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OMELIA 8
(Jn 2,1-4)
Jn 2,1-4
Le nozze di Cana.
Invitato, il Signore è andato alle nozze. Nessuna meraviglia che sia andato alle nozze in Cana di Galilea, lui che è venuto alle nozze in questo mondo. Il Verbo è lo sposo, e la carne umana è la sposa.
1. 1. Il miracolo con cui nostro Signore Gesù Cristo cambio l'acqua in vino, non sorprende se si considera che fu Dio a compierlo. Infatti, chi in quel banchetto di nozze fece comparire il vino in quelle sei anfore che aveva fatto riempire di acqua (Jn 2,6-11), è quello stesso che ogni anno fa ciò nelle viti. Quel che i servi avevano versato nelle anfore, fu cambiato in vino per opera del Signore, come per opera del medesimo Signore si cambia in vino ciò che cade dalle nubi. Se questo non ci meraviglia, è perché avviene regolarmente ogni anno: la regolarità con cui avviene impedisce la meraviglia. Eppure questo fatto meriterebbe maggior considerazione di quanto avvenne dentro le anfore piene d'acqua. Come è possibile, infatti, osservare le risorse che Dio dispiega nel reggere e governare questo mondo, senza rimanere ammirati e come sopraffatti da tanti prodigi? Che meraviglia, ad esempio, e quale sgomento prova chi considera la potenza anche d'un granello di un qualsiasi seme! Ma siccome gli uomini, ad altro intenti, trascurano di considerare le opere di Dio, e trarne argomento di lode quotidiana per il Creatore, Dio si è come riservato di compiere alcune cose insolite, per scuotere gli uomini dal loro torpore e richiamarli al suo culto con nuove meraviglie. Risuscita un morto, e tutti rimangono meravigliati; eppure ogni giorno ne nascono tanti, e nessuno ci bada. Ma se consideriamo più attentamente, è un miracolo più grande creare ciò che non era, che risuscitare ciò che era. Ed è il medesimo Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che compie tutte queste cose per mezzo del suo Verbo, e lui che le ha create, le regge. I primi miracoli li ha fatti per mezzo del suo Verbo, che è presso di lui e Dio egli stesso; gli altri per mezzo del suo Verbo incarnato e fatto uomo per noi. Come ammiriamo le cose fatte per mezzo di Gesù uomo, così dobbiamo ammirare quelle fatte per mezzo di Gesù Dio. Per mezzo di lui sono stati fatti il cielo e la terra, il mare, ogni ornamento del cielo, l'ubertà della terra, la fecondità del mare: tutte queste cose che ci circondano sono state fatte per mezzo di Gesù Dio. Noi contempliamo queste cose, e se in noi c'è il suo Spirito, ci piacciono e c'invitano a lodare l'artefice; eviteremo così di volgerci a queste opere allontanandoci dal loro artefice o di rivolgere, per così dire, il volto a queste creature voltando le spalle al loro creatore.
