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Neocattolicismo
Nota 2. alla lettera ottava di Roma Papale 1882

I Puseiti inglesi convengono perfettamente coi nostri Neocattolici italiani. I Puseiti non vorrebbero distrutta la Chiesa romana; ma vorrebbero stabilire una transazione fra essa e la riforma, inguisachè la Chiesa protestante e la Chiesa romana si accordassero facendosi delle scambievoli concessioni. I Neocattolici vorrebbero che la Chiesa romana si accordasse col progresso sociale e la filosofia; ed a forza di scambievoli concession si ponessero d'accordo. Queste supposizioni mancano di base. La religione o è da Dio o è dagli uomini: se è da Dio, gli uomini non la possono toccare; se è dagli uomini, essa è una impostura. La quistione va posta in un altro modo, cioè: il Cristianesimo è da Dio; il Cattolicismo romano è dagli uomini; togliamo dunque tutto quello che gli uomini, sieno papi, sieno concili, sieno protestanti, hanno aggiunto alla religione di Dio, ed avremo il vero Cristianesimo senza fare concessioni, che non sono in nostro potere di fare.

Siccome queste lettere furono fatte per l'Inghilterra, ove il puseismo è il verme roditore del Cristianesimo evangelico, così in esse si parla abbastanza di esso. Ma ora che esse si pubblicano in italiano, crediamo che sia bene far conoscere il neocattolicismo che è il puseismo italiano, e che ha propagatori e giornali, e ciò faremo quanto più brevemente ci sarà possibile in questa nota.

La parola neocattolicismo significa, come ognun sa, nuovo Cattolicismo, ed è definito dai neocattolici: "una riforma cattolica della Chiesa cattolica;" ma potrebbe esser meglio definito per un sistema religioso-politico per accordare il cattolicismo con la moderna civilizzazione e col progresso a forza di transazioni disciplinari, lasciando intatti i dommi. Il neocattolicismo è un sistema eunuco, che mentre offende il Cattolicismo che pretende sostenere, non può accontentare il progresso, con il quale pretende metterlo d'accordo.

È uno sforzo di preti e di devoti, i quali vorrebbero salvare il Cattolicismo in rovina.

Autori del neocattolicismo in Francia furono La Mennais, d'Alambert e La Cordaire, ed il loro organo era l'Avenir condannato da Gregorio XVI. Autori del neocattolicismo in Italia furono pure due preti, Rosmini e Gioberti: il primo lo abbozzò nel suo libro che per poco tempo ebbe voga, ma che poi fu dimenticato, intitolato Le cinque piaghe della Chiesa. Il secondo lo formulò più nettamente, e può dirsi il vero fondatore del neocattolicismo attuale. Egli in tutte le sue opere che ha scritte, dal Gesuita moderno in poi, ha sempre propugnata la idea di una riforma cattolica nella Chiesa cattolica; ma dove particolarmente ha manifestate le basi di questa riforma, è nella sua opera postuma intitolata La riforma cattolica. Nemico di ogni mezza misura nelle cose religiose, io potrei esagerare nell'esporre il neocattolicismo, mezza misura per eccellenza; perciò mi limiterò a citare testualmente alcuni brani del Gioberti, acciò i lettori possano conoscere questo sistema, attingendo alla fonte.

Il sig. Giuseppe Massari membro del Parlamento italiano, ed editore dell'opera La riforma cattolica di Gioberti, ci avverte nella prefazione, che ad essa premette, che "l'assunto che Vincenzo Gioberti si proponeva di svolgere nel libro, di cui non restano se non questi frammenti, consisteva nel dimostrare che la Chiesa ha mestieri di riforma, e nel determinare in quali limiti, ed in quali modi questa riforma debba essere praticata. Quando diceva riforma, era alienissimo dall'accennare menomamente al domma, il quale voleva conservato irremovibilmente nella sua integrità; anzi fra le ragioni che egli ravvisa per propugnare con maggiore ardore la riforma nella disciplina ecclesiastica, primeggiava appunto quella di giovare con ciò al domma medesimo." Ecco dunque le basi del neocattolicismo, prima: non toccare il domma, anzi volerlo conservato irremovibilmente nella sua integrità; seconda: fare una qualche riforma disciplinare; terza: però essa deve avere per iscopo di giovare a rafforzare il domma.

