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L’applicazione di tutto questo alla questione della pace di un peccatore è molto semplice. Il Signore Gesù, avendo sparso il suo sangue prezioso in espiazione per il peccato, ha portato questo sangue alla presenza di Dio e là ne ha fatto l’aspersione; e la testimonianza di Dio assicura, al peccatore che crede, che ogni cosa è regolata in suo favore, regolata non in base alla stima ch’egli può fare di quel sangue, ma dal sangue stesso che ha un così elevato valore agli occhi di Dio che, per esso, Dio può, con giustizia, perdonare ogni pec­cato e ricevere il peccatore come perfettamente giusto in Cristo. Come potrebbe l’uomo godere di una pace solida, se la sua pace dipendesse dalla stima ch’egli fa del sangue? La più alta considerazione che lo spi­rito umano potrebbe avere per il sangue sarebbe infi­nitamente al di sotto del suo divino valore; se dunque la nostra pace dovesse dipendere dal nostro giusto ap­prezzamento di ciò ch’esso vale, non potremmo godere di una pace sicura, lo stesso come se cercassimo que­sta pace con le «opere della legge» (Romani 9:32; Galati 2:16; 3:10). Bisogna che nel sangue soltanto ci sia un sufficiente fondamento di pace, se no non l’avremo mai. Mescolare questo sangue con la stima che noi ne facciamo, è distruggere tutto l’edificio del cristianesimo, come se portassimo il peccato ai piedi del Sinai e lo ponessimo sotto il patto delle opere. O il sacrificio di Cristo è sufficiente o non lo è. Se è suf­ficiente, perché questi dubbi e questi timori? Con le parole delle nostre labbra dichiariamo che l’opera è stata compiuta, ma i dubbi e i timori del cuore dicono che non lo è stata. Tutti quelli che dubitano del loro perfetto ed eterno perdono, negano il compimento e la perfezione del sacrificio di Cristo.

Ma molti indietreggerebbero all’idea di mettere in dubbio, apertamente, di proposito deliberato, l’efficacia del sacrificio di Cristo, e tuttavia non godono di una pace sicura. Tali persone si dicono convinte che il san­gue di Cristo basta, perfettamente, ai bisogni del pec­catore soltanto se sono sicure di avere una partecipa­zione a questo sangue, soltanto se hanno la vera fede. Vi sono molte anime in questa triste condizione: sono occupate della loro fede e dei loro sentimenti invece di essere occupate del sangue di Cristo e della parola di Dio; in altre parole, esse guardano dentro a loro stesse, invece di guardare al di fuori, a Cristo. Quella non è fede; di conseguenza esse non hanno pace. L’Israelita, al riparo sotto l’aspersione del sangue, po­teva insegnare a queste anime una preziosa lezione. Egli non era salvato per il valore che dava a quel sangue, ma solo per il sangue. Indubbiamente egli lo apprez­zava, aveva dei pensieri a suo riguardo, ma Dio non aveva detto: «quando vedrò la valutazione che fate del sangue, passerò oltre» ma «quando io vedrò il sangue, passerò oltre». Il sangue, col suo valore e la sua divina efficacia, era posto dinanzi a Israele; e se il popolo avesse voluto mettere anche solo un pezzo di pane senza lievito, vicino al sangue, come fonda­mento di sicurezza, avrebbe fatto Dio bugiardo e ne­gato la perfetta sufficienza del suo rimedio.

Siamo sempre portati a cercare in noi stessi o in ciò che proviene da noi qualcosa che, insieme al san­gue di Cristo, possa costituire il fondamento della no­stra pace. Su questo punto capitale c’è, in molti cre­denti, una grave mancanza di luce e di intelligenza, co­me lo dimostrano i dubbi e i timori da cui sono tor­mentati. Siamo propensi a considerare il frutto dello Spirito in noi piuttosto che l’opera di Cristo per noi, come il fondamento della nostra pace. Avremo l’occa­sione di vedere quale posto occupa l’opera dello Spi­rito Santo nel cristianesimo; ma, nelle Scritture, que­st’opera non è mai presentata come ciò su cui riposa la nostra pace. Lo Spirito Santo non ha fatto la pace, ma Cristo l’ha fatta; non è detto che lo Spirito Santo sia la nostra pace ma che la nostra pace è Cristo. Dio non ha mandato a predicare «la pace per mezzo dello Spirito» bensì «la pace per mezzo di Gesù Cristo» (Atti 10:36; Efesini 2:14-17; Colossesi 1:20). Non si può afferrare con troppa semplicità questa importante distinzione. È per il sangue di Cristo che abbiamo pace, perfetta giustificazione, giustizia divina; è lui che pu­rifica la coscienza, che ci introduce nel luogo santis­simo, che fa sì che Dio sia giusto ricevendo il peccatore che crede; è lui che ci dà diritto a tutte le gioie, gli onori, le glorie del cielo (Romani 3:24-26; Efesini 2:13-18; Colossesi 1:20-22; Ebrei 9:14; 10:19; 1 Pietro 1:19; 2:24; 1 Giovanni 1:7; Apocalisse 7:14-17).