Possiamo contemplare gli Israeliti in tre posizioni differenti: in Egitto, nel deserto e nel paese di Canaan. In ognuna di esse, vi sono figure allegoriche di noi; ma noi ci troviamo in tutte tre, contemporaneamente. Può sembrare paradossale ma è la verità. In effetti noi siamo in Egitto, circondati dalle cose della natura che si adattano perfettamente al cuore naturale; ma poiché, per grazia, Dio ci ha chiamati alla comunione del suo Figliuolo e ad essere in accordo con gli affetti e i sentimenti della nuova natura che abbiamo ricevuto da lui, abbiamo necessariamente il nostro posto al di fuori di tutto ciò che appartiene all’Egitto (*), al mondo nel suo stato naturale; ed ecco che sperimentiamo il deserto; ovvero, in altre parole, siamo posti sperimentalmente nel deserto. La natura divina brama con ardore un altro ordine di cose, un’atmosfera più pura di quella che ci avvolge e ci fa così sentire che l’Egitto è, moralmente, un deserto.
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(*) Tra l’Egitto e Babilonia c’è un’immensa differenza morale che è bene comprendere l’Egitto è il luogo da cui Israele è uscito; Babilonia il luogo dove fu deportato, più tardi (confr. Amos 5:25-27 e Atti 7:42-43). L’Egitto è l’espressione di ciò che l’uomo ha fatto del mondo; Babilonia è l’espressione di ciò che Satana ha fatto, fa e farà della Chiesa professante. Così noi siamo circondati dalle circostanze d’Egitto ma anche dai princìpi morali di Babilonia.
Questo rende i nostri tempi dei «tempi difficili», come li chiama lo Spirito Santo in 2 Timoteo 3:1. Ci vuole una speciale energia dello Spirito di Dio e una completa sottomissione all’autorità della Scrittura per far fronte alla potenza delle realtà d’Egitto da un lato e dello spirito e dei princìpi di Babilonia dall’altro. I primi rispondono a desideri naturali del cuore mentre gli altri si rivolgono alla religiosità naturale, avendo così una gran presa sui cuori. L’uomo è un essere religioso e particolarmente sensibile all’influenza della musica, della pittura, della scultura e della pompa dei riti e delle cerimonie religiose. Quando queste cose fanno alleanza, nel mondo, con tutto ciò che può soddisfare i bisogni naturali dell’uomo o, più ancora, con tutti gli agi e la sontuosità della vita, soltanto la Parola di Dio con la sua potenza e lo Spirito di Dio possono preservare il credente mantenendolo fedele al Signore.
Fra il destino futuro dell’Egitto e di Babilonia c’è pure una grandissima differenza. Il cap. 19 di Isaia ci parla della benedizioni future d’Egitto e finisce così: «Così l’Eterno colpirà gli Egiziani; li colpirà e li guarirà; ed essi si convertiranno all’Eterno che s’arrenderà alle loro supplicazioni e li guarirà. In quel giorno vi sarà una strada dall’Egitto in Assiria; gli Assiri andranno in Egitto e gli Egiziani in Assiria, e gli Egiziani serviranno l’Eterno con gli Assiri. In quel giorno Israele sarà terzo con l’Egitto e con l’Assiria e tutti e tre saranno una benedizione in mezzo alla terra. L’Eterno degli eserciti li benedirà dicendo: Benedetti siano l’Egitto mio popolo, l’Assiria opera delle mie mani e Israele mia eredità» (vers. 22-25).
La fine della storia di Babilonia è molto differente sia che la si consideri alla lettera, come una città, sia che le si attribuisca un significato spirituale. «Ne farò il dominio del porcospino, un luogo di paludi, la spazzerò con la scopa della distruzione, dice l’Eterno degli eserciti» (Isaia 14:23). «Essa non sarà mai più abitata, d’età in età nessuno vi si stabilirà più; l’Arabo non vi pianterà più la sua tenda, né i pastori vi faran più riposare i loro greggi» (Isaia 13:20). Ecco ciò che concerne la Babilonia letterale. Considerata da un punto di vista mistico ne troviamo la descrizione al cap. 18 dell’Apocalisse. La fine di questa Babilonia è annunciata con queste parole: «Poi un potente Angelo sollevò una pietra grossa come una gran macina e la gettò nel mare, dicendo: Così sarà con impeto gettata via Babilonia, la gran città, e non sarà più ritrovata» (v. 21).
Con quale solennità queste parole dovrebbero colpire quelli che, in un modo o nell’altro, sono uniti a Babilonia, la falsa chiesa professante! «Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siate partecipi dei suoi peccati e non abbiate parte alle sue piaghe!» (Apocalisse 18:4). La potenza dello Spirito Santo deve, per forza, produrre una «forma» particolare, ma lo scopo del Nemico è sempre stato quello di spogliare la chiesa professante della potenza, spingendola a ritenere solo la forma, a stereotiparla, mentre lo spirito e la vita sono scomparsi. È così ch’egli costruisce la Babilonia spirituale. Le pietre che la compongono sono professanti privi di vita e il cemento che li unisce è una «forma di pietà senza potenza».
Mio caro lettore, studiamoci di comprendere queste cose pienamente, chiaramente, efficacemente!
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