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«E se avverrà che non credano neppure a questi due segni e non ubbidiscano alla tua voce, tu prenderai del­l’acqua del fiume e la verserai sull’asciutto; e l’acqua che avrai preso dal fiume, diventerà sangue sull’asciut­to» (vers. 9). Impariamo qui, con un’immagine espres­siva e solenne, quali conseguenze porta con sé il rifiu­tare di sottomettersi alla testimonianza divina. Questo miracolo non doveva essere fatto se non nel caso in cui i due precedenti fossero stati rigettati: prima di tutto esso doveva servire da segno per Israele, poì da piaga per l’Egitto (confr. Esodo 7:17).

Tuttavia il cuore di Mosè non è ancora soddisfatto. «E Mosè disse all’Eterno: Ahimé, Signore, io non sono un parlatore; non lo ero in passato e non lo sono da quando tu hai parlato al tuo servo; giacché io sono tardo di parola e di lingua» (vers. 10). Che vergognosa viltà! Solo la pazienza infinita di l’Eterno poteva soppor­tarla. Del resto, quando Dio stesso dice «Io sarò con te», non dà forse al suo servitore la garanzia infallibile che, di tutto ciò di cui potrà aver bisogno, nulla gli man­cherà? Se aveva bisogno d’una lingua eloquente, l’«Io sono» non era forse con lui? Eloquenza, potenza, sag­gezza, energia, non era tutto racchiuso in quel tesoro inesauribile?

«E l’Eterno gli disse: Chi ha fatto la bocca dell’uo­mo? o chi rende muto o sordo o veggente o cieco? non son io, l’Eterno? Or dunque va, e io sarò con la tua bocca, e t’insegnerò quello che dovrai dire» (vers. 11 e 12). Grazia perfetta, incomparabile! Grazia degna di Dio! Non v’è nessuno che sia come l’Eterno, il nostro Dio, la cui paziente grazia supera tutte le nostre diffi­coltà e basta abbondantemente a tutti i nostri bisogni e a tutta la nostra debolezza. «Io, l’Eterno», dovrebbe far tacere per sempre tutti i ragionamenti del nostro cuore carnale. Ma, ahimé! è difficile dominare questi ragionamenti: essi compaiono sempre, turbando la no­stra pace e disonorando questo Essere benedetto che si presenta alle nostre anime nella sua pienezza essen­ziale affinché ci serviamo di questa pienezza, secondo i nostri bisogni.