2. 2. Queste sono le cose che vediamo e che tocchiamo con mano; ma che dire di quelle che non vediamo, come sono gli Angeli, le Potestà, le Virtù, le Dominazioni, ogni abitante di quella dimora sopraceleste, che non ci è dato di vedere? Sebbene anche gli angeli, all'occorrenza, siano apparsi agli uomini. Non è Dio che, sempre per mezzo del suo Verbo, cioè del suo Figlio Unigenito nostro Signore Gesù Cristo, ha creato tutti questi esseri? La stessa anima umana, che non si vede e che mediante le sue manifestazioni nella carne riempie di ammirazione chi ben la consideri, da chi è stata fatta se non da Dio? e per mezzo di chi è stata fatta, se non per mezzo del Figlio di Dio? Né parlo soltanto dell'anima dell'uomo: guardate l'anima di un qualsiasi animale, come regge il suo corpo! Rende attivi tutti i sensi: gli occhi per vedere, le orecchie per udire, le narici per fiutare, il gusto per discernere i sapori, le membra stesse, infine, per compiere le loro funzioni. Forse che tutto questo lo compie il corpo, e non invece l'anima che abita nel corpo? Non si vede con gli occhi, e tuttavia la sua attività suscita ammirazione. Si
rivolga ora in particolare l'attenzione all'anima dell'uomo, cui Dio ha accordato la capacità di conoscere il suo Creatore, di discernere e distinguere il bene dal male, il giusto da ciò che non è giusto: che cosa non compie essa per mezzo del corpo! Osservate l'ordine che regna nell'universo della società umana: l'ordinamento amministrativo, la gerarchia dei poteri, le istituzioni, le leggi, i costumi, le arti. E' l'anima che compie tutto, e nessuno vede la potenza dell'anima. Appena viene sottratta al corpo, questo giace cadavere; finché gli è unita, è come se ne impedisse la corruzione, come se lo imbalsamasse. Ogni carne, difatti, è corruttibile e si decompone, se non viene conservata e sostentata dall'anima. Ma questo potere lo ha anche l'anima dei bruti. Più mirabili sono le cose che ho detto prima, quelle che son proprie dello spirito e dell'intelligenza, dove l'uomo, che fu fatto a immagine del suo Creatore (Col 3,10), secondo questa immagine è rinnovato. Quale sarà la potenza dell'anima, quando anche questo nostro corpo si sarà rivestito dell'incorruttibilità e, mortale qual'è si sarà rivestito dell'immortalità (1Co 15,53)? Se tanto è il suo potere anche servendosi della carne corruttibile, che cosa non potrà quando, in seguito alla resurrezione dei morti, potrà servirsi d'un corpo spirituale? Quest'anima, tuttavia, di natura e sostanza mirabili, invisibile e intelligibile com'è, è stata fatta anch'essa per mezzo di Gesù Dio, poiché egli è il Verbo di Dio, e le cose tutte furono fatte per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto (Jn 1,3).
(La sobria ebbrezza.)
3. Di fronte a tanti prodigi compiuti per mezzo di Gesù Dio, c'è da meravigliarsi se l'acqua è mutata in vino per mezzo di Gesù uomo? Diventando uomo, egli non ha cessato di essere Dio: si è aggiunto l'uomo, non è venuto meno Dio. Chi ha compiuto questo prodigio è colui che ha creato tutte le cose. Non dobbiamo meravigliarci che Dio abbia fatto questo, ma piuttosto ringraziarlo perché lo ha fatto in mezzo a noi, e per la nostra salvezza. Attraverso le stesse circostanze egli ci vuole suggerire qualcosa, poiché ritengo che non senza una ragione il Signore intervenne alle nozze. A parte il miracolo, il contesto stesso adombra qualche mistero, qualche sacramento. Bussiamo perché ci apra e c'inebri del vino invisibile. Anche noi eravamo acqua e ci ha convertiti in vino, facendoci diventare sapienti; gustiamo infatti la sapienza che viene dalla fede in lui, noi che prima eravamo insipienti. Credo sia proprio mediante la sapienza - non disgiunta dall'onore reso a Dio, dalla lode della sua maestà e dall'amore della sua potentissima misericordia - è proprio mediante la sapienza che potremo pervenire all'intelligenza spirituale di questo miracolo.
(Lo sposo avanza.)
