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Ciò che è ancor più sconcertante, è il fatto che più saremo stati generosi e fedeli alla grazia, e più questo cammino ci apparirà impossibile! Infatti le esigenze della povertà, della spogliazione interiore, della castità, dell'obbedienza e della carità ci appaiono sotto una luce nuova, ed esse sono più grandi di quanto avessimo immaginato. Ora, il veder aprirsi davanti a sé un orizzonte sempre più infinito è una grazia inestimabile, poiché è la prova che Gesù è presente con la sua luce. In questo cammino, divenuto ora così austero, come non essere scoraggiati dall'immensità della distanza che ci separa dalla meta? Poiché questa si è allontanata facciamo una gran fatica a vedere di non aver indietreggiato invece di avanzare. Tutto infatti avviene come se avessimo indietreggiato, e ci pare di aver fallito. Inoltre abbiamo scoperto i difetti, le imperfezioni dei religiosi e dei sacerdoti che ci circondano e sentiamo chiaramente che molti di loro sono a quello stesso punto.
Che serve tentare l'impossibile? Poiché per noi l'essere perfetti è impossibile, non ci resta che accontentarci di una vita onesta. Ma una semplice vita onesta al seguito di Gesù crocifisso come è miseria e che delusione! E tuttavia, se sapessimo ciò che Gesù aspetta da noi in questo momento critico della nostra vita religiosa, se sapessimo ciò ch'Egli attende da una tappa che non è un regresso come noi immaginiamo ma una messa in atto delle condizioni per una nuova partenza, per la scoperta di una vita secondo lo Spirito e la fede, con la convinzione, che ancora dobbiamo acquisire, che una tale vita è allora
possibile con Gesù!

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In questi ultimi giorni, ho bruscamente capito che la mia angoscia deriva dal fatto che un numero sempre più grande di noi arriva a questa tappa decisiva. È il momento in cui, in piedi sulla superficie agitata del mare, cominciamo a sprofondare perché abbiamo paura. Paura di che? Non è forse per ordine di Gesù che abbiamo cominciato a camminare in queste condizioni? Non sapevamo. Tuttavia ogni cosa si è svolta sinora come doveva e l'adolescenza della nostra vita spirituale sta finendo. Vivere secondo lo spirito, nella spogliazione interiore, secondo un' ambizione di grandezza distaccata da noi ma che si allarga nell'ambizione stessa del Cuore di Gesù, vivere nell'umiltà e nella diffidenza verso noi stessi, accettando infine di non essere nulla per noi e tutto per Lui e per gli altri, accettando di credere contro ogni speranza e di perseverare nella preghiera, bussando forse ad una porta che resterà chiusa per degli anni, e poi accettare di ripartire, in una nuova prospettiva, verso un modo nuovo di essere poveri, obbedienti, casti, caritatevoli, oranti: ecco ciò che sarà questa nuova tappa. Tuttavia non troviamo più in noi motivo di conforto, e per evitare di scoraggiarci dovremo smettere di guardarci e saper riscoprire Gesù, che non ha mai cessato di essere presente, ma la cui presenza è ora molto diversa da quella di prima. Tutta la nostra vita ci sembrerà sospesa ad un filo che non riusciamo a vedere abbastanza per poterne constatare la solidità. Come un filo di nylon esso ci sembra talmente sottile e trasparente da farci perdere il senso di sicurezza che avevamo agli inizi della nostra vita religiosa. Come l'alpinista preso da vertigine, non abbiamo più il diritto di guardare verso il basso, di seguire con lo sguardo la parete a cui siamo aggrappati, sotto pena di staccarcene o di non poter più avanzare: siamo condannati a guardare solo in alto oppure a non arrivare alla meta.