00 01/01/2010 18:10
Se la Chiesa aveva riso in Atti 2, immediatamente si mise all'opera predicando. Un contrasto notevole con alcune manifestazioni del fenomeno contemporaneo dove la risata elimina tutte le opportunità di predicare o continuamente l'interrompe! Il giorno della Pentecoste si concluse con 3000 salvati e battezzati, non con 120 persone gettate a terra in preda a risate irrefrenabili!
Vi possono essere casi quando qualcuno "ride" nello Spirito? Certamente! Il Signore conosce la profonda depressione esistente nell'anima di alcuni. Egli può scegliere di manifestare sovranamente la gioia della Sua presenza e miracolosamente sollevare i depressi dalla tristezza in cui versano e dal loro dolore. La manifestazione della risata nel corpo di Cristo mentre si adora il Signore, però, non è qualcosa descritto come normativa nella Bibbia.
Infatti, poiché la "santa risata" non è menzionata nel Nuovo Testamento come un aspetto del culto pubblico, occuperebbe perfino un livello inferiore a quello indicato per il dono delle lingue. E il dono delle lingue è regolato attentamente dall'imperativo dell'amore, in modo che "degli estranei e dei non credenti" presenti al culto "non diranno che siete dei pazzi" oppure che la chiesa stessa non sia edificata (I Corinzi 14:24,26). Quanto più, quindi, un fenomeno non scritturale ha bisogno di regole, di ordine e di amore perché non divenga ragione di divisione, di dissenso e di denigrazione.
Quando le chiese si dividono sul caso del "risveglio della risata", certamente non è cosa da ridere!
Ovviamente, esistono esempi che possiamo prendere dai risvegli del passato e dalla storia del cristianesimo quando manifestazioni eccezionali, come le risa, hanno caratterizzato la gioia di persone sulle quali è sceso lo Spirito Santo. Tali fatti, però, includono anche il piangere e non soltanto il ridere. I difensori della risata sbagliano quando citano manifestazioni simili nei risvegli del passato come fondamento per giustificare l'attuale ondata di risate. Quello che spesso non notano è che nei risvegli del passato tali risate si manifestarono in pochi casi piuttosto che in forma generalizzata e rappresentavano un'eccezione invece che una regola di comportamento.
Noi desideriamo trattare il fenomeno della "santa risata" allo stesso modo dell'ombra di Pietro. Ci rallegriamo dei modi sovrani ed unici che Dio usa per dimostrare la Sua benedizione, ma evitiamo la tentazione di fare della risata una regola ecclesiastica da imitare nelle nostre chiese o una norma che induca la chiesa a "formare pastori ed evangelisti col ministerio della risata". La nostra enfasi maggiore non sarà mai posta: sulla risata o su altra esperienza o doni spirituali, ma su Cristo stesso. È impensabile che l'Apostolo Paolo, ad esempio, avesse voluto denigrare o diminuire la propria vocazione o il proprio ufficio, o l'opera dello Spirito Santo, definendo se stesso come un "cameriere dello Spirito Santo".