Gioberti stesso poi spiega in che debbe consistere tutta la riforma cattolica della Chiesa cattolica; essa deve consistere nel salvare il Cattolicismo pericolante: ecco le sue parole (Riforma cattolica § 117): "Il Giansenismo e il Gesuitismo risorti si accostano alla loro fine. Ma l'eccesso avendo prodotto l'eccesso, anche il Cattolicismo sincero è in pericolo. Che bisogna fare per salvarlo? Scevrarlo francamente da tutte le umane aggiunte: purgare l'oro dall'orpello." Il cuore si dilata nel sentire cotali cose; sembra che Gioberti voglia togliere dal Cattolicismo ogni elemento umano, e restituirlo alla purità e semplicità de' tempi apostolici; ma s'inganna chi la pensasse così; e Gioberti stesso lo toglie di errore. Tutto cotesto franco scevramente da tutte le umane aggiunte, consiste, secondo Gioberti, a farvene delle altre; ecco difatti come egli prosegue il periodo che noi abbiamo interrotto: "metterlo d'accordo coi veri progressi della filosofia, e delle istituzioni civili."

Venendo poi al concreto di cotali riforme, ecco in che le fa consistere: "§ 90 Condizioni necessarie al restauro del Cattolicismo, prima: sottrazione del governo temporale al papa, ovvero secolarizzazione di esso governo con statuto rappresentativo..... seconda: modificazione del celibato de' chierici, terza: abolizione dell'ordine de' Gesuiti, quarta: inamovibilità del clero inferiore, quinta: soppressione dei voti monastici in età immatura, sesta: istruzione superiore in una parte del clero, radicale riforma de' seminari e della educazione ecclesiastica in genere, settima: modificazione ovvero abolizione della congregazione dell'Indice." Ecco le radicali riforme proposte dai neocattolici, i quali si protestano che vogliono salvare il Cattolicismo!

Ma chi dovrebbe fare cotali riforme cattoliche nella Chiesa cattolica? Se si vuol continuare ad essere cattolici, bisogna riconoscere il papa come capo della Chiesa, come Vicario di Gesù Cristo; nessun cattolico dunque, nè tutti i cattolici insieme potrebbero imporre al papa; e perciò Gioberti confessa che "il papa ex cathedra è infallibile," che la Chiesa è l'uditorio del papa (§ 17). I neo cattolici si dichiarano dunque non discepoli di Gesù Cristo, ma del papa; ed i discepoli parlano di riformare la scuola e il maestro? Gioberti confessa (§ 47) che fuori della Chiesa cattolica non vi è salute, che "l'uomo divulso dalla Chiesa è morto e non vivo;" quindi i neocattolici discepoli vogliono riformare la scuola (che è la Chiesa), vogliono riformare il maestro infallibile (che è il papa), senza uscire neppure per un momento dalla scuola, senza mai sottrarsi dalla dovuta sommissione al loro maestro infallibile. E cotali assurdità sono uscite dalla penna di un Gioberti, e trovano ammiratori e seguaci in Italia!

Nel § 169 ci svela come deve farsi questa famosa riforma cattolica della Chiesa cattolica, che è il sogno dorato, o a dir meglio la aberrazione de' neocattolici. Essa deve essere fatta da Roma. "Finora, egli dice, si volle riformar Roma senza Roma. Bisogna riformar Roma con Roma; fare che la riforma passi per le mani di chi deve essere riformato. Questa è l'arte vera e d'infallibile effetto." Questo discorso ridotto a termini più semplici, ci sembra voglia dire, che il riformatore deve essere colui che deve essere riformato; e questa è l'arte vera e d'infallibile effetto? aspettino pure i neocattolici, ma avranno da aspettare in eterno senza vedere l'infallibile effetto della loro arte vera.

Però siamo giusti: Gioberti non pretende che il papa di proprio moto riformi se stesso e la Chiesa; egli crede che la Chiesa possa condurre il papa alla riforma; "si deve operare sulla Chiesa colla Chiesa." Anche qui però mi pare vedere più un giuoco di parole che un vero sentimento. Chi è che deve operare colla Chiesa sulla Chiesa? è la Chiesa? ma allora essa opera con sè stessa: è qualcuno fuori della Chiesa? ma chi? e con qual diritto?

Alcune linee dopo ci sembra avere ritrovato il bandolo: sono i neocattolici che debbono operare sulla Chiesa e colla Chiesa; essi sono che debbono cercare di "convertire l'opinione pubblica, anzichè l'individuo." Ma con quali mezzi? eccoli: "Bisogna aggirare gli uomini per far loro del bene, non urtarli. Questo è machiavellismo santo."

