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(Ci serviamo della lucerna per cercare il giorno.)
1. 8. Ma allora se è venuto, dove era? In questo mondo era. C'era e c'è venuto: c'era in quanto Dio, c'è venuto in quanto uomo; perché, pur essendo qui in quanto Dio, non poteva essere visto dagli stolti, dai ciechi, dagli iniqui. Gli iniqui sono le tenebre di cui è stato detto: La luce risplende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno compresa. Ecco, egli è qui anche adesso, c'era, e ci sarà sempre: mai si allontana da nessun posto. Affinché tu possa vedere colui che mai si è allontanato da te, è necessario che tu non ti allontani mai da chi è presente dovunque: non abbandonarlo mai e non sarai abbandonato. Cerca di non cadere, e per te la luce non tramonterà mai. Se cadi, egli per te tramonta: ma se rimani in piedi, egli sta di fronte a te. Tu, pero, non sei rimasto in piedi: ricordati da dove sei caduto, da quale altezza ti ha precipitato chi cadde prima di te. Ti ha fatto precipitare, non con la forza o con l'istigazione, ma col tuo consenso. Se infatti tu non avessi consentito al male, saresti rimasto in piedi, saresti ancora nella luce. Ora pero, poiché sei caduto e sei ferito al cuore, che solo è capace di vedere quella luce, essa è venuta a te quale tu potevi vederla. Si è presentata in modo talmente umano, da aver bisogno della testimonianza di un uomo. Dio chiede la testimonianza ad un uomo; Dio ha un uomo come testimone. Si, Dio ha un uomo come testimone, ma a beneficio dell'uomo: tale è la nostra debolezza! Con la lucerna cerchiamo il giorno; e questa lucerna è Giovanni, di cui il Signore dice: Egli era la lucerna che arde e illumina, ma voi avete voluto esultare per poco al suo chiarore; io pero ho una testimonianza maggiore di quella di Giovanni (Jn 5,35-36).

2. 9. Il Signore dunque mostro che a beneficio degli uomini volle rivelarsi mediante una lucerna, per sostenere la fede dei credenti e, insieme, per confondere i suoi nemici, proprio quei nemici che lo provocavano dicendo: Con quale autorità fai queste cose? Ma Gesù rispose loro: Io pure vi faro una domanda: ditemi, il battesimo di Giovanni donde veniva? dal cielo o dagli uomini? Ed essi ragionavano fra di loro dicendo: Se rispondiamo dal cielo, egli ci dirà: Perché dunque non gli avete creduto? (Giovanni infatti aveva reso testimonianza al Cristo dicendo: Non sono io il Cristo, ma lui (Jn 1,20 Jn 27)). Se diciamo: dagli uomini, temiamo che la folla ci lapidi; perché ritenevano Giovanni un profeta (Mt 21,23-37 Mc 11,28-32 Lc 20,2-8). Cosi, il timore di essere lapidati e il timore, ancor più grande, di confessare la verità, li indusse a rispondere una menzogna alla Verità; e l'iniquità menti a se stessa (Ps 26,12). Essi risposero infatti: Non lo sappiamo. E il Signore, vedendo che quelli s'eran chiusi essi stessi la porta negando di sapere ciò che invece sapevano, neppure lui volle aprire, perché essi non avevano bussato. Sta scritto infatti: Bussate, e vi sarà aperto (Mt 7,7). Ma quelli non solo non bussarono per farsi aprire, ma con la loro negazione si chiusero la porta in faccia. E il Signore disse loro: Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio tali cose. E così furono confusi per mezzo di Giovanni; e in essi si adempi la profezia: Ho preparato la lucerna al mio Unto; riempiro di confusione i suoi nemici (Ps 131,17-18).

