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Più si andava innanzi, più io mi trovava confuso e scoraggiato: ciononostante, siccome non aveva un motivo onesto per ritirarmi con onore, mi feci un pò di coraggio e condussi i miei compagni alla chiesa di S. Maria in Traspontina appartenente ai Padri Carmelitani.

Entrati in chiesa, chiamai il frate sagrestano acciò ci mostrasse le colonne di S. Pietro. Io sperava che il frate si sdegnasse sulle osservazioni che il Valdese avrebbe fatte, e nascesse così una contesa che mi avrebbe dato un buon pretesto per ritirarmi; ma invece accadde il contrario. Il frate ci condusse alla quarta cappella a sinistra, ove, appoggiate alle due pareti, incassate in legno, si conservano due colonne di marmo. Una iscrizione in versi latini dice che essendo i due Apostoli Pietro e Paolo legati a quelle due colonne e flagellati, gli apparve la immagine del Salvatore, che è su quell’altare, e parlò loro per lungo tempo consolandoli nei loro dolori.

Il Valdese sorrideva. Il frate sagrestano volgendosi verso lui gli disse: “Ella dunque non crede che questo sia vero?” “Per crederlo, rispose, desidererei vedere un qualche documento. La storia non ci dice nulla di questo fatto, e mi pare leggerezza crederlo senza nessuna prova. D’altronde queste colonne furono trovate nello scavare le fondamenta di questa chiesa nel 1563, cioè quindici secoli dopo la morte di S. Pietro: chi dunque quindici secoli dopo ha potuto attestare il fatto? In quanto poi alla immagine, la impostura è troppo grossolana; basta guardarla, per vedere che essa è opera relativamente moderna. Eppoi egli è fuor di dubbio che l’uso delle immagini fra i Cristiani incominciò molto tempo dopo S. Pietro.”

“Ha ragione il signore, disse il sagrestano: in tanti anni che faccio vedere queste colonne ai forestieri, ne ho trovati pochissimi che vi hanno creduto. E neppure io vi credo: ma cosa vuol fare? Ognuno deve fare il suo mestiere.”

Uscimmo dalla chiesa, e, fatti pochi passi, il Valdese ci pregò di entrare un momento con lui nella prossima chiesa di S. Giacomo Scossacavalli (Nota 8 - S. Giacomo Scossacavalli). Entrammo, ed esso ci fece vedere due grossi pezzi di marmo non lavorato, ed indicandoceli diceva: “Non vi è alcun dubbio, questa è pietra del paese: ebbene leggete.” Era scritto sopra que’ marmi che S. Elena li aveva portati da Gerusalemme; che uno di essi era l’altare sopra il quale Abramo aveva legato il suo figlio Isacco per sacrificarlo, l’altro era l’altare sopra il quale era stato posto il bambino Gesù per essere circonciso. “Vedete, soggiunse, qual fede possa prestarsi ai monumenti che si conservano in Roma.”

Il mio scoraggiamento aumentava, e nel mio cuore pregava la Vergine Maria ed i Santi Apostoli, acciò mi aiutassero. Giungemmo finalmente a S. Pietro. Appena entrati in chiesa, il Valdese mi disse: “Giacchè il signor abate ci ha fatto testè vedere due colonne, anch’io voglio mostrarvene una.”

Ciò detto, ci condusse alla prima cappella a destra di chi entra, detta la cappella della Pietà. Quivi si vede una colonna con una iscrizione, la quale dice: essere quella una colonna del tempio di Salomone, alla quale si appoggiava Gesù Cristo quando predicava nel tempio. “La Bibbia dice che il magnifico tempio di Salomone fu distrutto interamente da Nebucadnesar; dimodochè, quando fu riedificato da Zorobabel, bisognò incominciare dallo scavare di nuovo i fondamenti. La storia dice, e Gesù Cristo lo aveva predetto, che del tempio che esisteva a’ tempi della sua vita terrestre, non restò pietra sopra pietra: come dunque si è conservata questa colonna? Ecco l’antichità di cotali monumenti!”

Non mi restava altra speranza di convincerlo che facendogli vedere la cattedra di S. Pietro: lo condussi dunque dinanzi al magnifico altare di essa.

Questo grandioso monumento è collocato nell’abside della basilica, incontro la porta principale di essa. Quattro statue colossali in rame dorato, alta ciascuna palmi ventiquattro, sostengono leggermente e come in trionfo la cattedra di S. Pietro, la quale è dentro una fodera di rame dorato, con magnifici lavori di scultura e di cesello. I quattro colossi rappresentano due dottori della Chiesa latina, cioè S. Agostino e S. Ambrogio, e due dottori della Chiesa greca, cioè S. Atanasio e S. Giovanni Crisostomo. Un gruppo di angeli, scherzando fra nuvolette dorate, servono come di corona ad una colomba trasparente rappresentante lo Spirito Santo, che in mezzo di una grande finestra ellittica con vetri dipinti sembra gettar fasci di luce sulla cattedra, e così stabilire una specie di comuicazione fra essa ed il cielo.
Pedro