Eusebio, uno degli uomini più istruiti del suo tempo, che scrisse la storia della chiesa fino all’anno 325 dopo Cristo, affermò che Pietro non è mai stato a Roma. Questa storia della chiesa fu tradotta da Jerome dal greco originale, ma nella sua traduzione lui ha aggiunto la storia inventata della residenza di Pietro a Roma. Questa pratica era comune per cercare di creare fede nelle loro dottrine, usando false dichiarazioni, false lettere e falsificando la storia. Questa è un’altra ragione per cui non possiamo basarci sulla tradizione, ma solo sulla Parola infallibile di Dio.
La segretezza che circonda questo caso è sbalorditiva, e pure comprensibile, da quando i cattolici basano ampiamente la loro fede sulla supposizione che Pietro fu il loro primo papa e che fu martirizzato e sepolto là. Ma io sono in qualche modo della opinione che i preti francescani, quelli che sono sinceri, sarebbero lieti di vedere proclamata la verità, anche se dispiacesse a quelli che sono loro superiori. Mentre ero in visita con padre Milik, gli dissi del sacerdote altamente istruito con cui avevo parlato appena prima di andare da Roma a Gerusalemme. Con me ammise che i resti di Pietro non sono nella tomba di san Pietro al Vaticano. Gli chiesi cosa fosse avvenuto di essi. Rispose: "Non lo sappiamo, ma pensiamo che l’abbiano sottratto i Saraceni". Tanto per cominciare, i Saraceni non hanno mai raggiunto Roma, ma anche se l’avessero fatto, a cosa sarebbero loro servite le ossa di Pietro? Ma non sono mai arrivati a Roma, questo dunque lo conclude. Ci facemmo una bella risata quando però gli raccontai della mia discussione con un brillante sacerdote americano a Roma. A questo prete americano domandai se sapesse che le ossa di Pietro non erano nella Tomba di Pietro al Vaticano. Ammise che non c’erano. A ogni modo, disse che un suo buon amico, un archeologo, aveva scavato sotto la basilica di san Pietro per le ossa di san Pietro per un certo numero di anni e cinque anni fa le trovò. Ora, un uomo può essere identificato dalle sue impronte digitali ma mai dalle sue ossa. Così gli chiesi come sapesse che si trattava delle ossa di Pietro. Esitò e cercò di cambiare discorso, ma dietro mia insistenza alla fine spiegò che aveva portato le ossa a un chimico, furono analizzate e fu giudicato che le ossa erano di un uomo che era morto all’età presumibile di 65 anni, e che quindi doveva essersi trattato di Pietro. Quanto può essere ridicola la gente?
Notate che tutti i sacerdoti furono d’accordo che il Vaticano e san Pietro erano stati costruiti su un cimitero pagano. Questo posto era molto appropriato per costruirvelo, come ammise pure il cardinale Newman, ci sono molte pratiche pagane nella Chiesa Cattolica Romana. Sarete certamente d’accordo che i cristiani non avrebbero mai sepolto i loro morti in un cimitero pagano, e potete essere altrettanto certo che i pagani non avrebbero mai permesso che un cristiano fosse sepolto nel loro cimitero. Perciò pure se Pietro fosse morto a Roma, cosa che è fuori questione, senza dubbio il cimitero pagano sotto la basilica di Pietro sarebbe stato l’ultimo posto in cui sarebbe stato sepolto. Inoltre, da ogni indicazione, Pietro deve essere vissuto oltre gli ottanta anni e non fino a 65. Il papa aveva ragione, per tornare al terreno di sepoltura dei primi cristiani, si devono fare dei cambiamenti, molti dei quali sono fondamentali. Ma temo che l’ammissione di papa Pio XII circa la scoperta sulla presentazione della prova del documentario di Bagatti era per appagare Bagatti ma nello stesso tempo di ammonirlo a tacere l’informazione, sperando che la verità della scoperta si sarebbe affievolita. Ma hanno detto che dopo tutti questi anni di scavi sotto il Vaticano, hanno scoperto delle parole greche in cui si legge: "Qui c’è sepolto Pietro", e si dà la data 160 d. C. Prima di tutto, la stessa struttura della frase dà subito l’impressione che recente o di tanto tempo fa, qualcuno abbia messo la scritta sperando che fosse presa come autentica per poterlo stabilire e la qual cosa allora e anche adesso, che non è mai stata dimostrato. Nella data dunque c’è una discrepanza, perché Pietro fu martirizzato intorno all’anno 62 d.C. e non nel 160 d.C. In terzo luogo, perché non menzionano niente sul ritrovamento delle ossa sotto o intorno alla scritta? Mentre visitavo le catacombe, si vedono alcune cose che non si addicono a dei cristiani, ma che tendono a indicare che i Cristiani avevano delle pratiche pagane simili a quelle della Roma di oggi. Di loro non è detto niente e solo dopo aver chiesto con insistenza al sacerdote cattolico romano, che fa da guida, ti dice che quelle cose, le immagini e tutto il resto furono disposti là secoli dopo della prima era cristiana. Nel 1950, appena qualche anno prima della scoperta del sito di sepoltura cristiano a Gerusalemme, il papa fece la strana dichiarazione che le ossa di san Pietro si trovavano sotto san Pietro a Roma. Lo strano era che da quando si era cominciato a costruire la chiesa nel 1450 (ultimata nel 1626), eressero la Tomba di san Pietro sotto l’ampia cupola e le colonne sinuose del Bernini. Da allora si moltiplicarono i milioni che furono ingannati perché credessero che i resti di san Pietro erano là, cosa che la gerarchia aveva appreso non essere vera, come è dimostrato dall’ultima dichiarazione del papa. La seguente fu pubblicata nel Newsweek del 1 luglio 1957:
"Nel 1950 papa Pio XII nel suo messaggio natalizio annunciò che la tomba di san Pietro era davvero stata scoperta, come tramandava la tradizione, sotto l’immensa cupola della cattedrale (benché non ci fosse alcuna prova che le ossa scoperte là appartenessero al corpo del martire)". Le parentesi sono del Newsweek.
