00 04/02/2009 18:43

«Ci sarà il Signore soltanto...»

La relazione con Dio è come quella tra uomo e donna: l'oggetto di un amore vissuto in tutta la sua intensità non può che essere unico. Quando commenta la professione di fede ebraica: «Ascolta, Israele: Yahweh è il nostro Dio, Yahweh è unico», il Talmud precisa: «Il Santo, sia Egli benedetto, dice a Israele: "Avete fatto di me l'oggetto unico del vostro amore in questo mondo"» (Hagiga B, 3a). Proclamare l'unicità di Dio non consiste, in primo luogo, nello sforzarsi di dimostrare l'assenza di altri dei, ma nel vivere con lui una relazione d'amore che esclude qualsiasi altro affetto, anche umano.
Questo ci porta verso due vie di ricerca: da una parte, mettere in evidenza la possibilità di una relazione di questo tipo tra Dio e l'uomo, fondata su un amore che, come vedremo, non può che essere reciproco e, dall' altra, stabilire la distinzione tra l'unicità divina come percezione dell'intelletto umano e l'unicità divina come oggetto dell'amore umano.
È possibile una relazione d'amore tra Dio e l'uomo? Non esiste una distanza immensa tra Colui che è al di là di ogni comprensione umana e la sua creatura? L'amore comporta una parte di gratuità e di dono di sé, ma com'è possibile tutto ciò, visto che l'uomo riceve tutto dal suo creatore, mentre quest'ultimo si trova in uno stato di pienezza in cui non gli manca nulla?
È proprio nel comandamento dato da Dio che ci appare la dimensione divina di questo stesso comandamento: «Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le tue forze» (Deuteronomio 6,5). Non dipende da un atteggiamento voluto dall'uomo che dentro di lui cresca un amore totale per Dio. No, questo amore assoluto dell'uomo per Dio è un ordine ricevuto da Dio stesso. Questo comandamento, messo in primo piano da tutti i commentatori della Torah, enuncia un fatto, l'amore dell'uomo per Dio, che supera la logica della ragione umana. Quindi amare Dio non è un atto deciso dall'uomo, ma la risposta dell'uomo alla volontà espressa da Dio.
Risulta più naturale per l'uomo volersi mettere in contatto con Dio attraverso atti di adorazione e di lode nel contesto di un culto religioso che comprende offerte sacrificali. Dio, però, non cesserà di ricordare alla comunità ebraica che vuole «l'amore e non il sacrificio» (Osea 6,6). Una gran parte dell'insegnamento dei profeti consiste nel ricordare la priorità che Dio attribuisce all'amore nei suoi confronti, rispetto a tutte le altre forme di relazione.
L'amore che Dio si aspetta dall'uomo non consiste solo nel rispetto i suoi comandamenti, in quanto una fedeltà di questo tipo alla Legge divina stabilisce una distanza, una separazione. Anche se naturalmente è presente il desiderio di osservare la Torah, l'amore per Dio non è vissuto unicamente in questa osservanza. No, l'amore che Dio richiede all'uomo consiste innanzitutto in un affetto e in un movimento di tutto l'essere umano nei suoi confronti. L'amore dell'uomo per Dio si fonda strutturalmente sul senso di meraviglia che suscita nell'uomo la presa di coscienza del fatto che è amato da Dio.
Nella realtà di questa relazione d'amore tra Dio e l'uomo, il passo decisivo è compiuto quando l'uomo scopre che, molto prima che si voltasse verso Dio, Dio era già rivolto verso di lui. Tutta la storia umana e divina che ci trasmette la Bibbia può essere vista come il lungo cammino dell'umanità che, progressivamente, scopre l'amore di Dio per gli uomini e, reciprocamente, come il racconto della grande pazienza di Dio che, nonostante le incomprensioni, i rifiuti e gli errori degli uomini, vuole manifestare il suo amore e la sua tenerezza.