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Affermando che l'Essere unico che è al di là di ogni cambiamento è una Persona che è allo stesso tempo creatrice dell'universo e fonte di una parola rivolta agli uomini, la fede religiosa apre il pensiero umano su una realtà radicalmente diversa, senza legami con il ragionamento logico. È consentito pensare che la dimensione personale che viene quindi attribuita all'Essere unico sia una trasposizione della dimensione personale dell'uomo - e in tal caso sarebbe come un'esplicitazione di questo procedimento che è all'origine delle religioni fondate su una rivelazione-Parola di Dio. Ciò non toglie che si tratti di un'affermazione radicalmente nuova, senza fondamento logico e senza legame razionale con il pensiero dei filosofi e dei metafisici che hanno sempre sostenuto la mancanza di comunicabilità tra l'uomo e l'Essere unico.
Quando la Torah proclama che «il Signore è uno solo» (Deuteronomio 6,4), o quando il Corano afferma che «Egli, Dio, è uno» (CXII, 1), queste affermazioni hanno come scopo fondamentale di costruire un legame tra la Persona di Allah o di Yahweh, percepita dal credente da un punto di vista personale, e l'Essere unico percepito dalla ragione, indipendentemente dalla fede. Infatti è vitale che venga stabilito un legame tra la ragione e la religione, al fine di mantenere l'unità della persona umana.
Si tratta in questo caso di una delle esigenze del pensiero umano: mantenere nei limiti della logica e del ragionamento tutto ciò che viene vissuto e provato sia nell'ambito del mondo sensibile che nell'ambito di ciò che è puramente soggettivo.
Questa esigenza è presente anche nel settore della scienza: la fisica cosmica, strutturalmente non euclidea, è stata messa in relazione con le geometrie non euclidee; allo stesso modo, le scoperte della fisica quantistica sono state «spiegate» con nuove teorie sulla luce. Così, l'esperienza vissuta di una relazione con una Persona che sfugge alle limitazioni del nostro universo fisico non aveva altra possibilità che essere messa in relazione con la capacità del pensiero umano di percepire l'Essere unico al di là di qualsiasi mutazione.
Questa comprensione della relazione tra il pensiero razionale e la fede religiosa non mette per nulla in causa l'esistenza reale dell'oggetto del pensiero e della fede. Si tratta solo di una constatazione che fa emergere la diversa origine delle due componenti del termine «monoteismo»: il primo elemento si riferisce a una percezione razionale, quella dell'unicità dell'Essere assoluto, mentre il secondo all'incontro soggettivo con una Persona chiamata Dio. È importante, per il seguito della nostra riflessione, sottolineare questa differenza, che molto spesso viene ignorata.
Partendo da questa constatazione, è possibile precisare i procedimenti umani e (in quanto facenti parte della realtà) divini che sono all'origine dell'incontro e portano al suo compimento, con molteplici forme ed espressioni, tra una Persona che appartiene alla realtà invisibile e un essere umano inserito nella realtà sensibile? All'origine di questi incontri scopriamo alcune testimonianze molto diverse all'interno della maggior parte delle civiltà: dai Veda e dagli Upanishad in India ai testi delle piramidi in Egitto, senza dimenticare i molti oracoli degli dei della Mesopotamia e della Grecia. Le persone umane cui vengono attribuiti questi insegnamenti, ricevuti e sentiti come provenienti dall' aldilà, hanno nomi molto vari a seconda delle civiltà e delle religioni: profeti, veggenti, indovini, sibille, messaggeri, ispirati, iniziati, ecc. Ciò che ricevono in alcuni casi arriva in modo imprevisto e involontario, mentre in altri casi viene ricercato e suscitato con tecniche molto diverse.