Noi dobbiamo essere obbligati al signor Gioberti per averci così candidamente esposta la riforma della Chiesa cattolica. Questi riformatori si credono non solo autorizzati, ma obbligati ad aggirare, cioè ingannare, gli uomini per far loro del bene; ed una cotal maniera di agire è chiamata dal gran filosofo santo machiavellismo! Il martello dei Gesuiti adopera il principio favorito del Gesuitismo, quando fa in suo favore!

Conosciuto così di volo il neocattolicismo ne' suoi principii, vediamone parimente di volo le conseguenze.

Il neocattolicismo è il Giuda del Cristianesimo secondo il Vangelo e del Cattolicismo romano: esso accarezza ambedue e tradisce ambedue. Esso accarezza il papismo, riconoscendo il papa per capo della Chiesa, ammettendo la di lui infallibilità, e conservando irremissibilmente e nella loro integrità tutti i dommi della Chiesa romana: ma nello stesso tempo lo ruina non sottomettendosi, che con restrizioni non ammesse, alla obbedienza intera e cieca di colui che confessa essere il capo infallibile della Chiesa, ed il vicario di Cristo. Per riguardo ai dommi, esso ammette tutti i dommi della Chiesa romana; non facendosi però scrupolo di escludere quelli che non gli fanno comodo.

Difatti cosa sono i dommi pe' neocattolici? "Il domma non sottostà allo spirito (dell'uomo), e lo spirto non sottostà al domma. O piuttosto il domma e lo spirto sottostanno e soprastanno l'uno all'altro in diverso modo. Onde assolutamente si pareggiano. In quanto il domma sovrasta, v'ha autorità; in quanto lo spirito signoreggia, v'ha libertà... il domma deve emergere da tutti i dati; è la risultante loro. E i dati non sono solo sovrannaturali, ma anco naturali. Così non la rivelazione sola, ma anco la ragione; non la Bibbia sola, ma anco la geologia, l'archeologia, e filosofia universale... la filosofia empirica fa emergere il domma dai soli dati soprannaturali," Gioberti, Filosofia della rivelazione § 4.

Ecco dunque cosa è pe' neocattolici quel domma che deve essere conservato irremovibilmente nella sua integrità! non è nè più nè meno di un pretto razionalismo; non è la divina autorità che dà i dommi come ritengono gli Evangelici; non è la Bibbia, la tradizione e la Chiesa, come ritengono i Cattolici, ma è la ragione, la geologia, l'archeologia, la filosofia. Chi ammette che i dommi vengano dalla rivelazione divina, è un empirico, un ciarlatano. Ecco quanto è vero che il neocattolicismo rovescia l'Evangelo e rovescia la Chiesa romana, protestandosi di credere al Vangelo e di mantenersi costantemente figlio della Chiesa romana, fuori della quale, egli dice, non vi è nè vita nè salvezza.

I funesti effetti del neocattolicismo li vediamo; ma essi sono anche confessati dal suo patriarca Gioberti. Ecco con quali parole conchiude egli il suo libro sulla filosofia della rivelazione. "Parsimonia religiosa dell'Evangelo, distrutta dall'ascetismo, misticismo, gesuitismo. La religione come sacra si deve usare di rado: primo, perchè assorbisce l'uomo e lo distoglie dalla vita attiva; secondo, perchè a lungo si rintuzza e perde la sua efficacia. Il misticismo o toglie all'uomo la virtù creatrice, o corrompe il senso religioso, e lo getta nei più deplorabili eccessi." Chi poi volesse sapere cosa deve intendersi per quel misticismo che corrompe il senso religioso, non ha che leggere il § 23 della Riforma cattolica, ove è detto che S. Giovanni l'evangelista era nel primo grado di misticismo. Dunque leggendo e meditando l'Evangelo di S. Giovanni si perde la virtù creatrice, o si corrompe il senso religioso.

Cosa dunque inculca il neocattolicismo? "Parsimonia religiosa dell'Evangelo." La religione, secondo essi, deve avere in mira principalmente il bene sociale; l'altra vita è cosa secondaria. Quindi il Vangelo nelle cose religiose deve essere usato assai parcamente, salvo ad usarlo con prodigalità nelle cose politiche e sociali. "La religione si deve usare di rado;" essa non deve essere il pensiero di tutta la vita, come quella che sola ci conduce alla vita eterna. Se la religione si usa troppo spesso, allora "essa assorbisce l'uomo, e lo distoglie dalla vita attiva;" cioè dalla vita mondana. E non è una tale dottrina quella che corrompe ogni senso religioso?