3. 10. Egli era nel mondo, e il mondo per mezzo di lui fu fatto (Jn 1,10). Non pensare che il Verbo

(Dio crea il mondo, immerso in esso.) fosse nel mondo, così come nel mondo vi sono la terra, il cielo, il sole, la luna e le stelle, gli alberi, gli animali, gli uomini. Non così il Verbo era nel mondo. E allora in che modo c'era? C'era come l'artefice che regge quanto ha fatto. Certo, il suo fare non è come quello dell'artigiano. Il mobile che il falegname costruisce, è fuori di lui, occupa un suo spazio, mentre viene fabbricato; e chi lo costruisce, sebbene li accanto al mobile, occupa un altro spazio, e si trova completamente fuori della sua opera. Dio, al contrario, pervade con la sua presenza tutto il mondo che crea: presente dovunque, opera senza occupare un posto distinto; non è al di fuori di ciò che fa come se dovesse far colare, per così dire, la massa che sta lavorando. Mediante la sua maestà crea ciò che crea, e con la sua presenza governa ciò che ha creato. Il Verbo era dunque nel mondo, come colui per mezzo del quale il mondo è stato fatto. Infatti, il mondo fu creato per mezzo di lui, ma il mondo non lo conobbe.

1. 11. Che significa: il mondo fu fatto per mezzo di lui? Si chiama mondo il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che in essi si trova. Esiste anche un altro significato, secondo cui si chiamano mondo coloro che amano il mondo. Il mondo fu fatto per mezzo di lui, e il mondo non lo conobbe. Significa, questo, che i cieli non hanno conosciuto chi li ha creati o che gli angeli non hanno conosciuto il loro Creatore? o che non lo hanno conosciuto le stelle? Ma perfino i demoni confessano la potenza del Creatore. Tutte le cose da ogni parte gli hanno reso testimonianza. Chi sono, dunque, coloro che non l'hanno conosciuto? Quelli appunto che vengono chiamati "mondo", perché amano il mondo. E' dove abbiamo il cuore, che noi abitiamo: chi ama il mondo merita perciò d'esser chiamato "mondo", dal nome della dimora che abita. Come quando diciamo che una casa è buona o cattiva, non vogliamo condannare o lodare le pareti di una casa, ma dicendo che una casa è buona o cattiva, intendiamo riferirci a quelli che la abitano; così per mondo vogliamo designare quelli che vi abitano e ci sono attaccati. Chi sono costoro? Sono quelli che amano il mondo: sono essi che con il cuore abitano nel mondo. Coloro, invece, che non amano il mondo, si trovano si nel mondo con la carne, ma con il cuore abitano in cielo, così come dice l'Apostolo: La nostra cittadinanza è in cielo (Ph 3,20). Dunque: Il mondo per mezzo di lui fu fatto, e il mondo non lo conobbe.

12. Venne in casa propria, poiché tutto era stato fatto per mezzo di lui, e i suoi non lo accolsero (Jn 1,11). Chi sono i "suoi"? Sono gli uomini da lui creati. Anzitutto i Giudei, che erano il suo popolo primogenito rispetto a tutte le genti della terra. Gli altri popoli, infatti, adoravano gli idoli e servivano i demoni; quel popolo, invece, era nato dal seme di Abramo; per questo i Giudei erano "suoi" in modo tutto particolare, perché congiunti a lui nella carne che egli si era degnato assumere. Egli venne in casa propria, e i suoi non lo accolsero. Non lo accolsero nel senso più assoluto? non lo accolse nessuno? Nessuno allora è stato salvato? Nessuno infatti è salvo se non accoglie Cristo che viene.

(Il Figlio unigenito non volle rimanere solo.)

2. 13. Ma aggiunge: Quanti pero lo accolsero. Che cosa ha donato a questi? Oh, grande benevolenza! grande misericordia! Era il Figlio unico, e non ha voluto rimanere solo. Molti uomini che non hanno avuto figli, in età avanzata ne adottano qualcuno; e fanno con la volontà ciò che non hanno potuto fare per mezzo della natura. Questo fanno gli uomini. Ma se uno ha un unico figlio, è più contento per lui; perché da solo possederà tutto, senza dover dividere l'eredità con altri, rimanendo meno ricco. Non così ha agito Dio: l'unico Figlio che egli aveva generato e per mezzo del quale tutto aveva creato, questo Figlio, lo invio nel mondo perché non fosse solo, ma avesse dei fratelli adottivi. Noi infatti non siamo nati da Dio come l'Unigenito, ma siamo stati adottati per grazia sua. L'Unigenito infatti è venuto per sciogliere i peccati, che ci impedivano d'essere adottati: egli stesso ha liberato coloro che voleva fare suoi fratelli, e li ha fatti con lui eredi. E' questo che dice l'Apostolo: Se sei figlio, sei anche erede da parte di Dio (Ga 4,7); e ancora: Noi siamo eredi di Dio e coeredi di Cristo (Rm 8,17). Non ha avuto paura, lui, d'avere dei coeredi, perché la sua eredità non si impoverisce per il fatto che sono molti a possederla. Essi stessi diventano la sua eredità, in quanto sono da lui posseduti, e lui a sua volta diventa la loro eredità. Ascolta in che modo gli uomini diventano la sua eredità: Il Signore mi ha detto: Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato. Chiedimelo, ed io ti daro le genti come tua eredità (Ps 2,78). E lui, a sua volta, come diventa la loro eredità? Dice un salmo: Il Signore è la parte della mia eredità e del mio calice (Ps 15,5). Che Dio sia dunque il nostro possesso e che egli possegga noi: che egli ci possegga come Signore, e che noi lo possediamo come nostra salvezza, come luce. Che cosa, dunque, egli ha dato a coloro che lo hanno accolto? Ha dato il potere di diventare figli di Dio, a coloro che credono nel suo nome (Jn 1,12); affinché, tenendosi stretti al legno della croce, possano attraversare il mare.