Fare un annuncio di tale importanza quando non c’è assolutamente alcuna prova è piuttosto assurdo come viene pure riportato nella rivista Time del 28 ottobre, 1957 (come sopra, citiamo l’articolo parola per parola).
"È ora disponibile una relazione completa in inglese delle scoperte sotto san Pietro, dell’archeologo britannico Jocelyn Toynbee e John Ward Perkins. Gli autori non erano membri del gruppo di scavo, ma gli studiosi Toynbee (un cattolico romano) e Perkins (anglicano) diffusero i rapporti ufficiali del Vaticano ed esaminarono con scrupolo gli scavi. Le loro attente conclusioni indipendenti non tenevano conto della precisa dichiarazione del papa". (La dichiarazione del papa secondo la quale i resti di san Pietro erano stati trovati sotto san Pietro a Roma). Lo scavo sotto san Pietro per i resti di san Pietro procedono ancora segretamente, a dispetto della dichiarazione del papa del 1950.
Poi nel 1965, un archeologo dell’università di Roma, la prof. Margherita Guarducci, parla di un nuovo gruppo di ossa che appartenevano a Pietro. La storia era fantastica ma mancava di buon senso e rasentava pure la puerilità, ma come l’uomo che sta per annegare si afferra a una pagliuzza, questa per molti era una pagliuzza. Ma il "Palo Alto Times" (California), del 9 maggio 1967, uscì con un articolo sull’argomento che cito: "Altri esperti, e tra loro Msgr. Joseph Ruysschaert, vice prefetto della biblioteca del Vaticano non è convinto della prova di Miss Guarducci. 'Ci sono troppi punti oscuri’, disse ai cronisti in un recente giro alle grotte del Vaticano, ‘Non ci sono tracce ininterrotte di ossa. Ci manca una prova storica. Potrebbe trattarsi delle ossa di qualcun altro’. Il Vaticano sembrerebbe essere dalla parte di monsignore perché finora non ha fatto un passo per riconoscere ufficialmente le ossa come quelle di Pietro", continua l’articolo.