2. 4. Invitato, il Signore si reca ad un festino di nozze. C'è da meravigliarsi che vada alle nozze in quella casa, lui che è venuto a nozze in questo mondo? Se non fosse venuto a nozze, non avrebbe qui la sposa. E che senso avrebbero allora le parole dell'Apostolo: Vi ho fidanzati ad uno sposo unico, come una vergine pura da presentare a Cristo? Che cosa teme l'Apostolo? Che la verginità della sposa di Cristo venga corrotta dall'astuzia del diavolo. Temo - dice -che come nel caso di Eva, il serpente nella sua astuzia corrompa i vostri sentimenti, deviandoli dall'amore sincero e casto verso Cristo. Il Signore ha qui, dunque, una sposa che egli ha redento col suo sangue, e alla quale ha dato come pegno lo Spirito Santo (2Co 11,2-3 2Co 1,22). L'ha strappata alla tirannia del diavolo, è morto per le sue colpe, è risuscitato per la sua giustificazione (Rm 4,25). Chi può offrire tanto alla sua sposa? Offrano pure gli uomini quanto c'è di meglio al mondo: oro, argento, pietre preziose, cavalli, schiavi, ville, possedimenti: ci sarà forse qualcuno che può offrire il suo sangue? Se uno offrisse il suo sangue per la sposa, come potrebbe sposarla? Il Signore invece affronta serenamente la morte, dà il suo sangue per colei che sarà
sua dopo la risurrezione, colei che già aveva unito a sé nel seno della Vergine. Il Verbo, infatti, è lo sposo e la carne umana è la sposa; e tutti e due sono un solo Figlio di Dio, che è al tempo stesso figlio dell'uomo. Il seno della vergine Maria è il talamo dove egli divenne capo della Chiesa, e donde avanzo come sposo che esce dal talamo, secondo la profezia della Scrittura: Egli è come sposo che procede dal suo talamo, esultante come campione nella sua corsa (Ps 18,6). Esce come sposo dalla camera nuziale e, invitato, si reca alle nozze.
5. Non è certo senza un motivo recondito che egli sembra non riconoscere la madre, dalla quale era uscito come sposo, quando le dice: Che c'è tra me e te, o donna? La mia ora non è ancora giunta (Jn 2,4). Cosa significano queste parole? Ha forse presenziato alle nozze per insegnarci a disprezzare la madre? Era andato alle nozze d'un uomo che prendeva moglie per generare dei figli, e che certamente aspirava ad essere onorato dai figli che avrebbe generato. E Gesù avrebbe partecipato alle nozze per mancare di rispetto alla madre, mentre le nozze vengono celebrate e ci si sposa per avere dei figli, ai quali Dio comanda di rendere onore ai genitori? Certamente, fratelli, c'è qui nascosto un mistero. E si tratta di cosa tanto importante che taluni -contro cui, come già abbiamo ricordato, ci ha messo in guardia l'Apostolo dicendo: Temo che, come nel caso di Eva, il serpente nella sua astuzia corrompa i vostri sentimenti, deviandoli dall'amore sincero e casto verso Gesù Cristo (2Co 11,3) - i quali, contraddicendo il Vangelo, sostengono che Gesù Cristo non è nato da Maria Vergine, credono d'aver trovato una conferma al loro errore proprio in queste parole del Signore. Come poteva essere sua madre - essi dicono
-colei alla quale Cristo disse: Che c'è tra me e te, o donna? Bisogna rispondere a costoro spiegando il significato della frase del Signore, affinché non credano d'aver trovato, sragionando, un argomento contro la fede, che corrompa la purezza della sposa vergine, cioè la fede della Chiesa. E davvero si corrompe, o fratelli, la fede di coloro che preferiscono la menzogna alla verità. Costoro infatti che credono di onorare Cristo negando la realtà della sua carne, lo fanno passare per bugiardo. Coloro che costruiscono negli uomini la menzogna, che altro eliminano da essi se non la verità? Vi introducono il diavolo e ne escludono Cristo; vi fanno entrare l'adultero e ne fanno uscire lo sposo. Sono paraninfi o, meglio, agenti del diavolo: con le loro parole aprono la porta al diavolo e scacciano Cristo. In che modo il serpente s'impossessa dell'uomo? Facendo si che l'uomo ceda alla menzogna. Quando la menzogna domina, domina il serpente; quando la verità domina, domina Cristo. Egli infatti ha detto: Io sono la verità (Jn 14,6); del diavolo invece ha detto: Non rimase nella verità, perché in lui non c'è verità (Jn 8,44). Ora, Cristo è talmente la verità che tutto in lui è vero: Egli è il vero Verbo, Dio uguale al Padre, vera anima, vera carne, vero uomo, vero Dio; vera è la sua nascita, vera la sua passione, la sua morte, la sua risurrezione. Se neghi una sola di queste verità, entra il marcio nella tua anima, il veleno del diavolo genera i vermi della menzogna, e nulla rimarrà integro in te.
