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1. 14. Badate dunque che nessuno vi prenda in trappola quando vi accadesse di spazientirvi a causa delle mosche. Ci sono stati infatti taluni che sono stati giocati e accalappiati dal diavolo con le mosche. Voi sapete che quelli che tendono le reti, usano mettervi delle mosche, per attirare gli uccelli che hanno fame. Ed è proprio così che alcuni sono stati giocati dal diavolo con delle mosche. Un tale, non ricordo chi, un giorno era tormentato dalle mosche. Un manicheo, che l'aveva trovato così spazientito e al quale aveva detto di non riuscire a sopportare le mosche e di odiarle cordialmente, subito gli domando: "Chi le ha fatte le mosche?". L'altro che era infastidito al punto da odiarle, non ebbe il coraggio di rispondere: "Le ha fatte Dio". Eppure era cattolico. Il manicheo obietto: "E se non le ha fatte Dio, chi le ha fatte?". E quello: "Credo che le abbia fatte il diavolo". Il manicheo incalzo: "Se le mosche le ha fatte il diavolo, come vedo che tu giudiziosamente riconosci, chi ha creato l'ape, che è poco più grande della mosca?". L'altro, data la scarsa differenza dei due insetti, non se la senti di dire che Dio ha creato l'ape e non ha creato la mosca. Cosi, dall'ape, il manicheo passo alla cavalletta, dalla cavalletta alla lucertola, dalla lucertola all'uccello, dall'uccello alla pecora; arrivo al bove, all'elefante, infine all'uomo. E convinse quell'uomo che l'uomo non è stato creato da Dio. Così quel poveretto che aveva perduto la pazienza a causa delle mosche, divento a sua volta una mosca che cadde in potere del diavolo. Non per nulla si dice che Beelzebub significhi "principe delle mosche" a proposito delle quali sta scritto: Le mosche che vi muoiono dentro, guastano l'unguento profumato (Qo 10,1).

15. Ora, fratelli, perché vi ho detto questo? Chiudete le orecchie del vostro cuore alle insidie del nemico; convincetevi che Dio ha fatto tutte le cose, collocando ciascuna al suo posto. Ma perché, allora, dobbiamo soffrire tanto per colpa di una creatura di Dio? Perché abbiamo offeso Dio. Forse che gli angeli sono soggetti a questi nostri mali? Credo che neppure noi, in questa vita, dovremmo temerli troppo. Delle tue sofferenze fanne colpa al tuo peccato, non al giudice. E' per punire la nostra superbia, infatti, che Dio ha incaricato un'infima e trascurabile creatura di tormentarci. Di modo che, quando l'uomo si insuperbisce e si innalza contro Dio, e, pur non essendo che un mortale, calpesta esseri mortali come lui, o, pur essendo un uomo, rifiuta di conoscere nell'altro uomo un suo prossimo, quando così s'innalza, venga sottoposto alle pulci. Che cos'è tutta questa superbia, o uomo? Uno ti ha detto una parola offensiva, e tu ti sei risentito e ti sei adirato, tu che per dormire devi combattere con le pulci! Riconosci che cosa sei. Ecco una prova, o fratelli, che è per umiliare la nostra superbia che sono stati creati questi animali molesti: Dio avrebbe potuto domare il superbo popolo del Faraone servendosi di orsi, di leoni, di serpenti; e invece mando loro delle mosche e delle rane (Ex 8,6 Ex 8,21), per umiliarne l'orgoglio con esseri vilissimi.

(In lui tutto è vita.)

2. 16. Dunque, fratelli: Tutte le cose - assolutamente tutte -furono fatte per mezzo di lui, e niente fu fatto senza di lui. Ma in che modo tutto fu fatto per mezzo di lui? ciò che fu fatto, in lui è vita (Jn 1,3-4). Si potrebbe dire anche: ciò che in lui fu fatto, è vita. Seguendo questa punteggiatura, risulta che tutto ciò che esiste è vita. E in verità, quale cosa non è stata creata in lui? Egli è, infatti, la sapienza di Dio, di cui sta scritto in un salmo: Tutto hai fatto nella tua sapienza (Ps 103,24). Se, dunque, Cristo è la sapienza di Dio, e il salmo dice: Tutto hai fatto nella tua sapienza, ogni cosa allora è stata fatta in lui, così come ogni cosa è stata fatta per mezzo di lui. Se tutto, fratelli carissimi, è stato fatto in lui, e se tutto ciò che è stato fatto in lui, è vita, allora anche la terra è vita, anche il legno è vita. Si, diciamo che il legno è vita, ma intendendo il legno della croce, dal quale abbiamo ricevuto la vita. Dunque, anche la pietra sarebbe vita? Ma è sbagliato intendere cosi, perché in questo modo si offrirebbe a quella sordida setta dei manichei un nuovo pretesto per dire che la pietra possiede la vita, che un muro ha l'anima, che una corda, la lana, un vestito, hanno un'anima. E' così infatti che essi usano spropositare, e, ripresi e controbattuti, rispondono appellandosi alle Scritture. Perché, dicono, è scritto: ciò che in lui fu fatto, è vita. Se davvero tutto in lui fu fatto, tutto è vita. Ebbene, non lasciarti ingannare, segui questa punteggiatura: ciò che fu fatto; qui pausa, e poi continua: in lui è vita. Che cosa vuol dire? La terra è stata creata, ma questa terra creata non è la vita. E' che nella sapienza stessa esiste spiritualmente una certa idea secondo cui fu fatta la terra: questa idea è vita.

