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C’è un altro lato del ministero profetico che non può mancare a Giovanni Battista, e che si presenta d’un modo più completo e definitivo che i Suoi predecessori: è il giudizio in contrasto con la grazia. I farisei ed i sadducei si recavano al suo battesimo con la moltitudine; non ci andavano come colpevoli, ma vestiti di propria giustizia ; la vista dell’opera di Dio nei pubblicani e nelle meretrici non produceva a simile gente né rimorsi, né fede (Matteo 21:32); e perciò viene pronunziata definitivamente la loro sentenza. Una «razza di vipere» non può essere destinata che all’«ira futura» e non le si può insegnare di fuggirla. Se essi avessero accettato questo giudizio, avrebbero prodotto il frutto che conveniva al pentimento. La discendenza d’Abrahamo secondo la carne era messa da parte; Dio avrebbe suscitato dei figli ad Abrahamo, dando la vita a ciò che era morto e duro come una pietra (Matteo 3:9).

Il Battista aggiunge: «Ormai la scure è posta alla radice degli alberi». Come in una foresta si segnano gli alberi che bisogna abbattere, così gli oggetti del giudizio erano già designati; ma non si trattava più di tagliare via solo i rami od i tronchi, poiché la radice stessa era cattiva. In altre parole, il profeta dice che non ci sarebbe rimasto nulla di loro, in presenza del giudizio che è alla porta. — E questo giudizio chi l’eseguirà? — Il Cristo. «Egli», dice, «vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco» (Matteo 3:11). Egli possiede i due mezzi per distruggere il peccato: lo Spirito, dono della grazia come conseguenza dell’opera del Salvatore, ed il fuoco come giudizio che consuma. Per me, sembra dire il profeta, non posso fare un’opera in vostro favore; io battezzo con l’acqua, ma Egli apporta una piena liberazione per voi, ed un giudizio definitivo per il mondo. Poi, descrivendo ciò che il Signore sta per fare in Israele, contempla nel futuro il risultato finale della Sua azione: «Egli ha il suo ventilabro in mano» — un giudizio che separa la pula conservando il grano per metterlo nel granaio. È ciò che avverrà ad Israele: allora l’aia del Signore sarà interamente pulita, non ci sarà più nessuna immondizia, ed il fuoco inestinguibile distruggerà tutta la paglia. Tale è questo lato del ministero di Giovanni Battista: la pienezza del giudizio e la grandezza della liberazione, recate entrambi nella persona del Messia.

Ciò ci conduce alla seconda parola del Signore: «Sì, vi dico, e più che profeta». Giovanni Battista è il solo profeta annunziato dai profeti stessi (Isaia 40; Mal. 3:4), ma non è propriamente in ciò che consista la sua grandezza speciale che lo mette al disopra dei profeti. Egli annunzia nel mezzo d’Israele, non più delle glorie future introdotte per la venuta del Messia, ma è il messaggiero del Signore stesso inviato per preparare la Sua via (Mal. 3:1; Luca 1:76). Il Messia che egli annunzia è un Messia che viene, già presente nel mezzo del Suo popolo. Messaggio unico ! — Il regno dei cieli era là, s’era avvicinato nella persona di Cristo (Matteo 3:2). Se il Signore fosse stato ricevuto, avrebbe preso immediatamente le redini del governo della terra. Giovanni non manca alla sua missione: egli spiana la via davanti al Signore (Mal. 3:1); fa appello alla fede, e c’è una risposta nel cuore d’un povero residuo d’Israele; egli grida: «Preparate la via. » Questa via nella quale il Signore poteva entrare, erano dei cuori convinti di peccato, che confessavano i loro falli, che si pentivano, trovando la fine della carne nella morte, e non avendo altra risorsa se non la grazia. Giovanni ha appena detto le parole: «Colui che viene dopo di me», che Gesù viene subito (Matteo 3:13). Esso apre la porta e già appare sulla soglia il Messia d’Israele, nella persona di Gesù, quest’uomo povero e umiliato.

Com’è ammirabile in quel momento Giovanni Battista, il gran profeta! — egli s’abbassa fin sotto il legaccio dei sandali di Cristo (Matteo 3:11; Giovanni 1:27) e dichiara aver egli bisogno riessere da Lui battezzato ! Abbassandosi, egli esalta da un lato la dignità personale del suo Signore, e riconosce dall’altro, in presenza d’una tale perfezione, la sua propria condizione di peccatore. Ma mille volte più ammirabile ancora è il Salvatore stesso: Egli, l’Altissimo, si abbassa al disotto di Giovanni che si abbassava ai calzari dei Suoi piedi. «Sia così ora», gli dice; e prendendo parte in grazia al battesimo di Giovanni con quei che si pentono, trova le Sue delizie in quei cuori rotti, e vuol associarsi con quegli «santi della terra» (vedere Salmo 16:3). Poi, non contento di abbassarsi, aggiunge: «Conviene che noi adempiamo in questo modo ogni giustizia», elevando così Ciovannì Battista fino a Lui, facendone un Suo compagno nel compiere la volontà di Dio. Il cielo si apre su una tale perfezione, e la considera; ed i nostri cuori possono pure aprirsi per contemplarla.