00 21/04/2011 19:28
Tuttavia è la prerogativa di Dio rispondere a tutti i ragionamenti orgogliosi dell’uomo e abbassare le super­be immaginazioni dei pensieri dello spirito umano. Egli può pronunciare la sentenza di morte su tutta la natura, nelle sue più belle forme: «È riserbato agli uomini di morire una volta» (Ebrei 9:27). Nessuno può sfuggire a questa sentenza. L’uomo può cercare di coprire la sua umiliazione con mezzi diversi, di nascondere il suo pas­saggio per la valle dell’ombra della morte nel modo più eroico, di dare agli ultimi umilianti giorni della sua carriera i nomi più onorevoli possibili, di indorare con una falsa luce il suo letto di morte, di decorare il corteo funebre e la tomba con una specie di lusso, di pompa, e di gloria, di innalzare sulle sue spoglie contaminate un monumento splendido, sul quale sono iscritti gli an­nali dell’umana vergogna; può fare tutto questo, ma la morte è la morte, e non la si può ritardare di un solo istante, né fare in modo che sia diversa da ciò che è, «il salario del peccato» (Romani 6:23).

Questi pensieri ci sono stati suggeriti dai primi ver­setti del cap. 11: «Ancora una piaga!». Che parola so­lenne! Essa suggellava la sentenza di morte pronunziata sui primogeniti d’Egitto, «le primizie d’ogni loro forza» (Salmo 105:36). «E Mosè disse: Così dice l’Eterno: Verso mezzanotte io passerò in mezzo all’Egitto; e ogni primogenito nel paese d’Egitto morrà; dal primogenito del Faraone che siede sul suo trono, al primogenito del­la serva che sta dietro la macina, e ad ogni primoge­nito del bestiame. E vi sarà per tutto il paese d’Egitto un gran grido, quale non ci fu mai prima né ci sarà di poi» (Cap. 11:4-6). Questa era la piaga finale: la morte in ogni casa. «Ma fra tutti i figliuoli d’Israele, tanto fra gli uomini quanto fra gli animali, neppure un cane muo­verà la lingua, affinché conosciate la distinzione che l’Eterno fa tra gli Egiziani e Israele» (v. 7). C’è solo il Signore che possa distinguere fra chi è suo e chi non lo è. Non è in nostro potere di dire a qualcuno «fatti in là, non ti accostare perch’io son più santo di te» (Isaia 65:5): sarebbe, questa, l’espressione di un fariseo. Ma quando è Dio che fa una distinzione, è no­stro dovere informarci in che cosa essa consista e, nel caso che stiamo studiando, si tratta di vita o di morte. E quella è la grande differenza che Dio fa. Egli traccia una linea di demarcazione: da un lato c’è la vita, dal­l’altro la morte. Molti primogeniti d’Egitto saranno stati belli e cari come quelli di Israele, forse ancora di più; ma Israele aveva la vita e la luce, basate sui disegni d’amore di un Dio Redentore e, come lo vedremo, sul sangue dell’Agnello.