Infine, per ciò che concerne il ruolo di corredentrice attribuito alla Madonna, ci permettiamo di ricordare le riflessioni sviluppate sul tema nel corso delle prime pagine del presente scritto.
In riferimento a quanto sostiene Padre Giulio (nelle frasi che vanno dalla 23 alla 28), precisiamo che Maria è esclusivamente Madre del corpo fisico di Gesù, del quale l’eterna ed immortale Parola di Dio si è rivestita. Maria, quindi, non ha generato né partorito Dio, che ad Ella preesisteva, ma soltanto il corpo fisico, carnale e mortale, mediante il quale la Parola si offriva in sacrificio al nostro posto.
Quel corpo, contenente la Parola, è risorto e regna in eterno essendo divenuto tutt’uno con la Parola, per questo sosteniamo che Maria, come già spiegato, è Madre del Signore e non del Creatore.
Il ruolo dell’intermediazione tra l’uomo e Dio, che è tipicamente sacerdotale, appartiene unicamente a Gesù Cristo(I Timoteo 2,5; Romani 8, Ebrei 7,8,9) ed allo Spirito Santo.
Padre Giulio sostiene (nella frase 28) "Maria Madre di un Dio", quasi che Dio non fosse uno solo.
Inoltre, ricordiamoci che Gesù chiama "sue Madri" anche i discepoli che lo seguivano e credevano in Lui; e noi riteniamo che ciò non sia stato scritto per caso. In merito, si può osservare come pure noi diventiamo madri della natura di Gesù Cristo, quando, similmente a Maria, crediamo nella Parola di Dio e la incarniamo nella nostra vita, ricevendo la nuova nascita (Giov.3) mediante il seme della Parola (1 Piet.1,23; Giov.1,13).
Ora, poiché tutto questo è vero, tutti i discepoli di Gesù, dovrebbero essere venerati e pregati, allo stesso modo di Maria, qualora si continuasse a ritenere che "alla madre del Signore" debba essere riservato un ruolo speciale mediante la venerazione, che, a ben guardare, attraverso le preghiere rivolteLe, diviene di fatto vera e propria adorazione.
Come è comprensibile, quanto stiamo esponendo diventa sempre più difficile per chi ama il preconcetto ed il dogma in luogo della Santa Parola; eppure tutto sarebbe facile ed accettabile se, con semplicità e genuinità di cuore, si avesse il coraggio di andare a Gesù e credere nel suo Evangelo, quale pane azzimo che alimenta la vera vita della natura dei figli di Dio.
Infatti anche noi credenti abbiamo accolto nel cuore la Parola vivente dell’Evangelo e, mediante questo Santo seme, Gesù è nato in noi: noi siamo così nati di nuovo alla natura del figlio di Dio, che è diversa da quella Adamitica, poiché è senza peccato.
Durante la loro vita terrena, i credenti possono camminare in due nature tra loro opposte (Gal.5,16) e devono adoperarsi affinché quella Spirituale (cristiana e del figlio di Dio) cresca (Ef.4,13) e quella carnale e terrena diminuisca.
In tal modo, la prima sarà prevalente sulla seconda e si verificherà ciò che viene esemplificato dalla metafora biblica di Simone che, per un tempo intermedio, fu chiamato Simone-Pietro, fino a quando, superato il livello di transizione dall’una all’altra natura (convertito), potè essere chiamato per sempre Pietro. Un nuovo nome per una nuova natura, che è destinata a vivere in eterno con Cristo Gesù.
Ecco perché, avendo accolto la Parola di Dio e fatto nascere in noi la natura di Cristo, siamo fratelli e sorelle di Gesù ed anche "sue madri" (Marco 3,34 e I Pietro 1,23), dato che abbiamo accolto il seme della Parola e lo abbiamo fatto crescere nel nostro seno.