1. 14. E come nascono questi? Per diventare figli di Dio e fratelli di Cristo, è certo che essi devono nascere: se non nascono, come possono essere figli di Dio? I figli degli uomini nascono dalla carne e dal sangue, dalla volontà dell'uomo e dall'amplesso coniugale. E i figli di Dio, come nascono? Non per via di sangue, dice l'evangelista, cioè non dal sangue dell'uomo e della donna. In latino non esiste "sangue" al plurale, ma, siccome in greco c'è il plurale, il traduttore ha preferito conservare il plurale, sacrificando la grammatica pur di spiegare la verità in modo da farsi intendere da tutti. Se egli avesse messo "sangue" al singolare, non sarebbe riuscito a spiegare ciò che voleva: difatti gli uomini nascono dall'unione del sangue dell'uomo col sangue della donna. Parliamo dunque senza temere la verga dei grammatici, pur di esprimere in modo solido e chiaro la verità. Chi riuscirà a capire non ce ne farà rimprovero; si mostrerebbe ingrato per la spiegazione. Non dal sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo (Jn 1,13). La donna qui è chiamata carne, perché quando fu formata, Adamo disse: Questo è osso delle mie ossa, e carne della mia carne (Gn 2,23). E l'Apostolo afferma: Chi ama la sua donna ama se stesso; nessuno infatti mai odia la propria carne (Ep 5,28-29). La parola carne è qui, dunque, usata al posto di donna, così come qualche volta si usa spirito al posto di marito. E perché? Perché è lo spirito che regge e la carne è retta: quello deve comandare, questa servire. C'è disordine in quella casa dove la carne comanda e lo spirito serve. Che c'è di peggio d'una casa in cui la donna comanda sul marito? Ordinata invece è quella casa in cui è la donna che obbedisce al marito. Così è a posto l'uomo in cui la carne è sottomessa allo spirito.

2. 15. Essi, dunque, non da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono nati. Affinché gli uomini nascessero da Dio, prima Dio è nato da essi. Cristo infatti è Dio, e Cristo è nato dagli uomini. Ha dovuto cercare in terra soltanto una madre, poiché il Padre lo aveva già, in cielo: è nato da Dio colui per mezzo del quale noi fummo creati, è nato da una donna colui per mezzo del quale noi dovevamo essere ricreati. Non ti meravigliare quindi, o uomo, se diventi figlio per grazia, poiché nasci da Dio secondo il suo Verbo. Il Verbo ha voluto nascere prima dall'uomo, affinché tu avessi la sicurezza di nascere da Dio, e potessi dire a te stesso: Non è senza motivo che Dio ha voluto nascere dall'uomo, lo ha fatto perché mi considerava talmente importante da rendermi immortale, nascendo lui come un mortale per me! perciò l'evangelista, dopo aver detto: da Dio sono nati, prevedendo lo stupore, lo sgomento anzi, che una simile grazia avrebbe suscitato in noi, tale da farci sembrare incredibile che degli uomini siano nati da Dio, subito aggiunge come per rassicurarci: E il Verbo si è fatto carne, e abito fra noi (Jn 1,14). Ti meravigli ancora che degli uomini nascano da Dio? Ecco che Dio stesso è nato dagli uomini: E il Verbo si è fatto carne, e abito fra noi.