come la vera filosofia, in grado di garantire la tolleranza e la democrazia, conduce a marginalizzare ulteriormente chi si ostina nella difesa dell'identita' cristiana e nella sua pretesa di diffondere la verita' universale e salvifica di Gesu' Cristo''. Il documento, e' stato sottolineato nella conferenza stampa, e' teso a ''promuovere il dialogo interreligioso sulla base dell'identita' cristiana''. Il problema, per il card. Ratzinger, sta nella ''la falsa idea di tolleranza connessa alla perdita e alla rinuncia sulla questione della verita'''. ''L'apprezzamento delle altre religioni diventa assurdo e contraddittorio'', in tale contesto, perche' mancando la domanda di verita' non si distingue piu' ''cio' che e' negativo o frutto di superstizione e inganno''. Ma allora qual e' il giudizio, hanno chiesto i giornalisti, sui libri sacri delle altre religioni? ''I libri sacri - ha risposto Ratzinger - contengono cose molto valide e positive: quello che rivendichiamo e' l'ispirazione divina dei nostri libri canonici. E' come se negli altri libri sacri il Signore si facesse presente anche senza una chiara consapevolezza, e come se la fede cominciasse da una iniziativa umana''. Ma gli ebrei si salveranno? ''Quello della salvezza di Israele e' un grande problema'' ha ammesso il teologo.
''Devo dire con molta chiarezza - ha detto il card. Ratzinger - che vale quanto affermato da san Paolo, secondo il quale Israele si salvera' alla fine dei tempi riconoscendo in Gesu' il figlio di Dio. Quanto alla salvezza del singolo ebreo - ha detto - e' chiaro che non e' necessario che riconosca Cristo e non e' nostra competenza esplorare come la salvezza possa venire anche per lui. Tuttavia non si puo' negare il fatto che Cristo sia una realta' presente nella storia. Se questa presenza scomparisse tutta la nostra storia cambierebbe: anche dal punto di vista empirico possiamo dire che questa presenza reale e nascosta di Cristo nella storia e' vincolante per tutti''. Ma un luterano, e' stato chiesto, per salvarsi deve tornare in seno alla Chiesa cattolica? ''Riconosciamo tutti - dice il Prefetto - che la Chiesa dovrebbe essere unita. Questo pero' e' distinto dall'esperienza soggettiva dei luterani che si nutrono nella loro comunita' cristiana. Rispettiamo la liberta' di coscienza di ciascuno, solo che se se sono io a decidere quale frammento contraddittorio della Chiesa mi piace di piu' perderemmo universalita'''. La situazione del dialogo tra Chiesa cattolica e confessioni cristiane per i teologi ''rimane tale e quale''. E' stata poi sottolineata la speciale autorevolezza della formula di approvazione usata dal Papa per il documento, ''certa scientia et apostolica Sua auctoritate''.


DOCUMENTO RATZINGER:
PER CAREY UN PASSO INDIETRO
(ANSA, 5 Settembre 2000)

Per il capo della Chiesa anglicana d'Inghilterra il documento vaticano che vieta ai cattolici di chiamare sorelle le Chiese protestanti ''non fa giustizia'' ai progressi fatti in questi anni verso l'unita' delle Chiese cristiane. Il documento redatto dal cardinale Joseph Ratzinger ed approvato dal Papa - che viene pubblicato oggi - ''non riflette la profonda comprensione che si e' raggiunta attraverso il dialogo ecumenico e la cooperazione durante il passati trenta anni'', ha detto l'arcivescovo di Canterbury. ''Sebbene il documento non faccia parte di questo processo, l'idea che quella anglicana e altre Chiese non siano 'vere e proprie Chiese' sembra mettere in discussione i considerevoli successi ecumenici che abbiamo ottenuto'', afferma l'arcivescovo George Carey in una dichiarazione diffusa questa mattina.


Ratzinger:
"Salvezza solo nella Chiesa cattolica"

Il cardinale all'attacco delle altre religioni
errori e inganni.

