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La gioia o i tormenti dopo la risurrezione o subito dopo la morte?

— Vediamo in Luca 16:19-31, Lazzaro morente che se ne va nella gioia e nel riposo, mentre l’uomo ricco si avvia verso l’inferno. Giovanni 5:24-29 ci dice che tutti quelli che si trovano nelle tombe usciranno, gli uni per la vita, gli altri per il giudizio. Secondo questo passo, sembra che solo al momento della risurrezione, cioè alla venuta del Signore, gli uni vanno verso la gioia e gli altri nei tormenti; mentre, secondo Luca 16, è subito dopo la morte; come si possono mettere insieme questi due passi?

Prima di rispondere alla difficoltà proposta, diremo alcune parole sullo scopo e sulla portata della parabola di Luca 16. Dobbiamo innanzitutto evitare il pensiero errato che uno va in inferno perché è ricco e che l’altro, Lazzaro, si trova in seno d’Abraamo perché è povero. La salvezza o la perdizione non dipendono dalla posizione sociale terrestre, ma dal fatto che si riceve Cristo o lo si rifiuta; ma questo punto non è considerato direttamente qui. Il Signore si prefigge lo scopo di distruggere le idee false e le pretese dei Giudei e soprattutto dei farisei.

Essi stimavano che le ricchezze fossero una prova evidente del favore di Dio. È vero che, nell’economia giudaica, i giusti avevano la promessa delle benedizioni terrestri. Ma i Giudei erano stati mancanti in ciò che Dio aveva affidato loro, come il fattore infedele (leggere l’inizio del capitolo 16 di Luca) e i farisei che pretendevano di aver diritto al favore di Dio, erano avari (v.14) ed egoisti, e godevano ingiustamente delle loro ricchezze (v.9) disprezzando i poveri.

Accadeva la stessa cosa per i privilegi religiosi. Essi respingevano i pubblicani (15:2; 19:7) e non avrebbero voluto avere contatti con i pagani; tuttavia non ascoltavano Mosè e i profeti, perché rifiutavano il Messia. Avevano scelto la terra come loro destino e volevano, pur non avendone diritto, goderne pavoneggiandosi nei loro paramenti religiosi.

Ma il Signore alza il velo che copre il mondo invisibile e fa loro vedere il vero risultato della loro condotta. Un Giudeo ricco, ma egoiste, che ha vissuto per sé stesso e che non ha ascoltato Mosè e i profeti, si trova nei tormenti; il povero, disprezzato, sofferente, va in seno ad Abraamo, di cui ha condiviso la fede. In un’altra occasione, troviamo che i figli del regno increduli vengono gettati fuori, mentre i credenti delle nazioni (i pagani) vengono introdotti nel regno con Abraamo, Isacco e Giacobbe (Matteo 8:11-12; 15:21-28). Gesù stesso, povero, disprezzato e rifiutato, entra nella gloria. Tutto questo ci mostra dunque che Gesù voleva far risaltare il contrasto tra le false idee dei Giudei e la realtà secondo Dio; allo stesso tempo Egli mostra perché i Giudei sono rifiutati.

Ora, per rispondere alla domanda, notiamo che non si parla affatto qui dello stato dell’uomo dopo la risurrezione, ma del suo stato dopo la morte, cioè quando lo spirito è separato dal corpo, prima della risurrezione. Due cose lo provano. Innanzitutto, dopo la risurrezione dei malvagi, l’ades (soggiorno dei morti) viene gettato nello stagno di fuoco ed è distrutto (Apocalisse 20:14). Questo ades è lo stato o il luogo in cui si trovano gli spiriti che hanno lasciato il corpo (Atti 2:27); al momento della risurrezione, l’anima lascia l’ades (Atti 2:31). In questo luogo si trova il ricco nei tormenti.

In secondo luogo, perché Lazzaro possa andare verso la famiglia del ricco, deve risuscitare; e dunque non è risuscitato (v.11).

