00 30/01/2009 22:00

UNO STRANO ELOGIO

 

Il padrone di questo fattore infedele e disonesto, lo elogia: "E il padrone lodò il fattore disonesto perché aveva agito con avvedutezza" (Luca 16:8).
Com'è possibile elogiare un tale servo? La Bibbia condanna il furto, basti pensare che nel decalogo è scritto: "Non rubare". Addirittura era previsto che chi avesse rubato, restituisse cinque volte tanto: "Il Signore parlò a Mosè e disse: "Quando uno peccherà e commetterà un'infedeltà verso il Signore, negando al suo prossimo un deposito da lui ricevuto, o un pegno messo nelle sue mani, o una cosa che ha rubato o estorto con frode al prossimo, o una cosa smarrita che ha trovata, e mentendo a questo proposito e giurando il falso circa una delle cose nelle quali l'uomo può peccare, quando avrà così peccato e si sarà reso colpevole, restituirà la cosa rubata o estorta con frode, o il deposito che gli era stato affidato, o l'oggetto smarrito che ha trovato, o qualunque cosa circa la quale abbia giurato il falso. Farà la restituzione per intero e vi aggiungerà un quinto in più, consegnando ciò al proprietario il giorno stesso in cui offrirà il suo sacrificio per la colpa" (Levitico 6:1-5).
La stessa cosa, ricorderete, caratterizzò la vita di Zaccheo che si disse pronto e disposto a restituire cinque volte quello che aveva rubato. Com'è possibile ricevere dunque un elogio? Questa parabola è stata da taluni travisata nel suo pensiero, che vi hanno letto la compiacenza di Gesù verso la disonestà e la frode. È importante a tal proposito distinguere tra esempio, che presenta dei modelli da imitare, e parabola, che mira ad illustrare un insegnamento. La parabola non è esempio di moralità, ma lo è la Scrittura, per cui l'agire di questo amministratore infedele non costituisce termine di confronto. Con questa parabola il Signore Gesù non elogia la disonestà, ma l'accortezza e la rapidità della decisione. Il fattore infedele è lodato solo per la sua avvedutezza e non per la sua disonestà. Visionando i registri contabili, il padrone si è reso conto non solo dell'irregolarità, ma anche dell'ultimo imbroglio. Se prima l'amministratore aveva dissipati i beni, ora li ha rubati deliberatamente ed il padrone non ne è certo contento. Quel fattore ha truffato palesemente il suo signore ed ha messo a suo carico il proprio futuro sostentamento. È questa un'infedeltà ancora più grave di cui si è reso colpevole. Certamente quell'amministratore è licenziato, non avrà più il suo lavoro, ma nel mandarlo via il suo padrone ne riconosce l'accortezza, l'avvedutezza, la previdenza. Egli non può fare a meno di ammirare l'audacia e la risolutezza del suo fattore disonesto, capace di giocarsi il tutto per tutto per garantirsi il futuro.