3. 17. Cerchero di farmi capire meglio che posso alla Carità vostra. Un artigiano si mette a fare un armadio. Ma prima l'armadio egli ce l'ha nella mente: se egli prima di fabbricarlo non ne avesse l'idea nella mente, come potrebbe costruirlo? Naturalmente l'armadio che è nella mente dell'artigiano, non è precisamente quello che poi noi vediamo coi nostri occhi. Nella mente c'è l'opera in maniera invisibile e soltanto una volta realizzata sarà visibile. Quando l'armadio sarà costruito, cesserà forse per questo di esistere nella mente? No, l'idea è stata realizzata nell'opera, ma rimane nella mente del costruttore. L'armadio potrà anche marcire, e dall'idea che è nella mente se ne potrà fabbricare un altro. Considerate, dunque, l'armadio come idea e l'armadio come opera eseguita. L'armadio fabbricato non è vita, ma l'armadio come idea è vita, essendo viva l'anima dell'artefice nella quale esistono tutte queste cose, prima che vengano alla luce. Altrettanto si può dire, fratelli carissimi, della sapienza di Dio, per mezzo della quale sono state fatte tutte le cose: come mente creatrice, essa le possiede tutte prima ancora che siano realizzate; di conseguenza quanto è stato fatto per mezzo di quella idea creatrice, non tutto è vita, ma tutto ciò che è stato fatto è vita in lui. Guarda la terra: essa è nella mente del suo Creatore; guarda il cielo: esso è in quella mente; guarda il sole e la luna: sono anch'essi nella mente creatrice. E mentre fuori di essa sono corpi, nella mente di Dio sono vita. Cercate di capirmi, se potete. Il tema è grandioso. E questa grandezza non deriva da me o per mezzo di me che lo affronto, che evidentemente non sono grande, ma da colui che davvero è grande. Non sono io che ho detto queste cose. Io sono piccolo; ma non è piccolo colui al quale io mi rivolgo per potervele comunicare. Comprenda ciascuno come puo, quanto puo; e chi non puo, nutra il suo cuore per arrivare a comprendere. E di che lo nutrirà? Si nutra di latte, e diventerà capace di cibo solido. Non si allontani da Cristo nato dalla carne, finché arriverà a Cristo nato dall'unico Padre, al Verbo che è Dio presso Dio, per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte: quella è infatti la vita che in lui è luce degli uomini.

(E la vita è luce.)

1. 18. Sono queste infatti le parole che seguono: E la vita era la luce degli uomini (Jn 1,4). E' da questa vita che gli uomini vengono illuminati. Gli animali non vengono illuminati, perché gli animali non possiedono un'anima razionale, che consenta loro di contemplare la sapienza. L'uomo, invece, fatto a immagine di Dio, possiede un'anima razionale, capace di accogliere la sapienza. Dunque quella vita, per mezzo della quale furono fatte tutte le cose, quella vita è essa stessa luce; e non di qualsiasi essere animato, ma luce dell'uomo. E' per questo che l'evangelista fra poco dirà: Era la vera luce, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Jn 1,9). E' questa la luce che illumino Giovanni Battista; come pure lo stesso Giovanni evangelista. Di questa luce era pieno colui che disse: Non sono io il Cristo; ma colui che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere i lacci dei sandali (Jn 1,20 Jn 27). E illuminato da questa luce era l'evangelista, quando disse: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questa vita è dunque la luce degli uomini.

2. 19. Ma i cuori degli stolti non sono ancora in grado di accogliere questa luce, perché il peso dei peccati impedisce loro di vederla. Non pensino costoro che la luce non c'è, solo perché essi non riescono a vederla. E' che a causa dei peccati essi sono tenebre: E la luce risplende tra le tenebre, ma le tenebre non l'hanno compresa (Jn 1,5). Immaginate, fratelli, un cieco in pieno sole: il sole è presente a lui, ma lui è assente al sole. Così è degli stolti, dei malvagi, degli iniqui: il loro cuore è cieco; la sapienza è li presente, ma trovandosi di fronte a un cieco, per gli occhi di costui è come se essa non ci fosse; non perché la sapienza non sia presente a lui, ma è lui che è assente. Che deve fare allora quest'uomo? Purifichi l'occhio con cui potrà vedere Dio. Faccia conto di non riuscire a vedere perché ha gli occhi sporchi o malati: per la polvere, per un'infiammazione o per il fumo. Il medico gli dirà: Pulisciti gli occhi, liberandoti da tutto ciò che ti impedisce di vedere la luce. Polvere, infiammazione, fumo, sono i peccati e le iniquità. Togli via tutto, e vedrai la sapienza, che è presente, perché Dio è la sapienza. Sta scritto infatti: Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio (Mt 5,8).