Qui troviamo dunque una verità solenne: dopo la morte lo spirito esiste e il suo stato è fissato, nell’attesa della risurrezione. Gli uni vanno nell’ades e nei tormenti; si trovano in prigione (1 Pietro 3:19); non dormono e non sono distrutti. Gli altri si trovano in paradiso (Luca 23:43) con il Signore (Filippesi 1:23; 2 Corinzi 5:8) e neppure loro dormono. Cosa vuol dire dunque la parola «addormentarsi» (Atti 7:60; 1 Tessalonicesi 4:13, 15)?

Notiamo che nel Nuovo Testamento, questa Parola si applica solo ai credenti; è un’immagine che fa riferimento allo stato del corpo di coloro che partono, in contrasto con quelli che restano sulla terra, che vegliano (1 Tessalonicesi 4:15-17). In colui che dorme, l’attività dei sensi è sospesa, ma non l’attività dello spirito, che veglia in una sfera in cui non possiamo penetrare. Accade lo stesso per la morte; e l’immagine stessa prova che lo spirito vive e veglia. Inoltre questa immagine fa riferimento all’esperienza del credente che si risveglia alla risurrezione.

Un’altra verità che emana da questo racconto, è che la sorte degli spiriti morti è fissata in modo irrevocabile. Possiamo ora, per grazia e per fede, passare dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, da Satana a Dio (Giovanni 5:24; 1 Pietro 2:9; Atti 26:18). Ma allora, dopo la morte, non si potrà passare dal luogo dei tormenti al luogo della gioia (Luca 16:26): lo stato delle anime è deciso e sigillato per sempre sulla terra.

Perciò, il passo di Luca parla degli spiriti separati dal corpo; mentre il passo di Giovanni parla della risurrezione e l’insegnamento che ne emana ha una grande importanza. Ne parleremo brevemente.

La risurrezione ed il giudizio avvengono per mezzo del Figlio di Dio, che è il Figlio dell’Uomo (Giovanni 5:25 e 27). Colui che i Giudei non riconoscevano e disprezzavano, è stato rivestito dal Padre stesso di questi due attributi divini: dare la vita e giudicare (v.21-22). Egli deve essere onorato come il Padre (v.23).

Due epoche vengono indicate, e sono caratterizzate dalle parole «l’ora viene». Una era già iniziata quando Gesù era sulla terra e dura ancora oggi; e continuerà fino all’inizio dell’altra ora. Si tratta dell’epoca in cui il Figlio vivifica le anime e le salva per mezzo della Sua voce che fa loro sentire. Si tratta dell’ora presente, del tempo della grazia. Chi ha sentito questa voce di Gesù, ottiene la vita eterna; vive e non verrà mai in giudizio.

L’altra «ora» deve ancora venire: si tratta dell’ora (o dell’epoca) della risurrezione ed anche del giudizio. Quelli che, come Lazzaro, avranno atteso quest’ora nel paradiso, presso il Signore, godranno allora della «risurrezione di vita», chiamata anche «risurrezione dei giusti» (Luca 14:14) e «prima risurrezione» (Apocalisse 20:6); la morte seconda non ha potere su queste persone. È il complemento glorioso della loro salvezza.

Quelli che, come il ricco, avranno atteso nell’ades, nei tormenti ahimè, risusciteranno anche loro, ma in vista del giudizio davanti al gran trono bianco (Apocalisse 20:11-15). Questa è la «risurrezione degli ingiusti» o «seconda risurrezione» (Atti 24:15); essa è il complemento della loro condanna e della loro rovina. Infatti, l’uomo è un essere complesso, composto di spirito, anima e corpo: a tutto il suo essere viene applicata la salvezza o la perdizione.

Infine, non dimentichiamo che, per il riscattato, non è necessario passare per la morte, ma solo attraverso un cambiamento in cui ciò che è mortale è assorbito dalla vita, e ciò che è corruttibile riveste l’incorruttibilità, perché «carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio; né i corpi che si decompongono possono ereditare l’incorruttibilità» (1 Corinzi 15:50 e 53; 2 Corinzi 5).