Il prete intelligente che ho menzionato disse che le ossa di Pietro che sono state trovate erano di un uomo morto a circa 62 anni come indicato dalle prove. Papa Pio XII dichiarò che queste ossa erano le ossa di san Pietro, nel suo messaggio natalizio del 1950. Queste furono le stesse dichiarazioni del Newsweek: "Non c’è comunque nessuna evidenza che le ossa scoperte là appartenessero al corpo del martire (Pietro)", come pure sono al di sopra del dubbio le dichiarazioni degli archeologi che lavorano al caso. Il papa, però, era felice al pensiero che avevano trovato le ossa di san Pietro finché un ulteriore esame dimostrò che queste ossa erano quelle di una donna. Questo fatto fu pubblicato in un articolo sul soggetto nella "Cronaca di San Francisco" del 27 giugno 1968. Per continuare, la storia di un altro caso in cui si erano sbagliati: A dispetto delle affermazioni dell’alta autorità papale e della risultante lezione che avrebbe dovuto essere appresa, il papa, un anno dopo reclamava le ossa della prof. Margherita come fossero proprio quelle di san Pietro. Quando erano state trovate le ossa, si era dato poca importanza ed erano state archiviate come tali. Ma quando il primo gruppo di ossa di Pietro fu respinto così tragicamente, rimase un vuoto e doveva essere fatto qualcosa. Di nuovo rivolsero i loro pensieri alle ossa archiviate, l’unica speranza che avevano di successo. In esse c’era un barlume di speranza per le ossa del supposto teschio di san Pietro che per secoli era stato custodito nella chiesa di san Giovanni Laterano a Roma. Da una generosa mescolanza di idee, supposizioni, teorie e avido pensiero, emerse una equa e logica storia. Fu allora dichiarato da papa Paolo come verità del Vangelo, che queste dunque, erano le ossa autentiche di san Pietro, e fu accettato come tale dalla gran parte dei fedeli. Per un pò tutto andò bene finché non si presentò un altro ostacolo. Questa volta, come volle il caso, le ossa unite al teschio che erano state custodite per secoli come quelle di san Pietro, furono trovate non compatibili alle ossa più recenti di san Pietro. Il dilemma era terribile. Si trovavano tra il diavolo e le vastità del mare azzurro. Hanno giocato sporco con i teschi di san Pietro provocando confusione. Si scelse di reclamare queste ossa pretese dalla prof. Margherita come false, o sostenendo come falso il teschio accettato da centinaia di papi come quello di san Pietro. Rigettarono il passato piuttosto che esporsi al ridicolo del presente. La prof. Margherita sostiene in questo articolo che apparve nel Manchester Guardian di Londra, come pure al San Francisco Chronicle del 27 giugno 1968, che riguardava il teschio di san Pietro accettato da tempo come un falso. Poi l’articolo continua: "Le centinaia di papi e milioni di cattolici romani che hanno accettato e venerato l’altro teschio erano state vittime innocenti di un’altra tradizione primitiva".Ma la dichiarazione più sorprendente nel lungo articolo trovato nel giornale menzionato sopra, è: "La studiosa non ha sottoposto (le ossa di Pietro?) ai moderni test scientifici, che avrebbero determinato l’età approssimativa, perché temeva che il procedimento li avrebbe ridotti in polvere". Come potrebbe ogni studio scientifico delle ossa essere eseguito senza prima determinare scientificamente l’età della persona o delle ossa? Questo sarebbe stato di maggior interesse e più importante per ulteriori ricerche. Sia ogni scienziato che chimico sa che non occorre sottoporre l’intero scheletro al test per determinare l’età. Una parte dell’osso dello stinco o di una costola sarebbe stato sufficiente. È evidente che lei stava proteggendo le "ossa di Pietro" da un altro possibile disastro, che un’altra età errata avrebbe causato.
Il Vaticano e altri hanno calcolato da tutte le prove esistenti che Pietro sia vissuto intorno agli 80 - 82 anni, e che sia morto intorno agli anni 62 o 64 d.C. Queste cifre si adattano perfettamente, come fa tutto il resto del caso, con i resti che si sono trovati sul terreno di sepoltura cristiano del Monte degli Ulivi e nell’ossario sul quale è stato chiaramente e meravigliosamente scritto: Simon Bar Jona in aramaico. Quanto segue è stato tratto dal libro: Le razze del genere umano, a pagina 161: "Gli strenui tentativi di portare Pietro, l’apostolo degli ebrei d’oriente, nel territorio di Paolo a Roma e di martirizzarlo là sono indegne di considerazioni serie alla luce di ogni prova contemporanea. Alla sua età (ottantadue anni) non sarebbe stato fattibile. In nessuno degli scritti di Paolo c’è il minimo accenno a che Pietro fosse mai stato in quella città. Tutte le affermazioni contrarie sono state fatte nei secoli successivi e sono fantasiose e non fondate. Il papato non fu organizzato che nella seconda metà dell’8° secolo. Esso si è scisso dalla chiesa d’oriente (dalla Enciclopedia Britannica 13° edizione, volume 21, pagina 636) sotto Pipino III, anche il papato, da Abby Guette".
Il grande storico Schaff, afferma che l’idea che Pietro sia stato a Roma è incompatibile col silenzio delle Scritture, e anche col puro fatto della epistola di Paolo ai Romani. Nell’anno 58, Paolo scrisse la sua epistola alla chiesa romana, ma non menziona Pietro, benché nomini 28 capi della chiesa di Roma (Romani 16:7). Si deve infine concludere che se l’intero argomento viene trattato con distaccata obiettività, si deve trarre l’inevitabile conclusione che Pietro non sia mai stato a Roma. Fu Paolo ad essere vissuto e che scrisse a Roma, ma dichiarò che: "Il solo Luca è con me". (II° Timoteo 4:11)
Traduttore: De Lisi Domenico
http://www.gesucristoeilsignore.org/notizie_dal_mondo/La%20Scoperta%20della%20Tomba%20di%20Pietro.htm
[Modificato da pedrodiaz 30/01/2011 08:15]