CRISTIANI

Note sul libro dell’ESODO

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    Gian-
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    00 21/04/2011 19:37
    «E mangiatelo in questa maniera: coi vostri fianchi cinti, coi vostri calzari ai piedi e col vostro bastone in mano; e mangiatelo in fretta: è la Pasqua dell’Eterno» (v. 11). Gli Israeliti dovevano mangiare la Pasqua come un popolo sul punto di lasciare dietro a sé il paese della morte e delle tenebre, della collera e del giudizio, per camminare verso il paese della promessa, verso l’ere­dità che gli era destinata. Il sangue che li aveva preser­vati dalla sorte toccata ai primogeniti Egiziani, era il fondamento della loro liberazione dalla servitù d’Egitto; ed ora dovevano mettersi in cammino e camminare con Dio verso il paese stillante latte e miele. Non avevano ancora passato il mar Rosso, è vero; non avevano an­cora fatto il tragitto «di tre giorni»; tuttavia, in prin­cipio, era un popolo riscattato, un popolo separato e pellegrino, un popolo in attesa e dipendente; bisognava che il loro abbigliamento fosse in armonia con la loro posizione attuale e il loro destino futuro. «I fianchi cinti» di Israele denunciavano una separazione rigorosa da tutto ciò che lo circondava e mostravano che era pronto per il servizio. «I calzari ai piedi» dimostravano che Israele era pronto a lasciare la scena presente; «il bastone in mano» era l’emblema di un popolo viaggia­tore che si appoggiava a qualcosa che era al di fuori di se stesso. Piacesse a Dio che questi preziosi caratteri apparissero di più in ogni membro della famiglia dei ri­scattati!

    Caro lettore cristiano, occupiamoci di queste cose (1 Timoteo 4:15). Abbiamo provato, per grazia, l’effi­cacia purificatrice del sangue di Cristo e abbiamo di conseguenza il privilegio di nutrirci della sua persona adorabile e di godere delle sue insondabili ricchezze (Filippesi 3:10). Mostriamoci, dunque, con il pane sen­za lievito e le erbe amare, con i reni cinti, i calzari ai piedi, il bastone in mano. Che gli altri ci vedano coi caratteri di un popolo santo, di un popolo crocifisso, vigilante e attivo, che cammina apertamente incontro a Dio, verso la gloria, essendo destinato al regno.

    Che Dio ci accordi di penetrare nella profondità e nella potenza di queste cose; che esse non siano solo teorie o questioni di conoscenza e di interpretazioni scritturali, ma realtà viventi, divine, conosciute per esperienza e manifestate nella nostra vita, alla gloria di Dio.
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    Gian-
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    00 21/04/2011 19:38
    Finiremo questo capitolo con una rapida scorsa sui versetti da 43 a 49. Essi ci insegnano che, mentre era privilegio di ogni Israelita mangiare la Pasqua, nessuno straniero incirconciso ne doveva parteciparvi: «nessuno straniero ne mangi;... tutta la raunanza di Israele ce­lebri la Pasqua». Ci voleva la circoncisione per poter mangiare la Pasqua. In altri termini, bisogna che sulla nostra natura sia passata la sentenza di morte prima che possiamo nutrirci di Cristo in modo intelligente, sia come fondamento della pace, sia come centro di unità. La croce è l’antitipo della circoncisione, questo segno divino del patto di Dio con i Giudei e dello spogliamento della carne (Colossesi 2:11-12). Per far parte del popolo di Dio bisognava essere circoncisi e la circoncisione ha la sua realtà in Cristo. I cristiani, resi partecipi dell’ef­ficacia della sua morte per mezzo della potenza della vita che è in lui, e che è la loro, si considerano morti e si sono spogliati, per fede, di questo corpo di pec­cato; sono crocifissi con Cristo; tuttavia la potenza di Dio stesso, come ha agito in Cristo, opera in loro per dare una nuova vita in Cristo. «E quando uno straniero soggiornerà teco e vorrà fare la Pasqua in onore del­l’Eterno, siano circoncisi prima tutti i maschi della sua famiglia; e poi si accosti pure per farla, e sia come un nativo del paese; ma nessun incirconciso ne mangi». «Quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio» (Romani 8:8).

    L’ordinanza della circoncisione costituiva una gran­de linea di demarcazione tra l’Israele di Dio e tutte le nazioni che erano sulla faccia della terra; e la croce di Gesù è la linea di separazione fra la Chiesa e il mondo. Poco importavano le qualità personali o la posi­zione di un uomo; finché non si sottometteva a quel­l’operazione nella carne, non poteva avere nessuna parte in Israele. Un mendicante circonciso era più vicino a Dio di un re incirconciso. Ora è lo stesso. Non si può aver parte alle gioie dei riscattati di Dio se non per mezzo della croce di Cristo; e questa croce abbassa tutte le pretese, capovolge tutte le distinzioni, unisce tutti i riscattati in una santa congregazione di adoratori lavati dal sangue. La croce costituisce una barriera così elevata, un muro di difesa così impenetrabile, che nes­sun atomo della terra o della natura umana può attra­versare per venire a immischiarsi con la nuova crea­zione. «Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura (o creazione); le cose vecchie son passate: ecco, son diventate nuove» (2 Corinzi 5:17).
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    Gian-
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    00 21/04/2011 19:38
    La separazione di Israele da tutti gli stranieri non era mantenuta, così rigidamente, soltanto nell’istitu­zione della Pasqua; là, anche l’unità di Israele era chia­ramente stabilita, in figura. «Si mangi ogni agnello in una medesima casa; non portate fuori nulla della carne d’esso e non ne spezzate alcun osso» (v. 46). Non si potrebbe trovare una figura più bella di ciò che costi­tuisce «un solo corpo e un solo spirito» (Efesini 4:4). La Chiesa di Dio è una. Dio la vede così, la conserva così e così la manifesterà di fronte agli angeli, agli uomini e ai demoni, a dispetto di tutto ciò che è stato fatto per porre ostacolo a questa santa unità. Sia bene­detto Dio! Egli veglia sull’unità della Chiesa, come ve­gliava sul corpo del suo diletto Figliuolo, sopra la croce; sì, l’unità della Chiesa è mantenuta come la sua giusti­ficazione, la sua accettazione, la sua sicurezza eterna. Malgrado la violenza e la durezza di cuore dei soldati romani, Dio ha saputo adempiere la Scrittura che di­ceva, a proposito di Cristo, «niun osso d’esso sarà fiac­cato»; e ancora «Egli preserva tutte le ossa di lui; non uno ne è rotto» (v. 46; Numeri 9:12; Salmo 34:20; Giovanni 19:36); allo stesso modo, a dispetto di tutte le influenze ostili che sono state messe in gioco di secolo in secolo, Dio guarda la sua Chiesa. Il corpo di Cristo è uno e resterà uno (Matteo 16:18; Giovanni 11:52; 1 Corinzi 1:12; 12:4-27; Efesini 1:22-23; 2:14-22; 4:3-16; 5:22-32; Apocalisse 22:17). «C’è un solo corpo e un solo Spirito»; e questo quaggiù, sulla terra. Beati coloro che hanno ricevuto la fede per riconoscere questa preziosa verità e la fedeltà per praticarla negli ultimi giorni, malgrado le difficoltà quasi insormotabili che incontrano sul loro sentiero. Dio riconoscerà e onorerà quelli che saranno, così, fedeli.

    Voglia il Signore liberarci da questo spirito di incre­dulità, che ci porterà a giudicare secondo i nostri punti di vista, piuttosto che con la luce della sua immutabile Parola!
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