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8. La situazione in Italia 

Da parte mia mi chiedo se il quadro descritto e se le riserve cautamente avanzate dall’islamologo cattolico siano presenti agli operatori politici occidentali — sia al potere che all’opposizione — quando affrontano i problemi aperti dagl’immigrati da paesi musulmani, quindi dai convertiti all’islam, e si propongono sicuramente almeno di non accrescere le difficoltà dell’ordine pubblico, che — peraltro — non esaurisce il bene comune, fine di ogni politico e di ogni politica.

Per esempio, relativamente alla situazione italiana, nel 1990 l’UCOII ha richiesto la stipulazione di un’intesa fra la Repubblica Italiana e la comunità musulmana in Italia, presentandosi come rappresentativa di essa. In tale richiesta, dopo reazioni di altri gruppi islamici, in seguito a un accordo con la sezione italiana della Lega Mondiale Islamica, presieduta da un convertito italiano, l’ex ambasciatore in Arabia Saudita Mario Scialoja, nel 1998 l’UCOII è stata sostituita dal Consiglio Islamico d’Italia quale "organismo rappresentativo dell’intera comunità musulmana in Italia", del quale è presidente il siriano Mohammad Nûr Dachan, militante dei Fratelli Musulmani, che presiede anche l’UCOII (87). Ebbene, l’eventuale firma di un’intesa "[...] tocca delicati aspetti quali la piena sovranità interna ed esterna dello Stato italiano" (88), a fronte "[...] dei legami che i due soggetti principali del nascente islam nazionale, i gruppi di filiazione Fratelli Musulmani e quelli che fanno capo alla Lega del mondo islamico, mantengono con le rispettive organizzazioni-madre a livello internazionale. La persistenza di una inevitabile "dipendenza di fatto" da questi centri, unita al carattere islamista della leadership musulmana in Italia, oltre a originare un fenomeno di "doppia lealtà", può produrre nuovi vincoli, oltre a quelli di carattere geopolitico, nei rapporti tra Italia e mondo musulmano. Il "partito islamico" interno potrebbe essere infatti supportato nelle sue rivendicazioni dal "partito islamico esterno", impegnato a fianco del primo in nome della comune appartenenza alla umma mondiale, condizionando le scelte politiche italiane" (89).