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LA CHIESA ANTICA: ITALIA DEL NORD ED ALPI COZIE
Fino almeno al tardo XI secolo (28), la Chiesa cattolica romana insiste nel dire che le antiche chiese dell'attuale Italia del nord (29) fossero semplicemente le chiese che si erano staccate dall'autorità del vescovo di Roma. Pierre Allix, però, scrivendo nel 1690, mostra chiaramente come queste chiese fossero state stabilite localmente nel periodo apostolico e non erano mai state sottoposte all'autorità del vescovo di Roma prima dell'XI secolo. Della loro dottrina e pratica egli afferma: “È sufficiente fare loro meritare il nome di apostoliche dal fatto che esse hanno ricevuto la dottrina degli Apostoli, un'eredità dalle loro stesse mani, che essi preservano molto teneramente attraverso tutti i secoli seguenti” (30). Allix rifiuta l'accusa della Chiesa romana attraverso citazioni della liturgia di queste chiese e da documenti che registrano la pratica della loro fede, che produce sostanziali evidenze del loro disaccordo con le ingerenze del vescovo di Roma. Talvolta Allix cita dei documenti della Chiesa cattolica romana contro i credenti, mostrando come le stesse cose di cui venivano accusati fossero di fatto bibliche.
Secondo George Stanley Faber, circa nell'anno 406, Vigilantius, nativo dell'Aquitania, pubblica un trattato in risposta alla difesa di Girolamo sull'allontanamento di quest'ultimo dalle Sacre Scritture. In essa, “Vigilantius attacca l'idea che il celibato sia dovere del clero ... censura la pretesa che essi [i martiri] siano potenti intercessori presso il trono della grazia; mette in ridicolo la deferenza cieca e ridicola che viene resa alle loro reliquie; denuncia la follia di accendere candele, come fanno i pagani, alla luce del sole, davanti ai loro sacelli; denuncia la pretesa che questi resti insensati possano operare miracoli ... mette in rilievo l'assurdità dei pellegrinaggi o a Gerusalemme o ad altri cosiddetti santuari” (31). Sebbene il trattato di Vigilantius non sia più reperibile, queste informazioni ci provengono dallo stesso Girolamo che cerca di contestare le tesi di Vigilantius durante i loro scambi epistolari. Secondo Girolamo, che risiedeva A
Gerusalemme, Vigilantius, “scrive da una regione, situata fra le onde dell'Adriatico e le Alpi Cozie” (32). Girolamo non riesce a fare estirpare Vigilantius da questa regione, dove vi opera come presbitero, perché il vescovo di quest'area concorderebbe con Vigilantius. Il punto di Faber è questo:
“Questo distretto [dove risiede Vigilantius] sul lato est delle Alpi Cozie è esattamente l'area dove risiedono i Valdesi. Essi asseriscono di avervi vissuto almeno fin dal tempo in cui Papa Silvestro, e qui, un dato di fatto, come possiamo supporre dalla notevolissima affermazione di Girolamo, che essi si erano stabiliti già e persino prima dell'anno 406 ... Qui, dunque, solo settanta anni dopo la morte di Papa Silvestro, di fatto noi troviamo una chiesa nelle Alpi Cozie, la cui condizione teologica corrisponde esattamente con quanto è stato tramandato, generazione dopo generazione, fra i Valdesi stessi; vale a dire che noi di fatto vi troviamo una chiesa nella stessa regione dove i racconti ci insegnano a cercarla, una chiesa che protesta, attraverso la bocca del suo legittimo pastore, Vigilantius ... contro le superstizioni dei tempi e che, di fronte a queste superstizioni, differiscono apertamente dai vescovi della corrotta Chiesa di Roma” (33).
La pretesa della Chiesa cattolica romana di dominare in quell'area è confutata così, come risulta dallo scritto di Girolamo, da Vigilantius. Inoltre, Papa Pelagio i (555) lamenta che “I vescovi di Milano non vengono a Roma per esservi ordinati”, e questo “è in accordo con un'antica loro usanza” (34). Allix nota poi come: “Nell'anno 590, i vescovi dell'Italia e dei Grigioni, dal numero di nove, respingono la comunione con il Papa come se si trattasse di un eretico ... protestando [all'Imperatore] di non potere comunicare con il Papa Gregorio I” (35).