00 23/01/2009 19:50
“Ma credete voi , Padre mio, che il signor Pasquali ceda così presto?”

“Non si tratta, figlio mio, di farlo cedere: ci vuol altro per vincere la ostinazione di un Valdese un poco dotto! Si tratta solamente di farvi uscire con onore dall’imbarazzo nel quale vi siete posto. Egli non cederà certo; anzi vedrete che incomincierà a cavillare sopra questi monumenti: voi allora vi mostrerete offeso, per qualche parola irriverente che certamente gli uscirà di bocca; lo rimprovererete di non essere stato ai patti; esagererete, se ve ne sarà bisogno, il vostro sdegno; e li lascerete, e così vi trarrete d’impaccio.”

Io so che tutto quello che dicono questi buoni Padri è alla maggior gloria di Dio; ma, ti dico sinceramente, io non era contento di que’ consigli. Mi pareva che non vi fosse dirittura; e poi mi sembrava viltà abbandonare così il campo sul più bello.

Il Padre si avvide che io titubava, e percuotendo leggermente sulla mia spalla: “Povero Enrico, mi diceva amorevolmente, siete molto sfortunato! La prima volta che vi provate a fare il missionario vi capita un Puseita che non dovete convertire, ed un Valdese ostinato e dotto col quale non vi dovete cimentare. Ma non perdete il coraggio; un’altra volta avrete miglior successo.”

“Ma non potrei?......”

“No, interruppe bruscamente il Padre; non potete e non dovete fare altrimenti di quello che io ho detto. Sapete voi cosa accadrà, se non mi obbedite? Entrerete in questioni dalle quali non potrete uscirne con onore: dai monumenti si passerà alla Bibbia: e con quella maledetta arte che hanno costoro in maneggiarla, finirà che il Puseita ci abbandonerà e tornerà protestante; l’altro si confermerà sempre più ne’ suoi errori; il Valdese trionferà, e voi gli avrete data la vittoria. E di voi allora che sarà? Ricordatevi che a Roma esiste la inquisizione, non solo per gli eretici, ma anche per chiunque porta il menomo danno alla S. Chiesa.” Ciò detto, mi aprì la porta e mi congedò.

Le ultime parole del mio maestro mi atterrirono. Andai in casa assai preoccupato su quello che avrei fatto; ed in casa trovo un biglietto del Segretario del Vicariato, che mi ordina di presentarmi al Vicariato subito, per sentire alcuni ordini di Sua Eminenza che mi riguardavano.

Quando un ecclesiastico è chiamato in quel modo alla segreteria del Vicariato, è segno che è stato accusato di qualche mancanza. Senza perdere un istante, corsi alla segreteria; e que’ preti impiegati si scambiarono fra loro delle occhiate d’intelligenza, e guardarono me con un sorriso sardonico. Domandai del signor Canonico segretario, e fui introdotto.

Il Canonico segretario di cui ti parlo è un prete dai 70 agli 80 anni, vecchio venerando, che è l’esempio e lo specchio di tutti i preti di Roma: amato dal Papa, e da quasi tutti i Cardinali, riverito, e direi quasi venerato da tutto il clero: predicatore zelante, confessore istancabile, lo trovi sempre eguale a se stesso dalla mattina quando si leva per dire la messa, fino alla sera nella sua partita alle carte che mai non lascia (Nota 5 -
Il giuoco di carte). Il buon Canonico mi fe’ sedere al suo fianco, e mi disse, essere molto dolente di dovermi fare una riprensione, ma che era obbligo del suo ufficio il farla: e dopo molte parole sulla cautela e la prudenza che debbono usare gli ecclesiastici per non compromettere la S. Chiesa, mi disse che il Cardinal Vicario non era punto contento della mia condotta, per le frequenti conversazioni che io aveva co’ Protestanti; ed a nome del Cardinal Vicario mi ordinò di cessare assolutamente da quelle conversazioni. “Voi sapete, soggiunse, i canoni de’ sacrosanti concilii III e IV di Laterano cosa insegnano a riguardo degli eretici (Nota 6 - Leggi canoniche contro gli eretici); eppure voi ieri sera avete preso il tè con loro: ma vi pare, figliuolo mio!”

Io non sapeva più in che mondo io fossi: accusato, rimproverato, minacciato, e perchè? per un’opera che a me pareva la migliore che avessi fatta in tutta la mia vita. Non potei più resistere; il mio cuore era pieno, e traboccò in un dirotto pianto convulsivo che mi soffocava. Il Canonico chiamò aiuto, ed i preti della segreteria accorsero: fui soccorso; e, calmato alquanto, pregai il buon Canonico ad ascoltarmi: tutti si ritirarono, e narrai al Canonico segretario tutto il fatto.

Quando ebbi tutto raccontato, “Rassicuratevi, mi disse; il Cardinal Vicario era stato informato diversamente; ma io credo a voi: il vostro racconto è naturalissimo, e tutto mi dice che la cosa sta precisamente come voi la dite: e sebbene non sarebbe in mia facoltà cangiar l’ordine del Cardinale, pure ne prendo la responsabilità su di me: il Cardinale è assai ragionevole, e si persuaderà facilmente. Seguitate pure, figliuol mio, l’impegno preso; ma con prudenza, per carità! Voi non potete in nessun caso compromettere la causa della S. Chiesa, perchè non avete nessun carattere ufficiale: solo vi prego di badare per voi, figlio mio: cotesti eretici sono pericolosi. Prima d’incominciare ogni discussione dite tre Ave Maria alla Madonna, che, come c’insegna la S. Chiesa, sola ha uccise tutte l’eresie; e poi non temete di nulla.”

Così parlò quell’ottimo prete.

Allora io mi tranquillizzai, e decisi di seguire i suoi consigli piuttosto che quelli del mio maestro, e tornai in casa contento, ed ho impiegato il resto del giorno e la sera a scriverti questa lettera. Domani sarà la prima visita alle antichità romane, e penso servirmi del programma datomi dal mio maestro: dopo domani, se piace a Dio, ti scriverò l’esito.

Ama il tuo affezionatissimo
Enrico.