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17 marzo: Perché nessuno sfuggisse all'amore

Staccandomi dalla vita che è Dio, staccandomi dalla Verità che è Dio, staccandomi dall'Amore che è Dio, mi stacco da Dio

ed entro nella «non vita», nelle tenebre, nell'odio.

A Dio, che non vuole una cosa così orrenda, resta il potere di avvertirmi.

E mi avverte. E mi avverte col dolore.

Eccoci al punto esatto del perché del dolore: avvertimento. Direi che il terribile effetto che il dolore fa su di noi, la tre­menda paura che ci mette addosso è li per dirci: «Sta' attento, uomo. Io, dolore, sono soltanto un messaggero, un segno.

Tu, uomo, non devi avere paura di me che in fondo ti rendo un servizio, devi avere paura di ciò che rappresento.

Io dolore, sono segno della separazione temporanea.

Io morte, sono segno di una separazione eterna.

Quella sì che devi temere!».

Lo so che hai una domanda da farmi, la conosco.

Vuoi sapere il perché del dolore degli innocenti, il significa­to della sofferenza dei poveri, il perché della morte del Giusto.

Non lo sapevo il perché.

Quando ho conosciuto il Cristo me l'ha spiegato Lui.

Domandaglielo stasera: Lui te lo dirà.

E forse aggiungerà una frase che mi ha dato tanta speranza quando mi volle spiegare la salvezza universale, dovuta proprio alla vocazione che ha qualcuno di pagare per tutti.

«Non sfuggire all'amore».

Se nel Regno chiederemo agli innocenti che hanno sofferto per i peccatori, ai poveri che hanno pagato per i ricchi, ai tortu­rati che hanno versato sangue per i prepotenti, se è stato giusto o sbagliato pagare così caro, ci sentiremo rispondere:

«E stato necessario perché nessuno sfuggisse all'Amore».