12
OMELIA 12
(Jn 3,6-21)
Jn 3,6-21
Nessuno ascende in cielo, se non colui che dal cielo è disceso.
Ora, se nessuno, fuorché Cristo, è disceso dal cielo, e nessuno, fuorché lui, vi ascende, che speranza c'è per gli altri? La speranza che il Signore è disceso affinché in lui e con lui formino una sola persona coloro che per mezzo di lui vogliono salire in cielo. Bisogna rimanere in lui, essere una cosa sola, anzi una persona sola con lui.
1. Ci rendiamo conto che più solleciti e più numerosi vi siete raccolti, per il fatto che ieri abbiamo suscitato l'interesse di vostra Carità. Ora, se volete, assolviamo il compito di esporvi con ordine la lettura evangelica; poi riferiremo alla vostra Carità quel che abbiamo fatto per la pace della Chiesa, e quel che ci ripromettiamo di fare. Adesso dunque tutta l'attenzione del vostro cuore si concentri sul Vangelo; e nessuno pensi ad altro. Perché se, quando uno è tutto presente, con fatica riesce a capire, cosa sarà se si divide in diversi pensieri? Non finirà col perdere anche quello che ha guadagnato? Vostra Carità ricorderà che domenica scorsa, con l'aiuto del Signore, abbiamo parlato della rigenerazione spirituale; e oggi vi abbiamo fatto rileggere il brano evangelico per completare, nel nome di Cristo e con l'aiuto delle vostre preghiere, quanto allora abbiamo cominciato a dire.
(La rigenerazione spirituale è una sola.)
2. 2. Una sola è la rigenerazione spirituale, come una sola è la generazione secondo la carne. E quello che Nicodemo ha detto al Signore è vero: non può un uomo, quando è già vecchio, rientrare nel grembo di sua madre e nascere di nuovo. Egli ha detto che questa è una cosa impossibile per un uomo già vecchio, come se fosse possibile invece per un bambino! In realtà, rientrare nel grembo materno e nascere di nuovo, è impossibile a chiunque, a un neonato come a un vecchio. Ora, come per la nascita secondo la carne, le viscere della donna possono far venire alla luce una volta per tutte, cosi, per la nascita spirituale le viscere della Chiesa possono far nascere un uomo con il battesimo una sola volta. perciò nessuno mi venga a dire: questo è nato nell'eresia, quest'altro è nato nello scisma. Tutti questi problemi sono stati risolti, se ricordate quel che abbiamo detto intorno ai tre patriarchi, dei quali il Signore ha voluto essere chiamato Dio, non perché soltanto ad essi appartenesse, ma perché soltanto in essi si è realizzata nella sua pienezza la figura del popolo futuro. Abbiamo visto, infatti, che il figlio della schiava è diseredato, e il figlio della donna libera è diventato erede; e ancora, abbiamo visto il figlio della libera diseredato, e il figlio della schiava fatto erede. Ismaele, nato dalla schiava, fu diseredato, e Isacco, nato dalla libera, divenne erede (Gn 21,10 Gn 25,5); Esaù, nato dalla libera, fu diseredato, e i figli di Giacobbe, nati dalle schiave, furono costituiti eredi (Gn 27,35 Gn 49,1 ss.). E così in quei tre patriarchi si è profilato il volto completo del popolo futuro; non per nulla Dio ha dichiarato: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe; questo è il mio nome in eterno (Ex 3,6 Ex 3,15). Non dimentichiamo che la medesima promessa fatta ad Abramo, fu fatta poi a Isacco e anche a Giacobbe. Quale promessa? Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti (Gn 22,18). Solo Abramo allora credette ciò che ancora non vedeva; adesso gli uomini vedono e chiudono gli occhi. Si è compiuta fra le genti la promessa fatta ad uno, e si sono separati dalla comunione delle genti coloro che non vogliono vedere il compimento della promessa. Ma a che serve non voler vedere? Lo vogliano o no, vedono; la verità manifesta colpisce anche gli occhi chiusi.
