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[SM=g7345] IL VERBO SI FECE CARNE "La Parola è stata fatta carne, ed ha abitato fra noi" (Giovanni 1,14). Il miracolo dell’incarnazione consiste nell'intervento personale di Dio nella storia, cioè nel fatto storico che Dio si fece uomo in Gesù, prendendo su di sé la nostra natura umana. Dobbiamo però notare che l'apporto umano alla incarnazione si attua solo tramite una donna: Maria. L'uomo, il cui apporto è indispensabile per generare una vita, viene totalmente escluso. Questo non avviene a caso, ma ha un significato spirituale. Nell’incarnazione, Maria è il simbolo della umanità, incapace di proporre alcun rimedio per la salvezza dalla morte eterna, derivante dal peccato; Ella viene raggiunta dal messaggio di Dio e coinvolta nell'opera della salvezza. La bellezza della fede mariana consiste nel saper ascoltare la volontà di Dio ed accettare il Suo progetto. Maria non ebbe una sua personale proposta, ma seppe dipendere interamente dall’iniziativa di Dio, il quale, come sempre, si realizza unicamente per la potenza dello Spirito Santo. All'angelo che annunzia l'impossibile: "Tu concepirai", Maria risponde credendo e mettendo a disposizione di Dio il nulla che ella è, il suo stato di ragazza vergine e senza marito, perché sul nulla della creatura Dio operi il tutto della Sua potenza. Due sono gli insegnamenti che il Vangelo ci vuol dare: Innanzi tutto il fatto che Maria condivida con noi e con tutta l'umanità il peccato originale; questo ci assicura che Gesù ha avuto pienamente parte alla nostra realtà umana, che è stato veramente in tutto simile a noi, anche se non ha commesso alcun peccato; quindi, può comprendere veramente la nostra situazione e fare l’espiazione dei nostri peccati (Ebrei 2,17; 4,15). In secondo luogo, il fatto che Maria riconosca di aver bisogno di salvezza come ogni altra creatura umana, che accolga liberamente il messaggio della Parola di Dio e che si offra spontaneamente al servizio del Signore (Luca 1,38), fa di Maria un esempio di fede e di ubbidienza senza condizioni. Beata è colei che ha creduto La grazia di Dio ci interpella sempre direttamente ed esige una risposta libera e personale, e Maria è uno dei più grandi esempi del "sì" che viene dalla fede, un sì totale e senza riserve che coinvolge tutta la vita e l'essere di colui che crede. Educata nella fede ebraica, Maria sa che l'onnipotente Iddio mantiene quello che promette, ed ora comprende che è giunto il momento di sperimentare nella propria vita la potenza del Signore. Perciò, rispondendo - "mi sia fatto secondo la tua volontà" (Luca 1,38), Maria non discute e non pensa ai pericoli a cui può andare incontro nel suo ubbidire (Matteo 1,18-19). Le basta che Dio le abbia parlato e questo è sufficiente perché lei ubbidisca. Ella sa in maniera semplice, genuina e sicura che Dio è Dio e la sua Parola è verità. L'Evangelo accentua fortemente la fede di Maria, anzi è proprio per questa fede che Elisabetta, la definisce "beata" dicendo: "Beata è colei che ha creduto" (Luca 1,48). Nel voler imitare Maria, dobbiamo limitarci a parlare di lei come ne parla il Vangelo, cioè come esempio di fede e di consacrazione a Dio, affinché la Chiesa ne esca fortificata. Perciò ogni forma di venerazione o di culto reso alla sua persona appare fuori dai limiti posti nella Sacra Scrittura. Questo era stato compreso dagli scrittori cristiani del IV secolo: Epifanio, denunciando la setta dei Colliridiani, scrisse: "Non si deve rendere ai santi un onore maggiore di quanto è giusto... Lo stesso continua asserendo: Maria non è Dio, né ha ricevuto il suo corpo dal cielo, quasi non fosse stata concepita da un uomo e da una donna. Il corpo di Maria è santo, ma non è Dio; è stata vergine fino alla nascita di Gesù e resta degna di molto onore, ma non ci è stata data in adorazione, e quello che lei adora è Colui che è nato dalla sua carne. Si onora Maria, ma si adora il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nessuno adori Maria" (Epifanio: Panarion, 78,11.24; 79A7). Queste parole sembrano l'eco di ciò che affermava