00 20/01/2009 13:09
Da quando conosco Dio so che Lui non può dimenticarsi di noi e ci fa il catechismo anche se viviamo in una terra lontana dove nessun missionario giungerà mai a parlarci di Lui.
Certo che il catechismo di Dio è semplice, semplice come è Lui ed è fondamentale per vivere da uomini e per realizzarci nella felicità.
Ed è in tutti.
Voi lo conoscete:
- Dio è il vivente ed è buono.
- Dio è il principio e la fine.
- Tutto il creato è segno di Lui creato: è il Trascendente.
- Le cose reali sono il suo volto e la testimonianza della sua presenza.
- Dio ci parla attraverso gli avvenimenti, e la storia è la risposta alla Sua parola.
- Dio è eterno e noi siamo eterni con Lui.
- L'amore è la pienezza della sua legge.


La vita va verso la resurrezione, e gli stati di morte sono i passaggi, i salti di qualità, la "pressura" per capire la vita. Più moriamo a noi stessi e più ci liberiamo della morte.
Ma allora dove sta la difficoltà?
Com'è possibile non credere? Com'è possibile non accogliere il dono fatto dal padre che è Dio al suo bambino che è l'uomo?
Giovanni stesso dice che ciò è possibile: "Venne tra i suoi e i suoi non l'hanno accolto" (Gv 1, 11). Sì, è possibile, è possibile non accogliere Dio ma questo non dipende da Dio, dipende da noi. Per accoglierlo, e non lo ripeteremo mai a sufficienza, bisogna essere bambini e in più poveri. Difatti
Gesù dirà che la buona novella è annunciata ai poveri.
Ma qui occorre intenderci: cosa significa essere bambini, essere piccoli?
Significa forse essere piagnucolosi e immaturi? E cosa significa essere poveri? Avere i pantaloni stracciati o la casa brutta?