Radicate una volta cotali massime nel cuor dell'uomo, esse sono assai peggiori della incredulità o della superstizione. L'uomo incredulo sente il suo vuoto; sente che la sua anima ha un bisogno religioso, che non può soddisfare; e se giunge a conoscere Gesù Cristo, è disposto a riceverlo, conoscendo che in lui trova intera e perfetta soddisfazione a tutti i suoi bisogni religiosi accumulando pratiche sopra pratiche; vedendo che esse fanno sulla sua anima quell'effetto che farebbe sopra uno stomaco affamato una quantità di cibi non digeribili, non è difficile ad accettare Cristo, se lo apprende per quello che realmente egli è. Ma il neocattolico è incredulo, lusingandosi di essere vero credente; è razionalista, lusingandosi di essere cattolico; si pasce di fantasmi, e considera Gesù Cristo come un misticismo che lo avvilisce, togliendogli "la sua virtù creatrice, corrompendo il suo senso religioso, e gettandolo nei più deplorabili eccessi."

Al neocattolicismo che si propaga si debbono quelle inesplicabili contraddizioni che si veggono continuamente nelle alte classi della società: si professa altamente la religione cattolica, e si calpestano le sue leggi; si va solennemente alla messa, e non si vogliono riconoscere le leggi della Chiesa; si dichiara che al religione cattolica è la sola religione dello Stato, e non si ubbidisce al capo infallibile di essa; si proclama il papa vicario di Cristo e capo santissimo della loro religione, e si ride pubblicamente delle sue scomuniche; anzi se ne fa pompa come di un onore, ed a suo dispetto si vuol continuare ad essere cattolici. Si proclama il Papa capo unico, assoluto, indipendente, infallibile del cattolicismo, e non solo non si ubbidisce ai suoi ordini, ma gli s'impedisce di darli, e si gastigano coloro che, più logici di essi, vogliono ubbidire. Da qui la generale corruzione del senso religioso nel popolo, che con quel fantoccio di religione ha scosso l'antico giogo che pure alquanto lo riteneva; e non ha ad esso sostituito il giogo soave di Gesù, che solo potrebbe moralizzarlo.

Il neocattolicismo per l'Italia è quello che è per l'Inghilterra il puseismo. Il puseismo minaccia di condurre l'Inghilterra al papismo; il neocattolicismo minaccia di condurre l'Italia allo scetticismo religioso. E come in Inghilterra il puseismo ha corrotta una gran parte del clero anglicano e le classi superiori della società; così ha fatto il neocattolicismo in Italia. Come in Inghilterra una porzione del clero anglicano segue e propaga il puseismo fra le alte classi; così in Italia i propagatori del neocattolicismo sono preti, e cercano attrarre gli uomini politici, i nobili, gli scrittori.

Non bisogna dissimularlo: i preti neocattolici non sono pochi; e, generalmente parlando, non sono nè i più corrotti nè i più edificanti; la maggior parte di essi non conoscono che superficialmente la dottrina che propagano. È pure infelice, da un lato, la condizione del prete italiano! Se egli vuol essere ubbidiente interamente al papa ed al vescovo, come ha giurato di fare, è malveduto, è retrogrado, è nemico della unità italiana e del governo; perchè a ciò lo costringe il giuramento col quale si è legato nella sua ordinazione; egli è perseguitato, è sfuggito, è disprezzato, è dileggiato; ed è obbligato a restringere le sue relazioni nella piccola cerchia de' devoti. Un prete che spinto dal bisogno religioso abbandona la Chiesa romana per darsi al Vangelo, non solo perde ogni mezzo di sussistenza; ma ordinariamente perde la famiglia che non vuol più sentir parlare di lui; è in odio ai bigotti che lo chiamano Giuda, agl'increduli e politici che lo chiamano fanatico, ai neocattolici che lo chiamano pazzo; ed è costretto a limitare le sue relazioni fra i pochi proseliti evangelici, e qualche Cristiano straniero. Ma il prete neocattolico è sicuro di ritenere il suo beneficio, quand'anche fosse stato solennemente scomunicato e deposto dal papa; anzi in questo caso è sicuro di avere per soprassello la croce di cavaliere; le promozioni, le pensioni, le cattedre, ed anche i posti nel parlamento sono per lui; egli è protetto dal governo, acquista il favore de' liberali moderati e si confonde con essi; sa che col neocattolicismo nulla ha a perdere, molto a guadagnare; ed ecco il perchè molti e molti preti sono neocattolici.

Potremmo ancora dir molto su questa piaga religiosa e sociale del neocattolicismo, ma per una nota abbiamo detto anche troppo.
Pedro