(Marco Politi, La Repubblica, 6 settembre 2000)

Ratzinger fa squillare le trombe. Ribadisce l'unicità e la supremazia del cattolicesimo, respinge l'idea che le Chiese cristiane possano essere considerate su un piede di parità, proclama fermamente che le religioni non costituiscono vie uguali per raggiungere Dio, perché l'unica via vera resta la Chiesa cattolica.
L'ultimo documento della Congregazione per la dottrina della fede, dedicato all'unicità e all'universalità del mistero di Cristo, sta scatenando una tempesta di polemiche. Protestano le altre Chiese cristiane, che si sentono declassate a fronte della perentorietà con cui la Dichiarazione Dominus Jesus di Ratzinger proclama il ruolo primario e superiore del cattolicesimo in quanto unico titolare della "pienezza" della Chiesa di Cristo: "Esiste un'unica Chiesa di Cristo, che sussiste nella Chiesa Cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui".
Quanti non si professano cattolici sono in difetto: se Ortodossi, perché non riconoscono il primato del papa, se Protestanti, perchè "non hanno conservato l'episcopato valido e la genuina e integra sostanza del mistero eucaristico". Per i Protestanti la sorte è peggiore. Per Ratzinger, infatti, "non sono Chiese in senso proprio".
Nei fatti non rimane agli altri cristiani che il "ritorno all'ovile", anche se non è detto così.
Con lo stesso atteggiamento si guarda alle altre religioni. I loro seguaci, benché possano ricevere la grazia divina, "si trovano oggettivamente in una situazione gravemente deficitaria se paragonata a quella di coloro che, nella Chiesa, hanno la pienezza dei mezzi salvifici".
Navarro, portavoce papale, getta acqua sul fuoco: "La Santa Sede non cambia linea nelle relazioni con le altre Chiese cristiane". Gli strali della Congregazione per la dottrina della fede sembrano indirizzarsi soprattutto contro i teologi europei ed asiatici, che da qualche anno si sforzano di capire in che modo la "potenza salvifica" di Dio agisce anche nelle altre tradizioni religiose. Sono problemi teologici complessi e a rigore la Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede non introduce novità. Ma sono gli accenti del documento a suscitare forti preoccupazioni dentro e fuori la Chiesa. Sparando a zero contro i tentativi di aprire vie nuove, la Dichiarazione pone sbarramenti alle aperture del concilio Vaticano II e dello stesso papa Wojtyla.
Certo, resta l' acquisizione che anche i fedeli di altre religioni possono salvarsi per l'intervento divino e un ebreo che nega Gesù come figlio di Dio può ricevere il dono della salvezza e, comunque, Israele alla fine dei tempi "riconoscerà Cristo", ma i paletti sono tanti.
La Dichiarazione se la prende con il relativismo, l'eclettismo, le tesi che oltre al cristianesimo ci siano anche altre "vie di salvezza" oppure che il Logos, il Verbo, cioè Cristo nella sua divinità possa manifestarsi al di fuori dell'evento rappresentato da Cristo nella sua incarnazione storica. Guai a pensare che tutte le religioni siano uguali.
"Deve essere fermamente creduto - afferma il cardinale Ratzinger - che la Chiesa è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo è il mediatore e la via della salvezza". E' ora, sostiene Ratzinger, di "riaffermare le verità smarrite" da un certo tipo di dialogo che avrebbe introdotto "l'idea errata che le religioni del mondo siano complementari alla rivelazione cristiana", dimenticando che in esse vi sono anche errori e inganni. Soprattutto il cardinale si scaglia contro quella che definisce "l'ideologia del dialogo che si sostituisce alla missione e all'urgenza dell'appello alla conversione".
Fissando i suoi sbarramenti, la Dichiarazione finisce per correggere e svuotare anche i ripetuti gesti fraterni di papa Wojtyla nei confronti delle Chiese cristiane e le sue aperture nei confronti delle altre religioni. Quando il Papa dice che Dio non manca di rendersi presente anche nel patrimonio spirituale delle altre religioni il tono è proiettato su nuovi scenari. Quando Ratzinger sottolinea che le altre credenze sono sostanzialmente un'esperienza religiosa umana alla ricerca della verità assoluta, è un richiamo all'ordine.
Comunque, la Dichiarazione è stata approvata in forma solenne da Giovanni Paolo II e il segretario della Congregazione per la dottrina della fede, monsignor Bertone, ha spiegato che i contenuti del documento sono sempre stati "infallibilmente proposti dal magistero" della Chiesa e quindi richiedono da ogni fedele un "assenso definitivo e irrevocabile".