3. 3. E' stato risposto a Nicodemo, che era uno di quelli che avevano creduto in Gesù, ma ai quali Gesù non si affidava. Non si fidava infatti, di alcuni che pure avevano creduto in lui. Così è scritto: Molti credettero nel suo nome, vedendo i segni che egli faceva. Ma Gesù non si fidava di loro. Non aveva bisogno che altri gli desse testimonianza su l'uomo; egli, difatti, sapeva che cosa c'era nell'uomo (Jn 2,23-25). Ecco, essi già credevano in Gesù, e Gesù non si affidava a loro. Perché? Perché non erano ancora rinati dall'acqua e dallo Spirito. Ecco perché abbiamo esortato ed esortiamo i nostri fratelli catecumeni. Se infatti li interroghiamo, essi rispondono che hanno già creduto in Gesù; ma siccome non ricevono la sua carne e il suo sangue, Gesù non si è ancora affidato ad essi. Che cosa devono fare perché Gesù si affidi ad essi? Rinascere dall'acqua e dallo Spirito. La Chiesa dia alla luce quelli che porta nel suo grembo. Sono stati concepiti, vengano alla luce. C'è un seno che li nutrirà; non abbiano paura di venir soffocati, non si stacchino dal seno materno.
4. 4. Nessuno può rientrare nelle viscere di sua madre e nascere di nuovo. Non fa eccezione chi è nato dalla schiava? Forse che quando allora nacquero dalle schiave, rientrarono nel grembo delle libere per nascere di nuovo? Anche in Ismaele c'era il seme di Abramo. Fu sua moglie che autorizzo Abramo ad avere un figlio dalla schiava; Ismaele nacque dal seme dell'uomo, ma non dal grembo della moglie anche se col beneplacito di lei (Gn 16,2-4). Forse che fu diseredato perché era figlio della schiava? Se unicamente per questo fosse stato diseredato, nessuno dei figli della schiava avrebbe dovuto essere ammesso all'eredità. I figli di Giacobbe furono ammessi all'eredità; Ismaele, invece, non fu diseredato perché figlio della schiava, ma per il suo comportamento superbo nei confronti della madre e del figlio della madre. Sara infatti era sua madre più che non lo fosse Agar. Agar presto il suo grembo, ma fu per volontà di Sara; mai Abramo avrebbe fatto ciò che Sara non avesse voluto: per cui Ismaele è più figlio di Sara che non di Agar. Egli tuttavia si comporto da superbo verso il fratello, burlandosi di lui nel gioco: e allora Sara disse ad Abramo: Caccia via la schiava e il suo figlio, perché non dev'essere erede il figlio della schiava insieme col figlio mio Isacco (Gn 21,10). Non fu dunque l'esser nato dalle viscere della schiava che lo fece scacciare, ma l'insolenza del servo. Anche un uomo libero, se è superbo, è servo e, quel che è peggio, servo di quella cattiva padrona che è la superbia. Dunque, fratelli miei, rispondete che l'uomo non può nascere una seconda volta; rispondete senza timore: l'uomo non può nascere un seconda volta. Tutto ciò che si fa una seconda volta è un inganno; tutto ciò che si fa una seconda volta è per burla. Ismaele vuol giocare? Sia cacciato via. Sara si accorse che giocavano e disse ad Abramo: Caccia via la schiava e suo figlio. A Sara non piacque il gioco dei due bambini; quel gioco la insospetti. Le donne che hanno dei figli, non sono forse contente di vedere i loro figli giocare insieme? Sara vide e rimase contrariata. Che cosa avrà visto in quel gioco? Vide che quel gioco era una burla, vi scorse la superbia del servo; rimase urtata e fece cacciare via il servo. Vengono cacciati via i presuntuosi nati dalle schiave, e anche Esaù nato dalla libera. Nessuno, dunque, si senta sicuro per il fatto che è nato da persone degne, per il fatto che è stato battezzato da un santo. Chi è stato battezzato da un santo, deve tuttavia temere di essere non Giacobbe, ma Esaù. Oso dire questo, fratelli: E' meglio essere stati battezzati da uomini che cercano i propri interessi e amano il mondo (questo significa la schiava), e poi cercare spiritualmente l'eredità di Cristo si da essere come il figlio di Giacobbe nato sia pure dalla schiava; piuttosto che essere battezzati da un santo, e poi metter superbia, ed esser cacciati via come Esaù, benché nato dalla donna libera. Tenetelo bene a mente, o fratelli. Non vogliamo adularvi: non mettete in noi alcuna speranza; non vogliamo lusingare né noi né voi: ciascuno porta il suo fardello. E' nostro dovere parlare, se vogliamo non essere condannati; è vostro dovere ascoltare e ascoltare sinceramente, se volete che non vi si chieda conto di quel che vi porgiamo; o piuttosto se volete, quando vi si chiederà conto, ricavarne un guadagno e non un danno.