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IL CONCETTO CATTOLICO-ROMANO DI CHIESA
Il Vaticano esige che i cattolici professino che vi sia una continuità storica fra la chiesa fondata dal Signore Gesù Cristo e la Chiesa cattolica-romana. Per poter comprendere e valutare ciò in cui crede il Cattolicesimo, è necessario tenere bene a mente che la Chiesa cattolica romana, con la parola “Chiesa” intende qualcosa di molto diverso da ciò che intende il Nuovo Testamento. Sebbene l'insegnamento del Magistero menzioni che la Chiesa è “popolo di Dio”, “corpo di Cristo”, e “Tempio dello Spirito Santo”, essa accentua sempre l'autorità e la missione del sistema dell'organizzazione papale. È così che Roma insegna che: “È Cristo stesso l'origine del ministero nella Chiesa. Egli l'ha istituita, le ha dato autorità e missione, orientamento e fine” (17). Il modo in cui è esercitata questa conclamata struttura di poter è chiaramente delineato dal sistema cattolico-romano: “Non c'è nessuna colpa, per grave che sia, che non possa essere perdonata dalla santa Chiesa” (18). I preti avrebbero ricevuto da Dio un potere tale che uno simile neanche gli angeli e gli arcangeli hanno ricevuto... Dio in cielo confermerebbe ciò che i preti fanno sulla terra (19). “Credere è un atto ecclesiale. La fede della Chiesa precede, genera, sostiene e nutre la nostra fede. La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. Nessuno può avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa per Madre” (20). Il preteso potere assoluto del sistema gerarchico papale è totalmente contrario al concetto neotestamentario di chiesa come “assemblea dei credenti”. La sete di potere del papato è così insaziabile che essa si attribuisce lo stesso potere dello Spirito Santo. È così che il Magistero insegna ufficialmente: “Il Papa, Vescovo di Roma e Successore di san Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli ». « Infatti il Romano Pontefice, in virtù del suo ufficio di Vicario di Cristo e di Pastore di tutta la Chiesa, ha sulla Chiesa la potestà piena, suprema e universale, che può sempre esercitare liberamente »“ (21).
In che modo un tale dogma rifletta la continuità storica con la dottrina e la pratica biblica della Chiesa antica?