«Ratzinger boccia gli anglicani»
La chiesa inglese è sotto choc

(Paola De Carolis, Corriere della sera, 5 settembre 2000)

Stupore e sgomento in Gran Bretagna per il documento del Vaticano che vieta l'uso della definizione «sorelle» per le chiese di dottrina non cattolica. Le anticipazioni giornalistiche della «Nota sull’espressione "Chiese sorelle"», ancora riservata, hanno provocato - come ha rivelato ieri il quotidiano Times - un giro di incontri e negoziazioni tra i massimi vertici della chiesa cattolica e anglicana a Londra. L'obiettivo è di tentare di «arginare i danni» che le nuove direttive - redatte dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e approvate dal Papa - causeranno al dialogo ecumenico e alle relazioni tra le due chiese in Gran Bretagna. John Fitzsimmons, ex direttore del collegio scozzese di Roma ora presidente della commissione dell'ente ecumenico delle chiese di Scozia (Acts), ha detto che il documento lo ha «profondamente deluso». Parte dall'idea - ha precisato - «che la chiesa cattolica è l'incarnazione della verità e tutto ciò che non è pienamente cattolico non rispecchia la piena verità. E' terribile». Il documento affermerebbe che la Chiesa d'Inghilterra e le altre chiese protestanti non sono «corrette» in quanto soffrono di «mancanze».
Un portavoce della Chiesa anglicana ha fatto sapere ieri sera che non ci saranno commenti ufficiali sin dopo la pubblicazione della dichiarazione, mentre l'ufficio per le relazioni pubbliche della chiesa cattolica britannica è superimpegnato. Ha ricevuto centinaia di telefonate e così ha formulato una risposta tesa a smorzare i toni della polemica. «E' importante distinguere tra l'uso teologico e quello comune di termini come "chiese proprie"», ha sottolineato un addetto ai lavori con un riferimento a una formula usata dal documento. «Nell'uso comune, ovviamente, la chiesa anglicana è propriamente una chiesa. Ma nel senso specificamente teologico non è una chiesa. Questo non è una novità e non vuol dire che smetteremo di chiamare "chiesa" la chiesa anglicana». Secondo il Times , però, la dichiarazione di Ratzinger è destinata a rendere spinoso l'incontro di ottobre tra il Papa e la Regina Elisabetta II.
Il divorzio da Roma degli anglicani risale al 1534, quando Enrico VIII emanò l'atto di Supremazia e istituì una nuova dottrina largamente basata su quella cattolica. Fu con il regno di Elisabetta I che il re - o la regina - d'Inghilterra divenne anche Governatore supremo della chiesa anglicana.

--> Perché sono anglicano [Pierre Weité Whalon, vescovo della Chiesa Episcopale degli Stati Uniti]


Un Dio unico che si rivela
(La Domenica, periodico cattolico, Giornata del dialogo Ebrei-Cristiani del 3 ottobre 2000)

La giornata del dialogo ebraico-cristiano è segno di una Chiesa che sa di essere inviata in una storia che essa riconosce come storia della salvezza dell'unico Dio... La Chiesa è profondamente collegata al popolo ebraico, che Dio ha scelto per manifestare la sua attenzione all'uomo, e con il quale ha stretto una speciale alleanza. L'alleanza nel mistero pasquale del Cristo, che la Chiesa perpetua e comunica nel suo pellegrinaggio terreno, non revoca o sostituisce questo patto, ma lo realizza e lo rende nuovo, secondo la promessa fatta ai profeti.