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Questa è la dottrina rela­tiva alla posizione della Chiesa con Cristo, dottrina piena dei più gloriosi privilegi per la Chiesa e per cia­scun membro che ne fa parte: remissione intiera dei peccati, giustizia, accettazione completa, sicurezza eterna, perfetta comunione con Cristo nella gloria: essa comprende tutto. «In lui voi avete tutto pienamente!» Che cosa si potrebbe aggiungere a ciò che è completo? «La filo­sofia», «le dottrine degli uomini», «gli elementi del mondo», «il mangiare o il bere», «le feste, i noviluni, i sabati», «non toccare, non assaggiare, non maneg­giare», «i comandamenti e le dottrine degli uomini», «i giorni, i mesi, i tempi, gli anni»? (vedere Colossesi 2). Qualcuna di queste cose, o tutte insieme potrebbero forse aggiungere uno iota a ciò che Dio dichiara com­pleto? Potremmo domandarci se, dopo i sei giorni di lavoro impiegati da Dio per l’opera della creazione, l’uomo avrebbe potuto intraprendere di dare l’ultima mano a ciò che Dio aveva dichiarato molto buono!

Non dobbiamo, per nessuna ragione, intravedere questo stato di perfezione come qualcosa che il cristiano debba ancora raggiungere, o a cui non sia ancora arrivato, do­vendovi però tendere con perseveranza senza essere mai sicuro di possederla fino all’ora della morte o da­vanti al trono di giudizio. Questa perfezione è la parte del figlio di Dio, del più debole, del meno istruito, di quello che ha meno esperienza. Il più debole dei santi è compreso nel «voi» dell’apostolo. Tutti i figliuoli di Dio hanno tutto pienamente in Cristo. Paolo non dice avrete, o forse avrete, o sperate d’avere, o pregate per avere; ma lo Spirito Santo dichiara in modo assoluto e categorico che «voi avete tutto pienamente». Questo è il vero punto di partenza per il cristiano, e sarebbe capovolgere ogni cosa il prendere per punto d’arrivo ciò che Dio ha fatto punto di partenza.

Ma qualcuno potrà dire: Non abbiamo dunque dei peccati, dei difetti, delle imperfezioni? Ne abbiamo, cer­tamente. «Se diciamo d’esser senza peccato inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi» (1 Giovanni 1:8). Ab­biamo il peccato in noi ma non su noi. Inoltre davanti a Dio non siamo in noi ma in Cristo. È «in Lui» che abbiamo tutto pienamente. Dio vede il credente in Cri­sto, con Cristo e come Cristo: è questa la nostra con­dizione immutabile e la nostra eterna posizione come cristiani. «Lo spogliamento del corpo della carne» è stato effettuato dalla circoncisione di Cristo; il credente non è nella carne (Romani 7:5; 8:9), benché la carne sia in lui; esso è unito a Cristo nella potenza d’una vita nuova ed eterna e questa vita è inseparabilmente legata alla giustizia divina nella quale il credente è stabilito da­vanti a Dio. Il Signore Gesù ha tolto tutto ciò che era contro il credente e lo ha avvicinato a Dio introducen­dolo davanti a Lui nello stesso favore di cui egli stesso gode. In una parola, Cristo è la nostra giustizia (1 Corinzi 1:30; 2 Corinzi 5:21) ; questo mette fine a tutte le que­stioni, risponde a tutte le obiezioni, impone il silenzio ad ogni dubbio; «poiché e colui che santifica e quelli che son santificati provengon tutti da uno» (Ebrei 2:11).