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Nota 6. - Il sagrestano.
Un’altra persona assai interessante nella parrocchia è il sagrestano laico. Fuori delle ore di udienza, è il sagrestano che riceve dai parrocchiani le commissioni; è egli che è consultato. Egli ordinariamente è anche l’archivista ed amanuense del parroco: egli estrae dai libri le fedi di nascita, di morte, di matrimonii; egli fa le fedi di vita per coloro che devono riscuotere pensioni, e poi porta tutto, al principio della udienza, alla firma del parroco. Esso può dirsi il segretario del parroco.

Nota 7. - Legge sugli alimenti.
Vi è una legge in Roma riguardo agli alimenti, che se ha il suo lato buono, ne ha però molti cattivi. La legge è questa. Quando una moglie è separata dal marito, un figlio od una figlia da’ genitori; quando un fratello, un cugino, un nipote è povero, e l’altro fratello, il cugino, lo zio non lo sono; la parte che domanda gli alimenti fa una supplica al cardinal Vicario o a Monsignor vicegerente, la munisce di un certificato di povertà del parroco, ed all’istante ottiene il decreto degli alimenti in quella quantità benevisa al cardinal Vicario o a Monsignor vicegerente; ed il cursore va senz’altro ad eseguire il decreto anche con la forza. La signora di cui si parla nella lettera (poichè è un fatto vero, non una finzione) ottenne dieci scudi al mese sui venti che ne aveva il marito, al quale restava anche il peso di mantenere due figli. La parte che si crede gravata può appellare è vero; ma durante la causa deve pagare gli alimenti tassati; più dare una somministrazione alla moglie acciò possa sostenere la lite contro di lui. E quando per caso vincesse, non può essere rimborsato nè degli alimenti prestati durante l’appello, nè della somministrazione per la lite. Oltre il fatto di questa signora che potrei nominare, io ricordo il fatto seguente. Un tal Domenico Martucci, cappellaio al Corso, uomo laboriosissimo e padre di famiglia, aveva un fratello di ottima salute, padre anch’esso di famiglia;... ma che non voleva lavorare. Fece l’istanza per gli alimenti, la corredò col certificato del parroco; ed il fratello laborioso fu condannato a pagare gli alimenti al fratello ozioso.

Nota 8. - Teoria delle bugie.
Non sarà discaro ai nostri lettori, conoscere la teoria delle bugie secondo la Chiesa romana.

Le bugie secondo il diritto canonico sono di otto differenti specie (part. 2, causs. 22, q. 2, cap. primum), tre delle quali formano il peccato mortale: le altre cinque specie non sono che peccati veniali. I teologi però han voluto rendere più semplice la teoria della menzogna, e la dividono solamente in tre classi; cioè, bugia giocosa, bugia ufficiosa, e bugia dannosa. La bugia giocosa è quando si mentisce per giuoco, senza alcuno scopo serio, e per il solo piacere di mentire. La bugia ufficiosa è quando si mentisce per iscusarsi, ovvero per produrre un qualche vantaggio a sè stesso o ad altri, senza che però ne venga per essa danno ad alcuno. La bugia dannosa è quando per essa ne viene ingiusto danno al prossimo. Le prime due classi di bugie, secondo la teologia romana, non sono che peccato veniale. Questa dottrina non solo s’insegna ne’ libri di teologia, ma s’insegna ai fanciulli nel catechismo.

In forza di questa dottrina, la bugia è disgraziatamente la cosa più comune in Italia. La prima cosa che apprendono i bimbi è la menzogna. Le madri, le nutrici, le serve, acciò i bimbi non piangano, acciò facciano quello che si vuole, li ingannano sempre con bugie. Il fanciullo, per esempio, non vuol prendere una medicina: gli si dice che essa non è medicina, ma un dolce; e così delle altre cose: sicchè i bimbi appena parlano, imparano a mentire. Ne’ seminari poi, ove si educano i ragazzi che debbono essere preti, la bugia è un elemento necessario, come il pane e l’acqua. Essa è ridotta ad arte, e chi sa meglio mentire mostra più talento, e dà di sè migliori speranze. Tutto ciò avviene, perchè ne’ seminari i giovani sono educati non col sistema di amore, come si dovrebbe usare nelle famiglie cristiane; ma col sistema de’ gastighi, come si usa fra padroni e schiavi: quindi è naturale che que’ poveri giovanetti, per evitare le punizioni, mentiscano; quindi la bugia diviene una tale abitudine che non vi si fa la menoma attenzione.

Sembrerà strana forse a qualcuno la teoria del nostro parroco che la bugia si cancella coll’acqua santa. Ma questa non è una facezia, è una dottrina della Chiesa romana. La bugia (non dannosa) è un peccato veniale: ora insegnano i teologi che i peccati veniali non è necessario confessarli, ma che se ne può acquistare la remissione in più modi senza la confessione: così insegna il Concilio di Trento sess. XIV, cap. V. I teologi poi spiegano quali sieno questi modi per i quali si ottiene il perdono de’ peccati veniali; ed essi sono, primo: la contrizione; secondo, le opere buone fatte con quella intenzione; terzo, ricevendo i sacramenti; quarto, con la preghiera, e specialmente col Pater noster, perchè in esso si dice dimitte nobis debita nostra: il diritto canonico dice (decr. 2 p. causa 33, q. 3, de poenit. dist. 3, cap. De quotidianis): "La quotidiana orazione de’ fedeli soddisfa pe’ quotidiani e piccoli peccati che in questa vita non si possono evitare; imperciocchè ai fedeli appartiene il dire Padre nostro che sei nei cieli... questa orazione scancella interamente i piccoli peccati di ogni giorno:" quinto, con l’acqua benedetta. E su questo punto ci piace citare un decreto che è nel diritto canonico nella 3 part., dist. 3 de consecrat., cap. acquam: "Noi benediciamo i popoli con acqua aspersa con sale, affinchè tutti coloro che ne sono aspersi sieno santificati e purificati. E comandiamo che così sia fatto da tutti i sacerdoti; imperciocchè se la cenere della giovenca aspersa con sangue santificava e mondava il popolo, quanto più lo santificherà e monderà l’acqua aspersa con sale, e consacrata con preci divine!" sesto, si cancellano con le elemosine: e qui citano due passi della Bibbia, uno tolto dal libro apocrifo di Tobia: "La elemosina libera da ogni peccato;" l’altro falsificato che secondo la Volgata direbbe: "Riscatta i tuoi peccati con le elemosine;" settimo si cancellano finalmente con la benedizione del vescovo o di un abate. Ecco con quanta ragione il nostro parroco parlava così leggermente delle bugie.

Pedro