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5 marzo: Avvolti

Ora Dio ci avvolge così, e l'oscurità del suo agire si chiama fede, la spinta a realizzarci si chiama speranza e l'amore che la regge si chiama carità.

Per noi il difficile è non dimenticare che c'è Lui.

Ed è difficile, perché tutto avviene nel silenzio ed il silenzio ci fa paura.

Vorremmo che Lui ci dicesse: «sono qui», oppure rivelasse la sua presenza con tuoni e lampi.

Se qualche volta l'ha fatto, come racconta l'Esodo, l'ha fatto perché l'umanità era bambina e bisognava prenderla così.

Ma preferisce il silenzio.

Ora fa silenzio, perché più consono alla maturità dell'uomo.

Il silenzio di Dio è segno della tua maturità nella fede. Se ti fa paura è perché sei ancora un po' bambino.

I bambini hanno paura del silenzio e dell'oscurità, ma deb­bono abituarsi all'uno e all'altra.

Le cose di Dio non hanno bisogno di parole.

«I cieli narrano la gloria di Dio e l'opera delle sue mani annuncia il firmamento.

Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette la notizia. Non è linguaggio e non son parole, di cui non si oda il suono.

Per tutta la terra si diffonde la loro voce

e ai confini del mondo la loro parola» (Sai 19, 1-5). Sono le cose che parlano, sono i cieli che parlano. Ma Dio viene nel silenzio.