6. Qual è, dunque, il significato della frase del Signore: Che c'è tra me e te, donna? Forse in ciò che segue il Signore ci mostra perché si è espresso cosi: Non è ancora giunta la mia ora. Questa è, infatti, l'intera frase: Che c'è tra me e te, donna? Non è ancora giunta la mia ora. Cerchiamo di capire perché si è espresso cosi. Prima, pero, confutiamo gli eretici. Che cosa dice l'inveterato serpente, l'antico istigatore e iniettatore di veleni? Che cosa dice? Che Gesù non ebbe per madre una donna. Come puoi provarlo? Con le parole, tu mi dici, del Signore: Che c'è tra me e te, donna? Ma, rispondo, chi ha riportato queste parole, perché possiamo credere che davvero si sia espresso cosi? Chi? L'evangelista Giovanni. Ma è proprio l'evangelista Giovanni che ha detto: E la madre di Gesù si trovava là. Questo è infatti il suo racconto: Il terzo giorno in Cana di Galilea si celebro un festino di nozze, e la madre di Gesù si trovava là. Alle nozze fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli (Jn 2,1-2). Abbiamo qui due affermazioni dell'evangelista. Egli dice: la madre di Gesù si trovava là; ed egli stesso riferisce le parole di Gesù a sua madre. Affinché voi possiate custodire la verginità del cuore di fronte alle insinuazioni del serpente, notate, o fratelli, come nel riferire la risposta di Gesù a sua madre, l'evangelista cominci col dire: Sua madre gli dice... Nella medesima narrazione, nel medesimo Vangelo, il medesimo evangelista riferisce: La madre di Gesù si trovava là, e: Sua madre gli disse. Di chi è questa narrazione? Dell'evangelista Giovanni. E che cosa Gesù risponde alla madre? Che c'è tra me e te, o donna? Ed è lo stesso evangelista Giovanni a narrarcelo. O evangelista fedelissimo e veracissimo, tu mi racconti che Gesù disse a sua madre: Che c'è tra me e te, donna? Perché hai dato l'appellativo di madre a colei che non riconosce tale? Tu infatti hai detto che là si trovava la madre di Gesù, e che sua madre gli disse... Perché non hai detto piuttosto: Là si trovava Maria, e Maria gli disse? Tu riferisci tutte e due le espressioni: e sua madre gli disse, e Gesù le rispose: Che c'è tra me e te, donna? Perché questo, se non perché tutte e due le espressioni sono vere? Gli eretici, invece, credono all'evangelista quando narra che Gesù disse a sua madre: Che c'è tra me e te, donna?, e non vogliono credere all'evangelista che riferisce: Là si trovava la madre di Gesù, e sua madre gli disse... Ebbene, chi è che resiste al serpente e custodisce la verità, e la cui integrità spirituale non è violata dall'astuzia del diavolo? Certamente chi ritiene vere ambedue le cose: che là si trovava la madre di Gesù, e che Gesù rispose a sua madre in quel modo. Se ancora non riesci a capire come mai Gesù abbia risposto: Che c'è tra me e te, donna?, tuttavia credi che Gesù ha detto queste parole, e che le ha dette a sua madre. Se la fede è fondata sulla pietà, anche l'intelligenza raccoglierà il suo frutto.